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Autore: Denki Garl    28/08/2012    4 recensioni
-Ti odio…-, sussurra poi, quasi più tra sé e sé, come non volesse davvero che Kouyou lo senta.
-Sì… Anche io, Yuu, anche io ti odio. E sai perché?-, nonostante le parole che escono dalle sue labbra, queste si arricciano di felicità, facendogli brillare gli occhi. -Perché sei l’unico che può ridurmi in questo stato.-
Spin-off della terza drabble della raccolta Building bridges, burning bridges.
Raiting giallo per la lieve scurrilità dei personaggi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aoi, Uruha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Building bridges, burning bridges, Gives you hell.








(RE)BUILDING THAT BRIDGE WE’VE BLASTED A LONG, LONG TIME AGO.



-Hey... Quindi... Non hai mai veramente trovato la tua strada.-, inizia Kouyou, leggermente imbarazzato dalla distanza che, insinuandosi prepotentemente tra le loro vite, separandole irrimediabilmente, non è tuttavia riuscita a spezzare ciò che li univa nei loro ricordi.
Yuu resta seduto a terra, tiene ostinatamente lo sguardo fisso davanti a sé, come a voler dimostrare che quell’orizzonte, nonostante sia così ben conosciuto ai suoi occhi, continui a risultare più interessante di Kouyou e quello che, a quanto pare, ha da dirgli. Ma, sfortunatamente, ciò non basta per fermare l’altro chitarrista. Il biondo conosce fin troppo bene questo lato dell’altro e l’ha catalogato come ‘puerile’, senza lasciare alcuna speranza di un eventuale cambiamento d’opinione.
-Mh.-, si decide infine a concedergli, come rassegnato all’evidenza che ancora ora continua a cercare di tenere nascosta a se stesso. Pensava davvero che dimenticare Kouyou sarebbe stato tutto sommato facile, credeva sul serio che fosse stato solo uno spreco di tempo e che la persona giusta per lui fosse lì fuori da qualche parte, in attesa di essere trovata o, perché no, di trovarlo. Ed il fatto di essersi sbagliato gli brucia, ma non è quel tanto conosciuto ardore dell’amore che scuote le viscere e annebbia la ragione, no, è quel solito fastidio causato dall’impudenza di qualcosa che ha osato toccare, seppur lievemente, il suo orgoglio.
-Sii sincero,-, continua, questa volta quella che si appresta ad emanare non è una conclusione tratta con l’ausilio di Ryo, bensì una domanda che più volte si è posto nella speranza che la risposta lo consolasse ed alleviasse il suo dolore. Peccato solo che l’occasione di conoscerla sia arrivata solo ora, quando ormai quella nebbia di dubbio nella sua mente si è dissipata quasi del tutto, lasciando intravedere il chiarore della certezza. -Ce l’hai mai fatta a superare la giornata sul serio?-
-E cosa diavolo vorrebbe dire, di grazia?-, si scuote d’un tratto il corvino, sconvolto dall’assenza di logica della domanda appena rivoltagli, per nulla preoccupato di celare in un qualche modo quel pungente sarcasmo che preme sul suo diaframma. -Sono qui e sono vivo, mi pare.-
-Sì, ma… Dai, sai cosa intendevo!-
Sì, Yuu sa perfettamente cosa Kouyou intendeva dire. In realtà sentirsi porre questa domanda l’ha infastidito tanto perché nemmeno lui è ancora riuscito a trovare una risposta, rifiutando di accettare come veritiera quella che pare più corretta, più logica, troppo impaurito dalle conseguenze che ciò comporterebbe.
-Be’, non lo so.-, la butta lì con un’alzata di spalle, come a voler insinuare che la questione non l’ha mai nemmeno sfiorato e, quindi, non si è mai posto realmente il problema. Ma già questa è di per sé una risposta che lascia intravedere a Kouyou la verità, una sorta di spia che brilla ad intermittenza nel buio dell’ignoranza, della non conoscenza.
-Mi dispiace di averti lasciato accusandoti di soffocarmi. È che… Ho frainteso i segnali, sai. E so che sei sempre stato convinto di aver semplicemente bisogno di qualcuno al tuo fianco, so che questo ti ha aiutato a non soffrire per me, o almeno a dartene l’impressione; ma io sono l’unico di cui hai bisogno, lo sai. E ora lo so anche io.-, si ferma, conclude la frase solo nella sua testa. Che sei l’unico di cui ho bisogno.
Kouyou ha sempre rifiutato l’amore, non è mai riuscito a spingersi oltre all’apice dell’ascesa del flirt, e già avere le sue labbra incastrate con quelle di qualcun altro lo faceva sentire intrappolato. Allora se ne andava, ma non fuggiva. Era come se, quella sensazione, fosse la negazione di accesso mandata dal suo cuore. Come se ogni persona avesse una chiave e dovesse cercare il cuore corrispondente da aprire e in cui mettersi in salvo. E nessuno era riuscito ad entrare nel suo, mai, mentre lui aveva più volte semplicemente bussato, spinto da una curiosità ingenua e leggermente infantile, e la porta si fosse tranquillamente aperta, facendolo accomodare, lasciandosi instupidire ed ingannare dal suo viso d’angelo.
-Perché mi dici questo? Intendo, perché ora, che è tutto finito?-
-Perché…-, s’interrompe e sospira, a dire il vero non lo sa neanche lui il perché. -Perché credi di non essere riuscito a trovare la tua strada, Yuu?-
-Questo non lo so.-, il suo tono indifeso fa comprendere a Kouyou che può avvicinarsi un po’ di più, può osare un po’ di più. Si siede per terra, al suo fianco, poi riprende il discorso, un po’ più sicuro di se stesso.
-Sono io la tua meta. E tu sei la mia. Se me ne dessi l’occasione, farei di tutto per dimostrarti che è così. Non ti lascerei mai più andare, davvero. Sono stato uno stupido a non capire prima.-
-Mi stai chiedendo di perdonarti?-
-Ti sto chiedendo di permettermi d’amarti.-
Sussegue un breve silenzio, riempito dal frenetico lavorio della mente del corvino, durante il quale Kouyou attende pazientemente, per nulla nervoso.
-Come fai a esserne così sicuro?-, chiede, un tono di voce indefinibile. Sembra quasi un bambino che non capisce com’è che il nonno, che sta cercando di consolarlo, conosca già tanto della vita, non rendendosi conto che la risposta è semplicemente ‘ha più anni d’esperienza’. Anche Kouyou l’ha notata, questa somiglianza, difatti sorride, addolcito da tanta innocenza.
-Me lo sento, semplicemente.-
Ora Yuu ascolta il suo cuore, per sentire che gli dice. Ma non riesce a percepirne i timidi sussurri, che, spaventati, si lasciano sopraffare dalle urla speranzose nella sua testa. Eppure non si rende conto, che ciò in cui spera è proprio ciò di cui più ha paura.
Gli manca, la felicità dei giorni passati al fianco di Kouyou. Quella stessa felicità che, un bel giorno, il biondo aveva deciso di portarsi via, lasciandogli il dolore del ricordo. La vorrebbe tanto indietro, proprio la medesima felicità, ma ha paura che se svanisse nuovamente così d’improvviso, non reggerebbe il colpo.
-Quindi tu credi veramente che io e te potremmo stare insieme per sempre?-, pare quasi schernirlo e, effettivamente, è proprio quello che Yuu sta facendo, sebbene per autodifesa, questo Kouyou lo sa bene.
-Ne sono convinto, sì.-, sorride soddisfatto mentre annuisce, il più giovane.
-Ma bravo… !-, gli leva in modo burbero quel sorrisetto insolente dal volto, alzandosi indignato, poi, e facendo per andarsene.
-Yuu!-
-No! Vattene al diavolo, Kou’!-

Kouyou odia piangere. È una di quelle cose che mai e poi mai farebbe in pubblico, per intenderci. Potrebbe anche iniziare a farlo davanti a qualcun altro, questo sì, ma sarebbe una cosa trattenuta il più possibile. Il fatto è che trova l’atto un qualcosa di estremamente personale, e lui è sempre stato un tipo piuttosto introverso, sicché non gli piace mostrare questo suo lato agli altri. Non è che non lo faccia mai, in ogni caso. Lo trova estremamente liberatorio, se proprio dobbiamo dire le cose come stanno. Il fatto è che il tempo che passa a piangersi addosso, sa che mai nessuno glielo restituirà. Per questo ora alza gli occhi al cielo e prega che Yuu la smetta di calpestare ogni volta una scheggia diversa di ciò che del suo cuore è rimasto. Ciò che non sa, però, è che nemmeno il corvino ne esce immune. E quei frammenti restano incastrati nella sua pelle, scavandola ed arrivando al suo cuore, impuntandosi come spilli e non accennando ad una via di uscita da quel supplizio.
Poi è un secondo, di scatto si alza e lo rincorre. Non importa delle lacrime che ora gli rigano il volto, non importa se verrà ricoperto d’umiliazione e quant’altro. Non importa nulla, se non può avere Yuu al suo fianco. Ciò che di confortante c’è nella storia, è che non sa che è proprio questo che riporterà il corvino da lui.
-Yuu!-, chiama nuovamente, inizia a tremare perché sente la ragione abbandonarlo, le emozioni lo stanno sopraffacendo e prendono il controllo della sua mente.
-Cosa?! Cosa c’è?!-, si volta, adirato, Yuu. Tuttavia è sorpreso di vederlo piangere, tanto che tutta la sua rabbia svanisce in un nulla in un secondo, lasciandolo vuoto e boccheggiante.
-Perché non vuoi capire? Perché non lo vuoi ammettere?!-, lascia che la frustrazione farcisca le sue parole, non importa se uno dei due si farà male; ha perso il controllo. -Guardati, per l’amor del cielo, non è vero che non ti importa un accidente di me!-, continua.
-L’ho mai detto?-
-… No.-, riconosce la sconfitta a testa china, ma subito rimonta. -Ed è anche questo, vedi! Non hai neanche il coraggio di dirlo, per tanto sai suoneresti falso!-, forse sta cercando di ferirlo, così come forse sta solo sfidando il suo orgoglio, in modo che si butti nella battaglia e la smetta di dare un nascondiglio al suo sentimento. Si gonfia di soddisfazione, infatti, nel vedere l’indignazione deformare i lineamenti dell’altro. Gli dà la certezza di aver colpito il centro del bersaglio.
-Sei… una… merda! Ecco cosa sei, Kou’, una merda!-, ribadisce bene il concetto, non è mai stato così furioso in vita sua.
-Sì, be’, è triste vedere come nonostante io sia tanto una merda, tu non troverai mai nessun altro che ti amerà come faccio io!-
-Vattene affanculo, sul serio.-, singhiozza Yuu pacato, ora. Sembra non gli importi più di ferire o venir ferito. Sembra non abbia più le forze per difendersi, né per attaccare. Eppure non molla, ci prova comunque, senza tuttavia veramente provarci. -Ti odio…-, sussurra poi, quasi più tra sé e sé, come non volesse davvero che Kouyou lo senta.
-Sì… Anche io, Yuu, anche io ti odio. E sai perché?-, nonostante le parole che escono dalle sue labbra, queste si arricciano di felicità, facendo brillare i suoi occhi con l’ausilio dei residui di lacrime tra le ciglia, così simili a diamanti, ora. -Perché sei l’unico che può ridurmi in questo stato. E dillo, dai, dillo che tu mi odi per lo stesso motivo… !-
Vorrebbe ribattere in un qualsiasi modo, ma il più grande non trova le parole. La verità è che, un’altra volta, se anche provasse a mandarlo all’inferno, gli verrebbe da ridere per tanto poco vere sembrerebbero a lui stesso le sue parole. Si fa cadere a terra, allora, con le gambe incrociate, in modo che le ginocchia fungano da sostegno per i gomiti e le mani si adagino senza problemi al suo viso, coprendone la vergogna che in questo momento trasuda dalle sue iridi. Sente qualche passo dirigersi verso di lui, non gli importa di sapere se Kouyou se ne stia semplicemente andando o stia venendo a consolarlo. Ma comunque spera di sentire il calore ed il senso di protezione tipici dei suoi abbracci.
-Io ti amo, Yuu. Lo capisci, ora?-, sente la sua voce vivida nel suo orecchio, il suo profumo si insinua prepotente nelle sue narici, riempiendogli i polmoni di vita.
-Sì… sì…-, singhiozza, impossibilitato dall’emozione a concludere la sua frase.


Ora capisco. Capisco che ti amo.


















DE’s:

Questa è una di quelle occasioni in cui vorrei farmi una statua dopo aver concluso una fic. È che, capitemi, la terza drabble della raccolta, Gives you hell, era una cosa troppo bella per me per essere lasciata così. Quella dolcezza finale mi è rimasta troppo impressa, per non essere portata a termine.
Non so, davvero. Mi piace da morire, questo spin-off, e spero vivamente che sia piaciuto anche a voi, lo spero davvero. Me lo auguro proprio, ecco.
La scena è svolta qualche anno dopo che Yuu e Kouyou si sono lasciati. Mi piace perché non la vedo come un insieme omogeneo di amarezza e dolcezza, ma piuttosto come un puzzle di queste, ci sono delle punte ben distinguibili e… non so, giuro, non so. Sono troppo presa (da cosa, di preciso, non so nemmeno io).
Ora, ora. Specifichiamo che questo mi sprazzo di totale assenza d’umiltà è dovuto al fatto che ritengo di aver superato me stessa, raggiungendo un nuovo livello, se proprio vogliamo metterla in questi termini. Chiaro che ci saranno storie su storie e autori su autori mille volte migliori di me, ma ritengo che questa della scrittura sia una delle sfide più emozionanti perché non è contro gli altri, che la fai, no, ma è contro te stesso. E mi sento d’aver vinto, detta molto chiaramente.
Quindi sì, sostanzialmente è per questo che mi piacerebbe se mi diceste che ne pensate. Potrei averne conferma o dover rivedere la mia opinione e partire verso una nuova sfida, ecco. Cosa che in ogni caso farei, a dirla tutta.
E poi è su Aoi e Uruha, voglio dire. Per quanto mi piaccia leggere di loro due, non sono mai riuscita a scriverne con facilità. Invece questa è uscita fluida al pari delle reituki migliori che sono riuscita a sfornare, il che significa tanto, almeno per me.
Quindi niente.
Oh, anche in questo caso il tutto è dovuto ad una canzone degli All-American Rejects (Back to me), un po
’ come fosse una sorta di continuazione di ciò che era iniziato con la raccolta. Una resa in termine (?).
Non so.


Il titolo fa chiaramente riferimento a quello della raccolta (Building bridges, burning bridges), in quanto lì venivano trattate diverse relazioni (alcune in via di distruzione, altre di costruzione), invece qui… be’, si capisce. Kouyou e Yuu recuperano ciò che è rimasto della loro precedente relazione (il sentimento), fatta saltare proprio in aria -con riferimento alla lite descritta nella drabble-, e ripartono da zero, costruendo un ponte tutto nuovo.

Ora me ne vado. Forse tornerò con un altro spin-off, questo è da vedere. Ho una mezza idea che mi frulla in mente, è solo da vedere se l’Ispirazione approverà.
So, stay tuned!

de-
   
 
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