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Autore: LadyFaith    28/08/2012    1 recensioni
[Storia scritta in poco più di mezza giornata. Sembra lunga ma alcuni capitoli sono piuttosto brevi!] Questa breve storia si svolge dopo il volume 22 della saga (assolutamente da aver letto per capire la trama), in un momento non bene precisato al momento, magari verso i numeri 40. Mi sono immaginata un ritorno di David un po' particolare (quando ho scritto la storia non avevo ancora letto il volume sul suo ritorno). Troverete pochi combattimenti e più momenti sentimentali/introspettivi, soprattutto per quel che riguarda Rachel e Tobias, la mia coppia preferita della serie. Sperando di non rendere il tutto troppo moscio!
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David, Rachel, Tobias, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Corri! Corri più veloce!
Sentivo il ticchettio delle zampette frenetiche dietro di me, sempre più vicino, sempre più pericoloso.
Corri! Corri! Corri!
La mia vista non era acuta abbastanza da permettermi di guadagnare terreno, ma conoscevo quel posto a memoria, e probabilmente sarei stato in grado di correre ad occhi chiusi.
Non era il momento adatto per provarci, però.
Corri! Corri!
Intravidi un ammasso di piccole montagne marroni. I miei baffi percepirono un aumento di umidità. Eravamo vicini a dei piccoli scogli, sulla riva del mare. Sterzai a sinistra non appena ci fummo in mezzo, poi a destra. Presi a correre in mezzo, quasi alla rinfusa, con l’unico scopo di confondere il mio inseguitore.
Veloce, più veloce! Lo stai seminando. Ormai è…
SWAAAAASSSSSH
Di colpo la paura per l’inseguitore era scomparsa, sostituita da una paura del tutto differente.
Oh no! Mi ero avvicinato troppo alla riva del mare. L’umidità era eccessiva per i miei istinti, l’acqua avrebbe potuto raggiungermi e…bagnarmi! No! Dovevo scappare!
Corsi più veloce che potevo parallelamente alla riva, fino alla fine del gruppo di piccoli scogli. Sterzai a sinistra, correndo verso l’interno, verso l’erba, verso la mia tana…quando da dietro un sasso sbucò il topo.
Mi aveva trovato!
La mia trappola era fallita. Il mare non l’aveva spaventato, non era fuggito, non aveva perso l’orientamento. Era grosso almeno tre volte me, era marrone.
Ed era molto, molto affamato.
Ed io gli stavo correndo direttamente addosso!
Gira mi dissi. Gira, gira, gira subito!
Ci provai, Svoltai a destra, di nuovo parallelo al mare, con il topo alle calcagna.
Sentivo quasi il suo respiro sul mio corpo.
Mi aveva preso.
Ero…
Ero…
Buio!
Stavo ancora correndo, ma ero al buio. Tutt’intorno a me c’erano terriccio e pietre…o almeno, questo era ciò che potevo percepire con gli altri sensi.
Ma che diav…?! Di nuovo?!?
Frenai. Troppo tardi. Andai a sbattere contro una parete e mi capottai. Restai immobile per qualche secondo, con la schiena per terra ed il sedere per aria, contorto su me stesso. In ascolto.
A quanto pare ero da solo. Ero nella mia tana…senza esserci arrivato da solo.
Mi rimisi sulle quattro zampe.
Com’era possibile? Era ormai la terza volta che succedeva, Ero in un posto, e poi d’improvviso ecco che tutto intorno a me cambiava, e mi ritrovavo dall’altra parte dell’isola.
Tornassi almeno in città mi dissi, con rabbia.Tornassi almeno…da loro…
E poi? Che cos’avrei fatto? Ero un topo. Un piccolo, debole, misero topo! Non avrei potuto fare nulla!
Si erano presi gioco di me. Prima mi avevano immischiato nella loro guerra, pretendendo che accettassi le loro stupide regole e che fossi uno di loro. Idioti. Me l’avevano forse chiesto prima? Avevo dovuto firmare un contratto? No. Erano solo un branco di idioti, convinti di poter salvare il mondo usandosi a vicenda.
Usando me.
Ce l’avevo quasi fatta. Io, da solo, dopo aver perso la mia famiglia, li avevo in pugno: quattro ragazzini, un ragazzo-uccello ed uno stupido alieno. Sei contro uno. Potevo ancora rivedere i loro visi nella mia mente, provando un odio disperato. Ax, l’andalita che si credeva più intelligente di qualsiasi umano. Tobias, quello stupido uccello che per poco non avevo ucciso. Marco, un inutile, patetico buffone. Cassie, l’ipocrita finta pacifista. Jake, che si credeva il padrone del mondo dando ordini a destra e a manca. Rachel.
Rachel…per certi versi mi assomigliava. E proprio per questo il mio odio verso di lei era più forte di quello verso tutti gli altri messi insieme. Era un odio strano, misto ad eccitazione, a voglia di prevaricare, di spezzare il suo coraggio, di ridurla ad una piccola, tremante ragazzina spaventata.
Ce l’avevo quasi fatta.
Quasi.
Ed ora, per colpa loro, mi trovavo a passare i miei giorni su un’isola, intrappolato nel corpo di un topo, preoccupandomi solo di cercare cibo e fuggire dai predatori…o dagli altri topi. E tanto per dare un brivido alle mie giornate, ecco arrivare queste strane dislocazioni.
Perché?! presi a gridare, inveendo contro tutti e nessuno, contro me stesso. Perché non me ne sono accorto prima?! Perché devo passare il resto della mia vita bloccato in questo debole corpo?! Avevo un dono, avrei potuto fare grandi cose… Perché tutto questo?! Cosa sta succedendo?!
Sembra stupido, a pensarci. Le mie domande parevano rimbombare solo nella mia testa. Sembravano non poter avere risposta.
E invece, proprio in quell’attimo, la risposta arrivò.
  
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