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Autore: TuttaColpaDelCielo    30/08/2012    2 recensioni
La luce svaniva presto, nel Paese del Sole.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I tasti del computer ticchettavano frenetici, sotto le sue dita rapide e nervose. Doveva finire presto e andarsene, o non avrebbe più potuto finire nulla, no, non presto, prestissimo – no, no, doveva andarsene e basta, senza finire, perché lo sapeva, lo sentiva, stava arrivando! Ma forse... doveva finire, solo un momento, solo... no, era lì, era lì! I suoi passi il suo fiato il suo odore! E allora le sue dita lasciarono i tasti, le sue gambe calciarono la sedia e via, veloce, velocissima, oltre la porta e lungo il corridoio e si sbucciò le ginocchia nude sulle scale – stava uscendo in pigiama, avrebbe dovuto cambiarsi, o fuori la pioggia del Paese del Sole le avrebbe mangiato la pelle. Ma non c’era tempo, non c’era tempo! Stava arrivando! E corse ancora, lungo un altro corridoio silenzioso che risuonava di voci incomprensibili, urtando corpi che non riusciva a toccare, nel buio che filtrava dalle imposte spalancate. Le mani le tremavano, cercava la chiave del portone e non la trovava, l’aveva lasciata in camera, in camera!, ma non poteva tornare indietro, sentiva avanzare la cosa, il suo respiro fetido e i passi lenti che si avvicinavano crudeli implacabili stava arrivando arrivando arrivando! Una donna si fece avanti lungo il corridoio buio e silenzioso, dicendo qualcosa che lei non capiva, con un sorriso che lasciava vedere i denti bianchi e marci; prese la chiave dalla tasca e la girò nella toppa, lentamente, con la polvere che danzava attorno a lei e parole straniere sulle labbra, e... era sua madre, quella? Possibile che fosse sua madre?
La porta si aprì, finalmente, spalancandosi sul nero oscuro fosco pronto a divorare tutto – la luce svaniva presto, nel Paese del Sole, inghiottita da nubi limpide che sapevano di acido e catrame. E corse e corse e corse, lungo le strade buie di un buio vischioso, sotto lampioni dalla luce gelida, in mezzo a un caos sconosciuto e assordante e silenzioso – ma era meglio quello, oh, era meglio quello della cosa... ma la cosa stava arrivando, passi pesanti e ansiti e... presto presto presto! Inciampò ancora, e ancora le ginocchia versarono sangue, e ancora maledisse quel pigiama leggero; e mentre si rialzava le nuvole acide e fosche vomitarono acqua che le bruciò la pelle, e la sua pelle vomitò sangue che tinse l’aria di rosso, ma continuò a correre, perché persino quello era meglio della cosa, quella cosa sempre più vicina che... che...
Ansiti passi ringhi fetore saliva e di nuovo l’asfalto sotto le ginocchia e male male male panico male panico e nulla.
La cosa era arrivata.
Riaprì gli occhi, lasciò i tasti, calciò via la sedia e corse oltre la porta, lungo il corridoio silenzioso che risuonava di voci incomprensibili, nel buio vischioso del Paese del Sole.
   
 
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