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Autore: Derectum    31/08/2012    1 recensioni
Una full novelization (novelizzazione) personale ispirata alla storia del sesto capitolo Final Fantasy.
Dopo il ''Mataisen'', la Guerra dei Magi, il Mondo dell'Equilibrio ha perso e dimenticato l'esistenza della magia. Il mondo è immerso nell'era della tecnologia, dove l'acciaio e il vapore sostituiscono le spade e gli incantesimi. Quando un regno del sud, l'Impero di Gestahl, inizia a prendere possesso dei territori, alcuni cercarono di contrastare la forza che avrebbe presto conquistato l'intero mondo. Ma vennero abbattuti, ogni forma di resistenza cadde. Qual'è il segreto della sua forza? Tra conflitti, amore e disperazione, una sola persona sarà in grado di salvare un mondo corrotto da bugie e avidità, e riscoprire i valori che distinguono l'uomo dalla macchina.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Locke Cole, Terra Branford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kupò!
-Che cosa? E’ svenuta? -
Locke si stava avvicinando più in fretta possibile, imboccando corridoi su corridoi di pietra. Un essere dalle strane caratteristiche stava volando al suo fianco, sbattendo velocemente le piccole alette rosse sulla schiena. Un corpo corto e ricoperto interamente di pelo bianco, l’unica cosa che visibilmente spiccava era il grosso naso rosso, che gli donava se non altro, un aspetto alquanto buffo.
-Dove sono gli altri? -
-Kupò! -
-Nascosti? L’attacco dei Magitek deve averli spaventati. -
La montagna era dotata di un sistema di corridoi e caverne, costruite dai minatori per poter facilitare l’estrazione dei minerali. Con il passare degli anni, molte delle caverne sono state rese inutilizzabili dopo numerosi crolli. Fu proprio in quei posti a formarsi l’habitat dei moguri. Creature bipedi dalla pelliccia bianca e orecchie appuntite. Solitamente vivono in gruppi isolati o nascosti dall’occhio umano. Locke era in buoni rapporti con alcuni di loro, stringendo col tempo, una forte amicizia. I moguri non esitarono di aiutarlo, guidandolo attraverso la montagna.
Purtroppo, Locke non era l’unico in cerca della ragazza. Appena le guardie si erano riprese, continuarono la loro ricerca, scovando una strada per scendere nell’entroterra. Ora era diventata una questione di tempo e velocità.
Terra era distesa sulla roccia, immobile, tra i frammenti di pietra attorno a lei, in uno spazio dominato dal buio e dal silenzio. Qualche metro più distante, suoni deboli e confusi diventavano sempre più vicini.
Due moguri sbucarono da dietro una roccia. Ispezionarono il territorio per pochi minuti, assicurandosi l’assenza di qualsiasi segno di pericolo. Si accostarono poi, alla ragazza svenuta, emettendo i loro versi nella speranza di svegliarla.
Le orecchie del moguri catturarono i rumori, e subito dopo cambiò direzione.
-Ehi, aspetta! -
Per poco non inciampando, Locke atterrò, con un salto, su una roccia qualche metro sotto. Dovevano scendere ancora, e le fonti di luce diventavano sempre più flebili.
-In che guaio mi sono messo per una donna che dovrebbe essere un nemico?!>> commentò lui, seguendo il suo compagno moguri attraverso l’oscurità.
-Kupò! -
-Già, è proprio quello che dicevo. -
Dopo qualche altro metro nelle profondità, il piccolo moguri trovò i suoi simili. Locke comparve qualche minuto dopo, tastandosi la sommità della testa.
-Ok, è deciso. Niente più caverne oscure! Eh... -
Con qualche altro passo si avvicinò alla figura immobile della ragazza, in mezzo al gruppo di moguri.
-Respira ancora? -
-Kupò! -
Accovacciato accanto a lei, Locke la osservò in silenzio. I suoi capelli smeraldini, il suo volto pallido e privo di difetti. Il fango e la polvere aveva macchiato i suoi vestiti, ma non sembravano esserci ferite, tranne qualche graffio.
D’un tratto, una luce abbagliante squarciò attraverso il buio. Locke si portò la mano davanti agli occhi, mentre i moguri volarono via in preda al panico.
-Signore, abbiamo trovato la donna! -
I soldati avanzarono, ognuno con una torcia e un fucile tra le mani.
-Levati di torno, ragazzo! L’imperiale viene con noi. -
Locke si ritrovò con la canna del fucile puntata contro. I soldati lo accerchiarono e, dato lo spazio ristretto, Locke si trovava senza alcuna via di fuga. Potrebbe semplicemente consegnare la ragazza ai soldati e fuggire. In fin dei conti, lavorava per l’Impero. Spostò lo sguardo nuovamente su di lei. Che cosa aveva di tanto speciale, da poter diventare preda sia dell’Impero che di Narshe?

-...si tratta di una donna, una diciottenne. -
E quindi? Un altro soldato dell’Impero. Dovrebbe essere uccisa insieme a tutti quei maledetti! Molti simili pensieri affluivano nella mente di Locke.
Aveva ben presente di cosa era capace l’Impero. Quando iniziarono la loro conquista, furono in molti coloro che opposero resistenza. I ricordi tornavano spesso, i suoi genitori che diedero la vita invano, i suoi cari massacrati come animali. E infine, le macchinazioni demoniache. Centinaia di armature Magitek, con il potere di distruggere ogni cosa.
La guerra non durò a lungo, uno dopo l’altro, i più grandi regni caddero. Ma cos’è che offriva all’Impero così tanto potere?
-Perché è così famosa? - chiese, ad un certo punto.
-A quanto pare è una delle armi più potenti dell’Impero. -
-Un’arma? -


-No... - sussurrò lui, poggiando la mano sul volto della ragazza e scostandole una ciocca di capelli.
-Non ti è chiaro ragazzino?! Levati di torno o apriremo fuoco! -
Locke balzò in piedi. Si sistemò la giacca e la bandana, poi offrì loro il miglior sorriso che poteva tirare fuori in quelle circostanze.
-Bene ragazzi, è tempo di rendere la festa più interessante. -
Fu proprio in quel momento che comparirono. Da dietro le ombre spuntarono fuori decine di moguri che, sotto gli sguardi increduli dei soldati, iniziarono a ronzare in ogni direzione, senza seguire alcun ritmo, per oscurare la visuale ai presenti. Alcuni si posarono sulle armi da fuoco, altri cercarono di strapparle via dalle mani dei più timorosi. Presto le guardie persero la concentrazione diffondendosi per la caverna nella speranza di liberarsi dalle creature.
-Kupò! -
Con Terra tra le braccia, Locke scattò tra i soldati, seguito da uno dei moguri che poco dopo si spostò davanti, per condurlo verso l’uscita. Presero una via laterale, conosciuta solo ai moguri. Locke infatti, dovette fare non poca fatica per proteggere la ragazza e specialmente, non sbattere la testa contro il soffitto. Fortunatamente, dopo qualche altra galleria, un primo raggio di luce si avvistò in lontananza. Terra emise un gemito e aprì gli occhi.
-Ehi! Ma guarda chi è tornato tra noi... - ansimò Locke, continuando la sua corsa. L’uscita era vicina, nell’aria era già presente il profumo di neve.
-Chi...? - chiese lei con un filo di voce.
-Rilassati, ti spiegherò tutto appena saremo fuori. -
Voltandosi un’ultima volta, per suo sollievo, notò che erano soli, nessuno li aveva seguiti. Attraversò in fretta l’uscita e, per la prima volta, fu contento di sentire il freddo pungente sulla pelle.
-Ti ringrazio. Non ce l’avrei fatta senza di te. -
Il moguri esegui una capriola in aria, poi indicò la ragazza tra le braccia di Locke. Lui scostò la neve da una roccia accanto, posandola poi delicatamente sulla superficie.
-Faresti meglio a tornare dagli altri ora. -
-Kupò! -
-Tranquillo, ce la caveremo. Stiamo parlando di Locke Cole, il famoso cacciatore di tesori! Che potrebbe mai accadere? - assicurandolo con un sorriso. Lo ringraziò nuovamente, prima di vederlo allontanarsi verso la caverna.
La neve si stava posando lentamente sulla sua guancia. Un forte dolore alla testa la costrinse ad aprire gli occhi. Emise un gemito, portandosi la mano alla fronte.
-Come ti senti? -
Locke era a pochi passi da lei, in piedi, con le mani sui fianchi, a guardarla attentamente.
-Chi sei? -
-Mi ha mandato Arvis. Sono Locke. Locke Cole, il famoso... - si bloccò, notando che la ragazza non lo stava nemmeno ascoltando. Il suo sguardo stava catturando il panorama oltre la foresta, visibile a qualche kilometro dalla loro posizione. Le montagne ghiacciate erano scomparse, e qualcos’altro si stagliava all’orizzonte. Qualcosa di molto diverso.
-Passato e presente... è tutto così confuso. Non riesco a ricordare nulla. -
Un raggio di luce illuminava il suo volto. Locke lo stava ammirando a sua volta.
-Perdita di memoria? Ora si spiegano un paio di cose. -
Si lasciò cadere sulla roccia, accanto a lei, e sorridendo chiese. -Come ti chiami dunque? -
Lei lo guardò, nella sua mente tornarono i soliti interrogativi e domande.
-Terra. -
-Terra, con me sarai al sicuro. -
Quelle parole la fecero trasalire. Tant’è che non abbandonò il suo sguardo. Il loro significato era ancora un mistero nella sua mente. La sua vita era appena iniziata, e si era trovata ad essere sotto il mirino di tutti quanti. E ora, uno sconosciuto compare e...
No, è sicuramente un inganno, si disse. Ma nonostante la sua ragione la intimava di scappare, si rese conto di non avere un posto dove andare.
Anche nella mente di Locke affluivano simili pensieri. La ragazza lavorava per l’Impero. Lo stesso che ha sterminato la sua famiglia, e lo ha costretto ad una vita da ladro e spia. Però, una strana sensazione lo costrinse a pronunciare quelle parole. Poiché Terra non sembrava come loro. Sembrava avere qualcosa di diverso. Solo la sua innocenza, o c’era dell’altro?
Il sole stava per nascondersi lontano, ricoprendo con un’ombra, le montagne bianche di Vjoll. Locke decise che non sarebbe stato opportuno cercare di percorrere la strada verso Figaro di notte. Ma la montagna era comunque un posto troppo freddo dove passare la notte, così optò per la foresta.
-Ti porterò in un posto dove la gente di prima non potrà farti del male. - disse Locke. -Giù da questa montagna, c’è una foresta. Là troveremo un posto dove riposarci per la notte. -
Terra non rispose. Come poteva fidarsi di uno sconosciuto? Purtroppo si ritrovò senza altre opzioni, quindi annuì e si alzò. Locke la guardò per un interminabile minuto, cercando qualcosa da dire nella speranza di rassicurarla.
Non sono bravo con queste cose, si disse incamminandosi attraverso la neve. Terra lo seguì, mantenendosi dietro di lui ad una distanza calcolata per non perderlo di vista, ma abbastanza lontana da poter pensare in pace.
Il freddo non cessava nemmeno ora, che il paesaggio iniziava a cambiare. La neve diradava, e i pochi pini erano liberi dal suo peso. I due continuavano a non scambiarsi nemmeno una parola. Quando incontrarono il bosco il cielo si era ormai oscurato quasi completamente.
Locke si fermò nei pressi di un pino che spiccava tra gli altri per la sua lunghezza e posizione. Gli alberi crescevano ad una certa distanza intorno, formando una piccola radura. Senza allontanarsi troppo, Locke staccò dei rami e raccolse alcuni sassi di dimensione adatta, al fine di creare un fuoco di bivacco. Tutto in relativamente poco tempo, dato che, quando fu pronto, il sole era appena scomparso.
Mentre Locke stava eseguendo gli ultimi aggiustamenti, Terra era concentrata sulle fiamme. Non riusciva a staccare lo sguardo. Immagini tornavano ad affliggere la sua mente.

-Hahahahahah!!! Brucia! Brucia! -
Le urla non cessavano, e nemmeno la crudele risata dell’uomo alle sue spalle. Eppure lei continuava, senza esitare, senza nemmeno distogliere lo sguardo. Le fiamme erano una parte di lei, e sapeva come canalizzarle attraverso un semplice gesto della mano. I suoi occhi vedevano, la sua mente capiva, ma il suo corpo non rispondeva.
Solo un incubo.
Solo un incubo.


-Terra? -
La voce del ragazzo la riportò alla realtà.
-Stai bene? Hai ancora mal di testa? -
-N-No... -
Imbarazzata si appoggiò a terra, dalla parte opposta rispetto a Locke. Mosse lo sguardo intorno, analizzando l’ambiente. La notte celava i contorni degli alberi, trasformandoli in un muro nero che serviva da rifugio per i due. Rifugio o prigione? Non lo sapeva, e la cosa la tormentava, tanto che la paura ritornò a confonderle i pensieri.
E lui?
Terra, con me sarai al sicuro.
Questo significava che l’avrebbe protetta?
-E così... - iniziò Locke, sperando di penetrare tra la nebbia di ostilità e confusione che si era formata -...non ricordi proprio niente del tuo passato? -
Terra scosse la testa. A parte i frammenti che ogni tanto tornavano, non aveva molto altro. Tutto qui, la sua vita consisteva solo di immagini, schegge di un passato di cui non poteva confermare l’esistenza, e forse non lo desiderava neanche. Ma se nemmeno un passato le era concesso, che cosa aveva?
-Capisco. Deve essere dura. -
-Perché stai cercando di aiutarmi? - chiese lei all’improvviso. Teneva lo sguardo abbassato sulle proprie mani, tenute sulla sommità delle cosce. Ogni tanto eseguivano movimenti rapidi, come dei spasmi veloci e involontari.
Seguì una lunga pausa. Il volto di Locke, illuminato dal calore del fuoco, esprimeva insicurezza e vergogna. E’ la cosa che si stava chiedendo a sua volta. Si limitò a distogliere lo sguardo, mormorando un lontano -Faresti meglio a riposarti. - Dopodiché si coricò nella speranza di evitare altre domande.
E se lei non avesse voluto andare con lui? Terra si rese conto di quanto sciocca fosse la situazione in cui si trovava. Non stava agendo per sua volontà, ma continuava a seguire gli altri, anche adesso che la coscienza le apparteneva. Che cosa le impediva di alzarsi e correre via? Scappare ed essere libera, senza preoccuparsi della meta.
Con questi pensieri si addormentò. Accanto alla luce del fuoco che proiettava mille ombre oltre la sua figura, lontano nell’oscurità.
Quando aprì gli occhi, intorno a lei era ancora buio. Il fuoco era spento e Locke non si trovava da nessuna parte. Lo cercò con lo sguardo da ogni parte, notando ora qualche morbido barlume di luce che attraversava la parete fosca di alberi. L’angoscia prendeva il sopravvento. Issandosi su due piedi, cercò di catturare il minimo rumore o segno che potesse confermare la sua presenza. Ma oltre il cinguettio dei volatili in lontananza, nessun altro rumore accompagnava il risveglio della stella.
Era l’occasione migliore per andarsene, pensò. Ora ne aveva la possibilità. Ad ogni giudizio purtroppo, la sua ragione le rammentava anche le conseguenze. Decise che, prima di cercare una meta, forse conveniva cercare ancora il suo salvatore.
Un tonfo alle sue spalle. Sconcertata, si girò di scatto.
-Buongiorno! - la salutò Locke con un sorriso. Poi procedette a togliersi qualche foglia secca dai pantaloni.
-Locke! -
Nemmeno lei si accorse dell’esultanza nella propria voce. Locke la guardò incredulo.
-Oh. Sì, anche io sono felice di vederti. Ero... uh... - indicò la cima dell’albero sotto il quale avevano trascorso la notte, senza distogliere lo sguardo, ancora sbalordito.
Terra si rese conto di quanto fu ingenuo reagire in tal modo. Allontanò la visuale, esitante.
-Uhm... dovremo proseguire ora. Dobbiamo raggiungere Figaro prima del pomeriggio. -
Ancora impacciato, Locke s’inoltrò nuovamente nel bosco ora illuminato in tutta la sua avvenenza verdeggiante. Terra si accodò a lui, stavolta al suo fianco.
Proseguirono indisturbati attraverso la foresta per qualche ora. I loro passi, accompagnati dal coro di usignoli.
-Terra... -
Lei voltò lo sguardo in sua direzione.
-Mi dispiace per prima. Ti ho giudicata senza pensare. Tu non sei come loro. -
-Come loro? - ripeté lei confusa.
-Come i soldati dell’Impero voglio dire. -
L’Impero di Gestahl. Il simbolo a forma di rosa nera, che spesso tornava nei suoi ricordi. Forse adesso aveva la possibilità di chiarire alcuni dettagli.
-Quando ho detto di non ricordare nulla del mio passato, ho mentito. -
Locke si fece attento.
-Ci sono... come delle schegge o immagini di un passato che ho vissuto, o almeno credo di aver vissuto. E in alcune di esse, ho visto un uomo. Era alto, con una barba e capelli lunghi bianchi. - Dopo la descrizione, imitò con il braccio la lunghezza della barba. Un gesto che a Locke sembrò particolarmente dolce.
-Immagino si tratti dell’Imperatore Gestahl. -
-Imperatore...? -
-Sì, è il tizio che comanda tutti quanti dal suo maestoso trono, a Vector. -
Notando lo sguardo confuso della ragazza, continuò.
-Vector è la capitale dell’Impero, molto lontana da qui. Una delle prime città ad essere industrializzata. E’ come una gigantesca fortezza in metallo. Là dentro si trovano le forze principali che dirigono il così detto ‘’governo mondiale’’. Per metterla in poche parole, l’Impero desidera il controllo del mondo. -
-Ma io... che cosa c’entro con tutto questo? -
-Da quanto ho capito, ti tenevano sotto il loro controllo in qualche modo. -
E se così fosse, molti dei suoi dubbi sarebbero stati chiariti. Ma perché la sua mente si era liberata, soltanto adesso?
-Innumerevoli vite sono state distrutte quando iniziarono la loro conquista. Nessuno sa ancora da dove hanno ottenuto tutto quel potere. Alcuni parlano della riscoperta della magia, ma io non ci credo. -
-Magia...? -
-Si tratta di una roba che viene spesso raccontata nelle favole per i bambini. Come una forza che ti permette di fare tante cose. Ci sono diverse leggende al riguardo. Ma è tutto qui... - Si concesse una breve pausa per sistemarsi una ciocca di capelli, sotto la bandana -...sono solo leggende. -
Terra non disse altro. Sapeva di aver visto e provato alcune cose che erano tutt’altro che leggende. Eppure le sue sensazioni sembravano non appartenere al mondo in cui stava vivendo ora.
La foresta iniziava a diradarsi, gli arbusti sempre più discosti. La temperatura stava iniziando a cambiare radicalmente, passo dopo passo. L’erba stava scomparendo, lasciando spazio al terreno secco e bollente.
Intuendo di essere arrivati, Locke accelerava il passo con entusiasmo. Per non rimanere indietro, Terra fu costretta ad una piccola corsa. Ricordava i momenti di un giorno fa, quando correva per salvarsi la vita. Per fortuna adesso, non c’era nessuno intento a darle la caccia.
Locke s’arrestò sulla sommità di una piccola collinetta con il poco di erba rimasto nei dintorni. Terra lo raggiunse dopo qualche secondo. Dinanzi ai due, si stendeva il manto di un innaturale, ma meraviglioso deserto di sabbia e roccia. Un vento caldo annaffiò la sua pelle. Terra fu pervasa da una sensazione che non riusciva a spiegarsi. Era forse, felicità.
-Siamo quasi arrivati. Ti piace? -
Lei annuì.
E mentre Locke commentava e criticava il clima di Narshe, lo sguardo di lei catturò i contorni di qualcosa in lontananza. Una struttura la cui superficie rifletteva la luce abbagliante del sole.
  
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