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Autore: Nihal_Ainwen    01/09/2012    2 recensioni
In quelle occasioni si sentiva diverso, come fuori posto. La gente che veniva per le cure della madre, lo ignorava palesemente e evitava il suo sguardo. Non che questo gli desse eccessivamente fastidio, ormai ci aveva fatto l’abitudine. Una volta però, quando aveva dieci anni, aveva chiesto a sua madre il motivo di tale diffidenza. Era forse per quelle strane orecchie a punta? O magari per i suoi particolari capelli blu notte? Sua madre le rispose che era solo perché alla gente ricordava molto suo padre.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il sole brillava alto nel cielo, solcato solo da poche nuvole bianche e vaporose. Soffiava una piacevole brezza fresca che scuoteva dolcemente i rami degli alberi. Al limitare del bosco, era seduto un giovane. Con la schiena appoggiata ad un tronco e gli occhi chiusi, ascoltava il cinguettare degli uccelli e il rumore del vento.
-Lahin, dove diamine sei?-
A quelle grida il ragazzo si riscosse, spezzando bruscamente il filo dei suoi intricati pensieri. Sua madre era uscita di casa e si guardava intorno, cercando di scorgerlo nei dintorni. Si alzo con un unico e fluido movimento, si spazzolò i pantaloni con le mani e si avviò verso la recinzione. Quest’ultima divideva il giardino di sua madre dal prato rigoglioso e dalla foresta. La scavalcò con un saltò e corse verso la donna, che dopo averlo visto aveva appoggiato le mani sui fianchi.
-Scusa del ritardo, non mi ero accorto che fosse già ora di pranzo.- si giustificò con un’espressione colpevole sul volto.
Sua madre era una donna gradevole, più sulla quarantina che sulla trentina. Nonostante questo, conserva ancora i tratti dolci, quasi da ragazza. Il viso a cuore era incorniciato da folti capelli biondo paglia mentre le sue labbra rosee si curvarono in un sorriso comprensivo. Gli occhi color nocciola ricordavano infinitamente quelli di un cerbiatto e non potevano che esprimere tenerezza. Era minuta e il figlio l’aveva già superata  di parecchio in altezza.
-Ma davvero? Non ti capita mai!- gli rispose ironicamente, girandosi e rientrando in casa.
Il ragazzo scosse la testa sorridendo e la seguì all’interno dell’abitazione. Era una casa abbastanza piccola ma molto accogliente, suddivisa in tre stanze. La prima era la sala da pranzo, la seconda era la camera da letto della madre e la terza quella di sua sorella maggiore, Javel. Lahin si accontentavo di un letto sotto la finestra della sala, anche perché era la parte che preferiva di tutta la casa. Quando era ancora piccolo aveva dormito nella camera della madre, per poi trasferirsi per un periodo brevissimo in quella della sorella. Alla fine avevano convenuto che era meglio dormire in due posti diversi, per il bene di entrambi.
Appena entrato, fu fulminato dallo sguardo truce di sua sorella, che era già seduta a tavola. Anche Javel, come il fratello, era più alta della madre e aveva un aspetto decisamente più attraente. Aveva però gli stessi capelli biondo grano e gli stessi lineamenti delicati. I suoi occhi erano invece di un azzurro intenso, come il cielo estivo.
-Oh, finalmente! Hai deciso di degnarci della tua presenza?- sbottò incrociando le braccia al petto, guardando il giovane e alzando poi gli occhi al cielo.
Lahin si sedette senza degnarla di una risposta, ignorandola come se non avesse parlato. Non andavano molto d’accordo ma a lui non piaceva litigare con la sorella, anche perché questo dava dispiacere alla madre.
Pranzarono tranquillamente e già al primo piatto Javel aveva dimenticato il ritardo del fratello, rivolgendogli un sorriso dolce per farsi perdonare. In verità, i due si volevano un bene immenso anche se avevano due caratteri completamente diversi. Mentre cominciavano a sparecchiare, sentirono bussare alla porta. La ragazza andò ad aprire e si trovò davanti un contadino proveniente dal villaggio, che sorgeva a piedi della collina su cui si trovava casa loro.
-Buon pomeriggio cara! C’è tua madre?- le domandò cordiale.
-Ci sono, Neti. Un attimo e sono da te. – rispose la donna mentre finiva di mettere i piatti nel lavandino della cucina.
-Grazie mille Aica, sei sempre così disponibile.- aggiunse l’uomo.
Poco dopo Javel si spostò dalla porta per far passare sua madre, il contadino le sorrise e chinò il capo in cenno di saluto. Poi la donna si chiuse la porta alla spalle e Lahin la guardò dalla finestra mentre si  allontanava verso il villaggio, parlottando con Neti. In quelle occasioni si sentiva diverso, come fuori posto. La gente che veniva per le cure della madre, lo ignorava palesemente e evitava il suo sguardo. Non che questo gli desse eccessivamente fastidio, ormai ci aveva fatto l’abitudine. Una volta però, quando aveva dieci anni, aveva chiesto a sua madre il motivo di tale diffidenza. Era forse per quelle strane orecchie a punta? O magari per i suoi particolari capelli blu notte? Sua madre le rispose che era solo perché alla gente ricordava molto suo padre. Lahin aveva chiesto spesso e molte volte di lui, però sia sua madre che sua sorella ne parlavano a stento. Le uniche informazioni che era riuscito a scucirgli nel corso degli anni erano che lui gli somigliava moltissimo e che era morto quando lui aveva appena qualche mese. Alla fine aveva cominciato a chiedere perché lui era così diverso da loro due e Aica lo liquidava dicendogli che lui era speciale, non diverso. Con il passare del tempo, aveva capito che era inutile e aveva lasciato perdere. La sua vita non era proprio il massimo delle sue aspettative, ma il bene che gli trasmetteva la sua famiglia lo accontentava. O almeno fino a qualche mese fa. Dal suo quindicesimo compleanno, una strana smania aveva cominciato a crescergli dentro. Nemmeno lui sapeva di preciso di che cosa si trattasse,  ma le domande sul suo aspetto erano tornate a stuzzicargli la mente ogni volta che si guardava allo specchio. In quel momento vedeva il suo riflesso nel vetro della finestra con affianco quello di sua sorella, intento a lavare i piatti.
Il suo viso era un ovale quasi perfetto, con tratti più taglienti di quelli della madre o della sorella. Dalla folta chioma spettinata di capelli blu scuro, spuntavano le sue singolari orecchie a punta. Aveva gli occhi di un colore grigio argenteo che tendevano a scurirsi con il brutto tempo. Era alto per la sua età, nonostante ciò era molto più snello dei suoi coetanei e decisamente più agile e molto meno goffo e impacciato.
-Smettila di guardare fuori dalla finestra e aiutami.- esclamò ad un tratto sua sorella.
Lui si voltò sbuffando e si trovò davanti Javel con le maniche del vestito verde rimboccate fino al gomito. Le lanciò un’occhiata di traverso e si diresse verso l’altro capo della stanza, intenzionato ad uscire.
-Pensi che a me faccia piacere fare i lavori di casa?!- sbottò prima che lui toccasse la maniglia.
-No, ma è meglio che ti ci abitui. Certo tuo marito non si metterà a fare il bucato.- le rispose lui per le rime, ora che non c’era la madre.
-Per ora non ho ancora intenzione di sposarmi nessuno.- ribatté la ragazza, che era leggermente arrossita.
Lahin non seppe dire se fosse per l’imbarazzo o per la rabbia, fatto sta che aprì la porta e s’incamminò verso la foresta. Le lamentele della sorella lo seguirono fino alla staccionata, visto che non si era dato pena nemmeno di chiudere la porta. Poi la sentì sbattere l’uscio con veemenza e finalmente calò il silenzio, l’unico rumore era quello del vento. Si sedette di nuovo con la schiena appoggiata allo stesso albero di prima, cercando di riprendere a sistemare i suoi pensieri ingarbugliati da dove si era fermato. Non appena chiuse gli occhi, si riabbandonò alla percezione della natura che cresceva intorno a lui.
Una volta era passato a casa loro un vecchio amico di sua madre, ma la cosa più interessante è che era un mago. Il ragazzo era sempre stato attratto e affascinato dalla magia e non aveva mai immaginato che sua madre avesse amicizie così interessanti. All’epoca però aveva solamente sei anni e quando l’uomo disse a sua madre che aveva una forte predisposizione per le arti magiche, si rifiutò categoricamente di andare via con lui per imparare la magia. Il mago non se l’era presa, gli aveva accarezzato la testa e, dopo aver mormorato qualcosa ad Aica se n’era andato sorridendo. Lahin non l’aveva più visto da allora.
Chissà perché gli era tornato in mente proprio in quel momento…  Si stava forse pentendo della sua scelta?
 
 
 
 
 
Angolino autrice
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Lo so che è orribile, però non sono riuscita a resistere a pubblicarla. ^^"
Questo primo capitolo è abbastanza corto, poiché sono ancora indecisa se continuare a pubblicare o cancellare il tutto.
Gradirei molto se mi faceste sapere se vi piace o se vi fa schifo, così posso decidere. :3
Le recensioni sono ben accette.
Grazie a tutti, vostra Nihal_Ainwen
   
 
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