Anime & Manga > Anna dai capelli rossi
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Autore: telesette    02/09/2012    3 recensioni
Una delle scene che mi ha maggiormente colpito della serie prequel, "Sorridi piccola Anna", dove il piccolo Horace Thomas ( figlio maggiore dello sfortunato Bert ) riesce a commuovere e scuotere con un solo gesto...
Genere: Drammatico, Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Anna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sorridi, piccola Anna ( こんにちは アン Konnichiwa Anne ) letteralmente "Ciao, Anna", anime del 2009 prodotto dalla Nippon Animation, è il prequel della serie Anna dai capelli rossi del 1979. La serie si basa sul romanzo prequel "Sorridi, piccola Anna dai capelli rossi", scritto nel 2008 dall’autrice canadese Budge Wilson con il consenso degli eredi di Lucy Maud Montgomery in occasione del centenario della pubblicazione del romanzo originale "Anna dai capelli rossi".

Sorridi, Piccola Anna (Sigla 2009) HQ

Come faceva papà

Horace sollevò l’accetta, nonostante fosse quasi più pesante di lui, e si costrinse a calarla sul legno con tutte le sue forze. Logicamente il tentativo andò a vuoto: la lama scivolò accanto al pezzo da tagliare, conficcandosi malamente nel ceppo, e il ragazzo si sentì mancare il fiato per l’improvviso strattone.
Di nuovo provò a vibrare il colpo, scheggiando il ciocco e facendolo schizzare via.
E poi ancora, e ancora…
Ad un tratto perse l’equilibrio e si ritrovò gambe all’aria con la schiena nella neve.

- Perché - singhiozzò. - Perché non ci riesco… Perché non sono capace di farlo come faceva papà?

Lo strazio di Horace era anche quello della sua famiglia.
All’improvviso si sentiva incapace e inutile, sia per sé stesso che per gli altri, e le lacrime scottavano più del freddo sulle sue mani livide. Suo padre era forte, anche se solito ad ubriacarsi quando era in preda allo sconforto, e sapeva fare praticamente tutto. Horace ricordava ancora come, impugnando quella stessa accetta, suo padre era in grado di spaccare la legna con un solo colpo netto.
E non soltanto quello: sapeva arrampicarsi sugli alberi, sapeva nuotare, sapeva aggiustare la casa e i mobili; con la mamma poi ballava benissimo e, malgrado le difficoltà, erano felici insieme…
Ora invece non c’era più.
L’uomo che aveva visto nascere lui e i suoi fratelli, insegnando loro tutto ciò che poteva e che più di una volta aveva messo a repentaglio la propria vita per salvarli, non era più in mezzo a loro. Horace non poteva dimenticare il giorno che, per salvare lui e il fratello minore, lui stesso aveva rischiato di rompersi l’osso del collo cadendo da un albero molto alto. E non poteva dimenticare il coraggio con cui aveva sfidato la tormenta, pur di portare a casa la medicina, per salvare il piccolo Noah dall’influenza che lo stava uccidendo.
Bert Thomas voleva bene alla sua famiglia, nonostante i tanti errori che aveva commesso, e Horace non poteva dimenticare tutte le cose belle che gli aveva sentito dire. Diceva che tutti loro erano il suo tesoro più importante: lui, la mamma, i fratellini… e anche Anna.
Anna sì, la piccola orfanella dai capelli rossi che avevano adottato. Papà diceva di volerle bene come se fosse davvero sua figlia e, dal momento che Horace era il più grande, anche lui doveva volerle bene e proteggerla come una sorella.

 

***

 

- Sei tu il più grande, Horace - esclamò Bert, guardando il figlio con un sorriso. - Devi essere tu a prenderti cura della mamma, dei tuoi fratelli e anche di Anna… Me lo prometti, figliolo?

 

***

Horace si alzò in piedi, asciugandosi le lacrime dal volto e impugnando nuovamente l’accetta.

- Te lo prometto, papà - esclamò deciso. - Farò come hai detto tu, proteggerò io la mamma e gli altri, mi occuperò di loro al posto tuo… Devo essere io a farlo!

Ciò detto, Horace rafforzò la presa sul manico e si piazzò davanti al ceppo.
Non aveva la forza di un uomo adulto ma il cuore era quello di suo padre, perciò si convinse che doveva provare, e riprovare ancora, finché non ci sarebbe riuscito. Le tante difficoltà della vita, le stesse che d’ora in poi lui e la sua famiglia avrebbero sentito ancora di più, non lo avrebbero visto debole e rinunciatario. Non si sarebbe arreso, anche a costo di spezzarsi la schiena dalla fatica, e avrebbe fatto il suo dovere fino in fondo.
Anna e gli altri lo stavano osservando. Horace ricambiò lo sguardo dell’orfanella che aveva sempre visto come un’estranea, guardandola ora invece con affetto e sincera gratitudine per tutto ciò che faceva per loro, e in quel momento giurò che si sarebbe comportato diversamente con lei.

- Ti voglio bene, Anna - mormorò.
- Oh, Horace…

Gli occhioni azzurri di Anna si riempirono di lacrime.
Sapeva che il ragazzo era sincero, così come conosceva perfettamente il dolore che lui e i fratelli stavano provando. Lei aveva perso entrambi i genitori, ma era l’affetto per i signori Thomas che la univa indubbiamente al cuore di tutti loro, e come loro anche lei piangeva la morte dell’uomo che l’aveva accolta e considerata come una figlia.

- Come te, papà - gridò dunque Horace, sollevando alta l’accetta sopra la testa. - Ti prometto che diventerò forte come te!

Coi muscoli tesi fino allo spasmo, bilanciando solidamente il corpo oltre alla sola forza delle braccia, Horace vibrò l’accetta mettendoci tutto sé stesso. E questa volta il legno si spaccò in due con un unico colpo.

FINE 

   
 
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