Titolo: We're
nothing but scars
Fandom: Skins
Personaggi/Pairing(s): Elizabeth
"Effy" Stonem/Frederick "Freddie" McClair
Rating: giallo
Warning: oneshot,
angst, het, accozzaglia di banalità, vago nonsense
(ultimamente non riesco a scrivere altro. Subconscio, cosa stai
cercando di dirmi?)
Challenge/Prompt: scritta
per il Summer quote contest sul
forum di EFP, con il prompt “God knows
we’re all drawn to what’s beautiful and
broken” (Clockwork Prince) + scritta per il British Kink meme, con il prompt Freddie/Effy
- cicatrici
Timeline: ambientata
durante la s4.
Credits: tra
le righe, qualche rimando e citazione dell'episodio 4x05 (la scena del
prato, in particolare #originalitànonqui)
Freddie ha una cicatrice nell'incavo del polso.
Piccola e sottile, si perde tra quelle più visibili - ricordi di brutte cadute con lo skate, di azzuffate nei pub e vetri rotti.
È quasi insignificante, ma è diversa da tutte le altre, perché non è la semplice traccia di una ferita accidentale.
Effy lo sa perché Freddie a volte la nasconde senza accorgersene sotto i braccialetti di cuoio o le maniche lunghe dei maglioni.
Lo sa perché è una cosa – forse l'unica - di cui lui non le ha mai voluto parlare, eppure le permette sempre di accarezzare quel segno con il dorso delle dita come se potesse rivelarle un segreto che le parole non hanno il coraggio o la forza di raccontare.
Lo sa e basta.
Sente Freddie rabbrividire lievemente, vede la luce cambiare all'improvviso nel suo sguardo, e d'un tratto c'è solo la voglia di sfiorare con le labbra quella pelle morta, e che pure vive.
(Freddie ha una cicatrice nell'incavo del polso, ed è sbagliato che Effy la trovi bellissima, vero?)
Sì, lo è.
Non c'è da stupirsene, comunque. Lei è una di quelle che al mondo non ci sanno proprio stare. Che pensano, agiscono, odiano e amano tutto al contrario di quel che si dovrebbe.
Freddie invece le sembra giusto, la cosa più giusta e sensata che sia riuscita ad afferrare.
In mezzo alle ombre che si infrangono l'una sull'altra, che sussurrano la loro follia e graffiano fino a farle sanguinare la gola per trattenere il pianto, lui è l'unica voce che abbia un senso.
La sua presenza combacia alla perfezione con l'assenza di Effy, ne riempie i vuoti e i silenzi come se non avesse mai fatto nient'altro nella vita, come se fosse nato con quell'unico scopo - imprimersi a fondo, dove nessuno è mai arrivato prima.
Leviga le cose taglienti e che fanno paura. Confonde e mischia il nero con la luce fino a quando non sembra un colore anche quello. Un colore splendido e che non esiste, come non esiste un universo al di fuori di quello in cui vivono loro due insieme.
Ma se Freddie si allontana, subito i demoni tornano.
(I demoni mangiano. Non c'è via d'uscita. Non si può scappare. Mai. Mai. Mai.)
Freddie deve mettersi in salvo, perché adesso loro sanno.
Sanno che lui è giusto, ed Effy è sbagliata.
(Un errore. Non doveva andare così.)
È per questo che i mostri si nutrono così volentieri di lei. Il motivo per cui spalancano le fauci e dilaniano ogni cosa che incontrano.
(Non va bene, non va bene niente. Bisogna accettarlo una volta per tutte. Arrendersi. Sarà meno doloroso, così.)
O forse no.
Effy sa di avere una specie di difetto di
fabbrica a renderla diversa dagli altri, qualcosa che si tiene addosso
e che potrebbe distruggerla.
Non si capisce bene se sia un dettaglio anatomico, una merda di
malattia mentale o roba simile, ma da che Effy abbia memoria
c'è sempre stato.
Da prima del divorzio dei suoi genitori. Prima ancora dell'incidente di
Tony.
(Sempre. Sempre. Sempre.)
È il suo segreto più grande, e l'ha nascosto, così ben protetto da strati di silenzio e falsa indifferenza, che quasi a volte si dimentica di avercelo.
(Però esiste.)
Pulsa, ed è come avere una bomba ad orologeria sepolta nel cervello, nel cuore, spezzata in ogni cellula e - tic toc, tic toc – ad ogni respiro più vicina all'esplosione.
Grida a vuoto, ed è come l'urlo muto dei morti affogati.
Cresce, cresce come un cancro, e un giorno la ucciderà.
Effy era sicura di aver imparato a conviverci, di riuscire a tenerlo sotto controllo.
Ma adesso no, non ne ha le forze, e lei non ha mai sopportato di essere debole.
Ma come fanno gli altri, quelli normali?
Non lo sanno quant'è pericoloso? Non lo sentono
quant'è spaventoso?
Ti beve via tutto, la felicità. Ti scompone in una creatura
distorta e mutilata, l'amore.
E alla fine riattacca insieme i pezzi solo per poterti fare a brandelli un'altra volta.
Un danno irreparabile. Non torni più come prima.
(E tanto, Effy non è mai stata intera per davvero, quindi non cambia niente, no?)
Sarebbe così semplice se quello che era nato come uno stupido gioco lo fosse ancora.
Invece non lo è, forse non lo è mai stato, nemmeno in quei primi giorni di scuola.
Era già scritto negli sguardi di Freddie, nella distanza tra il suo braccio e quello di Effy, poggiati sul banco, nel calore familiare e intimo emanato dalle loro mani vicine, esitanti ma sicure nello sfiorarsi con delicatezza.
Eppure, Effy si domanda di nuovo cosa ci
sia, in lei, che valga la pena di essere salvato.
Cosa spinga Freddie a restare, adesso, e combattere a mani nude
l'impossibile.
A farsi spezzare il cuore ad ogni secondo in cui le è
vicino.
Farsi violenza per ingoiare ogni sorso di quel dolore incomprensibile.
Prenderlo e farlo suo. Amarlo con tutta la disperazione e la devozione
di cui è capace.
E all'improvviso la risposta diventa talmente ovvia da fare male.
(Freddie ha una cicatrice nell'incavo del polso, ed è sbagliato che Effy la trovi bellissima, vero?)
No, non è poi così grave, in fondo.
*
N/A: *sospira
perché le note finali non dovevano esserci affatto*
Ho lasciato spazio (anche troppo)
all'interpretazione, ma nella mia testa, la cicatrice di Freddie
è collegata alla vita (e alla morte) della signora McClair -
che, per chi non lo ricorda, era affetta da depressione e si
è infine suicidata. In futuro mi piacerebbe scriverne in
modo più dettagliato (mi stupisce che nel fandom nessuno
abbia trattato il subplot della mamma di Freddie, davvero... Ma probabilmente sono tutti impegnati a
detestare Freds per il suo fantomatico piattume come personaggio. E
qui chiudo con le polemiche) – dicevo, avrei voluto
approfondire la cosa, ma non c'è stato spazio,
più che altro perché il POV e la situazione di
Effy avevano la precedenza. Sono piombata allegramente (?) nel
sense-nonsense della sua mente e non c'è stato verso di
uscirne. Chiedo scusa a lei, per non averle reso giustizia, e chiedo
scusa a chi ha letto.
Con mia assoluta e sincera sorpresa, questa shot s'è classificata 1° pari merito al contest. Riporto il giudizio di Ecate, che ringrazio tanto (ma che a mio parere è stata troppo buona /O)
We’re
nothing but scars – Nemo From Mars 22.5/23
Grammatica,
sintassi, ortografia: 5/5
Forma: 5/5
IC: 5/5
Originalità: 4.5/5
Attinenza
al prompt: 3/3
La
forma è perfetta. Asciutta, e tuttavia leggera, ha tutto il
profumo di Skins, della facilità con cui lo show scava nei
temi più orridi e profondi e catastrofici di una vita che
tutti noi conosciamo.
Le
frasi tra parentesi si amalgamano alla perfezione con tutto il resto,
creando un leggero dialogo tra Effy, i suoi demoni, e una specie di
voce esterna, un giudizio obbiettivo da qualche parte oltre lo schermo.
Effy
è lei, con i suoi pensieri acuti, disturbati e a tratti
infantili, eppure sempre così profondi.
C’è un senso di protezione nei confronti di
Freddie che intenerisce, e sferza ancora di più per quel che
significa per una come Effy. Freddie è solo una presenza a
margine in questo schermo, il fulcro di tutti i pensieri di Effy,
eppure anche solo così riesce ad essere lui, IC fino
all’ultimo nella sua ostinazione di stare vicino ad Effy, di
aiutarla, di salvarla.
La
scena è calma, placida, nonostante il rimestare dei pensieri
inquietanti, quella di un normale stream of consciousness, ma cozza
piacevolmente con la gravità di quel che passa per la testa
ad Effy, ed è completamente nuova, proprio per il
particolare che ha scatenato l’intera fan fiction: la
cicatrice.
È
un punto di vista, un’opzione, che nessuno ha mai esplorato.
Di Freddie si racconta tanto con Effy, con Cook, ma difficilmente si
parla di cose che siano sue e basta, e per questo mi sento di darti una
valutazione alta per l’originalità.
La
fan fiction aderisce alla perfezione alla citazione proposta, sia dal
punto di vista di Effy che di Freddie, entrambi attratti
inevitabilmente l’uno dall’altro, entrambi
stupendi, ed entrambi distrutti, incrinati.
Vorrei
spendere qualche parola in più, ma poi questa diventerebbe
una recensione, non più una valutazione, e sparerei
fangirleggiamenti vari molto ormonali e lacrimevoli.