PENSIERI...
 

Me ne sto sdraiato sul suo divano guardandola mentre svolge diligentemente il suo lavoro. I lunghi capelli neri le ricadono sulle spalle incorniciandole il viso ormai quasi coperto dalla marea di scartoffie accumulate sulla scivania. L'espressione fiera contrasta con la tristezza che leggo nel fondo dei suoi occhi.
Lei così piccola e fragile eppure così forte da resistere a ogni dolore che ha vissuto nell'infenzia, per colpa del padre, e ogni giorno per la violenza dei crimini a cui è costretta ad assistere.
Un pò la invidio... convinta di poter portare l'intero mondo sulle spalle, si alza ogni giorno incurante del dolore e cammina a testa alta per renderlo migliore. A volte crolla ed allora si rinchiude nel suo studio piangendo silenziosamente per non essere un peso per gli altri.
Incosciamente chiudo gli occhi ripesando a tutto quello che avevo passato in questi anni al CBI. Anzi avevamo perchè, in un modo o nell'altro, lei c'è sempre stata: quando stavamo per morire soli in mezzo al deserto chiusi in un container; quando, per risolvere un caso in un laboratorio, ho fatto credere che nell'aria ci fosse un gas mortale. Quando le prove dicevano il contrario, lei credeva in me ciecamente e lo ha fatto anche quando, deludendo l'intera squadra, ho ucciso l'uomo che credevo Red John.
Lei ha saputo perdonarmi, è diventata la mia ombra, il mio punto di riferimento.
Ma la cosa veramente straordinaria di Teresa è che non mi ha mai giudicato, non mi ha accusato puntandomi il dito contro al primo sbaglio, si è limitata a darmi consigli, lasciandomi la possibilità di scegliere ciò che ritenevo giusto anche se non lo era...
Avrebbe potuto abbandonarmi in qualsiasi momento, lasciarmi sprofondare in quel baratro di solitudine e vendetta che mi porto dietro da quel dannato giorno.
Ma no. Lei è stata forte per tutti e due. Mi ha teso la mano riportandomi alla luce, mettendo a rischio il suo lavoro, la sua vita per me. Ed io come l'ho ripagata?! Forse non la merito...
Riapro gli occhi di scatto sentendo su di me il suo sguardo. Lentamente mi volto e i suoi occhi si scontrano con i miei, brividi mi percorrono il corpo e un sorriso ebete si forma sul mio viso ancora prima di rendermene conto. Ha sempre cercato di capire i miei pensieri ma aimè il mentalista sono io.
La guardo osservarmi stupita per il mio repentino cambio di umore mentre le sue gote si tingono di un leggero rossore, conscia di essersi fatta prendere con "le mani nel sacco".
-Dillo Lisbon che non puoi staccarmi gli occhi di dosso!- escalmo aumentando ancora di più il mio sorriso, che però sista pian piano trasformando in un ghigno malizioso.
-Forse nei tuoi sogni- risponde sfidandomi con lo sguardo.
Non resisto, lentamente mi avvicino a lei intrappolandola tra lo schienale della sedia e il mio corpo, le braccia che bloccano ogni via d'uscita. mi avvicino cautamente (d'altra parte, dei due, è lei quella che porta la pistola!) e mi abbasso fino ad arrivare al suo orecchio. -Oh credimi, nei miei sogni fai tutt'altro che guardarmi- soffio provocante e credetemi non ho bisogno di mentire questa volta.
Non le lasci il tempo di rispondere, mi allontamo chiudendomi alle spalle la porta del suo ufficio appena prima che una spillatrice si schiantasse contro di essa.
Non c'è che dire, la MIA Teresa è proprio forte.
Mi dirigo a passo svelto in cucina, deciso a prepararmi un buon the.
ora sono sicuro di una cosa: ho ancora una possibilità e questa volta non intendo sprecarla.