Le visioni di un
pendolare
Scomodo sedile in plastica
Che mi massacra le anche.
Le cuffie annerite,
prima di un bianco latteo,
mi ricadono sul petto, mollemente.
Fuori dalle orecchie c’è
Un turbinìo di volti e voci,
ma nel sole dritto sul viso
si perde l’ultima vocale aspra.
Chiudo gli occhi, tutto tace
O si agita, vive o si ferma:
il cervello proietta miti.
Il caos è fuori, e lì può rimanere,
bloccato, freddo, cristallizzato.
Nulla intacca lo spirito attivo:
miti, spade e lotte vive.
Nella mente assopita c’è
Il colore che corre.
Feda Raskolnikov