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Autore: Noisy Killjoy    05/09/2012    1 recensioni
Adam Lambert è un giovane cantante in vacanza a Roma, dove per caso incontra un ragazzo biondo che gli mostrerà quanto possa essere bella la città, soprattutto in sua compagnia
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rome is magic
 
Adam odiava gli alberghi. Per il semplice motivo che, quando sei una diva, sei obbligato a portarti appresso una collezione di valigie non indifferente e quando devi salire in ascensore ti devi appiattire come una sardina. Aveva mollato al facchino la maggior parte dei bagagli ma non poteva proprio separarsi dalla borsa con il suo computer e la tracolla con portafogli, chiavi della Mustang e pennarello per gli autografi.
Ultimo piano, perfetto…-pensò, l’albergo aveva cinque piani e a quanto pareva nel periodo estivo Roma era piena di turisti che affollavano i luoghi come quello; era contento di dover passare due settimane in Italia, non solo perché il suo album aveva registrato un record di vendite da far spavento lì, ma anche perché aveva sempre desiderato visitare quel magico paese-bè, ci sono delle tappe italiane nel tour, ma non Roma, mi conviene godermela finché posso…ah, ecco l’ascensore- estremamente contento del fatto che fosse vuoto, ci si infilò dentro sogghignando-troppo bello per essere vero…- infatti all’ultimo arrivarono altre quattro persone, un uomo sulla quarantina con due pestiferi ragazzini che urlavano qualcosa in italiano e un ragazzo-ma chi cazzo è?- Adam si bloccò a fissare quel giovane, senza accorgersi di avere la bocca dischiusa come un idiota. Era pallido, quasi cadaverico, dei capelli biondi ricadenti da un lato che gli coprivano per metà la sfilza di orecchini di metallo; indossava una maglietta bianca quasi trasparente con un logo al centro-NOH8- e un paio di calzoncini attillatissimi al ginocchio accompagnati da Nike nere e oro. Ma ad Adam non gliene poteva fregare di meno delle Nike, lui puntava i suoi occhi, due grandi occhi nocciola che, sì, stavano guardando proprio lui, con quel velo di eyeliner che gli davano un aria vagamente tenebrosa e le sue cuffie che sparavano- non ci credo- il moro sorrise involontariamente- questa è Fever.
Uno dei due ragazzini gli tirò una gomitata nello stomaco mentre tentava di entrare mentre suo fratello costrinse il ragazzo biondo a incespicare in avanti, a qualche centimetro dal viso di Adam
“A che piano?” chiese l’uomo, che era più vicino ai pulsanti “Ehi, dico a voi, a che piano andate?” i due si stavano guardando negli occhi e sentirono ben poco di quello che diceva, ma riuscirono comunque a dire all’unisono
“Quinto” per poi aggrottare reciprocamente le sopracciglia-abbiamo lo stesso piano pure…-il moro passò il tragitto a spostare gli occhi dal pavimento al ragazzo, era la prima volta che si sentiva così timido, lui, Adam Lambert, lui che di timido non aveva niente, lui che saliva sul palco e cantava, che si strusciava sui ballerini e andava ai rave party con i capelli blu, eppure si comportava come una ragazzina, cogliendo ogni occasione per guardare quell’affascinante giovane e diventare rosso come un peperone quando si accorgeva che anche l’altro lo stava fissando.
Quinto piano, ci siamo- il biondo uscì consentendo anche agli atri di scendere, Adam per ultimo, controllò sul cartello dove fosse la sua camera e ci si avviò-ok, lo sta facendo apposta?- il ragazzo gli camminava di fianco, un mezzo sorriso sul volto
“California vero?” gli chiese, guardandolo di nuovo con i suoi occhi
“Cosa?” non riusciva a concentrarsi con lui accanto
“Vieni dalla California no? San Diego”
“Oh, sì, come fai a saperlo?” rispose, il biondo ampliò il suo sorriso
“Ahahah! Come se non ti fossi accorto che stavo ascoltando una tua canzone…”
-stupido, stupido, stupido…- si disse, voleva sprofondare al di sotto del pavimento
“”Oh…ehm…giusto…tu sei?”
“Ah, scusa, non mi sono ancora presentato, mi chiamo Tommy Joe Ratliff, è un vero piacere conoscerti” si fermò in mezzo al corridoio con la pallida mano tesa verso di lui, le unghie smaltate di nero
“Il piacere è mio, io sono…”
“Adam Lambert, certo, tutti ti conoscono…” Adam rimase lì impalato con la mano in quella del ragazzo, con un sorriso ebete stampato in volto “Posso farti una domanda?” continuò, senza staccare la mano
“Certo, chiedi pure” –sì, ti faccio un autografo, ci facciamo la foto insieme e ce la metto io su twitter come trofeo, no, non ci saranno tappe in Paradiso per il mio tour- Adam si figurava già le risposte
“Che fai stasera?”-cosa hai detto? Stai parlando con me? Perché?
“Io? St…stasera? N…niente…Perché?” il moro stava andando in iperventilazione
“Ti va di…bè, insomma…cenare con me?” il cuore di Adam si fermò per qualche secondo, indeciso se continuare a battere o far cadere a terra svenuto il suo possessore, il volto di Tommy si incrinò d’incertezza “Sì se…hai altro da fare…sì fa…fa lo stesso…” abbassò lo sguardo imbarazzato
“No-no! Cioè, sono libero, cosa…cosa vorresti fare?”
“Davvero?! Ti porto in un posto speciale, passo verso le otto, in che camera sei?”
“Ehm…412, allora…ci vediamo alle otto, ciao Tommy”
“A dopo Adam”
Si salutarono all’incrocio di due corridoi e Adam si affrettò a raggiungere camera sua, davanti alla porta c’erano già i bagagli, un trolley, una mega borsa e uno zaino; dispose tutto nell’armadio e si fiondò sotto la doccia, quel ragazzo lo aveva completamente stordito- ma che mi prende? Tommy…Joe…Ratliff…occhi, sorriso, mani, voce, odore…Tommy…cazzo.- spostò l’acqua sul massimo del freddo per farsi passare il momento- Perché me? Perché lui? Perché i suoi occhi sono dannatamente incantevoli? Perché i suoi pantaloni sono dannatamente…cazzo, di nuovo…ma quante docce fredde devo fare perché ritorni a posto? Ma cazzo…questo Tommy me la pagherà…
Alle otto esatte Adam stava passeggiando nervosamente su e giù per la camera nella sua maglietta bianca e gilet e i suoi jeans strappati che ricadevano sugli anfibi, aveva passato un’ora scegliere cosa mettere e un’altra mezz’ora a truccarsi e pettinarsi, i suoi capelli corvini salivano in aria, fissati con il gel e i suoi occhi avevano solo una striscia di eyeliner, alla “bravo ragazzo”, controllò l’orologio, le otto e tre- dov’è Tommy? Perché non è ancora arrivat…- qualcuno bussò alla porta, Adam si precipitò ad aprire, trovandosi davanti un cameriere- ma che diavolo…- la moquette di fronte alla sua camera era cosparsa di petali di rosa rossa
“Cosa…?”
“Da parte del signor Ratliff, dice di raggiungerlo di sotto e le offre questo” il cameriere aprì un vassoio, all’interno c’era una rosa dai petali azzurro cielo, quasi bianco, Adam la prese titubante, poi chiuse la porta della stanza e raggiunse la hall, dove Tommy sedeva in una poltrona a gambe accavallate leggendo una rivista; indossava una camicia viola sbottonata sul petto e un paio di pantaloni lunghi di pelle, quando vide il moro, sorrise chiudendo il giornale e alzandosi, i suoi capelli ricadevano sempre da un lato ma con più cura e sugli occhi aveva uno strato di eyeliner e ombretto nero
“Piaciuta la sorpresa?” chiese avviandosi incontro all’altro
“Altroché, è stato splendido, veramente, grazie, e poi questa rosa…” Adam sollevò la mano a mostrare il suo regalo
“E’ stato veramente impegnativo trovare una rosa che si intonasse con i tuoi occhi alle sette di sera a Roma…”
“Con…i miei occhi?” Adam non ci poteva credere, ma chi era quel ragazzo?
“Sì bè, i tuoi occhi non hanno un colore particolare ma questo è quello che ci assomigliava di più…andiamo?”
“Dove mi porti?”
“Te l’ho già detto, in un posto speciale, goditi il tragitto, e mettiti questo…sì lo so, i tuoi capelli ne risentiranno, ma fidati, ne vale la pena” gli porse un casco da moto che il moro guardò quasi spaventato
“Ok, ma solo perché mi fido di te” prese il casco e seguì Tommy fuori dall’albergo, dove ad attenderlo c’era una Vespa blu notte con i parafanghi tirati a lucido “Questa è…”
“La mia moto sì, non sarà una Yamaha ma…”
“E’ perfetta”
Tommy guidava con fluidità, superava le macchine e i tram della città illuminata dai lampioni come se fosse la cosa più naturale del mondo, Adam dal canto suo si teneva aggrappato al suo torace appoggiando la testa munita di casco alla sua schiena, si sentiva benissimo, anche se non era mai salito su una moto in vita sua, quello gli sembrava il momento più buono per cominciare.
“Eccoci” Tommy fermò la moto in una viuzza poco illuminata, Adam scese sempre appoggiandosi alle sue spalle, che compì un arco perfetto con la gamba per scavallarsi dalla moto “E’ piccolo, ma secondo me è il miglior ristorante di tutto il Lazio” lo condusse davanti ad un locale, dove fuori c’era una lunga fila di persone in attesa di entrare, le sorpassarono e varcarono la porta
“La fila è un optional?” chiese Adam
“Per me sì…ehi Baffo!” Tommy si diresse ad abbracciare un uomo sulla cinquantina, con lunghi capelli grigi e enormi baffi dello stesso colore
“Aò, Tommy Joe, che te stai a portà n’amichetto tuo?” l’uomo gli strinse la mano “Lui è Adam, hai un tavolo?”
“Che te pare che nun ce l’ho? Vieni, vieni…damme dieci minuti e te porto da magnà eh?”
“Ma certo, grazie” rifilò loro un piccolo tavolo in un angolo e se ne andò
“Lo conosci?” chiese Adam
“Sì, vengo spesso a Roma, è una città magica…”
“Perché? Lavori qua?”
“Non ho un posto preciso dove lavorare, sono un musicista, suono il basso e la chitarra”
“Sul serio? Suoni in qualche band?”
“Quando capita, sennò mi aggrego a qualche bar e suono per loro”
“E stavolta perché sei venuto?”
“Domani c’è una parata del NOH8, vado a manifestare…e poi ieri ho suonato per dei tizi…” la conversazione prese la piega musicale, Tommy era un ottimo adulatore, secondo Adam il suo miglior fan, sapeva suonare le sue canzoni e glorificava i suoi testi.
La cena passò in fretta, fra un’amatriciana e una torta al limone, uscirono dal locale, avviandosi per la via a piedi
“Che te va ‘n gelato?” chiese in italiano Tommy
“Come?”
“Ti va un gelato?”
“Certo, lì?” rispose, indicando una gelateria appena fuori dal ristorante
“Naa, un po’ più lontano” afferrò il casco della moto e ripartirono, per poi arrivare in un'altra via dieci minuti più tardi, erano vicino al Tevere
“Guarda Adam, questo è il quartiere di Trastevere, vieni” Tommy lo trascinò in mezzo alle stradine per poi sbucare in una piazza “Ah, eccoci…questa è Piazza Trilussa, e quella è una buona gelateria…oddio! Ci sono le ciambelle!” il biondo notò un bancone che emanava un  profumo dolciastro
“Ciambelle? Ma sono enormi!” esclamò Adam, in effetti avevano una spanna di diametro ed erano ripiene di nutella
“Ma sono buonissime fidati”
“Tommy, io non mi posso permettere tutte quelle calorie, le mie fan mi picchierebbero…”
“Allora assaggerai la mia, io ho un bisogno fisico di ciambelle” dieci secondi dopo il moro aveva inciso un profondo morso vampiresco nella ciambella di Tommy
“E’ la cosa più buona che abbia mai assaggiato!” Adam saltellava per la piazza costringendo il biondo a corrergli dietro ridendo
“Adam, ci stanno guardando tutti…” lo prese a braccetto e lo portò via, verso il Tevere “Vieni via prima che ci arrestino per disturbo alla quiete pubblica…”
“Ahahah! Dio, mi sto divertendo da morire…”
“E’ la ciambella che fa questo effetto”  stavano passeggiando sul ponte per l’isola Tiberina
“No, è Roma, e tu”
“Se ti facciamo diventare così esuberante dovresti stare sempre qui”
“Non avevo mai visto questa città…in questo modo, tu la fai sembrare così…magica”
“E non hai ancora visto il meglio, ti va un ultimo giro in Vespa?”
“Ma certamente!” rispose Adam, anche se sperava con tutto il cuore di farne altri mille identici.
Arrivarono davanti ad un imponente viale, lasciarono lì la moto e proseguirono fino ad uno spiazzo “Questa è…” cominciò Adam
“Ah-ah, sì Adam, è la fontana di Trevi” il moro era semplicemente estasiato
“Oh Tommy…è splendida…”
“Bè, per dirlo dovresti avvicinarti un po’ di più” Tommy lo portò sgomitando tra la folla giù per le scale fino a trovarsi di fronte l’imponente statua “Sai che film è stato girato qua?”
“Sì, La Dolce Vita, il famoso bagno nella fontana, perché?” Tommy si pose di fronte a lui, che dava le spalle alla fontana
“Perché questa è la sera più dolce della mia vita, e tu sei una star, una vera diva, e nessuna diva esce da qui senza questo” così dicendo gli prese entrambe le mani, avvicinandosi al volto del moro, il cuore di Adam batteva all’impazzata, quasi non riusciva a respirare mentre anche lui si avvicinava, la mano del biondo gli accarezzò il petto, provocandogli un brivido
“Tommy…” ormai gli respirava praticamente sul volto
“Dovrai aspettare ancora cinque minuti” il biondo gli posò due dita sulle labbra “Io intendevo questo” con inaspettata forza, lo prese in braccio e lo gettò di peso nella fontana, provocando stupore e urla in tutta la piazza.
Adam riemerse dall’acqua scuotendo i capelli, che si erano mossi di poco grazie al gel
“Ma tu sei pazzo!” il trucco gli colava dal viso ma aveva un largo sorriso divertito sulle labbra
“Lo so!” gridò Tommy in risposta, saltando a sua volta in acqua, schizzando ulteriormente la già bagnata maglietta dell’altro
“Sei veramente uno psicopatico Tommy Joe…” disse Adam avvicinandosi
“Non è la mia frase romantica preferita…”
“Dov’eravamo rimasti?” Adam gli cinse la vita con un braccio, premendo i loro corpi insieme, Tommy gli passò una mano tra i capelli bagnati
“Più o meno qui”  sussurrò l’altro sfiorandogli le labbra con un bacio-oh no, a me così non basta- pensò Adam sporgendosi verso di lui e tenendolo stretto, lasciando che si appoggiasse alla roccia della fontana, gli dischiuse le labbra sentendo ancora il gusto di nutella, sorridendo
“Perché ridi? Bacio così male?” gli chiese Tommy, staccandosi di poco
“Assolutamente no, ora se non ti dispiace…” Adam si rigettò sulla sua bocca
“Hai fretta Lambert?”
“Stai cercando di farmi diventare pazzo Ratliff?”
“Mh…probabile…tu che dici?”
“Che dovreste uscire da lì subito” la voce di un carabiniere li interruppe, lasciando Adam a bocca asciutta, estremamente scocciato; guardò l’uomo con una sufficienza degna della principessa delle Indie
“E tu che vuoi?” lo snobbò
“Ehm…Adam…quello è un carabiniere…forse dovremo ascoltarlo” suggerì Tommy
“Ah sì? Ha appena interrotto il momento più romantico della mia vita, sai almeno chi sono?” si rivolse all’uomo
“No e non mi interessa, uscite o vi arresto”
“Ma dico l’hai sentito? Potevo scrivere una canzone su questo…l’ispirazione non mi verrà mai più…”
“Adam…” Tommy cercava di rimanere serio ma stava ridendo sotto ai baffi, nascondendo il volto dietro le spalle del moro
“Allora? Volete uscire? O vi devo trascinare fuori a forza?”
“Mh…normalmente mi sarebbe piaciuto essere ammanettato da un uomo in divisa ma…mi spiace, lui è più attraente”  prese Tommy per mano e uscirono sgambettando dalla fontana, ad attenderli c’erano già fotografi e giornalisti
“Non ve la caverete con poco, ci sono multe salatissime per chi vandalizza le sculture” disse il carabiniere
“Oh, insomma, io sono Adam Lambert! Io POSSO farlo! E comunque, altro che vandalizzare, la mia splendida figura vale molto di più che questi barbuti…” accennò alle statue dei tritoni alle spalle “...A proposito, carta o bancomat?”
Due ore dopo, Adam e Tommy si trovavano nel salotto dell’albergo a guardare la tv, era mezzanotte passata
“Stanotte due americani, tra cui il famoso cantante Adam Lambert, si sono tuffati nella fontana di Trevi, scatenando la curiosità di turisti e giornalisti che si sono precipitati a scattare foto e mandarle sul web, vari siti di gossip li stanno trasmettendo in tutto il mondo, scatenando il delirio tra le fan che vedono già la nuova coppia del momento…” Tommy spense la tv, accoccolandosi meglio sulla spalla di Adam, che lo stava abbracciando, erano appena tornati dal commissariato, dove erano stati sottoposti a una bella lavata di capo da parte del maresciallo, che li risparmiò dall’arresto solo perché la sua figlioletta dodicenne impazziva per il grande Glambert
“Congratulazioni, ci hai fatto finire su tutti i telegiornali d’Europa…” iniziò  il biondo
“Sei tu che mi hai buttato in acqua piccolo teppista…” Adam gli arruffò affettuosamente i capelli
“Ma sei tu che hai litigato con quel tipo, maleducato di un americano…”
“Mi aveva interrotto…odio essere interrotto quando sto in paradiso…”
“Puoi tornarci se ti va…” Tommy si voltò offrendogli le sue labbra a pochi centimetri dal volto
“Ma certo, vieni un po’ qua biondino…” riconciliò la sua bocca con quella dell’altro, spingendolo sotto di sé sul divano
“Ehm…scusate?” la voce titubante del portinaio si fece sentire dalla hall
“Che vuoi?!” strillò Adam, voltandosi, in effetti, non era proprio il momento ideale, e nemmeno il posto
“No-no….solo…fate pure…non…c’è problema…tranquilli…ehm…buonanotte” e svicolò fuori
“L’hai spaventato…bravo” Tommy sogghignava mentre gli toglieva il gilet
“Questi italiani…sempre a interrompere…”
“Bè…c’è sempre camera mia volendo…” lo stuzzicò ulteriormente
“Sarebbe più comodo ma…chi mi garantisce che riuscirò a trattenermi fino lassù?”
“I tuoi pantaloni estremamente aderenti che non riusciresti mai a togliere in ascensore tesoro” rispose il biondo
“Mh…è una scommessa?” lo prese per mano trascinandolo nell’ascensore senza smettere di abbracciarlo e baciarlo
“Non resisterai…ehi! La mia camicia…mi serve ancora sai…” Adam era entrato nell’ascensore e gli stava sbottonando malamente la camicia viola, Tommy dal canto suo non sembrava essere poi così contrariato dato che armeggiava con la maglietta dell’altro, che non riusciva a sfilare a causa dello spazio ristretto e dei suoi movimenti frenetici
“Sai quanto me ne frega della tua camicia…Tommy Joe stai fermo per favore, non riesco a centrarti la bocca così” ride il moro prendendo l’altro per i polsi e spingendolo contro il muro del corridoio del quinto piano
“Sai quanto me ne frega della bocca piccolo…” cercò a fatica le chiavi nella tasca dei pantaloni
“Faccio io?” sorrise malizioso Adam, abbracciandolo da dietro e infilandogli una mano nella tasca, facendolo sobbalzare
“Uh! Ma che prepotenza Lambert…” aprì la porta e lo gettò sul letto, Adam rimase un attimo ad ammirare il torace pallido e perfetto del biondo prima di trascinarlo giù sopra di sé e poi sotto le lenzuola, lo stava facendo impazzire, per la prima volta in tutta la sua vita, Adam desiderava così ardentemente possedere qualcuno, avere la certezza di appartenere l’uno all’altro; con i loro corpi nudi e uniti che si completavano a vicenda, le loro parole smorzate dai baci e le mani intrecciate, si sentivano completi come una persona sola, due corpi che battevano al ritmo di un unico cuore ed un unico desiderio. E quando finalmente Adam lo sentì
“Adam…Adam” Tommy invocava il suo nome
“Dillo Tommy, gridalo, urlalo, io sono tuo amore” gli sussurrava all’orecchio accarezzandogli la schiena e lo portava nel suo mondo perfetto, al limite della sua resistenza
“Adam…” ansimava il biondo, e quando finalmente l’urlo arrivò fu così forte da squarciare il cielo stellato romano, risvegliare i ruggiti dei leoni del Colosseo che morivano impotenti sotto la spada dei gladiatori, Tommy ruggì il nome dell’unico uomo che gli aveva rubato cuore e anima abbandonandosi al suo abbraccio che lo teneva incollato al tetto del paradiso, sopra le nuvole e sopra tutte quelle persone ignare dell’amore infinito che provavano.
  
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