Crossover
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Autore: ToraStrife    07/09/2012    3 recensioni
- La mente degli umani è così debole che si frantuma alla sola visione di uno di noi nella sua vera forma. Ed è ciò che faremo anche con la prossima dimensione. E non ci sarà bisogno di muovere un dito, perché chiunque impazzisce al nostro cospetto. -
- Tu mi parli di pazzia, caro Nyarlathotep, ma sappi che esistono personaggi che trascendono la follia, ne sono amici e compagni. E tu con essa non sarai in grado di piegarli, perché essi ne sono affetti e immuni allo stesso tempo -
- Ah sì? E chi sarebbero queste "incarnazioni della follia"? -
- Una pazza del mio mondo, uno djnn, una maschera, un coniglio e tre animaletti non meglio definiti. Ah sì, una creatura artificiale dalle fattezze di una piccola umana. -
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anime/Manga, Film
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Breaking the 4th walls of sleep
" Penso che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana di mettere in relazione i suoi molti contenuti. Viviamo su una placida isola d'ignoranza in mezzo a neri mari d'infinito e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano. Le scienze, che fi­nora hanno proseguito ognuna per la sua strada, non ci hanno arreca­to troppo danno: ma la ricomposizione del quadro d'insieme ci aprirà, un giorno, visioni così terrificanti della realtà e del posto che noi occu­piamo in essa, che o impazziremo per la rivelazione o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di una nuova età oscura. "


(Howard Phillips Lovecraft, Il richiamo di Cthulhu)


Il peggio era successo, almeno in una delle realtà alternative alla nostra, in una dimensione dove i temuti Grandi Antichi & Dei Esterni erano tornati dalle loro rispettive dimore cosmiche e sotterranee, ed avevano ormai assoggettato ogni essere vivente.
Caos e pazzia regnavano ovunque, su un'umanità che impazziva alla sola vista delle mostruose entità lovercraftiane, testimoni di un'apocalisse annunciata e realizzata fin troppo facilmente.
In quel momento un uomo alto e magro, dalla pelle color ebano, stava intrattenendo, 
con un sorriso soddisfatto, una conversazione privata con un collega di un'altra dimensione.
- Le mie più profonde congratulazioni, mio caro Nyarlathotep. -
A parlare, tramite una rappresentazione ridotta di sé stesso, era una strana chimera composta dalla testa di un drago cinese, nonché altre parti di animali vari.
- Ti ringrazio, caro collega. - fu la risposta del messaggero degli Dei Esterni. - Mi dispiace di non poter dire lo stesso di te. -
Il dragoquino fece spalluce, toccando con la lingua di serpente la zanna sporgente.
- Che vuoi farci: a non tutte le divinità del Caos può sempre andare bene. -
Nyarlathotep, forte del suo leggendario titolo di Caos Strisciante, non poté evitare un rimprovero al collega.
- La colpa è tua, che sei un inetto. Nonostante il tuo potere di plasmare la realtà, finisci sempre per farti impietrire alla prima occasione. Dalle nostre parti è diverso, noi portiamo la pazzia al solo passaggio. La mente degli umani è così debole che si frantuma alla sola visione di uno di noi nella sua vera forma - Fece una pausa carica di significato. - Ed è ciò che faremo anche con la prossima dimensione. E non ci sarà bisogno di muovere un dito, perché chiunque impazzisce al nostro cospetto. -
Al contrario delle previsioni di Nyarlathotep, la chimera rispose con una sonora risata.
- Tu mi parli di pazzia, caro Nyarly. - Disse di rimando l'alter ego di Q. - ma sappi che esistono personaggi che trascendono la follia, ne sono amici e compagni. E tu con essa non sarai in grado di piegarli, perché essi ne sono affetti e immuni allo stesso tempo -
Fu il Caos Strisciante a rispondere con una risata.
- Ah sì? E chi sarebbero questi "elementi della follia"? -
La chimera elencò contando ripetutamente sulle dita della mano leonina.
- Una pazza del mio mondo, uno djnn, una maschera,  un coniglio e tre animaletti non meglio definiti. Ah sì, una creatura artificiale dalle fattezze di una piccola umana. -
L'immagine della chimera cominciò a riempirsi di linee orizzontali, chiari segni di interferenze.
- Devo congedarmi, collega, è piuttosto difficile trasmettere pensieri interdimensionali da una statua di pietra, e infatti sto perdendo la ricezione. Buona fort... -
L'immagine svanì.
Nyarlathotep fece alcuni passi rimuginando sulle parole del collega.
Nonostante le frecciatine e il tono di sfida tra i due, sapeva che quelle parole non erano una semplice provocazione, ma un vero e proprio avvertimento.
Se questi elementi potevano rappresentare un intralcio, era meglio levarli di mezzo alla prima occasione. Il messaggero di Azathoth sorrise.
- Perché non farli eliminare tra di loro? -

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Una grande arena, simile a uno stadio da football, in una dimensione incerta.
L'uniformità del cielo scuro si interruppe all'apparire di un puntolino all'orizzonte.
Il puntolino rivelò essere un personaggio mitologico, interamente blu, vestito con camicione hawaiiano e bermuda, un paio di occhiali da sole, mentre cavalcava con fare sicuro un tappeto volante a mo' di surfista.
Ad atterraggio compiuto il tappeto si smaterializzò a uno schiocco di dita del personaggio, il quale era impegnato a guardarsi attorno, in cerca di segni di vita.
- E così sono il primo... -
- Il primo? Ah Genio, aspettavamo tutti te! -
A rispondere era stato un umano, in un costume da bagno a righe fuori da moda da almeno un secolo, con una strana faccia verde, impegnato, su una sedia sdraio, a prendere il sole  con uno specchio per abbronzature appoggiato sul petto.
- Che mi venga... - esclamò stupefatto l'ex-abitante della lampada di Aladdin. - E tu chi saresti? -
- Oh, nulla di che.... tecnicamente, la maschera di un Dio nordico. - si presentò  l'uomo, tramutatosi con l'aspetto di Thor.
- Oh, adesso mi ricordo. Ti chiamano The Mask - annuì il Genio, che volle comunque correggerlo. - Ma hai sbagliato personificazione. Tu appartieni a Loki -
La maschera assunse un tono annoiato. - Loki... Thor... che differenza fa? Non siamo mica nel film The Avengers. - e  gonfiò il suo corpo in un ammasso di muscoli verde che stracciò l'ormai inutile vestito da Dio Nordico. Nella sua nuova identità, Mask volle fare l'inevitabile citazione.
- We have a Hulk! -
- Amico, - obiettò Genio. - Quello è Marvel, che è sotto Disney, quindi roba mia! -
- Questo Hulk va meglio? -rispose Mask con una bandana rossa, parrucca e baffi biondi, mentre stracciandosi la maglietta di Hulk Hogan faceva la rispettiva citazione, questa volta in aperto tono di sfida.
- Cosa farai, fratello, quando la Maskmania  verrà a travolgerti? -
Genio rispose a tono, infoltendo la sua barba e ingrossando gli occhiali da sole, a chiara imitazione di Randy "Machoman" Savage.
- Oooooooooh Yeah, Campione!!!! Scherzi a parte, figliolo, devo dedurre che hai ricevuto anche tu quel messaggio. -
Mask piagnucolò con voce infantile, vestito da fanciullo con un grosso lecca lecca.
- Io pensavo fosse l'invito ad una festa! Io adoro le feste! Invece no! Le clausole parlavano di uno scontro per il destino del mondo! - e tornando l'Hulk verdastro. - Sono stato imbrogliato! RIVOGLIO I MIEI SOLDI! -
- Qua non si tratta solo di soldi. C'é in gioco, appunto, il destino del mondo. - rispose Genio travestito da croupier, mentre giocherellava con le fiches su un tavolo da gioco. - E spero che ti sarai preparato amico mio. Le conosci le regole.... -
Con la magia il Djin assunse l'aspetto di uno scozzese in impermeabile, armato di una spada puntata verso l'avversario.
- .... Ne rimarrà solo uno! -
Lampi e tuoni addobbavano la scena, mentre in sottofondo la voce di Freddy Mercury intonava ...

Here we are, born to be kings
We're the princes of the universe
Here we belong, fighting to survive
In a world with the darkest powers...

- Ehy, ehy, calma, Highlander dei miei calzari. - lo fermò Mask, materializzando una pergamena notarile. - Ti rammento la regola di voi geni: vietato uccidere. -

La mascella del Genio volò verso terra, mentre riassumeva il suo aspetto normale. La Maschera sorrise.
- Io non ho di questi problemi. -
Si tramutò nel Punitore, estraendo una paurosa Santabarbara di lanciarazzi per mano.
Ricorda la mia faccia, djin. E' l'ultima cosa che vedrai. E voglio che tu porti questo ricordo direttamente all'inferno ! -
L'intero arsenale balistico venne scaricato in direzione del povero genio.
Illuminato dal fungo atomico rilasciato dalle ripetute esplosioni, Punisher-Mask fece roteare le armi come un cowboy, e le rinfoderò... in tasca. Successivamente, estrasse un sigaro cubano e se lo mise in bocca, lasciando che un tizzone proveniente dal rogo lo accendesse.
A sorpresa di Mask, una fiammata seguì il tizzone, carbonizzando non solo il sigaro, ma anche la testa dell'uomo.
- Inferno, hai detto? Sono appena tornato da lì. -
Una figura con la tuta da motociclista e le catene uscì fuori dalle fiamme: al posto della testa vi era un teschio in fiamme. Un teschio blu con barbetta.
- Non perdi il vizio di impersonare personaggi Marvel nonostante il copyright, Mask. Preparati allora a subire il giudizio di Ghost Rider! -
La Maschera scrollò la testa per liberarsi dalla cenere e piroettò verso un travestimento da Ninja.
- Troppo caldo amico! Un pò di fresco ti farà bene! - rispose Sub Zero Mask sparando dalle mani un raggio congelante, che tramutò il Genio in una statua di ghiaccio.
Un immediato uppercut a seguire mandò in frantumi la statua.
- FATALITY! - Ridacchiò la Maschera, soddisfatta, prima di venire infilzato alla schiena da un arpione. La punta lo trapassò da parte a parte, cosicché Mask poté vedere la punta fuoriuscire dal suo petto, con il suo cuore infilzato, ancora pulsante.
La Maschera Verde, nella sua invulnerabilità, riuscì lo stesso a ironizzarci sopra, con una voce un pò effemminata.
- Mascalzone, mi prendi alle spalle e trafiggi il mio giovane cuore innamorato! -
- Come over here! - disse Genio nella nuova veste di Scorpion.
- Ehy, non vale usare il teletrasporto. - protestò Mask, prima di venire alitato in faccia dal teschio, divampando in una nuova fiammata.
- E non hai neanche fantasia. - aggiunse la faccia verde, spegnendosi la testa ardente con una bottiglia da seltz.

- Che incontro emozionante! Che combattimento sostenuto! Chi dei due colossi della magia riuscirà a prevalere? Amici spettatori, io quanto voi sono così emozionata che non riesco assolutamente a fare previsioni! Qual'é la tua opinione in merito, mia cara collega? -
- Oyo! Che bello! -
- Oh, beh... molto esauriente! -

All'udire questa conversazione, i due contendenti si fermarono, girandosi in direzione delle interlocutrici.
Un tavolino con due microfoni e due sedie.
Sedute, una stravagante cavallina rosa che non smetteva mai di parlare, coadiuvata da un'assistente piccola e occhialuta che si limitava a sorridere e fare qualche battuta insensata.
Sentendosi osservata, la logorroica equina si interruppe, e sfoggiò un sorriso colpevole. L'altra sembrava non curarsi della situazione.
Fu il Genio a lamentarsi.
- Insomma, nel caso non l'aveste capito, siete tutti dei concorrenti. -
La cavallina ridacchiò giustificandosi.
- Scusate, non ho saputo resistere! L'occasione di fare da commentatrice era davvero troppo invitante! -
- Hahaha! Vero! - Disse in sostegno l'altra cronista.
Mask tramutatosi in un guardialinee alzò la bandierina e si unì alla protesta.
- Il genio ha ragione!  Non è carino starsene a commentare mentre due combattono. Anche se si tratta di una bambina e di un... una... - 
Mask ingigantì gli occhi trasformando le pupille in due piccoli cuoricini luccicanti.
- .... Una cavallina che parla! Maaa che carina! - e con voce (e aspetto) infantile - Ho sempre desiderato un pony! Ho sempre desiderato un pony! Lo chiedevo sempre a mamma ma non me lo regalava mai! -

La cavallina portò uno zoccolo alla bocca e soffocò una risata. Non aveva mai visto gente così spassosa, e sì che
dalle sue parti era considerata lei la più comica.
Così comica che spesso gli altri la guardavano quasi come un'estranea. Quella stramba dell'elemento della risata.
In quel momento, invece, tra di loro, si sentiva quasi lei quella seria. Una strana sensazione ma... divertente. Era davvero il caso di farseli amici.
- Molto piacere, il mio nome completo sarebbe Pinkamena Dian..... -
Una voce la interruppe. Anzi, tre.
- Pinkamaniaca? - disse uno.
-  No, Yakko, è Pinky and the Brain. - gli rispose un altro.
-  Cosa dite fratelli? Non somiglia per nulla a un topo! - corresse una voce più acuta.
L'equina rosa girò la testa di novanta gradi in perfetto stile "bambina de l'Esorcista", per vedere tre buffi personaggi neri che ricordavano un pò il Topolino dei tempi del Bianco e nero: uno smilzo a torso nudo e un paio di pantaloni tenuti su da una grossa cinghia, un medio con un cappello rosso da baseball con la visiera girata all'indietro, nonché un maglione azzurro, e una femmina piccolina con una piccola gonna rosa e la capigliatura ornata da un fiore giallo.
Al colmo della sopresa la pinkamaniaca chiese: - E voi chi caspita sareste? -
Il più alto fece le presentazioni.
- Piacere, mi chiamo Wakko! Lui è Yakko!-
- Piacere! - Interloquì il medio.
- E lei è Dot! -
- Il piacere è tutto mio! - Concluse la piccolina, subito prima di un corale:
- Siamo i Warner Brothers! -
- E lei è la Warner Sister - Precisò Wakko indicando Dot.
Tutto questo in un lasso di tempo così breve che persino la logorroica pony rimase senza parole, tanto che dovette scuotere la testa per riprendersi e pensare a una risposta.
- Molto piacere! Dicevamo, io mi chiamo... -
- La Maniaca! - Tentò Wakko con un travestimento da Norman Bates.
- No... - corresse la pony.
- La Punk ! - Rispose Dot con durezza, e una cresta alla Jhonny Rotten.
- No, Wakko, non credo sia Pink Panther! - Obiettò Wakko, facendo cenno a Yakko di rimettere in tasca l'omonimo diamante che quest'ultimo aveva tirato fuori, il quale obbedì con un "Oh" di delusione.
- Allora ti chiami... - Uno zoccolo tappò la bocca di Yakko.
- Io mi chiamo Pink... -
- Sei la cantante? - La interruppe Dot, prima di venire zittita a sua volta da un altro zoccolo.
- Allora sei sicuramente.... - Un terzo zoccolo rosa si materializzò misteriosamente a tappare anche la bocca di Wakko.
- Chiamatemi. Semplicemente. Pinkie. -
E i quattro scoppiarono a ridere.

In disparte, Mask tirò una gomitata leggera nello stomaco del Genio, con uno sguardo complice, sussurrandogli a proposito di quanto dimostrato poco prima dalla puledra:
- Niente male, per una che non possiede poteri, eh? -
Nel frattempo i fratelli Warner (e la Warner Sister) si erano messi a fare il loro caratteristico balletto, al quale Pinkie si unì con aria estasiata.
Per l'occasione stavano parodiando la famosa sigla dello show dei Warners Brothers.

"Siamo i Pinkamaniacs, siamo matti da legar!..."

Il Genio rimirò la scena con una punta di tenerezza: era come se gli Animaniacs avessero appena adottato una seconda sorella.
Poi raccolse i suoi pensieri per rispondere al commento dell'uomo dalla faccia verde.
- Predisposizioni naturali, immagino. Dopotutto, a quanto pare, nel suo mondo incarna l'elemento della risata. -

Un rumore di mascelle che masticavano attirò l'attenzione di tutti quanti i presenti.
Appena uscito da un buco scavato lì a fianco, stava, con un lussuoso accappatoio che gli conferiva un aspetto da divo del cinema, quale in effetti era, un famosissimo coniglio grigio, che con aria pacifica consumava a dentoni una carota.
- Che succede, gente? - chiese distrattamente tra un boccone e l'altro, - c'é una festa? -

Fu come se una bomba fosse stata gettata sulla scena.

- E' Bugs Bunny, è lui! -

I tre fratelli Warner corsero all'unisono incontro alla storica celebrità, scavalcati con un balzo dalla pony rosa.
Da sotto gli zoccoli di quest'ultima spuntò il corpo flessibile di The Mask che per l'occasione si era allungato come quello di Mr. Fantastic. Aveva già tirato fuori il libro degli autografi pronto all'uso.
Il Genio da lontano, scioccò distrattamente le dita, teletrasportandosi direttamente davanti al gruppo.
Beninteso, tutti i presenti erano delle celebrità, ma Bugs Bunny era considerato una vera e propria leggenda.
Davanti alla calca dei  fans, il famoso roditore allungò una mano per invitare alla calma.

- Uno alla volta, amici,  - disse con una piccola punta di autocompiacimento. - C'é abbastanza "Bugs" per tutti. -
E tirò professionalmente fuori da una delle tasche (?) una stilografica.

All'atto di firmare il primo autografo, un boato, come di birilli colpiti da una palla da bowling, risuonò nell'aria, e un momento dopo tutti i fan erano stati dispersi, ognuno scaraventato ai quattro angoli dello stadio.
La "palla da bowling" in questione, vi era la bambina con gli occhiali che precedentemente aveva condiviso la telecronaca con Pinkie: restata tranquillamente in disparte fino a quel momento, anche lei non aveva resistito all' "effetto Bugs", e quindi si era precipitata per il suo autografo, bypassando la fila a modo suo.
Pinkie, dal suo canto, si diede una zoccolata sulla fronte: si era dimenticata di presentarla!
- Gente, lei si chiama Arale Norimaki! Ma penso che Arale possa andar benissimo. -
La bambina intanto era tutta sorridente porgendo una strana cosa rosa, anch'essa sorridente.
- Me l'autografi per favore? -
Bugs fece spallucce e annuì.
- Ma certo bambina, a chi devo ded.... Hhhhhhhhhhhhh! -
Le parole gli si strozzarono in gola quando si accorse che la cosa da autografare era una cacca. Rosa. Che parlava anch'essa e invitava a essere autografata.
Simulando malamente un sorriso, Bugs indossò con nonchalance una maschera antigas, per poi improvvisare uno scarabocchio con la punta della penna sull'escremento.
Sorridendo ancora davanti all'immensa gioia della bimba, buttò segretamente via la penna e si lavò distrattamente le mani in un lavandino spuntato da chissà dove.
All'improvviso, gli sguardi di tutti si fecero seri (tranne Arale, con il suo perenne sorriso ebete).
Era stato tutto divertente, ma il tempo dei giochi era finito.
- Molto bene, amici. - disse Bugs rivolgendosi a tutti. - Voi sapete perché siamo qui, vero? -
Tutti annuirono.
Avevano ricevuto tutti quel messaggio.
Quell'invito.
Quell''avvertimento.
"Solo il mondo del vincitore sarà risparmiato, gli altri periranno".
Ognuno aveva una casa da difendere. A molti stringeva il cuore, i colleghi appena conosciuti erano davvero spassosi.
Ma quello era uno scontro. Tutti contro tutti.
Il tempo degli scherzi era finito. Anzi, no. Gli scherzi sarebbero diventati l'arma per sopravvivere.

Il Genio, con in testa un elmo greco ad imitazione di Leonida, diede l'urlo che fece da Gong Ufficiale della Lotta.

- QUESTA E' GUERRA! -


  
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