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Autore: Lady Nobody e Pankun    09/09/2012    2 recensioni
Una sera d'estate, una festa dei desideri, degli incontri casuali...
il titolo della storia è preso dalla canzone che sntivo scrivendola e anche per un motivo che scoprirete leggendo...
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izaya Orihara, Shinra Kishitani, Shizuo Heiwajima | Coppie: Izaya/Shizuo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La scuola è quasi finita, si avvicinano le vacanze estive ormai.
 
-La festa di Tanabata!-
i due ragazzi di fronte a lui guardarono prima il foglio che aveva schiaffato sul banco e poi quell’esaltato.
-E allora?-
azzardò a chiedere il moro con aria di sufficienza.
-E’ il primo evento dell’estate, andiamoci tutti insieme!!-
esclamò in preda all’euforia, saltellando per tutta l’aula.
I due ragazzi si squadrarono.
-Scordatelo.-
risposero in coro e si alzarono per andarsene, litigando sulla soglia per chi dovesse uscire per primo.
-M-ma andiamo, ragazzi…sarà divertente! E tu Kadota, non dici niente?-
-Esatto-
-Uffaaaa!-
 
 
E’ giunta quella sera, la magica sera della festa. Tantissima gente si aggira per il tempio scintoista Maijima, si ferma a guardare le bancarelle, si dedica ai vari giochi, mangia e scherza, in attesa dell’evento più importante, il cuore di tutta la celebrazione: l’Otakiage.
Perché alla fine di questa cerimonia, si bruciano i Tanzaku* appesi al bambù, dove sono scritti i desideri delle persone e si dice che così facendo essi raggiungano più in fretta Dio.
 
-Ma ti pare che alla fine ci sono finito lo stesso a ‘sta stupida festa?!-
scoppiò all’improvviso Shizuo mentre camminava alla ricerca del fratello. Già, era tutta colpa sua se si trovava lì, aveva insistito tanto perché lo accompagnasse.
Si era rifiutato categoricamente di indossare una di quelle robe lì tradizionali e perciò girava con un paio di jeans e la camicia bianca a maniche corte. La gente che lo vedeva passare lo guardava male, un po’ per la sua cattiva fama, un po’ per il poco rispetto alle usanze…
-Bha, al diavolo tutti quanti, io non ci volevo venire!-
 
Immerso nei suoi pensieri non si rese conto di aver accelerato il ritmo della camminata.
Lo scontro fu quindi inevitabile.
-Hei, potresti fare un po’ più d’attenzione!-
-S-scusi, mi scusi, non volevo…-
un momento, quella voce gli era familiare…
alzò lo sguardo e rimase a bocca aperta.
 
Davanti a lui, con indosso uno yukata nero dalle rifiniture rosse…ci stava Izaya!!!
Era sena parole per la sorpresa.
-Che hai da fissare, stupido protozoo?!-
chiese distogliendo lo sguardo da lui.
Non sapeva se fosse a causa delle luci colorate, ma…gli parve di vederlo arrossire leggermente.
-N-niente…piuttosto, che ci fai qui? Avevo capito che non saresti venuto…-
-Sono state le gemelle a trascinarmi qui e mi hanno anche forzato a mettere ‘sto coso!-
rispose inviperito indicando lo yukata.
-Delle ragazzine riescono a metterti i piedi in testa? Sbaglio o vanno ancora alle elementari??-
chiese accennando un sorriso divertito.
-Sta zitto! Non sai di cosa sono capaci quelle pesti…tu piuttosto, anche tu non eri allettato dall’idea di venire.-
replicò mettendo le mani sui fianchi e guardandolo con aria di sufficienza.
-E’ stato Kasuka a chiedermi di…hei, cos’hai lì?-
la sua attenzione fu catturata da un lembo di carta che fuoriusciva da una mano stretta a pugno d’Izaya.
-Che…che ti frega?-
indietreggiò di qualche passo, stringendo ancora di più il foglietto a sé.
-Nah!! Non dirmi che hai scritto un Tanzaku!-
Shizuo scoppiò a ridergli in faccia e questo non piacque particolarmente ad Izaya, infatti gli assestò per punizione una coltellata al petto, tagliandogli la camicia.
-FATTI I CAVOLI TUOI!-
gridò prima di voltarsi e correre via.
 
-Stupido, stupido, stupido!-
era andato a rifugiarsi in cima alla collina, dove si trovava il tempio, lì si sarebbe potuto rilassare, nascosto dietro l’edifico. Dietro di lui si sentivano i suoni della festa. Non voleva tornare indietro, preferiva di gran lunga dargli le spalle a tutto quel caos, specialmente in quel momento, che non era di buon umore.
 
Chissà perché era scappato via, in fondo, lo aveva solo preso un po’ in giro come faceva sempre lui, non pensava…che se la potesse prendere davvero per una stupidaggine del genere, era ridicolo!
-Stupida pulce!-
dovunque lo incontrasse e qualunque cosa facesse, riusciva sempre ad incasinargli la giornata.
Lo detestava, lo detestava davvero tanto. Anche se…doveva ammettere che…conciato in quel modo…
-Ah! Ma che vado a pensare?-
scosse la testa, cercando di rimuovere l’immagine della pulce che arrossiva. Vederlo con un’espressione così umana lo disgustava ma allo stesso tempo sentiva qualcos’altro agitarsi dentro di sé.
 
C’era troppa confusione intorno a lui, voleva un po’ di pace.
Così iniziò a salire la scalinata che conduceva al tempio. Lo aveva visitato una volta e sapeva che dietro il tempio c’era uno spaio isolato, dove potersi rilassare. Decise di dirigersi lì.
 
Sentendo dei passi voltò la testa infastidito, senza staccarsi però dalla ringhiera dove si era appoggiato. Sgranò gli occhi quando riconobbe nella penombra la sagoma di Shizuo-chan.
Si ricordò del precedente incontro e tornò di scatto ad osservare la città, sbuffando rumorosamente.
Inutile dire che anche dal canto suo Shizuo era piuttosto sorpreso da quell’incontro, tra tutta a gente che c’era alla festa, proprio lui doveva beccare??
Sospirò, sembrava ancora indispettito…forse era il caso di scusarsi.
Scusarsi? E perché mai? Lui lo aveva mai fatto? Assolutamente no!
 
Con naturalezza si appoggiò accanto a lui, ricevendo un’occhiataccia. Non ci fece caso.
-Scappato dal caos?-
chiese di punto in bianco rimanendo con lo sguardo fisso alle stelle.
-Già…-
-Vuoi un takoyaki?-
e gli sventolò la busta che aveva in mano.
-No!-
rispose con aria altezzosa, ma in quel preciso istante si senti una specie di rombo…proveniente dalla sua pancia. Seguì un attimo di silenzio.
-Ahah, credo invece che il tuo stomaco lo voglia.-
 
si mise ad armeggiare con l’involucro della scatola e per poco non la ruppe.
-Ecco, tieni.-
disse porgendogli sorridendo uno spiedino con tre pallette di polipo infilate.
-Dai qua!-
imbronciato per la figuraccia strappò il takoyaki dalla mano di Shizuo e lo mise tutto in bocca.
-Allora?-
-Uff…sono buoni…-
-Ne vuoi altri?-
-…si…-
 
E così si divisero il resto dei takoyaki, rischiando di uccidersi per l’ultimo spiedino.
 
Non voleva ammetterlo, ma dopo tutto…si stava divertendo.
 
-Quelle sono Deneb, Altair e Vega, formano il triangolo estivo, vedi?-
spiegò puntando il dito al cielo stellato.
-Non pensavo t’intendessi di stelle Shizuo-chan!-
-Qualcosina…-
-Dai, dimmi qualcos’altro!-
-Vediamo…-
 
Cos’era quella stranissima sensazione che provava vedendo la pulce sorridere in quel modo? Era strano, tutta quella sensazione era strana! Non stavano litigando, stavano parlando, Izaya non ghignava, sorrideva divertito, lui non era irritato ma…felice? Di stare con quello lì? Impossibile! Eppure…
Non era la prima volta che, guardandolo, si sentiva diverso…
-E’ fuori discussione, io…-
 
In quel momento ci fu uno scoppio ed un’esplosione di colori si diffuse nel cielo scuro.
Erano iniziati i fuochi d’artificio.
-Belli!! È la prima volta che li vedo da così vicino!-
gli splendevano gli occhi e sorrideva, ancora, in quella maniera così…normale.
-…vedendolo così…-
 
Vennero illuminati a ripetizione di colori sempre diversi, ma in quel momento non era concentrato sul cielo, guardava il ragazzo accanto a lui e si stupiva sempre di più, rendendosi improvvisamente conto di una cosa fin troppo ovvia.
 
-…non posso…-
 
Sentendosi osservato Izaya si voltò a guardarlo, con aria interrogativa.
-Shizuo-chan? Tutto bene?-
-…trovarlo…-
 
ma che gli prendeva? Era strano, non era il solito idiota che si divertiva a prendere in giro.
 
Improvvisamente se lo ritrovò a pochissima distanza dal volto, riusciva benissimo a scrutare nei suoi occhi d’ambra.
Cominciò a sentire le guance arrossarsi.
-He-hei…Shizuo-chan…cosa…?-
 
-…dannatamente carino!-
 
Senza neanche pensarci si sporse in avanti, posando le labbra su quelle d’Izaya.
 
Sgranò gli occhi. Non…non poteva crederci, tutto quello…non stava accadendo davvero!
Sentiva il cuore rimbombargli nelle orecchie.
Alla fine chiuse gli occhi. Doveva essere per forza un sogno, le labbra di Shizuo-chan erano morbide proprio come le aveva immaginate…
 
Dietro di loro si sentì un gran trambusto ed una forte luce arancione proiettò le loro ombra sull’erba.
Stavano bruciando i Tanzaku.
 
Quando si separarono non aveva praticamente più fiato ed era sicuro che il cuore sarebbe esploso da un momento all’altro. Guardandolo negli occhi, lesse il suo stesso imbarazzo.
Non dissero niente, semplicemente Shizuo si voltò per andarsene. Ci rimase un po’ male, ma poi vide che gli stava tendendo una mano. Alla luce del fuoco si vedeva benissimo che era arrossito.
Sorrise, afferrandogli la mano.
 
-Sai…prima…pensavo di stare sognando…-
se ne uscì mentre erano a metà strada per raggiungere le scale.
-A-ah si?-
chiese con voce tremante, ricordandosi che prima aveva fatto decisamente una cosa troppo avventata.
-Si, però poi mi sono ricreduto!-
-E perché?-
incuriosito si girò, fermando la camminata.
Lo vide sorridere furbetto.
-Perché dopo il bacio di solito veniva qualcos’altro…-
-Ma davvero? Che cosa?-
come se non l’avesse capito benissimo da solo.
 
-Mah, chissà…-
Izaya si liberò dalla presa di Shizuo, andando avanti, divertito dalla sua falsa innocenza.
Il biondo scosse la testa, come, com’era possibile che quella dannata pulce gli potesse piacere?
 
Ormai il falò era finito e la gente se ne stava andando piano piano.
Vedendo la cenere si ricordò di qualcosa.
-Hei, Izaya, alla fine hai espresso il tuo desiderio?-
 
a qualche metro di distanza il moro si bloccò, puntando lo sguardo alla luna piena.
-Io ormai non ho più niente da desiderare…-
rispose sorridendo lievemente.
-Ma cosa c’era scritto?-
-Non te lo dico!!-
.
 
 
 
 
Era ormai l’alba ed il vecchio sacerdote era uscito ad ammirare il paesaggio. Qualcosa attirò la sua attenzione. Un foglietto, tutto accartocciato, se ne stava buttato per terra. Innervosito dalla maleducazione della gente andò a prenderlo.
-Ma cosa…?-
si vedeva una scritta al suo interno.
un’improvvisa folata di vento glielo strappò dalle mani, così, nessuno poté mai sapere cosa aveva desiderato una certa pulce…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-“Vedere le stelle con lui”- 

  
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