Era una giornata come tante, ero seduta davanti alla finestrella che dava alla strada, che quel giorno era particolarmente desolata. Non c'era il sole, era coperto da enormi nuvoloni grigi scuri. Stavo leggendo "Cime Tempestose", il mio libro preferito. Lo stavo leggendo per la quinta volta. «In ogni nuvola, in ogni albero, nell'aria della notte e nell'aspetto di ogni oggetto durante il giorno, io sono circondato dalla sua immagine! I più comuni visi di donna o uomo, i miei stessi lineamenti, si fanno gioco di me con il loro ricordarla. Il mondo intero è per me una terribile collezione di cimeli che mi ricordano che lei è esistita e che io l'ho persa!» e improvvisamente sentii

-Andraaaa! Dove sei?- era Justin. Feci un salto e scesi da quella specie di soppalco davanti alla finestra. Poggiai il libro e dissi

-Justin! Sono al piano di sopra!-

-Eccoti! Guarda chi è venuto a trovarci?- e da dietro Justin uscì Jaxon

-Heeeey! Ciao ometto! Come stai?- dissi, prendendo in braccio Jaxon. Amavo quel bambino, era tenerissimo. Lui mi rispose facendo un grande sorriso e accennando una risata, una di quelle risate che solo i bambini sapevano fare.

Ci mettemmo sul divano, Jaxon appollaiato fra me e Justin, con la testa poggiata sul mio braccio e la mia poggiata sul petto di Justin.

La tv era accesa, ma io non le davo molto ascolto. Ero concentrata sul momento. Ecco, quello era uno di quei momenti in cui dici "vorrei che il tempo si congelasse e rimanesse tutto così, per sempre", si, era proprio uno di quelli. Tutto era perfetto, non sbagliava di una virgola. Fino a qualche anno prima non potevo neanche sognarmi una cosa del genere, non era neanche minimamente rientrante nei miei standard.

Ero una ragazzina illusa, con un idolo, che sognava di incontrarlo, ed ogni sera, prima di dormire, piangeva perchè non sarebbe mai successo, piangeva lacrime amare e disperate. La speranza era morta per qualche tempo, ma poi, BOOM! tutto cambiò. Ed ora sono cui, fra le braccia del mio amore più profondo, nella mia casa da sogno e vivo nel continente più figo del mondo. Non potevo veramente desiderare altro, a quel punto.