La
Belle Dame sans Merci
[The case of the Lady in Red]
"I
met a lady in the meads,
Full beautiful—a faery’s
child,
Her hair was long, her foot was light,
And her eyes were
wild."
"
Imogen Jenkins.?"
" Sa, normalmente non uso il mio vero
cognome. Crede che ci sia un motivo?"
" Probabilmente
perché l'adescamento è un reato in Inghilterra, ma può
fornirmi altri motivi validi mentre la porto in centrale."
"
Io e il signore qui stavamo semplicemente parlando."
" E
ora il signore va via e lei parla con me."
" Non sono
sicura che mi piaccia il cambio... Signor? Penso di non aver fatto
caso al suo nome, agente..."
" Ispettore Lestrade, e lei
è in arresto."
La
prima volta Greg riceve un guizzo divertito dalla trasparenza
diamantina, racchiuso tra palpebre sottili macchiate di kohl e ciglia
nere come carbone, impossibilmente lunghe e folte, probabilmente
finte. Poi la visione si allarga a comprendere un viso minuscolo,
magro, a forma di cuore; un naso piccolo dalla radice stretta che
sembra quello di una bambola; una bocca larga, mal disegnata, labbro
superiore leggermente più carnoso di quello inferiore:
un'imperdonabile imperfezione su un viso che probabilmente sarebbe
stato mille volte più attraente senza.
Il tempo di
formulare quel pensiero e arriva una smorfia, un arricciarsi di
labbra quasi istantaneo, e poi un sorriso che illumina l'incarnato
chiaro, stirando al massimo gli zigomi alti e svuotando le
guance.
Greg non è più sicuro che quella bocca
rovini la bellezza del suo viso.
“ Fottiti.”
O
forse sì.
La
sbatte poco gentilmente sul bancone del locale, portandole le mani
dietro la schiena e facendo scattare le manette attorno ai polsi
sottili. Il suo accompagnatore, dopo aver boccheggiato per qualche
secondo alla reazione repentina, si dilegua senza una parola e con
sguardo imbarazzato. Nel voltarla di spalle percepisce il profumo dei
suoi capelli corti e spettinati in ogni direzione. Ha sempre pensato
che una donna, per portare un taglio del genere e apparire bella,
debba avere dei lineamenti dolci e vellutati come il miele.
Oltre
che una gran bel carattere.
In quel caso non pensa affatto di aver
sbagliato, visto la stoicità con la quale accetta di essere
trascinata fuori dal locale, mettendo con difficoltà e poco
equilibrio un piede, calzato da scarpe con il tacco alto e sottile,
davanti all'altro. Greg, che è un buon samaritano per la
maggior parte del tempo e si è subito sentito in colpa per la
rudezza dell'arresto, la sorregge quando vede che l'equilibrio manca,
sfiorandole il fianco coperto da un vestito ridicolmente minuscolo,
elaborato quanto di scarsissima qualità.
Il contrasto tra
la ruvidezza sintetica del tessuto celeste e la morbidezza della
pelle nuda del polso ha lo strano effetto di rimescolargli lo
stomaco. Niente di sessuale in quella situazione, solo un estremo
sentimento di pietà, quasi subito affogato, nei confronti di
una ragazza che quasi potrebbe essere sua figlia.
“ Non
uso il mio cognome perché è così ordinario.
Da una che si chiama con il nome
di una eroina da romanzo di Walter Scott, invece, ti aspetteresti
grandi cose.”
La voce di lei è sicura, quasi giocosa,
quando gli si rivolge, prima che Greg la aiuti a salire sulla
volante. Non che le ci voglia un nome perché ci si aspetti da
lei grandi cose. Il suo sguardo azzurro, accesso da un bagliore
ardente, è già un avvertimento abbastanza chiaro che
chiunque sarebbe in grado di cogliere.
Lui non lo fa perché
è stanco.
Alcune settimane prima ha seppellito il cadavere
di un uomo con il cranio frantumato e le ossa sgretolate. Da allora,
ogni paio di occhi chiari gli ricordano la sua inadeguatezza come
amico e come uomo.
“ Allora sono sicuro che avrò
risposte epiche,
signorina Jenkins.”
Le chiude la portiera in faccia e si
sistema sul sedile del passeggero senza più proferire parola.
“ Conosce
quest'uomo?”
La reazione di lei alla vista della foto del
cadavere disteso su uno dei lettini dell'obitorio è poco più
che uno sbattere di ciglia. La risposta, invece, è un tono
incolore che rimbalza sulle pareti spoglie della stanza degli
interrogatori.
“ Steve Hawshork.”
“ In che
rapporti era con la vittima?”
“ Negli stessi che ci
potrebbero essere tra due persone che vivono in appartamenti attigui
e hanno orari completamente diversi: gli urlavo attraverso il muro di
abbassare lo stereo alle otto del mattino e lui urlava a me di
scopare su un letto, invece che contro la parete. Ah, e ogni tanto,
quando finiva zucchero, ce lo prestavamo.”
Greg è
esattamente il tipo di persona che preferisce l'ironia al sarcasmo,
soprattutto perché quest'ultimo, per quanto sottile, gli
sembra sempre l'estrema difesa degli animi tormentati. E chiunque
potrebbe dire che una ragazza di ventiquattro anni che per vivere si
prostituisce è un animo tormentato, che quell'apparire così
sfacciatamente sicura e assolutamente padrona di sé è
solo una maschera, che andrebbe aiutata, che andrebbe compresa...
Ma
arriva il momento, quando accumuli anni ed anni di servizio sulle
spalle, in cui lo slancio che avevi da giovane, quella voglia
corroborante di risolvere i problemi del Mondo che ti ha spinto ad
entrare in polizia, semplicemente si disfa.
È un processo
che ti consuma lentamente, di cui hai solo il vago sentore, durante,
ma che sorprendi a trovare completo la mattina in cui ti alzi e
indossi un abito nero per incamminarti verso il funerale di uno
sconosciuto che credevi di conoscere.
Greg non vuole salvare lei
più di quanto non desideri salvare sé stesso. Da
Imogene Jenkins vuole solo risposte che lo aiutino a chiudere il
caso, per tornare a casa e sprofondare nel letto disfatto, sapendo
che ha fatto il suo lavoro. Niente di più.
“ Non
sembra particolarmente sconvolta dalla sua morte.”
“
Dovrei far finta di esserlo? Questo mi permetterebbe di apparire meno
colpevole?”
“ Nessuno la sta accusando di niente,
signorina Jenkins.”
“ Ah, quindi mi ha portato qui in
manette per prendere il tè?”
Il sorriso di lei lo
urta, la sua espressione da giocatrice di poker gli fa aumentare la
pressione delle dita sulla penna che tiene tra le mani.
“
Una vostra vicina di casa, Rose Dunham, vi ha sentiti discutere nella
tarda serata di ieri. Lei è l'ultima persona che ha visto il
signor Hawshork vivo. Il cadavere è stato ritrovato questa
mattina, ma il coroner ha stabilito che il decesso è da
situarsi tra l'una e le due di notte. Dov'era a quell'ora, signorina
Jenkins?”
“ Oh,
quindi mi sta
accusando. Ero in giro per locali comunque, esattamente dove ero
anche oggi, Ispettore.”
“
Qualcuno può confermarlo?”
“ Nessuno che potrei
rintracciare. Si chiamano partner occasionali per
un motivo preciso, Ispettore.
Non le dispiace se mi metto comoda, vero? Credo che sarà una
cosa più lunga del previsto.”
Mastica il suo grado
con le labbra che scandiscono lentamente ogni sillaba, in una poco
velata presa in giro, poi si stiracchia sulla sedia di metallo,
portando le ginocchia al petto dopo aver abbandonato con un tonfo le
scarpe sul pavimento. È bassa, e oltre che bassa ha un corpo
minuscolo, longilineo, più androgino che femminile: la curva
dei fianchi a malapena accennata e il seno piccolo di
un'adolescente.
“ Per quale motivo lei e la vittima stavate
discutendo, ieri sera?”
“ Solite cose, il rumore dei
miei tacchi sul pavimento alle due di notte e il suo tentativo di
imitare gli assoli di Santana con la chitarra mentre io dormivo.”
“ È la verità, signorina Jenkins? Non credo
di doverla informare che lei si trova in una posizione...
problematica. Potrei denunciarla per adescamento o far cadere le
accuse e lasciarla andare. Dipende dalla sua collaborazione.”
“
Le ho detto tutta la verità, Ispettore.”
In realtà
non c'è un briciolo di verità nemmeno nella punta dei
suoi capelli ossigenati, ma Greg fa quello che solitamente gli riesce
meglio e finge di crederci.
“ Molto bene, allora è
libera di andare. Per il momento lascerò cadere le accuse, ma
si tenga a disposizione per altri eventuali domande.”
Per la
prima volta il sorriso di circostanza sulle labbra di lei svanisce,
sostituito da un'espressione seria animata da un sotterraneo
sollievo, quella assolutamente consona che ci si aspetterebbe da una
normale ragazza di ventiquattro anni che ha appena evitato qualche
mese di carcere.
Imogen Genkis annuisce.
Mentre Gregory
Lestrade esce, chiudendosi la porta della stanza alle spalle, è
sicuro di sentirla sospirare.
Passando a Sally la registrazione
dell'interrogatorio sospira anche lui.
“ Tenetela d'occhio.”
“ Maledetta
puttana!”
“ Tu sei pazza!”
Le urla sono
udibili dai due piani sottostanti. Greg non perde tempo nel prendere
l'ascensore, limitandosi a salire velocemente le scale del
condominio. La scena che si ritrova davanti, una volta sul
pianerottolo, non lo sorprende come dovrebbe.
Rose Dunham si
stringe nella vestaglia beige quasi volesse scomparire tra le sue
pieghe. Ha i ricci fulvi arruffati e i languidi occhi nocciola
sbarrati dal timore. Il volto ha un colorito cereo e le labbra sono
innaturalmente pallide. Sembra il ritratto di una Madonna dolente,
nascosta dietro la divisa di uno dei due agenti accorsi a sedare la
lite. Come suo opposto speculare, Imogen Jenkins ricorda di più
una riottosa valchiria, mentre si agita violentemente tra le braccia
del poliziotto che a stento sembra riuscire a trattenerla. Le gambe
scheletriche scalciano al di sotto della vecchia maglietta bianca da
uomo, unico indumento che sembra indossare, e il viso è in
fiamme, quasi trasfigurato per la rabbia.
“ Ispettore
Gregory Lestrade- esordisce mostrando il tesserino- Che diavolo
succede qui?”
Tra i quattro paia di occhi che lo fissano
sceglie quelli spauriti di Rose Dunham per posare il suo sguardo. Il
sollievo che si disegna sul volto di lei gli provoca l'istintivo
bisogno di rassicurarla con un sorriso. L'agente al suo fianco fa un
cenno verso di lui.
“ Ci hanno chiamato per schiamazzi
notturni. Abbiamo trovato le signore a discutere nel corridoio appena
arrivati e proprio in quel momento la signorina Jenkins si è
avventata sulla signorina Dunham. Non era il caso che si disturbasse,
Ispettore...”
“ La signorina Jenkins è
coinvolta in un caso di omicidio, un mio uomo la teneva d'occhio e mi
ha chiamato per dirmi cosa stava succedendo. Quindi... cosa stava
succedendo?”
Gli occhi azzurri della ragazza, toccandolo,
gli scottano la pelle. Gregory ricambia lo sguardo, pensando che
voglia parlare, ma lei si limita a serrare le labbra e rilassare le
spalle. È la voce di Rose Dunham a modificare il centro della
sua attenzione.
“ È arrivata come una furia, mentre
dormivo, e ha iniziato a bussare insistentemente alla porta. Le ho
aperto e chiesto cosa volesse a quest'ora e lei ha iniziato a
riempirmi di insulti, affermando che l'avevo accusata dell'omicidio
di Steve davanti alla polizia. Ho cercato di calmarla e farle capire
che non avevo mai detto niente del genere, solo che li avevo sentiti
litigare ieri sera...e a quel punto mi ha aggredito.”
La
voce della donna si spezza in un singhiozzo mal trattenuto e Greg non
fa in tempo a cogliere il movimento che Imogen Jenkins si è
già divincolata dalla presa allentata del poliziotto,
lanciandosi sull'altra come una furia. I suoi riflessi rispondono
però più velocemente, e quasi per un soffio la sua mano
si stringe saldamente intorno al polso della ragazza, strattonando il
braccio con forza e provocando un inquietante rumore di ossa che
scricchiolano.
Alle labbra di lei sfugge un piccolo urlo, più
per la sorpresa, sembra, che per il dolore; il suo corpo si
immobilizza e i muscoli del volto assumono una rigidità
assoluta.
La seconda volta è solo un istante: il
puro disprezzo annidato negli occhi che lo trapassano si perde quando
preme il suo viso sulla parete di un bianco sporco e in un gesto
meccanico le afferra anche l'altro polso, imprigionandolo nelle
manette.
“ Voi due raccogliete la denuncia di aggressione
della signorina Dunham. Io devo scambiare due parole in privato con
la signorina Jenkins, prima di portarla in centrale.”
Imogen
ha gli occhi chiusi e le labbra serrate quando Greg la spinge oltre
la porta spalancata di un appartamento che, essendo attiguo a quello
di Steve Hawshork, dovrebbe essere il suo. L'ultima cosa che
percepisce è la voce gentile di Rose Dunham che bisbiglia
piano.
“ È una brava ragazza, non so cosa le sia
preso... non giudicatela male...”
Sono
entrambi in piedi al centro di un open space colorato e
confusionario. Ci sono libri sparsi un po' ovunque e pile pericolanti
di dvd disseminate in ogni angolo; indumenti dimenticati sul divano,
cartoni di take away sul piccolo tavolo a parete infondo alla stanza
e quadri. Un numero spropositato di quadri, in effetti, che coprono
le pareti fino a quasi a nasconderne il colore. Imogen Jenkins lo
fissa senza parlare mentre lui termina di analizzare lo spazio
intorno. La pressione di quello sguardo richiede la sua attenzione,
per questo motivo all'inizio Greg non lo nota.
Registra
sì qualcosa nella sua mente, ma cede inconsapevolmente la
priorità allo scontro che, per qualche strano motivo, sente di
desiderare.
La ragazza lo guarda: i capelli color platino
appiattiti sulla fronte, il volto struccato e la maglietta extra
large non riescono a nascondere l'impressione di fascino che Greg ha
avvertito quando le si è accostato per la prima volta e lei
era vestita per essere guardata. Anche ora che dovrebbe apparire
semplice e indifesa, come solo le donne sanno essere, come Rose
Dunham era qualche minuto prima, non c'è niente che gli
comunichi semplicità o senso di protezione, in lei. I suoi
tratti delicati non trasmettono nessuna traccia di innocenza
infantile, la durezza del suo sguardo è esattamente quella che
sembra: nuda inflessibilità.
Più che avere, Imogen
Jenkins è una maschera.
“ Lei è nei guai. Una
denuncia per aggressione le può costare caro. Può
spiegarmi a cosa è dovuto il suo scatto d'ira?”
“
Può togliermi le manette?”
“ No, non posso.”
“
Bene. Per rispondere alla sua domanda: no, non posso.”
“
Sembra che lei non si renda conto...”
“ Io mi rendo
perfettamente conto, Ispettore.-
sorride, mostrando una pacatezza che gli fa prudere le mani - È
lei ad avere qualche difficoltà a riguardo.”
“
Tra aggressione e adescamento se le va molto bene si prende un
anno...”
“ Se Rose mi denuncia. Cosa che non farà.
Stiamo parlando di aria fritta.”
Questa è nuova.
“
Perché non dovrebbe denunciarla? Siete amiche?”
La
risata che riceve in risposta gli fa risalire la bile.
“ Lei
pensa davvero che una persona come me possa avere amici?- anche il
sorriso però si spegne nella piega dritta che hanno assunto le
sue labbra- Niente del genere, comunque. Rose non mi denuncerà
perché è... uhmm una brava persona.
Come è lei, Ispettore. E come lo era Steve, suppongo.”
Il
modo in cui ha definito Rose Dunham è probabilmente la goccia
che fa traboccare il vaso. Greg non crede di aver mai visto
concentrata tanta malizia e tanta ingiustizia in una manciata di
parole, né in una persona sola. La rabbia irrazionale che lo
coglie in quel momento ha un che di soffocante. La consapevolezza che
quella ragazzina si creda la femme fatale di
qualche racconto noir, che probabilmente lo sia, vista la sua
evidente capacità di manipolare e maltrattare senza aspettarsi
il conto, lo disturba nel profondo. Agire senza pagare le conseguenze
e ingannare sembra diventato lo sport nazionale, da un po' di tempo a
quella parte.
Ma non è giusto. Non lo è mai.
“
Dannazione...!”
Si rende conto di aver alzato la voce solo
perché il corpo di lei ha uno scatto e i suoi occhi sgranano,
portandolo a zittirsi immediatamente. Entrambi ritrovano in fretta il
loro autocontrollo, tornando a guardarsi dopo una manciata di
secondi. Greg sospira di frustrazione come non gli capita da
settimane e il deja-vù che lo colpisce a quel punto deve
essere impresso sul suo volto, perché la ragazza che gli sta
di fronte aggrotta le sopracciglia e fa un passo in avanti.
“
Ispettore?”
Lui non fa in tempo a borbottare una risposta
all'implicita domanda insita in quel appellativo ( sta bene?) che un
bussare lieve della porta lo interrompe. La spalanca e osserva le
figure slanciate dei due agenti stagliarsi nel vano rettangolare.
“
Ispettore, se non le serve altro noi andremmo. La signorina Dunham ha
affermato di non voler sporgere denuncia...”
“
Capisco. No, grazie, non mi serve altro. Vi ringrazio per il vostro
aiuto. Buonanotte”
“ Buonanotte, Ispettore,
signorina...”
Dopo un cenno i due scompaiono e a Greg non
può fare altro che voltarsi e subire lo sguardo trionfante di
Imogen Jenkins che solleva gli angoli della bocca. Accostandosi al
suo corpo per rimuovere le manette nota però ben presto come
le sue labbra tremino nello sforzo di mantenere quel sorriso
insolente.
Si ritrova ricacciato sul pianerottolo con lei che gli
chiude la porta in faccia- una rivincita infantile quanto irritante-
e un “Buonanotte Gregory” bisbigliato
nello stesso tono di un insulto.
Il particolare,
si perde di nuovo tra le pieghe della sua mente.
Riemerge
dalla sua coscienza, come un pallone spinto sott'acqua e poi
lasciato, quando Lara torna dalla sua serata a teatro con le amiche-
preferisce non pensare se sia vero o no-
e accende l'abat-jour sul comodino. Poi lo perde di
nuovo.
Greg spalanca gli
occhi e scatta a sedere sul letto, rendendosi conto di essersi
addormentato con ancora addosso le scarpe, oltre che il vestito. Sua
moglie sobbalza leggermente a quella vista e allunga una mano verso
di lui, sfiorandogli la spalla.
“ Hey, ti ho svegliato?”
“
Hey – risponde passandosi una mano sul viso – no,
tranquilla. Che ore sono?”
“ Le due. Ci siamo fermate
a mangiare qualcosa, ti ho preso un dolce. Ma, Greg... non ti sei
nemmeno spogliato?”
“ Mi sono addormentato appena ho
toccato il letto. Ero esausto.”
“ E ora che fai?”
Si
è reso conto a malapena di essere saltato in piedi e aver
iniziato ad aprire i cassetti.
“ Vado a farmi una doccia.”
“
Adesso? Devi uscire?”
“ Sì, un caso.”
Evita
gli occhi di Lara perché non ha voglia di sorbirsi il suo
rimprovero o il suo sguardo corrucciato e offeso. Ha risposto con un
borbottio- lei è una delle poche persone con cui non riesce a
fingere adeguatamente, forse perché si conoscono da una vita-
ma è sicuro che lei abbia capito. La sua silhouette, avvolta
dal vestito da sera, si staglia in contro luce e rende chiara a Greg
l'improvvisa rigidità del suo corpo. La sente prendere a
mormorare rimbrotti tra i denti, un vizio che francamente ha sempre
odiato e sempre odierà, così prima che la discussione
prenda luogo afferra un paio di calzini e si dirige verso il bagno,
scontrandosi con il paio di scarpe alte e dal tacco rosso intenso che
lei adora.
Si chiude nel box doccia con una strana sensazione alla
bocca dello stomaco e il rosso del tacco che gli balena di fronte
agli occhi per alcuni secondi. Greg ha il tempo di far scorrere
l'acqua e regolarne la temperatura prima che accada.
Il
particolare torna, e questa volta riesce ad afferrarlo prima che si
perda nel gorgo dei suoi pensieri.
Rosso.
Sherlock
ci sarebbe arrivato secoli prima.
La
porta non ha lo spioncino, quindi l'effetto è di pura
sorpresa. Ci vuole qualche minuto di insistente scampanellio perché
il volto di Imogen, gonfio di sonno, si affacci sul pianerottolo. Fa
a malapena in tempo a notare il lampo spazientito nei suoi occhi
prima di lanciarsi in un trionfante sorriso vittorioso.
“
Signorina Jenkins, ha dieci minuti per per rendersi presentabile e
seguirmi in centrale...”
“ Non penso che lei possa
prelevarmi dal mio appartamento quando e come le aggrada,
Ispettore.”
“ … dove mi parlerà della
vera natura della relazione tra lei e il signor Steve Hawshork.
Questa volta però accertandosi di non mentire ad un pubblico
ufficiale.”
Il volto della ragazza si cristallizza come cera
e il suo occhi fuggono, rifugiandosi dietro le palpebre chiuse per
qualche secondo. Come Greg si aspetta la freddezza viene recuperata
velocemente, e lei apre la porta per lasciarlo entrare.
“ Si
accomodi, vado a vestirmi.”
Il tono è incolore e il
gesto della mano che lo invita ha una grazia tutta particolare.
Sembra quasi un incontro cordiale. La ragazza lo abbandona per
dirigervi verso una porta bianca, che si richiude alle spalle, non
prima che lui abbia sillabato un “Solo dieci minuti”.
Il salotto è ancora
immerso nel disordine del giorno prima, ma Greg lo ignora,
concentrandosi sui quadri che occupano la parete destra. Trova subito
quello che cerca, e ancora una volta si dà dello stupido per
non averlo notato prima. È pur sempre incredibilmente
rosso.
Non c'è
un pezzo della tela che sia stato risparmiato dal colore e non
esiste, Greg pensa, nessuna sfumatura di rosso che manchi
all'appello. La figura della donna nuda e di spalle, il profilo
morbido del suo viso voltato di lato, il movimento dei capelli corti,
la linea della colonna vertebrale, tutto è reso con gradazioni
su gradazioni diverse di rosso. Lui non se ne intende molto di arte o
di quadri, ma pensa che quello sia davvero bello. Non considera lo
stile, non pensa alle proporzioni della figura: l'unica cosa che vede
e riconosce tra i mille toni diversi dello stesso intenso e
squillante colore è Imogen Jenkins.
C'è più
lei in quel quadro che in qualsiasi foto qualcuno potrà mai
scattarle.
C'è più lei in quelle sfumature di rosso
che in qualsiasi colore la Natura abbia mai creato.
“ Lo ha
capito dal quadro?”
Si volta a guardarla: ha indossato
jeans, scarpe da ginnastica, un impermeabile chiaro e preso
l'ombrello, perché anche se è Luglio a Londra piove. Lo
attende al centro dell'appartamento, dove era lui solo poche ore
prima.
“ Quando abbiamo perquisito l'appartamento, dopo il
ritrovamento del cadavere, abbiamo trovato il ripostiglio stipato di
tele e utensili da pittura. Steven Hawshork era uno studente del
Royal College of Art grazie ad una borsa di studio. Il suo
appartamento è pieno di quadri, ma questo è l'unico di
Steve Hawshork, perché è l'unico firmato. Poteva essere
un caso. Era possibile che lei avesse posato per lui una volta o due
e le avesse regalato il quadro, così stamattina ho contattato
i compagni di corso del signor Hawshork, tra cui la sua ex ragazza,
la signorina Rachel Green. Tutti si ricordavano di lei. Hanno detto
che spesso passava in accademia per pranzare con lui. Rachel Green mi
ha lasciato intendere che lei e Steve avevano troncato la loro
relazione a causa sua. Quindi per lei era più di un conoscente
o di un vicino di casa come ha cercato di farci intendere. Quello che
non capisco è perché, interrogati gli altri membri del
condominio, nessuno sembrasse a conoscenza del vostro legame. Nemmeno
Rose Dunham, che è la vostra vicina di casa. L'altro
appartamento su questo piano è vuoto, no?”
Imogen
Jenkins scuote la testa e gli lancia uno sguardo indecifrabile, prima
di avvicinarsi alla porta.
“ Possiamo andare? Ha tutta la
mattinata per interrogarmi, dopo se non le dispiace ho da fare.”
“
Ha mentito, dovremo trattenerla.”
“ Possiamo evitare
le manette, questa volta?”
“ Sì, se promette di
non fare scherzi.” ( No, in realtà non si potrebbe)
“
E cosa dovrei fare? Prendere un ostaggio e fuggire?- le labbra di lei
si stirano in un sorriso amaro al pensiero - Io non ho
ucciso Steve. Non ho bisogno di
scappare.”
Il ricordo delle sue ginocchia che premono
sull'asfalto mentre un uomo ammanettato punta su di lui una pistola,
sparando in aria due volte e poi scappando via con un falso ostaggio,
sembra vicinissimo e lontano in quel momento. Una macchia su una
condotta impeccabile, o quasi, e dall'oggi al domani Greg è
passato da una nottata infernale a cacciare il fuggitivo armato più
intelligente di Londra nei vicoli al dover firmare il rapporto in cui
sono contenuti tutti i dettagli del suo suicidio.
Una macchia nera su tutto quel rosso, la firma di Steve Hawshork in calce alla tela, e dall'oggi al domani...
“ Lei
e Steve Hawshork eravate amanti?”
“ Eravamo amici.”
“
Ha detto che le persone come lei non hanno amici.”
“
Era una conversazione informale, quella. E comunque no, non molti
almeno. Ma Steve lo era.”
“
Quando è venuta a conoscenza della sua morte?”
“
Quando mi ha mostrato il suo cadavere.”
“ Perché
ha nascosto la natura del vostro rapporto?”
“ Perché
non volevo essere coinvolta nelle indagini.”
“ Davvero
immaginava che non saremmo risaliti a lei? Ci sarebbe bastato parlare
con i compagni di corso della vittima e il suo nome sarebbe saltato
fuori. Rachel Green pensa che voi due aveste una relazione.”
“
Rachel Green è convinta che spendere 20£ in yogurt
biologici faccia di lei una militante di Greenpeace. Le sue opinioni
sono come lo scarabocchio di un bambino accanto al Giudizio
Universale di Michelangelo. Imbarazzanti e tristemente fuori
luogo.”
Sono seduti l'uno di fronte all'altro nella stanza
degli interrogatori da quasi dieci minuti e Imogen è tornata
l'animale dalla lingua serpentina, velenoso e a sangue freddo che
vedrebbe bene dietro il vetro di un rettilario.
“ Non ha
risposto alla domanda.”
“ Mi perdoni, ho divagato. Se
immaginavo che avreste potuto facilmente capire che ero sua amica?
Non ci ho pensato. Ho fatto la prima cosa che mi è venuta in
mente quando ho capito che ritenevate fossi coinvolta. È stato
istintivo, non studiato. Se fosse stato studiato avrei dato una
risposta più intelligente.”
“ Se le viene
istintivo mentire non partiamo dai presupposti migliori.”
“
Non partiremmo dai presupposti migliori nemmeno se mi venisse
istintivo dire la verità, Ispettore.”
Nello stallo
Greg la osserva e lei ricambia, senza smettere di indossare quel
sorriso freddo e appena accennato che la fa apparire compromessa e
irrecuperabile. Ha rifiutato di chiamare un avvocato, affermando che
avrebbe solo ritardato il suo pranzo e Greg, che è tranquillo
e pacato di natura, non ha mai desiderato tanto lasciarsi sfuggire un
insulto come in quel momento. Ha dovuto allontanarsi, con la scusa di
andare in bagno, per riprendere un minimo di controllo di sé.
Tornando ha preso due bicchieri di caffè dal distributore e
quando gliene ha offerto uno ha ricevuto un grazie cordiale che non
si aspettava.
Prima di entrare, Sally gli ha passato il fascicolo
completo sul caso, non senza chiedergli perché è andato
a prelevare un sospettato da solo, visto che la procedura è
molto rigida a riguardo e se Gregson lo scopre lo scuoia vivo. Lui ha
alzato le spalle e l'ha ringraziata per il fascicolo, chiudendosi la
porta alle spalle.
“ La sua situazione non è
divertente quanto le sue risposte, signorina Jenkins. I rilievi della
scientifica hanno rilevato impronte di scarpe da donna vicino al
cadavere della vittima. Le modalità dell'omicidio fanno
pensare che, chiunque ne sia responsabile, sia una persona bassa e
con poca forza. La ferita che gli è stata inflitta alla tempia
lo ha fatto svenire e sanguinare, ma non era abbastanza profonda per
ucciderlo. L'omicida si è accanito sul corpo, riempiendo la
vasca e affogando il signor Hawshork mentre era incosciente. Per fare
questo ha dovuto trascinare il corpo dal salotto al bagno. La
scientifica ha dimostrato che lo spostamento è stato
effettuato con fatica: il signor Hawshork pesava 154 libre. Anche per
un altro uomo della sua stazza sarebbe stato difficile trascinarlo.
In particolare però, ci sono degli elementi che la coinvolgono
direttamente. In primo luogo la lite confermata da lei, oltre che
dalla testimonianza di Rose Dunham, e poi il fatto che la vittima
conosceva il suo assassino, visto che l'ha fatto entrare in casa a
tarda notte. Lei comprenderà le mie perplessità,
spero.”
“ Oh, le comprendo pienamente. Ma non avete
niente in mano, nessuna prova che non sia una congettura. Soprattutto
non avete un movente.”
“ Perché ha litigato con
Steve Hawshork, poche ore prima del suo omicidio?”
“
Questo- scandisce lei proiettandosi in avanti- non sono tenuta a
dirlo.”
“ Questo aggrava la sua situazione.”
“
No, Ispettore- Imogen Jenkins si solleva in piedi, rivolgendogli un
sorriso freddo- non pranzare aggrava la mia situazione. Sono soggetta
a cali di zuccheri. Abbiamo finito?”
Greg passa la lingua
sulle labbra improvvisamente amare e le scocca un ultimo sguardo.
“
Abbiamo finito.”
La ragazza si chiude la porta alle spalle e
Greg sospira, sollevando lo sguardo al soffitto.
Riapre
gli occhi, rendendosi conto di essersi addormentato sulla scrivania e
che ormai fuori è buio. Sally si affaccia alla porta del suo
ufficio e gli fa un cenno del capo.
“ Stiamo andando a
mangiare cinese, vieni?”
È quasi sul punto di
rifiutare quando coglie lo sguardo perplesso che la donna gli
rivolge.
“ Prendo la giacca e arrivo.”
Lei
sorride, l'ombra svanisce dal suo volto, e dopo che anche la sua
figura si è allontanata, la mano di Greg corre automaticamente
alla tasca della giacca. La chiamata parte, ma il cellulare squilla a
vuoto. Per un momento pensa che, poco male, passerà da Baker
Street mentre torna a casa. Ma mentre formula il pensiero già
si dà dello stupido.
John e Sherlock non abitano più
lì.
Il cellulare squilla a vuoto da settimane.
Accade
nella rumorosa confusione delle risate che lo incitano a prendere
l'ultimo involtino tenendo le bacchette nel modo giusto, cosa che le
sue mani si rifiutano di fare nella maniera più assoluta. Il
cellulare vibra proprio mentre è riuscito faticosamente ad
avvicinare il boccone alle labbra, e il tremore nella tasca della
giacca gli fa perdere la concentrazione e la presa, ottenendo come
risultato il triste scivolare dell'involtino sul tavolo.
Manda al
diavolo il nuovo coro di risate che hanno accompagnato la performance
e poi lancia un'occhiata allo schermo, sollevando subito dopo una
mano per far tacere il resto della tavolata. Sally al suo fianco è
la prima a capire e zittisce tutti con un secco “Shhh”
mentre Greg si porta cellulare all'orecchio.
“ Lestrade.”
“ Lestrade, sono Jule Sendwick, abbiamo un caso di
omicidio. 112 di Southwan road, può raggiungerci?”
Jule
Sendwick è il capo dei vigili del fuoco del distretto di sua
competenza e nella mente di Greg già si crea già lo
scenario di un qualche edificio in fiamme e di cadaveri carbonizzati.
La fame passa e la bocca diventa una smorfia di carne.
“ Un
incendio?”
“ No, ritornavamo da un falso allarme e
abbiamo quasi investito un barbone che usciva di corsa da un vicolo,
spaventato. Lo abbiamo fermato e tra i balbettii abbiamo sentito la
parola uccisa. Abbiamo controllato, c'era una ragazza distesa
per terra con una ferita da arma da taglio. Quando siamo arrivati era
ancora viva: abbiamo provato a tamponare la ferita e chiamare
l'ambulanza. Sono arrivati, ma è morta mentre cercavano di
metterla sulla barella.”
“ Stiamo arrivando, per
favore trattieni il barbone e non fare avvicinare ness...”
Prima
di poter terminare la frase, un urlo maschile trapassa gli
altoparlanti del telefono. Sendwick impreca e voci concitate prendono
a parlare tutte insieme. Gli sembra di sentire una donna piangere e
la stessa voce maschile dell'inizio urlare ancora più forte un
nome... Ra...
C'è quasi un minuto di silenzio, poi
il respiro affannato di Jule Sendwick al telefono.
“ Ci sei
ancora?”
“ E lo dici a me? Che diavolo è
successo?”
“ Sono arrivati dei ragazzi, degli amici
della vittima che l'hanno riconosciuta. Pare che fossero qui vicino
per una festa e che l'abbiano persa di vista.”
“
Abbiamo un nome?”
“ Rachel Green.”
Greg serra
le palpebre, e improvvisamente la stanchezza lo assale.
The Doctor is In:
Non ho idea del perché ho scritto questo. È stato un attimo di profonda riflessione su quel grande uomo che è il nostro Lestrade o un'indigestione di cheesecake? Nessuno può dirlo. Ciò che posso dire è che anche questa riposava quietamente nel fondo dei miei documenti e ho dovuto pubblicarlo con la mia betatura ( quindi senza betatura) per non buttare la giornata di lavoro che mi ha fatto sprecare mesi orsono.
La vera precisazione qui sarebbe solo una: QUESTO NON è UN PAIRING.
Non
lo pensate, nemmeno per un secondo, non è nelle mie
intenzioni. Questa non è una storia d'amore, questa è
esattamente ciò che sembra: la storia di due persone che si
stanno sulle scatole a vicenda, un Greg depresso con un automa dalle
sembianze femminili che gli capita tra capo e collo per peggiorare le
sue già critiche condizioni Post-Fall. I rimandi a Sherlock
sono infiniti e credo molto più espliciti di quello che mi ero
aspettata di scrivere. Tutto ciò rimane comunque un
esperimento che si chiuderà nel capitolo successivo. Non è
una long, è più una one shot spezzata.
Qualche
precisazione: il titolo si deve alla poesia di Keats, di cui un pezzo
è riportato proprio ad inizio capitolo. Se la conoscete o la
leggerete, capirete istantaneamente il perché.
Imogen non
vuole essere una Mary Sue o una femme fatale, ma deve avere il suo
spazio e attirare l'attenzione in quanto personaggio di rilievo: ecco
spiegato il nome assurdo e il cognome rubato al mago Howl :)
Ultimo,
ma non meno importante: baso questa fic sulla mia cultura telefilmica
per quanto riguarda le procedure poliziesche e cose varie, per
rendere il tutto verosimile più che vero. Ho fatto qualche
ricerca sulle leggi vigenti in Inghilterra, ma è difficile
trovare qualcosa di specifico, quindi dove le informazioni mancano la
mia fantasia o i ricordi dei polizieschi americani suppliscono.
Perdonate ogni tipo di imprecisione.
Spero che siate giunti fin
qui sani e salvi e scevri dalla voglia di lanciare ortaggi contro il
pc.
I signori Howard e Packard non la prenderebbero bene:)
Ma
soprattutto, spero che la lettura sia stata di vostro
gradimento.
Alla prossima,
Darseey