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Autore: Ariadne_Bigsby    31/03/2007    1 recensioni
Cassandra teneva gli occhi bassi. Non guardava nulla, vedeva solo la strada. Si sentiva prigioniera di un mondo per il quale lei non era tagliata. Non era fatta per la vita. Non era fatta per vivere. Non che fosse debole...ma il dolore l'aveva sperimentato fin troppo. Una one shot che ho scritto in 10 minuti...in un momento in cui ero particolarmente giù... Per favore, leggete e recensite!
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Proposte

 

Last Thoghts

 

Salve raga..qui è Russian Fanatic che parla.

Benchè questo non sia proprio il mio ramo di competenza, dato che in questi giorni sono un po' giù..mi è venuta l'idea per questa One Shot.

L'argomente porrtante di tutto è la depressione, un mostro nero che ti assale quando meno te lo aspetti e ti stringe nella sua morsa.

Ho messo il rating R, non perchè ci sono scene di violenza o simili, ma per il tema trattato, che può non essere gradito a tutti.

 

 

 

La camanella della scuola suonò all'improvviso, destando tutti dall'apatia suscitata dalle lezioni di latino.

Sorrisi pervasero le labbra di quasi tutti i presenti :erano le 11:00, e sarebber usciti a quell'ora, perchè la professoressa dell'ora a seguire era malata.

Un allegro scalpiccio riempe la classe: le ragazze si mettono d'accordo su dove andare, quali negozi visitare in queste ore di libertà.

Una figurina malinconica si alzò insepressiva dal banco, e ripose la penna nell'astuccio.

Aveva le mani sporche d'inchiostro perchè era stata un'ora intenta a disegnare.

La figurina malinconica apparteneva ad una ragazza.

Cassandra era il suo nome, come quello dell'indovina di Ilio.

E lei stessa era un po'preveggente.

La sua amica la invitò a venire in corso con lei, per divertirsi un po' nei negozi.

Cassandra, con un sorriso timido, declinò l'offerta dicendo che doveva anadre in fretta a casa della nonna.

Si infilò il lunggo cappotto nero ed uscì dalla classe.

Era una ragazza abbastanza carina, anche se ultimamente aveva messo su qualche chiletto...i suoi capelli, quel giorno non erano nello stato migliore e questo la faceva sentire inadeguata.

Uscire era la sua maggior paura: fuori avrebbe potuto esserci LUI...

Con il cuore in gola varcò la soglia dell'uscita: sciami di ragazzi si dirigevano in cortile per la ricreazione.

E lui c'era.

E lui la vide e sbuffò.

Cassandra inforcò gli occhiali da sole per non mostrare le lacrime ed uscì dal cancello, sotto un coro di risatine.

Lui le piaceva da un anno: lui la prendeva in giro da un anno.

E questo le mangiava l'anima.......


Cassandra piangeva, seduta in bagno.

Aveva dato fondo al frigo, ben sapendo che poi a cena avrebbe dovuto mangiare di nuovo: aveva cercato inutilmente di procurarsi il vomito, ma era riuscita solo a farsi scendere delle grosse lacrime.

Il cellulare vibrò: come sempre, Cassandra sperò in un miracolo.

Una telefonata che l'avrebbe resa felice, un'amica che la chiamava, qualcuno che le avrebbe dichiarato amore.

Niente di tutto ciò: solo la mamma, che le urlò che aveva ricevuto una lettera da scuola, in cui veniva segnalato lo scarso rendimento di Cassandra in 3 materie.

Le disse di filare a casa.

Cassandra rispose pacata che prima sarebbe andata a lezione di musica.

Con la promessa di un regolamento di conti con papà, per la sera la madre attaccò il telefono.

 


 

Cassandra camminava in una via stretta, parallela al corso, gremito di ragazzi.

Cassandra era introversa.

Da bambina non lo era: era vivacissima, estroversa, buffa, allegra, un pochino più magra.

Cassandra non aveva più nulla di tutto ciò.

Le delusioni l'avevano plasmata così.

E così sarebbe rimasta.

Mai un messaggio da un'amica..se non per sapere gli esercizi da fare.

Pensò alla sua meta, ed un timido sorriso le dipinse le labbra.

Ed in quel momento, il viso dolce ma triste di Cassandra si illuminò.


Cassanadra usciva dalla scuola di musica, lisciando i suoi spartiti contenut nella sua borsa a tracolla.

Suonava il pianoforte.

Era la sua unica gioia.

A casa aveva una tastiera molto tecnologica, regalo per la comunione: era stato allora che in lei era nato l'amore per la musica.

Il cellulare vibrò di nuovo.

Di nuovo la mamma.

La chiamata di prima non aveva influito sull'umore di Cassandra.

Era abituata all'isteria della madre, accanita fumatrice.

Ma questa volta, il dolore le lacerò il sorriso e le tolse il colore dalla guance.

Scordati il pianoforte...queste erano state le dure parole della madre.

Stasera chiamo la tua insegnante e le dico che hai chiuso.

Non ci sono storie.

Cassandra chiuse il cellulare, gli occhi bassi, già irrigati di lacrime.

Iniziò a piovigginare.

 


Cassandra scese dall'autobus.

Aveva lisciato meccanicamente quegli spartiti, che non avrebbe mai suonato in pubblico, al saggio.

Qual è il mio posto nel mondo?

Perchè la mia vita è così?

Dio esiste?

Questi erano i pensieri che affollavano la mente di Cassandra, mente si dirigeva verso casa.

Casa sarebbe stata vuota: entrambi i genitori erano al lavoro

Ancora per 3 ore.

Tre ore al momento cruciale del "regolamento di conti"

Cassandra teneva gli occhi bassi.

Non guardava nulla, vedeva solo la strada.

Si sentiva prigioniera di un mondo per il quale lei non era tagliata.

Non era fatta per la vita.

Non era fatta per vivere.

Non che fosse debole...ma il dolore l'aveva sperimentato fin troppo.

Girò l'angolo, pronta ad attravesare la strada che l'avrebbe portata sul vialetto di casa.

Pensò, sarebbe bello se qualcuno mi dicesse che la mia vita cambierà.

Non importa come, non importa...

Basta che sia ora.

Attraversò la strada senza guardare.

E fu esaudita.

 

 

 

 



 




 

 

 

 

   
 
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