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Autore: Artemisia17    15/09/2012    1 recensioni
C’erano giorni in cui Taita voleva dimenticare, forse perché il dolore era troppo forte. C’erano giorni in cui si attaccava ai ricordi, come un neonato alla tetta della balia. Rimaneva lì, immobile, la testa appoggiata alla parete di arenaria, gli occhi chiusi. La metà della popolazione egizia non avrebbe resistito una notte nella Valle delle Regine e l’altra metà non ci avrebbe proprio messo piede. Ma lui doveva venire.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’erano giorni in cui Taita voleva dimenticare, forse perché il dolore era troppo forte.
C’erano giorni in cui si attaccava ai ricordi, come un neonato alla tetta della balia.
Rimaneva lì, immobile, la testa appoggiata alla parete di arenaria, gli occhi chiusi. La metà della popolazione egizia non avrebbe resistito una notte nella Valle delle Regine e l’altra metà non ci avrebbe proprio messo piede. Taita non era stupido. Sentiva a pochi passi da lui delle ombre che si agitavano, percepiva una forza sovrumana che si animava a pulsava di vita, in contrasto con la morte. Il liberto sorrise. Dopo tutti quegli anni di vita, i denti si ergevano imperiosi, bianchi e sani.
Il sorriso si incrinò, come uno specchio colpito da una pietra, che lentamente e irrimediabilmente si frantuma su se stesso.

“La bambina rimaneva ferma e decisa nel mezzo del cortile, malgrado le proteste dell’educatore. Gli occhietti vispi e scuri lo scrutavano torvi. Taita continuò a tirarla con la mano.
“ Lanata! Lanata!” tentava di ammansirla, con una voce dolce e carezzevole. “ Se ti lavi i denti, dopo potrai venire con me e Tanus a caccia.” La bambina si ridestò  e, gaia e felice, trotterellò vero la stagno. L’uomo, scuotendo la testa e borbottando fra sé, la seguì. Entrambi si sedettero sulla riva e l’adulto incominciò a pestare un sottile giungo di lino per farne uno spazzolino, canticchiando tra sé. La giovane lo guardava assorta, quasi pensierosa. Poi, con uno scatto, si buttò in acqua. Taita si alzò pure lui, spaventato. Quella stupida si sarebbe fatta ammazzare. Una testolina nera comparve sul pelo dell’acqua mentre le membra toniche e accarezzate dal sole, si muovevano ritmicamente, in uno stile sublime. Taita nascose un sorriso estasiato. Lanata sarebbe diventata una splendida donna. Taita nascose anche il dolore che quella intima confessione gli provocava. La bambina gli prese il gambo fra le mani e cominciò a lavarsi i denti. L’uomo rimase assorto dietro di lei, finché una voce ambrata a carezzevole lo riscosse. Lanata stava cantonando il suo motivetto di prima. Taita unì la sua voce alla sua. I due suoni si unirono fra loro, unendosi, fondendosi in un’unica melodia che salì fino al cielo.”

Il vecchio si riscosse, le lacrime che scorreva imperiose sulle guance. Con un tremito, cercò di tirarsi su. Si appoggiò alla porta segreta, i sigilli vecchie e polverosi che nascondeva il suo bene più grande. Taita baciò la superficie rossa e ruvida. Doveva fare il suo giro d’ispezione. Appoggiandosi al suo vecchio e fidato bastone, incominciò la sua passeggiata mentre la luce calda e purpurea espandeva i suoi raggi sulla roccia. Conosceva quel percorso come i suoi vizi e suoi peccati. Girando a destra, salutò un vecchio funzionario, che aveva conosciuto in vita. Dopo un centinaio di metri, salutò con tristezza la tomba di Aton. Quante partite, quante risate insieme! Il sole stava incominciando a tramontare, quando raggiunse la tomba di Kratas.
“ Vecchio, forte guerriero.” Sussurrò all’aria polverosa che ammorbava l’aria vicino alla tomba. Con familiarità prese un otre di vino e diede un sorso. Poi lasciò che la metà del contenuto toccasse terra, come in un vecchio ritrovo di amici.

Un canto allegro e sboccato si librava nell’aria della Soffio di Horus. Taita, sbattendo rabbiosamente la porta, si avviò verso il gruppo di giovani. Remrem fu il primo a notarlo, seguito a ruota dal brando di ubriachi.
“ Taita, vecchio mio. Siedi e bevi con noi, Tata.” Sogghignò Kratas, con la sua risata tonante e rumorosa. Lo sguardo affilato e pronto alla battaglia dell’uomo di addolcì.
“ La nobile Lostris si è appena addormentata. Dovreste smetterla con questi canti orripilanti.”
“ Non tutti hanno la tua voce di usignolo, vecchio mio. Canta per noi, Taita. Canta con noi.” Il volto sereno e pacifico di Tanus lavò via ogni traccia di ostinazione dalla faccia dell’eunuco. Con uno sguardo che lasciva intendere che lo faceva solo per lui, Taita si sedette. Quella notte tra le voci roboanti dei soldati se ne udì una più limpida e piacevole, come un agnello in un branco di lupi.”

Taita si appoggiò nuovamente al bastone. Gli sembrava di sentire la forte stretta si Kratas sulle spalle e il vento che sibilava tra le montagne gli ricordava una delle sue bestemmie. “ Per lo scroto fetido di Seth.” Avrebbe urlato. Taita l’aveva sempre ammonito, eppure il  soldato lo guardava divertito e irrisorio. La vita bisogna viverla. Con uno scatto inusuale per uno della sua età, l’uomo scappò.
Tutti quei ricordi, lo opprimevano.
Tutte quelle vite tranciate, lo angustiavano.
Una raffica più forte delle altre lo fece fermare.

Amico mio.”. La voce calma e profonda del generale, fecero voltare il vecchio. Taita sorrise. Una lieve spruzzata di neve colorava i capelli bronzei dell’uomo, eppure ciò gli dava una bellezza uguale e superiore alla gioventù. Capiva l’amore della sua padrona. Il soldatogli batté una mano fra le scapole e si voltò verso il fiume neonato. La luce argentea della luna conferiva una naturale maestosità al volto leonino.
“ Ti devo parlare, padre.”. Taita non si scompose, l’espressione greve dell’altro denunciava più di quanto credeva.
“ Tu sai quanto io ami Lostris.”, L’eunuco corrugò la fronte, incuriosito. “ E io so quanto tu la ami. Quanto e più di me, entrambi vibriamo dello stesso amore.”. Dunque era questo. Taita lo osservò, ricambiato dall’altro. Che cosa doveva dirgli? Che l’amava? Non come un padre né un amico, ma come un uomo, quale non era? Che l’amava da più tempo di lui, eppure era rimasto nell’ombra per proteggerla? Pronunciare quelle parole avrebbero significato molto per entrambi. Taita guardò il Nilo nascente.
“ Io ti voglio bene, Tanus. Sei un grande uomo e ami una grande donna. Ti considero come un fratello e un figlio, farei di tutto per proteggervi. Sono onorato di essere tuo amico e sono molto orgoglioso di te, anche se non ho alcun merito.” La voce limpida  e fresca di Taita si incrinò. Rimasero fermi per alcuni minuti, immobili. Tanus strinse il braccio di Taita, grato.
 
Il vento passò. Non l’emozione. Era sicuro di aver visto il sorriso splendente di Lostris, la stretta di Tanus e la risata di Kratas. Tutti loro erano stati la sua vita. Si voltò verso le Valli. Era sicuro che non sarebbe più riuscito a sentirli. La certezza lo riempì di un dolore più forte del primo. Ma loro non era più lì. Lo sapeva, eppure non riusciva a staccarsi.
“ Aspettatemi.” Mormorò al vento che veloce e leggiadro come una gazzella portò la sua preghiera ai tre amici. Lostris, stretta a Tanus, sorrise di quel sorriso che era solo di lui e Tanus, che commosso abbracciò più forte l’amata. Kratas alzò al cielo metà orcio di vino e rise divertito.
“ Non ancora, amico mio. Non ancora Tata.”   
  
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