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Autore: ReyHaruka    18/09/2012    0 recensioni
Usagi non riusciva più a pensare liberamente, la sua mente era totalmente annebbiata, i suoi sensi erano persi a seguire ogni minima sensazione che la portava a voler confessare quei sentimenti che Haruka le stava scatenando.
Il suo profumo, così intenso...
I suoi occhi, così profondi...
Il suo calore, così vicino...
Il suo respiro, così dolcemente leggero...
Usagi lasciò che le azioni prendessero il sopravvento.
Smise di pensare, smise di porsi domande.
Si lasciò andare, e rispose alla provocazione dischiudendo le sue labbra nel bacio che posò su quelle di Haruka.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Endymion, Haruka/Heles, Michiru/Milena, Serenity | Coppie: Endymion/Serenity, Haruka/Michiru
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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     4-Il Coniglio ed il Lupo

La principessa portò il fiore al viso senza pensarci troppo, anche perché i suoi pensieri erano tutti rivolti al tentativo di capire chi potesse averlo portato.
Fu proprio il profumo che scaturiva da quella rosa a chiarirne la provenienza.
“Questo profumo di vento...”
Usagi ne era certa, a lasciarle quel dono, era stato il ragazzo biondo dagli occhi smeraldo.
La ragazza si distese sul suo letto posando delicatamente il fiore a fianco del suo viso sul guanciale.
Quel colore così intenso... neanche la penombra della notte che era appena cominciata poteva in alcun modo smorzarlo.
Quel colore, quel vento... riportavano alla mente di Usagi l'immagine dei corti delicati capelli color miele, che la brezza accarezzava delicatamente, all'ombra fresca di quell'albero...
“Quant'era bello...”
Usagi avvicinò nuovamente la rosa al suo volto, come a volersi nutrire di ogni particella di quell'essenza che ad ogni respiro le colmava l'anima.
Fu l'insieme delle sensazioni olfattive mescolate con il soave tocco che quei petali posavano sulle labbra della principessa ad immergere tanto la sua mente, quanto il suo cuore, nel ricordo del soffice tepore che le labbra del suo principe le aveva riservato.
Lasciandosi trasportare dalla miriade di emozioni che nel suo petto si esprimevano ad ogni ritmico rapido palpito, Usagi si voltò su un fianco, dando le spalle alla splendente Terra che faceva capolino in quel cielo stellato, e raccogliendosi in posizione fetale, si portò il fiore al petto, proteggendolo con ambedue le mani.
Quel profumo la cullò consentendole di cadere serenamente nel sonno.

Anche questa volta ad attenderla non c'era il suo consueto sogno...
I suoi piedi poggiavano su una distesa di petali di rose gialle, poteva chiaramente distinguere cada un petalo sotto le sue spoglie dita.
Una leggera nebbia avvolgeva l'intero panorama circostante, e in qualunque direzione lei guardasse, poteva distinguere unicamente altre centinaia di migliaia di petali, sparsi in ogni dove, per una distanza che, a quanto le era dato di vedere, risultava infinita.
«Dove sono finita?»
Usagi pronunciò il suo pensiero ad alta voce, senza farci troppo caso.
La ragazza continuava ad osservarsi in giro, senza notare nulla che potesse aiutarla a comprendere dove si trovasse. Fu in preda alla spaesatezza che provava, che iniziò a camminare in una direzione scelta nella più totale casualità.
Percorse innumerevoli passi guardandosi attorno, fino a quando non si accorse di una rosa, che a differenza delle altre, era ancora eretta sul suo stelo, e chiusa nel suo piccolo bocciolo.
Usagi lasciò che la sua curiosità la guidasse vicino a quel fiorellino.
Furono solo pochi istanti quelli in cui la principessa poté osservare quella rosa ancora serrata in boccio.
Come per magia, i suoi petali si dischiusero in una rapida danza, che permise alla pianta di aprirsi rigogliosa nella sua bellezza. Una volta raggiunto il culmine della fioritura, i petali scolorirono, passando da quell'intenso giallo di cui erano intrisi, ad un candido bianco, e contemporaneamente a questo fenomeno, tutti i petali attorno al fiore si sollevarono da terra, come se dalla rosa stessa scaturisse una ventata, un vento che Usagi era sicura potesse riconoscere tra mille.
Senza motivo apparente, quel vento cambiò verso, e rinvigorito di nuova forza, partì in una direzione, ad una tale velocità da scavare una sorta di corridoio tra i milioni di petali che aveva sollevato a pareti, quasi a volerle indicare una via.
La giovane principessa non perse tempo, e prima ancora di chiedersi quale potesse essere il significato di quegli strani eventi, si lanciò in una corsa a capofitto in quel passaggio, determinata più che mai a raggiungere il luogo in cui quel vento l'avrebbe condotta.
Corse così freneticamente che i battiti del suo cuore si trasformarono in frastornosi colpi nella sua mente.
Corse. Corse come mai prima d'ora.
Corse fino a raggiungere l'esterno di quello che appariva come un imponente e solido castello, costruito in dura pietra, tramite la sovrapposizione di tonnellate di enormi rocce squadrate.
Dava proprio l'impressione di una fortezza inespugnabile.
Usagi rimase colpita dall'impatto visivo che questa costruzione offriva, e non distolse lo sguardo neppure per serrare gli occhi quando l'enorme ponte levatoio si spalancò precipitando al suolo, con il conseguente boato che ne derivò.
La ragazza si portò le braccia di fronte al volto per farsi scudo dalla polvere violentemente sollevata da terra.
Una volta che i lunghi codini biondi terminarono di sventolare all'aria, Usagi riprese a correre, entrando così nel castello.
Superata l'enorme corte polverosa, composta unicamente da terra battuta, si ritrovò di fronte ad un secondo massiccio portone all'entrata della struttura centrale del maniero, che la costrinse ad arrestare di colpo la sua avanzata.
"Non posso fermarmi ora."
La decisione di Usagi si poteva chiaramente leggere nei suoi occhi, e nei pugni delle mani che strinse in cerca di una nuova forza. Come a risposta al desiderio del suo cuore, venne nuovamente il vento, che più impetuoso che mai soffiò da dietro la ragazza, costringendola a piantare bene i piedi a terra per non perdere l'equilibrio.
Quella potente folata spalancò senza pietà anche quest'ostacolo, permettendole così di penetrare in quello che era il fulcro del palazzo.
Il corridoio nel quale si trovò riversata era illuminato unicamente dalla bianca luce che proveniva dalle spalle della principessa, e si faceva sempre più buio ad ogni passo, man mano che ella vi si addentrava.
Ma non le importava, Usagi non aveva alcun timore di rimanere nell'oscurità, perché l'aveva riconosciuto.
Quello era il lungo corridoio che attraversava ogni notte nei suoi sogni, alla fine del quale solitamente l'attendeva il ragazzino del vento.
Proseguì dunque a passo spedito e sicuro, sapeva cosa l'attendeva e voleva raggiungerlo.
Trovatasi innanzi alla consueta porta, prese la maniglia e senza alcun indugio spinse per aprirla.
Ad attenderla... solo oscurità.
Usagi entrò confusa nella stanza, che solitamente risultava ampiamente illuminata dalle innumerevoli vetrate presenti lungo le pareti.
Non ci vollero troppi passi per rendersi conto che c'era qualcosa di strano ed insolito in quel luogo, ma furono proprio quei pochi passi ad allontanarla quel che bastava dall'entrata e da quell'uscio che si chiuse alle sue spalle, lasciandola nel buio più totale.
Trascorse solo il tempo necessario a decidere che non era il caso di rimanere più a lungo in quella stanza, e Usagi si voltò rapidamente per tornare indietro, ma fu proprio quel movimento repentino a farle perdere l'equilibrio, stabilità che tentò di riprendere con un paio di confusi giri su se stessa, piroette che la sbilanciarono maggiormente, sino a farla cadere verso il pavimento, impatto che evitò afferrando un pesante telo che altro non era se non l'enorme tenda che Usagi trascinò con sé nella caduta.
La gigantesca finestra che apparve rischiarò abbondantemente quella che ora risultava chiaramente essere una camera da letto.
Usagi si rialzò solo a metà, mettendosi seduta e rimanendo avvolta in buona parte di quell'ormai lacera stoffa.
Proprio sulla parete di fronte alla finestra vi era appeso un enorme dipinto, un quadro raffigurante, in ogni suo curato dettaglio, la splendida figura intera del giovane ragazzo biondo in abiti bianchi, regale e fiero come un guerriero.
«È lui!»
Usagi non poteva credere ai suoi occhi, come non poteva credere a quello che le sue orecchie stavano udendo proprio dalla direzione del grande letto presente in fondo alla stanza, proprio contro l'ultima parete rimanente.
La figura che si sollevò dalle lenzuola era chiaramente quella di un bianco, enorme, lupo.
La bestia stava lentamente scendendo dal giaciglio con aria minacciosa, accompagnata da un ancor meno promettente ringhio.
Non era la benvenuta, di questo ne era certa, o se non altro quell'animale ne era certo.
Presa dal panico, Usagi non trovò soluzione migliore se non quella di chiudere gli occhi e nascondersi sotto la pesante tenda, nella speranza che le offrisse una qualche protezione, o che quel gesto potesse far cambiare l'approccio con il quale l'animale la stava accogliendo.
«Odango!»

Passarono interminabili secondi, e l'agitazione s'interruppe solo quando la principessa sentì chiaro nell'aria il profumo di rose lievemente trasportato da una brezza gentile.
“Possibile che-”
Usagi dimenticò ogni traccia di timore e sollevando la testa, riaprì gli occhi che rimasero abbacinati dalla forte luce che irrorava da ogni dove il meraviglioso roseto dove ora si trovava.
Non era il luogo che aveva attraversato prima.
Questo era... una specie di serra molto curata, dove crescevano felicemente un'infinità di rose gialle.
«Questo posto... ma dove... cosa è successo?»
Usagi si decise ad alzarsi in piedi.
“Ero sicura di trovarmi all'interno di un castello! E c'era un lupo! Voleva attaccarmi... ne sono sicura! Era così vicino che pensavo fosse la fine... ed ora? Dove sono? È un sogno così strano... quella voce...”
La principessa si strinse nell'abbraccio delle sue braccia, nel tentativo di calmarsi.
«Ma certo! È un sogno!» Questa volta voleva esserne certa, così con rapidità si schiaffeggiò la faccia. Mossa che si rivelò realmente dolorosa.
Appurato che quel dolore era vero, Usagi si ritrovò ancora più confusa.
“Quindi ora sono sveglia?... ma, da quanto? E, dove mi trovo?”
La ragazza raggiunse l'uscita del roseto, ed una volta fuori poté riconoscere il laghetto che le si stagliava dinnanzi.
Quell'acqua, quell'albero, quel paesaggio...
Ne era sicura, forse... doveva trovarsi nuovamente su Urano.
C'era un unico modo per scoprirlo con certezza, ossia trovare il portale di Passaggio e tornare al Silver Millennium.
La principessina non rimase ferma un secondo di più, prese a correre lungo la strada che aveva percorso il giorno prima con Luna, sino a giungere effettivamente alla porta che la ricondusse al suo palazzo.
Percorse in fretta pure il tragitto che la separava dalla sua camera e si concesse di fermarsi solo quando sedutasi sul suo letto poté riprendere la rosa che era sicura avesse tenuto tra le mani la sera prima al momento di coricarsi.
“Sto forse impazzendo?”
Usagi non riusciva più a distinguere sogno da realtà... cosa di ciò che sognava realmente viveva?
Per quanto si sforzasse non riusciva a raccapacitarsene.
Gli eventi della notte appena trascorsa erano ancora più confusi di quelli della notte precedente.
Ma di una cosa si ricordava con chiarezza, ed era convinta fosse la pista giusta per avvicinarsi finalmente alla verità.
Quel dipinto nella camera, il ritratto del ragazzo... era chiaramente stato realizzato dalla principessa Michiru.
Quel tratto era senza ombra di dubbio il suo, quindi forse la ragazza di Nettuno si sarebbe rivelata la chiave per risolvere il mistero.

*       *       *


Usagi si voltò verso la porta alla quale Luna stava bussando.
«Buon giorno e ben svegliata Usagi-sama!» Luna era decisamente di buon umore. «Mi dà sempre più gioia vedere che sta diventando un'usanza l'alzarVi presto!»
Usagi nascose la rosa sotto il cuscino, e sfoderando un luminosissimo sorriso si alzò in piedi affinché l'amica potesse aiutarla a cambiarsi.
Luna si diresse all'enorme armadio contenente la vasta scelta di abiti della sua principessa, e ne estrasse uno decisamente semplice.
«Oggi potrete rimanere tranquilla a palazzo, lontana dai vostri restanti impegni!»
Usagi prese il vestito che le veniva porto.
«Significa che ancora non sono giunte comunicazioni dalla principessa Haruka?»
La principessina non ne era troppo felice, in cuor suo sperava di tornare al più presto su Urano e sperava che incontrare Haruka si rivelasse la mossa migliore per risolvere il mistero che avvolgeva il giovane ragazzo dagli occhi smeraldo, ed i suoi sogni, ma cos'era se non appunto una semplice speranza?
In fondo non c'erano reali elementi che potessero assicurarle che in quel modo avrebbe svelato qualcosa...
L'unica pista che al momento sentiva valesse la pena non ignorare, era quella del dipinto.
Possibile si trattasse di una casualità? Sì, poteva essere anche così, ma valeva la pena battere ogni strada plausibile e se l'avesse condotta a lui tramite la principessa Michiru, allora questa era l'occasione perfetta per approfondire la cosa.
«Esatto mia signora. Non ci sono ancora pervenute notizie del suo rientro.»
La voce di Luna suonava un po' preoccupata, ma Usagi era troppo presa dai suoi ragionamenti per accorgersene.
«Come Vi dicevo dunque, potrete rimanere tranquillamente a palazzo concedendovi una giornata di svago.»
«Gradirei fare nuovamente visita alla principessa Michiru se non è un problema.» Usagi pronunciò queste parole terminando di indossare il suo abito.
«E perché mai?» Luna fu colta alla sprovvista dalla richiesta della sua principessa.
Usagi non se la sentiva di raccontare quanto avvenuto durante la notte... ne tanto meno aveva voglia di spiegare all'amica i dettagli riguardanti il ragazzo che accompagnava i suoi sogni... in qualche modo... sentiva di esserne... gelosa? No, più che di gelosia si trattava di confusione. Forse era questo il termine adatto a descrivere ciò che provava nei confronti di quei momenti che si sentiva di non voler condividere con nessun altro... non prima di aver trovato delle risposte.
"E se fosse tutto solo una mia fantasia?"
Un brivido percorse rapido la colonna vertebrale di Usagi irrigidendola.
No... non poteva trattarsi solo di una fanasia. Non era disposta ad accettare questa conclusione.
E forse era proprio questo sentimento... la paura... a spingerla a tenere tutto dentro sé, avaramente, nel tentativo di impedire che parlandone tutto si dissolvesse in un enorme fragile bolla di sapone.
«Niente di particolare... solo, stavo pensando che Michiru è la regalità fatta persona e... beh, presto diverrò regina, e mi sembra una buona idea approfittare di ogni minuto concessomi per apprendere qualcosa a riguardo, non voglio certo sfigurare e mettere in imbarazzo la mia famiglia.»
Usagi non sapeva mentire, ma questa volta Luna si rivelò meno accorta del solito, conquistata dalla serietà con la quale nei giorni appena trascorsi la sua principessa si stava adoperando.
«Finalmente avete preso a cuore il Vostro futuro, e avete capito l'importanza della figura che andrete a ricoprire! Oh... quanto ho pregato affinché questo giorno giungesse!» Luna era sinceramente felice del cambiamento repentino della sua signora, l'aveva vista crescere da quando era nata, ed era sicura che in lei c'era tutto quello che ad una regina non poteva essere insegnato in alcun modo, un cuore, un cuore così grande e puro da poter condurre il più grande regno di tutti i tempi.
Quello di cui si era sempre preoccupata invece, era la totale svogliatezza con la quale Usagi non si applicava nell'apprendere le forme comportamentali proprie del suo ruolo... e sentirla dunque pronunciare queste parole, era la gioia più grande che potesse ricevere.
Usagi sorrise ridacchiando nervosamente in attesa della risposta dell'ancella.
«Questa è davvero un'ottima notizia!» Luna uscì dalla camera della principessa per recarsi a chiedere alla regina il permesso per un'ulteriore visita, lasciando così Usagi libera di terminare di sistemarsi i capelli che risultavano ancora un po' scompigliati.
“Come potrei aprire l'argomento con Michiru?” Usagi si alzò dalla sedia. “Non posso certo presentarmi da lei dicendo «Ehy! Salve principessa di Nettuno... scusate la curiosità ma... non è che per caso avete dipinto il ritratto di un bellissimo giovane biondo di recente? No perché... l'ho visto in un sogno...»” Usagi focalizzò l'intera scena nella sua mente. “No... è decisamente troppo fuori luogo! Devo pensare a qualcos'altro...”
Proprio in quel momento, Luna fece ritorno nella stanza.
«Aaah, che faticaccia correre così di prima mattina...» Luna aveva preso la richiesta della sua signora molto a cuore...
«Comunque sia... Usagi-sama, sfortunatamente la Regina vostra madre ha tentato di mettersi in contatto con la principessa Michiru... ma ella non ha dato risposta, probabilmente sarà occupata con lo Specchio, quindi dovrete rimandare la vostra visita ad un altro giorno...»
Usagi era stufa di sentire sempre solo cattive notizie.
«Ma non si preoccupi! Una soluzione c'è, le farò io da insegnante per oggi! Possiamo metterci al lavoro sin da ora!»
No okay, Usagi era sinceramente stufa di sentire sempre solo cattive notizie.
«Per prima cosa potremmo esercitarVi durante la colazione all'etichetta della forchetta-»
«Ho cambiato idea Luna. Oggi seguirò il tuo consiglio di prendermi una giornata per me!» Usagi attraversò rapida la stanza, per non dare il tempo all'amica di fermarla, e si congedò rapidamente, per poi recarsi verso il palazzo centrale.
«... Benedetta ragazza...»

*       *       *


Usagi sentiva che la confusione che provava dentro di sé necessitava al più presto di essere chiarita.
Era seriamente preoccupata per la sua sanità mentale... cominciava a credere di essere realmente pazza, e la cosa non la rassicurava.
“Possibile che ogni qualvolta che sento di aver trovato la strada per avvicinarmi a lui, qualcosa mi impedisca di percorrerla?”
Non riusciva a credere a quanta sfortuna la perseguitasse, tutta assieme poi!
“No, questa volta non me ne starò qui buona ad aspettare.”
Persa nei suoi pensieri Usagi non si accorse che le sue gambe l'avevano condotta nella Sala di Passaggio.
“Beh... sarebbe poi tanto grave se andassi lo stesso?”
Usagi si soffermò un attimo a pensare alle conseguenze che il gesto che si apprestava a compiere potesse portare...
“Io sono la futura Regina, ergo è mio compito stringere profonda alleanza con le mie principesse, ergo non c'è nulla di male nel andare a recarvi visita, ergo non ci saranno ripercussioni.”
Nella testolina di Usagi tutto risultava logico e lineare, tant'è che il suo cervello le diede il via libera approvando il piano che aveva elaborato: disobbedire alla restrizione di non recarsi su Nettuno.

*       *       *


Una volta all'interno del palazzo Kaioh, Usagi tentò di annunciarsi con un sonoro «Principessa Michiru? Siete qui?» al quale però non seguì alcuna risposta, se non il suo stesso eco che risuonava sempre più fievole tra le innumerevoli vuote stanze.
“Mmm, Luna ha detto che probabilmente è impegnata a controllare lo Specchio...”
Alla mente di Usagi tornò l'immagine dell'oggetto che aveva tenuto in mano nel rifugio della principessa di Nettuno.
“Sono sicura fosse quello! Dev'essere lì!”
La ragazza era talmente spronata all'idea di incontrare Michiru, che si era totalmente scordata di pensare ad un modo intelligente di tirar fuori la questione che tanto le premeva.
Attraversata la spiaggia-giardino, la giovane ragazza si decise a tuffarsi in quell'incantevole limpida acqua con tanto di vestito, che questa volta era decisamente meno formale, e talmente leggero e corto da non intralciarla più di tanto nell'attraversata.
Giunta finalmente sull'altra riva, si strizzò leggermente la fine dell'abito per asciugarlo alla buona, e si sistemò nuovamente i codini per presentarsi in un modo non troppo trasandato.
Si avvicinò con calma al porticato della casa, che questa volta era chiuso dalle porte scorrevoli che ora separavano l'esterno dall'interno.
“Probabilmente ha bisogno di concentrarsi per usare lo Specchio in maniera appropriata! Forse non dovrei disturbarla...” Usagi era sul punto di tornare indietro, forse era stata troppo precipitosa...
In fondo, quello di Michiru era un compito solenne, al quale la principessa di Nettuno si dedicava anima e corpo... al suo confronto... le domande di Usagi su un disegno apparivano decisamente un'inezia...
“Cosa faccio?”
La curiosità che l'aveva guidata sino ad ora era l'unica cosa che la trattenesse lì.
«Avresti dovuto fare più attenzione...»
La voce di Michiru si percepì appena dall'interno della casa.
«Non ho avuto scelta...»
La seconda voce... era senza ombra di dubbio quella di un'altra persona... era molto bassa... quasi provata... era...
A quel punto Usagi voleva sapere cosa stava avvenendo nell'abitazione... Michiru non era sola... con chi stava parlando? Quella voce...
Si avvicinò silenziosamente alla porta, e si mise a sbirciare alla ben e meglio attraverso la stretta fessura che ne indicava la non totale chiusura.
Michiru risultava quasi totalmente nascosta dietro alla schiena nuda della persona con la quale stava parlando.
Usagi trattenne a stento un'esclamazione di stupore.
Quella schiena... quella persona... era lui! Ne era certa, stavolta non era un sogno, non si stava sbagliando. Era il ragazzo biondo!
“Lui è reale! Lo sapevo!”
Gli occhi di Usagi si fecero più luminosi che mai.
«Capisco.»
Michiru pronunciò quelle parole quasi in un sospiro, al che il ragazzo biondo portò la sua mano sinistra ad accarezzarle la guancia in un gesto che nascondeva una certa intimità tra i due.
«Fai più attenzione... per favore.» La ragazza dai capelli acquamarina accompagnò le sue ultime parole con un dolce abbraccio con il quale si strinse al giovane.
Usagi trattenne a stento il sussulto che il suo cuore le schioccò nel petto.
I suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Ma cosa-”
Non capiva.
Non capiva cosa stesse succedendo.
Non capiva cosa ci facesse lui lì.
Non capiva a cosa stesse assistendo.
Non capiva cosa li legasse.
Non capiva perché stesse reagendo così.
Non capiva più niente.
Capiva solo di non voler più stare lì. Doveva andarsene, ed in fretta.
In qualche modo, sentiva di aver assistito a qualcosa che doveva rimanere un segreto, qualcosa di cui lei sarebbe stato meglio fosse rimasta all'oscuro.
Usagi riuscì ad allontanarsi dall'isola senza fare rumore... o almeno così sperava, visto quanto baccano stava facendo il suo cuore, ad ogni battito, per la paura che potessero notarla.
Il giovane sciolse l'abbraccio di Michiru, e ringraziandola indossò nuovamente la sua camicia.
Una volta riabbottonata, si voltò in direzione della porta socchiusa sul porticato.
«È scappata...» Michiru rivolse queste parole allo sguardo assente di lui. «Cosa intendi fare con lei? Sai bene che-» «Non ti preoccupare Michiru, lo so.» La voce del ragazzo suonò risoluta. «C'è solo una cosa che posso fare. Ed è ora che mi assuma le mie responsabilità.» Il giovane biondino spalancò la porta che dava verso l'esterno «Ne va del bene del futuro del Regno.» detto questo, uscì dall'abitazione e se ne andò.
Rimasta sola nella stanza, Michiru si sedette vicino al suo tavolino, e prendendo lo specchio tra le sue mani, si mise a fissarlo distrattamente, tanto da ripetere quasi meccanicamente «Ne va del bene del futuro del Regno.»

*       *       *


Usagi si ritrovò gettata tra i suoi guanciali, immersa tra i suoi pensieri.
“Cosa ci faceva assieme alla principessa Michiru? Avevo ragione. Allora è vero che si conoscono... non mi sbagliavo! Quel quadro... l'ha dipinto lei. Ma cosa significa tutto questo? E lui chi è?” la sua testolina era affollata dalle troppe domande ancora senza risposte. “Cosa lega la principessa Michiru al mio principe?” al suono di quel pensiero Usagi si paralizzò.
«Il mio principe?» già, lei sapeva perfettamente che lui non era il principe al quale era promessa, e per qualche strana ragione, nonostante per anni avesse pensato a lui come al "principe dei suoi sogni", ora aveva la certezza che quel ragazzo non fosse un "sogno" e con essa, si era insinuato il dubbio che lui non fosse una sua prerogativa.
L'immagine dell'abbraccio dei due si sovrapponeva a quella del dolce bacio scambiato al lago.
“Qual è il loro legame? Perché sono fuggita?... che sciocca! Avevo la possibilità di parlargli! Di conoscerlo... di sapere almeno il suo nome...” già... neanche quello sapeva! Di lui non sapeva proprio nulla... questo ormai era evidente, non sapeva chi fosse, non sapeva come si chiamasse, non sapeva cosa lo legasse a lei, non sapeva cosa lo legasse a Michiru...
Si rendeva conto solo del fatto che per l'ennesima volta non era riuscita a controllare le sue emozioni. E quella mancanza nel gestirle le aveva impedito di usare al meglio l'opportunità che le si era finalmente presentata davanti.
“Sono una stupida...”
Ad interrompere quel pensiero ci fu il sonoro e repentino bussare tipico di Luna.
«Usagi-sama, mia signora!»
Ecco... sapeva che sarebbe successo. Luna doveva aver scoperto la sua visita non autorizzata ed ora era arrivata per rimproverarla con una prolissa ramanzina.
«Porto notizie urgenti!»
Questo Usagi non se l'aspettava.
«Ci è giunta comunicazione del ritorno della principessa Haruka! È appena rientrata al suo palazzo, e ci ha informati che è dispiaciuta del disagio venutosi a creare con la sua assenza, e del fatto che quindi è ben disposta ad incontrarvi anche ora!»
Questo Usagi decisamente non se l'aspettava. Non ora.
Rimase dunque a fissare Luna con uno sguardo indecifrabile, tanto da costringere l'amica a chiederle che intenzioni avesse al riguardo.
«Molto bene...» si affrettò a proferire Usagi.
«Vista la splendida notizia, non posso far altro che assecondare la sua gentile offerta...» non poteva certo rifiutarsi di adempire ai suoi doveri... non senza ritrovarsi costretta a dare spiegazioni del suo gesto... ed in questo momento voleva evitare ogni possibile fonte di stress.
«Luna...» Usagi rivolse il suo sguardo proprio all'amica. «...Questa volta vorrei andarci da sola, se non ti dispiace.» Questo poteva trasformarsi in un buon compromesso... meno persone avrebbe avuto attorno, più sarebbe riuscita a trattenere l'inquietudine che provava.
«Usagi-sama... Voi...»
«Sto bene Luna, davvero!» “Non è vero...” «Vorrei solo provare ad occuparmene da sola per una volta.»
Luna non sapeva cosa pensare... la richiesta della sua signora suonava insolita... ma in fondo era lecita, chiedeva solo un po' di fiducia, forse voleva solo dimostrare quanto fosse in grado di sbrigarsela da sola.
«Va bene, mia signora.»
Luna accettò la richiesta della sua principessa.

*       *       *


Usagi non era mai stata tanto tesa.
Non provava alcuna ansia all'idea di incontrare la principessa Haruka, quello che l'attanagliava era un senso di confusione sentimentale, con il quale non era sicura di sapersi rapportare.
Non voleva rovinare la sua visita con qualche atteggiamento che accidentalmente potesse essere visto come sgarbato o di poco interesse nei confronti della ragazza di Urano, doveva rimanere concentrata.
Decise dunque di chiudere tutte le sue emozioni ben bene dentro sé, e di affrontare l'incontro con la stessa serenità e calma dimostrata in precedenza.
Passata attraverso il portale, Usagi fece un respiro a pieni polmoni, e lasciò che fosse proprio il profumo, con il quale quell'ambiente la stava accogliendo, a placare tutta la sua irrequietudine.
“Ci siamo.”
Fu l'ultimo gesto deciso della principessa, perchè appena volse lo sguardo al palazzo che aveva raggiunto, percorrendo la strada indicatale da Luna, il suo stomaco si strinse in una violenta morsa.
Il maniero Tenou che svettava innanzi a lei, era la fortezza che aveva sognato quella stessa notte.
Ogni singola pietra era collocata esattamente nella rispettiva ubicazione che ricopriva nei suoi ricordi.
Le ci vollero parecchi minuti, consumati ad osservare ad occhi sgranati la struttura, prima di poter formulare un qualsivoglia pensiero.
“Non ci credo...”
La ragazza non riusciva proprio a dare un senso al tutto.
“Ero dunque giunta realmente sino a qui?”
A diretto confronto con l'immagine che aveva davanti, Usagi cominciava a convincersi che non poteva essere altrimenti.
Rimase imbambolata a fissare il ponte levatoio già abbassato in attesa del suo arrivo, e l'enorme corte polverosa.
Per quanto tutte queste coincidenze la stessero spiazzando, sapeva di non poter rimanere lì ferma all'infinito, doveva entrare, e così fece.
A lenti, insicuri passi, percorse tutti i centimetri che la separavano dal secondo enorme portone che, a differenza del ponte, risultava chiuso.
Una volta appressatasi sufficientemente all'imponente entrata, si accorse dell'esistenza di una porta infinitesimamente più piccola, di una misura paragonabile ad una normale soglia.
Usagi posò la mano sulla piccola porta, chiedendosi quanta forza avrebbe dovuto impiegare per aprirla, ma il suo gesto non le diede il tempo di valutarlo, poiché bastò la gentile spinta alla quale l'aveva sottoposta a permetterle di entrare.
Il corridoio di fronte al quale si trovava era proprio lo stesso del sogno.
La ragazza continuava a stupirsi di quante cose continuassero a coincidere, ma nonostante questo, lo percorse con disinvoltura (o qualcosa di molto simile), giungendo all'entrata della prossima stanza.
“Non può esserci nessun lupo. Non può esserci nessun lupo. Non può esserci nessun lupo.”
Usagi si ripeteva questa sottospecie di mantra, come a volersi autoconvincere che quello doveva essere stato semplicemente 'l'elemento sogno' che aveva mescolato alla realtà.
Passato il varco, la luce presente placò il timore di imbattersi nella bestia.
Quasi non riusciva a crederci.
Non si trovava nella camera del ritratto... quella era l'enorme sala-cattedrale che sino a qualche giorno prima fungeva da scenario per i suoi incontri onirici con il piccolo principino... e proprio lì, sul trono situato al centro del presbiterio, sedeva quel giovane.
La sua figura era elegante come sempre, le sue vesti immacolate, composto, una gamba accavallata all'altra, la schiena ben ritta, le braccia seguivano la linea dei poggioli sui quali erano posate, i suoi capelli curati, i suoi occhi puntati su di lei, il suo angelico viso leggermente inclinato, con la nuca poggiante sullo schienale, un sorriso ad incurvargli le sottili labbra.
«Le dò il benvenuto nella mia umile dimora, Lady Serenity.»
Usagi rimase in silenzio, come se lui non avesse ancora parlato, come se il tempo si fosse fermato all'istante che lo immortalava in tutta la bellezza che lo aveva accompagnato nella sua comparsa.
Il ragazzo sorrise nuovamente, questa volta socchiudendo gli occhi.
«Oh, la prego di perdonare la mia scortesia...» il biondino parlò per la seconda volta, alzandosi in piedi e cominciando a percorrere la navata centrale in direzione della principessina «Sono appena rientrato, ed essendo non poco provato ho pensato di attendere il suo arrivo qui.»
Il ragazzo dalle gambe slanciate aveva ormai percorso metà del tragitto.
«Non vorrei interpretasse questo mio gesto come una scortesia nei suoi confronti, tengo a precisare che non mi permetterei mai un'azione tanto sgarbata, Milady.» Si fermò proprio di fronte a lei, si prese interminabili secondi per ammirare la profondità degli occhioni blu intenso della sua principessa, e solo allora si inginocchiò al suo cospetto, prendendole delicatamente la mano destra e, portandosela alle labbra, concludendo il saluto con un tiepido, rispettoso baciamano.
«È un immenso piacere per me fare la sua conoscenza, Milady, lasciate che mi presenti» il ragazzo si eresse nuovamente in piedi, e portandosi la mano destra sul cuore, chiuse gli occhi ed inclinò lievemente il busto in avanti «Sono Haruka Tenou, principessa di Urano, nonché guerriera posta a protezione del Silver Millennium e sua, mia signora.»
Usagi prese coscienza delle parole appena udite, ma prima che potesse replicare, l'altra riprese a parlare al fine di terminare il suo discorso.
«Oggi, in questo luogo a me sacro, rinnovo il mio giuramento di lealtà nei confronti del Regno Argentato e, ancor più importante, a lei, mia signora. Giuro solennemente di porre la mia intera esistenza al suo servizio, con l'intento di proteggerla e garantirle una vita serena, ora e per sempre.»
Haruka pronunciò il suo giuramento scandendo ogni singola parola in maniera chiara, a voce forte e ferma, come a sottolineare la sacralità e la solennità di quell'atto.
Terminato di parlare, Haruka si sollevò dal suo inchino, ed attese la risposta della sua principessa, guardandola da quella testa abbondante in più che la loro vicinanza sottolineava nel confronto di altezze.
«Io...»
Usagi cominciò la risposta ancora incerta su cosa tutto questo dovesse significare.
«Aspetta un momento!»
La sua faccia si accese della buffa espressione solita di chi è soggetto ad un'illuminazione.
«Tu sei!... Lui!... Lei!...Haruka! Il principe!»
La principessa della Luna borbottò confusa tutti i frammenti di pensieri che le attraversavano il cervello.
«Come prego?»
Haruka venne colta alla sprovvista da una tale reazione random, e per poco quasi non perse la sua compostezza.
«Ma sì! Sei tu! Tu sei lui! Anche se lui è lei!...»
Usagi cominciava a confondersi da sola.
«Poco importa!» la ragazza strinse i suoi pugnetti portandoseli al petto in segno di vittoria «Tu esisti!»
L'euforia di questa constatazione venne esaltata dall'abbraccio con il quale Usagi si lanciò al collo di Haruka, gesto che costrinse quest'ultima a fare un passo indietro per controbilanciare il peso di quello slancio improvviso ed impedire così la loro caduta a terra.
Haruka si diede il tempo di sbattere in rapida successione le palpebre in preda allo stupore, e solo ripresa dall'iniziale confusione causata da quella testolina buffa, spostò il suo sguardo sulla principessa che le si stava teneramente accoccolando posando ad incastro la candida fronte sulla curva del suo collo.
“Sarà più difficile del previsto.”
Haruka tenne per sé quel pensiero, ma lo accompagnò lasciandosi sfuggire un fugace sorriso.
«Cough cough...»
Haruka finse di schiarirsi la gola per riattirare l'attenzione di Usagi, che a quel rumore spalancò gli occhi e lasciò immediatamente la presa, portandosi le mani sulle labbra, a mascherare l'imbarazzo che le si era dipinto in volto.
«Scusami tanto! Anzi no... Scusate! Oh cavoli... questo non è il comportamento che una principessa in visita dovrebbe tenere...»
Usagi era sinceramente mortificata per la sua mancanza di eleganza, ma sapeva che in nessuna circostanza sarebbe riuscita a darsi un contegno di fronte alla felicità che l'incontrare quel ragazzo (anzi, ragazza) le aveva portato.
Haruka osservò un po' perplessa la principessa, ma appena l'agitazione di Usagi nello scusarsi venne amplificata dagli spasmodici rapidi movimenti di dita ed occhi di quest'ultima, la ragazza di Urano non poté fare a meno di soffocare una risata.
«Milady, non serve che si scusi, in qualità di futura Regina ha il diritto di agire come più le compiace.»
Usagi si tranquillizzò a sentire nuovamente il suono grave e calmo della voce di Haruka.
«Cosa avete intenzione di fare con me?»
La domanda arrivò così repentina da concedere ad Usagi di emettere solo un «Eh?»
Il sopracciglio di Haruka si inarcò leggermente di fronte all'ennesima dimostrazione di quasi sciocca purezza che la sua principessa esternò.
«La sua permanenza e visita del mio palazzo, Milady, intendiamo proseguire? Magari camminando un po'?»
Per la seconda volta in meno di un minuto Usagi divenne rossa.
«C-certamente!...»
Ad Haruka non sfuggì la reazione della principessa, così ne approfittò per prendere le redini della situazione e, facendole strada, la condusse verso l'enorme trono composto da un unico grande pezzo di marmo cipollino scolpito.
Le due continuarono poi a procedere in direzione dell'abside posto subito a fianco, alla fine della navata laterale situata alla loro destra, fino a giungere di fronte al muro.
Usagi rimase un po' sorpresa... quando Haruka aveva proposto una passeggiata... non credeva si sarebbe trattato di un tragitto di venti passi o poco più...
Haruka si concesse di sbirciare per un istante l'espressione inebetita che Usagi aveva stampata in faccia senza neanche rendersene conto, prima di poggiare il pugno su una delle rocce che componevano la parete.
Come per magia, il puzzle di pietre si mosse, incastonandosi l'una con l'altra fino a creare un passaggio verso l'esterno.
«Incredibile!»
Usagi non si fece scrupoli ad esternare la sua meraviglia.
«È merito di questo.» Haruka sollevò la stessa mano con cui aveva toccato la pietra, mettendo in evidenza l'anello con sigillo che indossava «Si tratta di un antico sigillo magico, in pratica funziona da passpartout... è in grado di aprire qualunque serratura normale, ma specialmente quelle incantate come questa.» Haruka assunse un'espressione quasi soddisfatta del suo 'giocattolino'.
«È stupendo!! Dev'essere davvero comodo! Ne vorrei uno anch'io...»
Usagi prese istintivamente tra le sue mani le dita di Haruka per osservare più da vicino il gioiello, provocando il conseguente irrigidimento da contatto inaspettato della ragazza dai capelli corti.
«È uno strumento datomi in dotazione per adempire al meglio al mio compito.»
Si affrettò a dire Haruka, in modo da chiudere il discorso.
Ritratta la mano, fece strada alla sua principessa varcando la luminosa soglia.
«Per di qua.»
Usagi ci mise qualche istante a reagire, vista la durezza con la quale Haruka aveva pronunciato quelle parole, e la freddezza del gesto con il quale si era liberata dalla sua presa, le si insinuò il dubbio che forse si stava comportando troppo semplicemente...
A differenza che con le altre principesse, con le quali aveva mantenuto un contegno e un portamento pressoché impeccabili, con Haruka si stava ponendo con la stessa ingenuità con la quale si presenta una bambina...
Non che ci fosse realmente qualcosa di male in questa spontaneità, però forse era un comportamento che forzava troppo il tipo di risposta da parte dell'altra... in fondo da quanto si conoscevano?
Per quante notti Usagi l'avesse sognato, anzi sognata, non sapeva assolutamente nulla della persona che ora camminava poco più avanti a lei.
Ora finalmente sapeva il suo nome, in linea teorica sapeva di cosa si occupasse e sapeva che esisteva realmente, che non era una sua fantasia.
Ma tutto questo non bastava a darle il diritto di comportarsi in modo tanto impulsivo ed invasivo... e se con questi atteggiamenti l'avesse infastidita?
No... non era il caso di rischiare, quella era una visita ufficiale in fondo, e anche se non lo fosse stata, ora più che mai Usagi desiderava mostrare il lato dignitoso e regale di sé, in modo da lasciar una buona impressione alla guerriera di Urano.
Varcata la soglia, Usagi si ritrovò immersa nella splendida serra che si era rivelata teatro del suo risveglio quella stessa mattina.
«Oh! Incredibile!»
Tutti i buoni propositi di compostezza sparirono con la sua esclamazione.
Haruka si voltò ad osservare la sua principessa, che era intenta a guardarsi intorno con una sorta di elegante stupore.
«Questa serra è il mio luogo segreto.»
Usagi smise di mirare tutt'attorno e volse la sua attenzione ad Haruka.
«L'unico accesso è quello dal quale siamo arrivati, dall'esterno è impossibile persino da vedere.»
Haruka percorse il lungo corridoio delimitato dalle diciotto colonne, sovrastate da archi a tutto sesto di cui era composto lo scheletro della serra stessa, e giunta alla fine di essa, indicò alla principessa la splendida veduta che i margini di quel luogo concedeva sulla vallata sottostante.
«Una barriera magica lo impedisce.» Haruka posò la mano sul cancello di fronte a lei, lo stesso che Usagi aveva utilizzato qualche ora prima per andarsene. «Tuttavia da qui si può uscire verso valle, senza bisogno dell'anello.»
Usagi non prestò troppa attenzione alla spiegazione, si concentrò piuttosto sul dilemma 'affrontare o non affrontare' il discorso su quanto accaduto nelle due notti precedenti.
Non ricevendo risposta od interruzione alcuna, Haruka continuò il suo ruolo di cicerone.
«Queste rose gialle, appartengono alla specie Rosa Folle Courtisane, sono un tipo particolare di rose che avevo trovato durante una delle missioni assegnatemi ai confini del Sistema Solare.»
Haruka volse il suo sguardo al cielo, e si adagiò su una delle inferriate poste a delimitazione della serra.
«Quella missione fu particolarmente ardua, tanto che per la sua totale riuscita dovetti lavorare in coppia con la principessa di Nettuno.»
Usagi si destò dai suoi pensieri a quelle parole.
«Grazie al suo Talismano, riuscì a fornirmi le informazioni necessarie a svolgere il mio compito, e fu proprio in quell'occasione che trovai questo fiore...»
Haruka si prese una pausa.
Dunque era vero, Haruka e Michiru si conoscevano, e pure da molto tempo.
Avevano persino fatto squadra in una (e chissà quante altre) missione, missioni di cui lei non era mai neanche stata al corrente.
«Decisi di coglierne una e donargliela, in segno di gratitudine per quanto aveva fatto per me.»
Haruka sorrise prima di continuare, ed il suo sguardo parve volgersi ancora più lontano.
«Pensai che un fiore così bello e delicato fosse il regalo perfetto per ringraziare una ragazza...»
“Un dono di ringraziamento...” Usagi si soffermò su quelle parole.
Dunque anche la rosa che aveva trovato nelle sue stanze era un dono da parte sua? E di cosa mai voleva ringraziarla?
Usagi si avvicinò alla stessa vetrata sulla quale si trovava Haruka, e si mise ad ammirare lo splendido laghetto dove aveva incontrato per la prima volta il ragazzo biondo... “Quel bacio... possibile che...?” Usagi trattenne i suoi pensieri prima di giungere a conclusioni affrettate, e si voltò verso Haruka in attesa di sentire il resto della storia.
«Michiru apprezzò quel gesto, e la conservò con cura, con così tanta cura da riuscire a piantare quest'intera serra.» Haruka mosse la mano in un movimento circolare ad indicare tutti i fiori presenti alle sue spalle.
«Diceva che il mio palazzo era troppo spoglio, serio e sobrio... e che un po' di colore avrebbe portato un po' di allegria.»
Haruka terminò la frase con una smorfia a metà tra l'aver gradito il gesto e un 'ma chi gliel'ha chiesto poi...'.
Michiru ed Haruka erano dunque amiche da molto tempo, questa fu la conclusione a cui giunse Usagi.
Ne era un po' gelosa.
Haruka si perse a guardare nuovamente le poche candide nuvole che lentamente solcavano l'intero cielo azzurro.
Dunque quel bacio c'era stato veramente?
Il cuore di Usagi la fece sobbalzare al solo ricordo di quel momento.
«Hai... Hai avuto tante occasioni di incontrare la principessa Michiru?»
Usagi scelse di concentrarsi sulla questione che in quel momento occupava il secondo posto d'importanza, almeno a detta della classifica d'intensità con la quale la curiosità la stava divorando dall'interno.
«No.» Haruka non staccava gli occhi dal cielo «Quella è stata l'unica occasione nella quale l'ho incontrata.»
Haruka lasciò che un lieve sorrisino le curvasse le labbra, e mantenendo ferma la testa, lanciò un'occhiata alla reazione della principessa della Luna a quanto appena affermato.
“Sta mentendo... oggi... le ho viste...”
Usagi sapeva che Haruka le stava mentendo, era certa che quella stessa mattina fosse andata a far visita a Michiru. Perchè mentire?
Ci rifletté un po' sopra.
“Probabilmente vuole mantenere segreta la cosa per non mettere nei guai lei stessa o Michiru...”
Alla principessina tornarono alla mente i discorsi di Luna sugli obblighi e sulle restrizioni della principesse del Sistema Solare Esterno.
Dovrebbero volgere la loro esistenza unicamente alle loro missioni... senza distrazioni alcune... il che si può tradurre in restrizioni nel tipo di rapporti che possono instaurare con gli altri, e tra loro...
Usagi osservava senza sosta il bocciolo di una rosa poco distante da lei “Non possono incontrare altre persone, fatta eccezione per casi particolari come le visite di questi giorni o missioni che richiedono uno sforzo congiunto...”
Nella mente della testolina buffa tutto era chiaro ora, Haruka stava proteggendo il segreto dei loro incontri, al fine di evitare ripercussioni disciplinari.
«Beh... anche se non avete avuto modo di rivedervi...» Usagi cercò di mettere insieme una frase alla svelta per evitare di suscitare sospetti riguardo il suo prolungato silenzio «... io penso che siate diventate buone amiche, altrimenti non penso che la principessa Michiru si sarebbe presa il disturbo di rendere il favore della rosa...»
Il sorriso di Haruka si accentuò, ed i suoi occhi si strinsero leggermente, quasi ad accentuare l'espressione soddisfatta che aveva assunto.
«Il rapporto che mi lega a Michiru va ben oltre la semplice amicizia.»
Haruka pronunciò quelle parole con la stessa intensità con la quale poco prima aveva proferito il suo giuramento.
Usagi si stupì di quella risposta, ed attese che Haruka cambiasse finalmente posizione, rivolgendo nuovamente il suo intenso sguardo alla principessina.
«So che ci hai viste.»
Quelle parole giunsero come un colpo diretto allo stomaco. Usagi non sapeva cosa rispondere... possibile che Haruka non avesse mentito per difendere Michiru, ma bensì per mettere lei alla prova?
Cosa doveva dire?
«Cos'hai visto esattamente?»
Gli occhi di Haruka ora puntavano dritti in quelli di Usagi, come se volesse arrivare in un solo affondo dritta all'anima.
«Io... Niente! Non ho visto niente...» Usagi cercò di fare mente locale degli avvenimenti di quella mattina...
La casa sull'isola...
Michiru che riprendeva Haruka di essere più prudente...
La schiena nuda di Haruka...
La carezza sulla guancia...
Il loro abbraccio...
Cercò di cancellare quei pensieri scuotendo vigorosamente la testa da destra a sinistra.
«Io... ho solo intravisto voi e Michiru parlare...»
Haruka decise che quella era la palla da prendere al balzo.
«Perchè eri venuta sull'isola?»
Usagi decise di rispondere di getto, la tensione era troppa, e non aveva intenzione di lasciarsi bloccare da tutte quelle emozioni che la stavano frenando.
«Io... ero andata a trovare principessa Michiru, volevo parlarle del quadro che avevo visto in sogno...»
Haruka assunse un'espressione sorpresa.
«In sogno?»
«Sì, questa notte ho sognato una stanza all'interno del vostro castello, e lì c'era un dipinto che era chiaramente stato realizzato dalla principessa Michiru! Così... volevo incontrarla per chiedere informazioni a riguardo...»
Haruka non aveva motivo di dubitare della veridicità di quelle affermazioni, e nonostante certe incoerenze a cui non sapeva dare spiegazione, decise di continuare quel discorso.
«E perché ritenevi tanto urgente il parlargliene? Se non sbaglio la tua richiesta di udienza non era stata accolta... perché non potevi aspettare una visita ufficiale per presentarti?»
Usagi sussultò...
Haruka era il motivo per il quale Michiru aveva respinto la richiesta della principessa della Luna.
E' vero, lei non avrebbe dovuto trovarsi lì, ma cosa c'era di male in quello che aveva fatto? In fondo aveva mantenuto il loro segreto...
Perchè il tono di Haruka ora sembrava così duro?
«Io... io dovevo sapere se lei ti conosceva! Dovevo sapere se il principe dei miei sogni esisteva realmente-»
Usagi si tappò la bocca troppo tardi, per la prima volta in vita sua aveva raccontato ad alta voce quello che per anni aveva custodito solo nel suo cuore, il suo ricordo più caro... e lo aveva confessato proprio alla persona che aveva inseguito per tanto tempo.
«Tu... io... è da quando ho memoria che ti sogno ogni notte... e per tutti questi anni avevo creduto tu non fossi reale... quel quadro, mi è sembrato il primo concreto indizio per trovarti... non volevo sprecarlo...»
Haruka trasse un profondo respiro.
“Ci siamo.”
Queste parole suonarono nella sua testa ancora meno convinte di quanto sperava, ma sapeva che andava fatto.
«Principe? Sogni? Vuoi farmi credere che hai seguito queste fantasie nella speranza di incontrare... me?»
Gli occhi di Usagi si fecero lucidi di speranza.
«Sì!»
Non riusci a rispondere con più parole, ma in fondo, la domanda non lo rendeva necessario.
Haruka scoppiò in una sonora risata, mentre Usagi si portò la mani intrecciate all'altezza del mento, in attesa di capire.
«Stai dicendo che per tutto questo tempo mi hai cercato? Perchè?»
Haruka tornò seria, ma non si tolse la sua smorfia divertita.
Si avvicinò a Usagi, abbassandosi in modo da separare i loro visi con soli pochi centimetri.
«Non sarai per caso innamorata di me?»
Il cuore di Usagi si strinse come non mai a quelle parole, e prese a battere all'impazzata nel sentire il profumo di Haruka così vicino a lei.
«Ma come? Non rispondi? Allora è vero... io ti piaccio.»
Usagi non riusciva più a pensare liberamente, la sua mente era totalmente annebbiata, i suoi sensi erano persi a seguire ogni minima sensazione che Haruka le stava scatenando.
Il suo profumo, così intenso...
I suoi occhi, così profondi...
Il suo calore, così vicino...
Il suo respiro, così dolcemente leggero...
Usagi lasciò che le azioni prendessero il sopravvento.
Smise di pensare, smise di porsi domande.
Si lasciò andare, e rispose alla provocazione dischiudendo le sue labbra nel bacio che posò su quelle di Haruka.
La principessa della Luna si abbandonò al dolce sapore che quel suo gesto le permise di riassaporare.
Quelle labbra.
Quel calore.
Quella persona.
Tutto di Haruka la stava spingendo a cercare un contatto.
Il bacio fu interrotto dall'abbraccio con il quale Haruka le cinse i fianchi.
«Così è questo che vuoi?»
Usagi riaprì gli occhi per poter vedere l'espressione con la quale l'altra le stava porgendo quella domanda.
Haruka le sollevò il viso tirandole su il mento con una delle due mani, mentre con l'altra manteneva salda la presa sulla schiena della ragazza dai lunghi codini biondi.
Le sue iridi smeraldo fisse in quelle blu elettrico dell'altra.
«Povera principessina...»
Queste parole fecero scaturire delle piccole lacrime dagli occhi fissi con i quali Usagi stava osservando Haruka.
«Mi sento quasi in colpa ad averti presa in giro così.»
Lo sguardo di Haruka era serio.
«A saperlo prima mi sarei risparmiato il bacio dell'altra volta.»
Usagi si scostò dall'abbraccio.
«Cosa vuoi dire?»
Haruka tornò a sfoderare il suo sorriso beffardo.
«Che a sapere che ti saresti innamorata di me, avrei evitato a priori di stuzzicarti con quel bacio che ti ho dato per gioco.»
Qualcosa dentro Usagi si ruppe di netto.
«P-per gioco...?»
«Esattamente. Quando ti sei avvicinata a me l'altro giorno, ho pensato di fare qualcosa di divertente, e di scherzare un po' con te... ma a sapere che così avrei giocato con i tuoi sentimenti, me lo sarei risparmiato.» Haruka ripropose l'inchino con la mano sul petto «Le chiedo scusa Milady, non avrei dovuto prendermi tale libertà.»
Haruka riprese a darle del 'lei', come a voler nuovamente sottolineare la distanza che doveva esserci tra le due.
Usagi non sapeva come replicare.
In suo aiuto, giunse un ululato da dentro il castello.
Entrambe volsero il loro sguardo in direzione del maniero.
“Il... lupo?...” Usagi tremò al ricordo della bestia.
«A quanto pare la sua visita si conclude qui, Lady Serenity... Astrea1 mi sta chiamando, significa che devo partire per una nuova missione.»
“Astrea?”
Haruka non aggiunse altro, aprì il cancello indicando alla sua principessa la via da seguire per tornare a casa.
«Addio.»
Addio...
Quella parola suonava così definitiva... non le piacque.
Una volta che Usagi oltrepassò il cancello, Haruka lo chiuse con un movimento sicuro, e la principessina constatò che quanto raccontatole poco prima corrispondeva al vero: da fuori, non vi era traccia alcuna della splendida serra.
Usagi provò a posare la mano dove ora c'era la barriera... quasi a cercare un ultimo contatto...
Haruka si voltò verso la sua principessa, che ormai solo lei poteva vedere, si avvicinò al vetro dell'inferriata, vi sbatté contro la fronte, e lasciando che il suo sguardo vagasse libero sui lineamenti del candido visino di quella splendida, delicata ragazza, si lasciò trasportare dal sentimento che finora aveva rinchiuso nel suo cuore, posando a sua volta la mano sul punto dove anche Usagi la stava poggiando.
Haruka si prese il tempo di permettere a quell'immagine di stamparsi nella sua memoria.
Sapeva che tutto quello che era accaduto doveva rimanere un gioco. Sapeva che non avrebbe dovuto spingersi tanto oltre con la sua principessa.
Sapeva che i sentimenti che ora quella ragazza stava provando, sarebbero scemati col tempo, e che erano unicamente fomentati dalla sua curiosità verso la figura così misteriosa di Haruka.
Eppure forse, un po' si sentiva felice di aver suscitato un tale interesse nel cuore della ragazza che era suo dovere proteggere da lontano.
«Non c'è spazio per i sogni...»
Sussurrate queste parole, Haruka si sollevò, e si diresse verso il suo castello, cancellando dal suo viso anche la minima traccia di emozione.
Non poteva permetterselo. Nessuna distrazione.
Tornata nella sala cattedrale, ad attenderla c'era l'enorme lupo bianco, che seduto aspettava pazientemente il suo arrivo.
«Mi raccomando Astrea...» Haruka posò la mano sul capo dell'animale, scuotendola con decisione, in segno di riconoscenza «... fai buona guardia.»
In pochi passi raggiunse l'abside della navata sinistra, dove staccò la Spada che era stata appesa con cura, e premendo l'anello sulla roccia, aprì un portale multidimensionale, nel quale si gettò senza esitazione.






Note:
1. Astrea: Sir William Herschel scoprì Urano il 13 marzo 1781, ma non lo riconobbe come tale: rese pubblica la notizia soltanto il 26 aprile 1781 registrandolo come una "cometa". Herschel in origine gli diede come nome Georgium Sidus in onore del re della Gran Bretagna Giorgio III.
Quando fu provato non essere una cometa, ma un pianeta, allora Herschel lo ribattezzò come Georgian Planet. In ogni caso questo nome non venne accettato all'esterno della Gran Bretagna. Jérôme Lalande propose, nel 1784, di chiamarlo Herschel e creò anche il simbolo del pianeta (un globo sormontato dalla sua iniziale: 'H'); la sua proposta fu prontamente accettata dagli astronomi francesi. Erik Prosperin, di Uppsala, propose il nome di Astrea, Cibele e Nettuno (ora nomi detenuti da due asteroidi e un pianeta, rispettivamente: 5 Astraea, 65 Cybele e Nettuno).


NB: Haruka nella versione giapponese dell'anime e del manga, si rivolge a se stessa sempre con l'ausilio del 'BOKU', tipicamente usato da personaggi maschili. In questa Fic, ho deciso di sottolineare questa cosa facendola parlare sempre al maschile, anche visto il fatto che è tipico di Haruka giocare su quest'aspetto.
   
 
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