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Autore: jas_    19/09/2012    5 recensioni
Nonostante non si definisse una fan dei Simple Plan, per Beth sapere che un personaggio famoso la trovava carina era pur sempre un onore e.. no, ha trentatré anni si ripeté mentalmente, scuotendo la testa.
E se l'età fosse davvero soltanto un numero? E se l'amore fosse veramente in grado di superare tutti gli ostacoli a cui si va incontro?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bethany diede un morso al panino che aveva ordinato mentre ascoltava rapita il racconto di Claire sul suo “primo appuntamento” con Sébastien.
Ad essere sincera non avrebbe mai pensato che quei due sarebbero finiti per stare insieme sul serio, da come aveva sempre sentito parlare di Seb sembrava una persona non adatta a dei rapporti duraturi ma sembrava essere cambiato. Beth non vedeva Claire sorridere così da tempo, e se lui era in grado di renderla felice, allora chi era lei per impedirlo?
«E’ stato un cavaliere allora» commentò, sorridendo maliziosa.
Claire annuì, «anche se l’avrei ucciso per non avermi detto niente. Avrei potuto vestirmi in maniera più decente. Tu invece dove sei andata col mio fratellino?»
Beth si strinse nelle spalle, «al Mc Donald» disse poi, quasi timorosa della reazione dell’amica che però si limitò a guardarla sorpresa.
«Ha scelto lui, scommetto.»
Bethany scosse la testa, «in realtà io, poi siamo andati a fare un giro per il centro e... Basta. Mi ha detto che tra poco partono...»
Claire annuì pensierosa, «allora è il tuo ragazzo?»
L’amica strabuzzò gli occhi rischiando di strozzarsi col boccone che stava masticando, «no!» squittì con la voce mozzata, «siamo... Amici» concluse poi.
«Sì, amici di letto» la prese in giro Claire.
«Non abbiamo mai fatto niente» borbottò Bethany mettendosi a braccia conserte.
«Certo, perché gli amici si baciano come due piovre sul divano.»
«Non ci siamo baciati come due piovre!»
Claire scoppiò a ridere, attirando l’attenzione di alcuni ragazzi seduti lì vicino, «ma fammi il piacere!» esclamò poi, non preoccupandosi del tono decisamente troppo alto della sua voce. «Pierre non mi ha raccontato tutto così dettagliatamente ma quando sei venuta ad aprire la porta avevi le labbra leggermente arrossate, i capelli un po’ scompigliati... Non sono nata ieri.»
Beth aprì la bocca per ribattere ma prima che potesse dire qualunque cosa, qualcuno alle sue spalle l’anticipò.
«Vedo che ci diamo dentro, allora, col trentenne.»
Bethany sussultò, anche se non lo poteva vedere in faccia, il tono arrogante e antipatico di Luke era inimitabile.
«Che vuoi?» borbottò, voltandosi verso di lui.
Il biondo si strinse nelle spalle, lanciando un’occhiata ai suoi “scagnozzi” che come al solito lo seguivano come un’ombra, neanche facessero parte di una qualche gang, e tra quelli Bethany poté riconoscere uno dei ragazzi che picchiò Pierre.
Sentì la rabbia ribollirgli dentro più di quanto non succedeva sempre alla sola vista di Luke.
«Niente» rispose spavaldo il ragazzo, «volevo solo sapere come stava il tuo fidanzatino» la istigò.
Bethany strinse i pugni cercando di scaricare il nervoso che in quel momento si stava impossessando del suo corpo, «certamente meglio di te ubriaco, che se non fosse stato per quei cinque bambocci che ti inseguono come dei cagnolini, le avresti prese da lui.»
Luke rise, una risata leggermente nervosa, diversa dalle sue solite, come se le parole di Beth lo avessero messo a disagio.
«Senti ragazzina» sibilò poi, avvicinandosi pericolosamente al suo viso, «sta’ attenta a quello che dici.»
Bethany sussultò, più che altro sorpresa dalla puzza di marijuana di Luke che dall’averlo a pochi centimetri distante dal suo viso.
«E’ l’ultima volta che te lo dico» disse lei risoluta, «stammi alla larga.»
Luke rise, questa volta una risata sforzata, così euforica che attirò l’attenzione anche delle poche persone che non stavano ascoltando la loro discussione.
«Chissà perché poco tempo fa non dicevi così, anzi, hai dato via la tua verginità a costo di avermi vicino» proclamò, così ad alta voce che chiunque poté sentire.
Bethany avvampò, ma non si lasciò intimorire dal solito ego spropositato del ragazzo che tendeva a mettersi in mostra sempre e comunque. Per lei non era così difficile umiliarlo.
«Già, peccato che tu ce l’abbia così piccolo che anche se ero vergine, non ho sentito proprio niente» ribatté Beth, senza riuscire a trattenere un sorriso maligno seguito da una risata.
Questa volta fu il viso di Luke ad assumere tutti i colori possibili e immaginabili, prima che un eco spropositato di risate riempisse l’aula mensa.
Bethany alzò le spalle, prendendo la borsa e allontanando Luke da sé con una spinta per permetterle di andarsene.
«Ah, e per la cronaca, ti ho detto di starmi alla larga» ribadì per l’ennesima volta, prima di lasciare la mensa seguita da Claire, sotto gli sguardi sorpresi e pieni di ammirazione di gran parte degli studenti.
Per una volta in vita sua era più che contenta di essere al centro dell’attenzione ma, soprattutto, di aver umiliato Luke davanti a mezza scuola. Non sapeva nemmeno lei perché si era tenuta dentro quel piccolo “segreto” che sapeva avrebbe messo in ridicolo il suo ex, forse perché per quanto lui potesse essere un lurido verme, maleducato, viscido, volgare e meschino lei era comunque una ragazza educata e con una certa morale. Quella volta come non mai, però, era stata più che contenta di non aver dato retta a ciò che le era stato insegnato.
 
Non appena Bethany finì di raccontare gli avvenimenti di poche ore prima, Pierre scoppiò a ridere senza ritegno.
«Avrei voluto esserci!» esclamò poi, «non ti facevo una ragazza così perfida.»
Beth gli fece una smorfia, «non sono perfida, se l’è più che meritato. Anzi, avrei dovuto farlo tanto tempo fa, così da evitare la gran parte dei miei, oppure direi nostri, problemi.»
«Si da il caso che se non fosse esistito Luke non so se a quest’ora io e te soli, saremmo stati in giro per il parco» osservò Pierre.
«Beh, forse non proprio ora ma credo che in un modo o nell’altro ci saremmo trovati. Tu che dici?» mormorò Beth.
Il ragazzo alzò le spalle, prima di allungare un braccio e cingere quelle di Bethany, «può darsi. Anzi, forse avrei evitato alcuni giorni di convalescenza, sdraiato come un moribondo in quell’appartamento così deprimente e pieno di polvere.»
Beth si rilassò appoggiando la testa contro il suo petto e chiuse gli occhi mentre camminava lentamente, facendosi quasi trasportare da Pierre e inspirando profondamente l’aria tiepida di Montréal. Le tornarono in mente le immagini di quell’appartamento spoglio, lasciato a metà, e le parole che erano sfuggite a Claire riguardo a Pierre, Genevre e il “covo del loro amore”. Sentì un moto di rabbia e curiosità farsi spazio dentro di lei, era un suo diritto sapere cosa ci fosse sotto, o meglio, capire per bene quella storia che tutti sembravano volerle tenere nascosta. Cosa poteva esserci di così inaspettato?
Beth prese un respiro profondo cercando le parole esatte per far tirare fuori qualche dettaglio a Pierre, rimasto sempre restio sull’argomento, ma quando stava per parlare lui si staccò bruscamente da lei spingendola e facendola inciampare sulle sue stesse gambe.
«Ma che fai?!» domandò lei infuriata e allo stesso tempo confusa.
Pierre non la stette a sentire, si passò le mani sulla maglietta come per rassettarla e rivolse un sorriso sforzato a una ragazza, o meglio, donna davanti a lui.
«Genevre!» squittì, con la voce strozzata.
Bethany guardò confusa la scena, dondolandosi da un piede all’altro e incerta sul da farsi: doveva scappare, attaccarsi al braccio di Pierre come una piovra così che lei gliel’avrebbe presentata o rimanere lì come un palo?
«Pierre! Da quanto tempo!» esclamò lei, rivelando una voce vellutata e così... Matura.
Bethany la squadrò da capo a piedi: quella donna era bellissima.
Aveva un fisico da urlo, che sapeva valorizzare con quei pantaloncini chiari e la canottiera blu, i capelli su un biondo scuro/castano le cadevano leggermente mossi fino a sotto le spalle, non sembravano particolarmente curati ma erano ordinati, per non parlare della sua pelle già abbronzata, di quegli occhi penetranti e di quel sorriso che avrebbe fatto invidia alle tizie delle pubblicità dei dentifrici.
Beth si mise con la schiena dritta quando si accorse che quel sorriso era rivolto a lei. Era così presa ad osservarla che non aveva nemmeno prestato attenzione a ciò che lei e Pierre si stavano dicendo.
«Lei è Bethany» la presentò Pierre, «la mia... Amica» concluse infine, incerto.
Beth gli lanciò uno sguardo enigmatico, deluso, sorpreso e un po’ triste, prima di porgere con sforzato entusiasmo la mano a Genevre, non per niente in imbarazzo.
Doveva aspettarselo che non avrebbe detto alla sua ex – che sembrava l’incarnazione della perfezione – che lei era la sua ragazza. Anche perché non lo era. O forse sì?
Beth sbuffò, stancata da tutti quei pensieri e quei dubbi che le tartassavano la mente, aveva bisogno di certezze e risposte che solo Pierre poteva darle.
Genevre la guardò confusa, solo in quel momento Bethany si rese conto di aver sospirato ad “alta voce” ed avvampò.
«Non fateci caso, ero sovrappensiero» disse, a disagio, sventolandosi una mano davanti al viso come per dare poca importanza alla cosa.
Cominciò a guardarsi in giro, quel posto era pieno di famiglie, anziani e bambini che gironzolavano tranquilli per quelle stradine che si perdevano in mezzo agli alberi, sembravano tutti così felici e spensierati che a Beth pareva di essere chiusa in una bolla di disagio, imbarazzo e in cui la voglia di scappare e l’imbarazzo regnavano sovrani.
«E’ stato un piacere vederti» sentì Pierre dire.
«Anche per me, non sai quanto.»
Bethany alzò gli occhi al cielo, quanto poteva essere odiosa quella donna? La salutò con sufficienza quando si rivolse a lei prima di continuare spedita per la sua strada.
«Beth!» si sentì chiamare da Pierre.
In quel momento voleva soltanto correre lontano da lui e da tutto, rifugiarsi in camera e lasciare che le lacrime le scorressero libere sul viso. Era un bisogno fisico che sentiva, doveva sfogarsi e fare sì che tutto quello stress uscisse da lei, invece si arrestò così che Pierre la potesse raggiungere.
«Che cosa ti costava essere almeno un po’ educata?» la riprese.
Bethany sussultò, si aspettava delle scuse da parte sua, per averla trattata come una poppante, averla spinta bruscamente e non averla calcolata e invece? La stava sgridando?
In un istante la voglia di piangere che aveva si trasformò in rabbia.
«Educata?» sbottò. «Non mi sembra che sia stata io a spingerti così forte da farti quasi cadere per terra, di non averti calcolato perché ho incontrato il mio ex e di non rendermi nemmeno conto che gli muoio ancora dietro!»
Pierre strabuzzò gli occhi sorpreso, «cosa stai dicendo?» domandò, sbigottito.
Bethany sospirò, «ma ti sei visto? Per poco non ti cadeva la bava dalla bocca ma quello te lo potrei anche perdonare perché Genevre è davvero una bella donna ma... Spingermi così? Ti vergogni così tanto di me? Non ho la lebbra. Io non sono stata maleducata, sei tu che per primo ti sei comportato male nei miei confronti. Anzi, credo che ci siano un paio di cose che dovresti dirmi.»
Pierre aprì la bocca per ribattere ma non ne uscì alcun suono, era semplicemente senza parole, non si era nemmeno reso conto di essersi comportato così male, era solo sorpreso. Non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi lì Genevre, per quel poco che stava a Montréal durante l’anno, e lo sbigottimento per essersela vista davanti da un momento all’altro gli aveva letteralmente mandato il cervello in fumo.
«Che cosa dovrei dirti?» mormorò, infine, ignorando tutte le altre parole.
Bethany alzò gli occhi al cielo, cercando di impedire alle lacrime che cercava di tenere prigioniere, di sgorgare, «il tuo appartamento» disse poi con la voce tremante.
Pierre sussultò, «come fai a saperlo?»
«Il punto non è come faccio a saperlo, ma come mai tu non me l’hai detto. Lo so che non ci conosciamo da molto, anzi, praticamente un niente, e io ad essere sincera ne so ben poco su come si porti avanti una relazione dato che l’esempio migliore che ho avuto è stato Luke» spiegò Beth, «ma io ti ho promesso che ti avrei aspettato quando saresti partito per il tour, anche se non so se sono la tua ragazza – anzi, credo di no da come mi hai presentata a Genevre –, la migliore amica di tua sorella, il tuo cagnolino o che cosa, ma dopo questo impegno che ci siamo presi credo che il minimo che possiamo fare sia essere sinceri l’uno nei confronti dell’altro. Io mi sono aperta con te, Pierre, prima di quando avrei mai pensato di fare e più di quanto avrei mai creduto fosse possibile fare con una persona, credo che solo tu e tua sorella sappiate tutta la mia storia con Luke e il resto, pensavo che fosse la stessa cosa da parte tua. Ti ho dato i tuoi spazi, ho aspettato che mi dicessi qualcosa, che chiarissi i miei dubbi ma ogni volta che ci avvicinavamo all’argomento “ex” tu deviavi sempre il discorso ed evitavi di parlare di Genevre. Poi ora che la incontriamo fai finta che io non esista, anzi, mi tratti peggio di uno zerbino. Come puoi pretendere che io mi fidi di te quando tu sei il primo a non fidarti di me?»
Bethany smise di parlare, la voce fu rotta da un singhiozzo che le sfuggì.
Osservò gli occhi spenti e dispiaciuti di Pierre che la guardavano coperti da un velo di tristezza e dispiacere, si vedeva lontano un miglio che era mortificato e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Le lacrime cominciarono a scenderle senza sosta sulle guance senza che lei potesse fare niente. Tirò su col naso e di fronte al silenzio di Pierre raccolse le ultime forze rimaste e riprese a parlare.
«Forse è meglio che ti chiarisci le idee» mormorò così piano che fece fatica a sentirsi da sola.
«Beth...» la chiamò Pierre, leggermente intontito da tutte quelle parole così inaspettate ma allo stesso tempo vere che Bethany gli aveva letteralmente sputato in faccia, ma lei non lo sentì, era già troppo lontana.

 

***


TADAAAANN!
Eccomi qua, non troppo tardi direi uù
Chiedo scusa per eventuali errori che avete trovato ma ho scritto il capitolo di getto ieri sera, poi non funzionava EFP e ho dovuto aspettare oggi per postarlo. (però dai, è più lungo dei soliti!)
Sono reduce da tipo tre ore e mezza di studio - sono stanca morta - e non ho voglia di rileggere. A proposito di errori, ecco, mi sono resa conto che nello scorso capitolo Genevre l'ho chiamata Lachelle un paio di volte HAHAHAH
Vabbè, non credo che sia un segreto che in realtà è lei la ex di Pierre - e io sono Beth, quindi in un futuro prossimo vuol dire che Pierre si innamorerà di me (magaaaaari) - quindi niente, l'avete scoperto prima del dovuto :)
Non ho niente contro Lachelle - o forse sì, bo mi sta antipatica/sono stra invidiosa e credo di essere l'unica dato che tutte le fan dei Simple Plan che ho conosciuto l'adorano HAHA- quindi il suo personaggio prendetelo con filosofia anche se non credo che combinerà qualcosa di disastroso, ma non si sa mai :D
Sto sparando cagate a gogo ma così tanto studio la seconda settimana di scuola mi manda in pappa il cervello çç
Passando al capitolo, vi dico soltanto che questo litigio segnerà la svolta della storia - credo - e che cominciamo ad avviarci alla fine. Cioè, non proprio. Che capitoo è questo? 16? 17? La storia durerà 22-23 al massimo. Non ho voglia di mandarla avanti troppo, non mi convince più così tanto come faceva all'inizio ma potrei iniziare a scriverne un'altra (ho già una mezza idea) o forse no. E' meglio che non mi incasini troppo con le fan fiction dato che quest'anno ho gli esami AHAHA
Vabbè, vedremo, intanto godetevi questa di storia :D
Spero di riuscire a scrivere nel fine settimana, come al solito però non garantisco niente! 
Vi ringrazio immensamente per le recensioni e tutto il resto e... Alla prossima!
Jas

 

 
  
(c'entra ben poco col capitolo ma ho amato sto video e volevo solo farvi vedere le gif HAHAHA)

 

   
 
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