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Autore: Sophrosouneh    23/09/2012    2 recensioni
[Le tre sorelle erano Erinni. Furie scaturite dalle più turpi azioni dell’essere umano che, per esse, veniva torturato. Vendicatrici dei torti subiti agivano su vari fronti, attaccando la preda come un sol uomo.
Vhes era l’incarnazione del desiderio, della forza e della determinazione.
Thaet era subdola e scaltra, infida come una vipera velenosa.
Ed Inarwe aveva il dolce amaro gusto dell'infanzia spezzata.]
Raccolta partecipante alla Challenge Think Angst di Simph8 e Vogue91
1# Vhes “del Connubio”
2# Thaet “dell’Ego”
3# Inarwe "della Desolazione"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Avviso! Le protagoniste di questa raccolta sono le Erinni, ma non stupitevi se i loro nomi non saranno quelli canonici (Aletto, Megera e Tisifone), infatti, in quanto storia originale, anche i personaggi sono da me rivisti e descritti. Insomma, l’unico elemento di continuità con il mito è la loro funzione di personificazioni femminili della vendetta. Il loro compito è quello di vendicare i delitti, soprattutto quelli compiuti contro la propria famiglia, torturando l'assassino fino a farlo impazzire.
Su queste tre figure avevo già scritto un’altra storia (Inarwe) la cui lettura non è indispensabile per capire questa, anzi, è proprio in questa raccolta che delineerò con maggior precisione i caratteri e le attitudini di ciascuna di loro.


Porta Neve, il Vento di Tempesta.

Autore: Ss904 (Sophrosouneh)
Fandom: Originale/Epico
Personaggio: Vhes
Set: Tempo
Prompt: Vento
Storia partecipante alla Challenge Think Angst di Simph8 e Vogue91


Vhes “del Connubio”



Vhes era sempre andata fiera del proprio carattere.
Si considerava una persona matura, responsabile e capace di tenere sempre saldamente la situazione nelle proprie mani.
Poteva definirsi una maniaca del controllo, ma il termine non le andava molto a genio.
La sua sola presenza incuteva timore e rispetto alle creature di tutti i mondi e realtà esistenti.
Era conosciuta come “la Furia del Connubio”, poiché aveva una chioma baciata dai più fulgidi raggi dell’empireo Divino, e due occhi del colore dell’ossidiana del trono di Satana.
Eppure in lei questi due aspetti si fondevano in un'unica forma armoniosa, tanto stupefacente quanto inquietante.

Era nata libera, e per la propria libertà combatteva a spada tratta.
Era il vento stesso che gonfiava le ali del falco pellegrino, suo animale simbolo, l’unica forma che potesse acquisire per divenire visibile agli occhi dei mortali.
Fosse dipeso da lei, si sarebbe affrancata molti secoli orsono da quel mondo di dolore e morte in cui era costretta a vivere. Era sufficientemente esperta per andarsene, ed abbastanza forte perché nessuno osasse opporsi alla sua decisione.
Così avrebbe potuto realizzare il suo sogno: lasciarsi ogni cosa alle spalle.
Non avrebbe più avuto ordini e confini: una nuova vita.

Tuttavia, per quanto tenesse a quel suo mondo senza barriere o costrizioni, un freno era stata costretta ad imporselo.
Per loro.
Perché lei era l’unica a cui importasse qualcosa della sopravvivenza di quei due esserini maldestri.
Perché era nella sua natura pensare prima agli altri che a se stessa.
Perché ogni volta che scorgeva Thaet leccarsi in un angolo le ferite dell’ennesima zuffa, o quando sentiva Inarwe singhiozzare nel cuore della notte, il suo cuore si crepava un po’di più di quanto già non fosse.
E, in fondo, perché sapeva che, per ottenere la sua libertà, avrebbe dovuto abbandonarle.
E anche la stoica, rigorosa e saccente Vhes aveva timore della solitudine.
Loro tre erano sorelle, le Erinni.
Esseri disprezzati e temuti da ogni essere vivente e non.
Solo insieme avrebbero potuto tentare di ricostruire quella pace che non era loro appartenuta mai.

“Lezione del giorno: la famiglia prima di tutto!” esordì alzando l’indice al cielo e calamitando l’attenzione delle due sorelle minori che, sebbene fossero abituate alle massime giornaliere che Vhes era solita sfornare, la guardarono un poco intimorite.
“E come mai adesso, di punto in bianco, vieni fuori con questa frase? Non è che l’età ti sta facendo perdere colpi?”.

Quella notte Thaet ebbe tutto il tempo per maledire –per l’ennesima volta- quella sua lingua biforcuta, dopo essere stata sonoramente messa tacere dal poderoso destro dell’ irascibile sorella maggiore.
Ma, nonostante i raptus di follia e la terribile inclinatura saccente, Vhes era sempre andata fiera del proprio carattere!
  
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