Film > Iron Man
Ricorda la storia  |      
Autore: Always_Always    23/09/2012    3 recensioni
Eccomi qui. È la mia prima Fanfiction e spero che vi piaccia. Ho immaginato un Tony traumatizzato dal periodo di prigionia e di come potesse reagire alla sua brutta esperienza. Il tutto con la partecipazione di una preoccupatissima Pepper Potts. Se ho scritto uno schifo, pietà! Ma fatemelo sapere ;)
L'aveva guardata sornione, simulando poi uno sguardo pensoso: «La mia assenza non deve averle giovato, Pepper. Che strano, pensavo le fosse piaciuto avere del tempo libero,» aveva affermato, fingendosi sorpreso.
[...]
«La sua assenza è stata terribile, Tony,» gli aveva mormorato alla fine, tentando, inutilmente, di nascondere la sua sofferenza.
«Già,» le aveva risposto, improvvisamente incupito.
Pepper se ne era accorta, ma non aveva detto nulla. Era rimasta a fissarlo, ipotizzando fino a che punto quell’esperienza traumatica lo avesse turbato.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tony Stark, Yinsen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

         

 

N.B: Rivisito e corretto da _Jo_ (grazie mille *.* )

 

«Non sprecare la tua vita, Stark»
Solamente dopo aveva capito quanto avesse ragione

 

 

L’ultima volta che il comando militare l’aveva chiamata, aveva perso la lucidità per qualche minuto. Si era accasciata a terra con lo sguardo perso nel vuoto, con l’incapacità di comprendere ciò che aveva appena sentito e la consapevolezza che quello che era successo era il suo peggiore incubo.
 
« Signorina Potts? »
« Chi parla? » Aveva risposto, troppo immersa nelle solite scartoffie per accorgersi del tono cupo di Rhodey.
« … Tony… »
Le era bastato quel sussurro per capire tutto. Aveva improvvisamente abbandonato le carte, con il sangue gelato dal terrore.
« Cosa è successo? »
Rhodey aveva aspettato un po’ prima di rispondere - decisamente troppo, secondo Pepper.
« Mi dispiace, » aveva mormorato.
E in quel momento, senza tanti complimenti, le era crollato il mondo addosso e lei non lo aveva impedito.

 


Ora, a distanza di mesi, un’altra chiamata del comando militare le aveva ridato speranza, nel momento esatto in cui Rhodey aveva esclamato, senza troppo impegno nel nascondere l’agitazione:  « Lo abbiamo trovato. Vivo ».
L’adrenalina le era entrata in circolo e non aveva mai smesso di muoversi, neanche quando Happy l’aveva accompagnata all’aeroporto militare; aveva mantenuto comunque un certo contegno, in piedi, immobile, di fronte all’elicottero di soccorso appena atterrato. Si era messa d’impegno con tutta se stessa per non piangere neanche una lacrima: aveva pianto troppo, da quando aveva saputo la tremenda notizia - da quando ogni cosa le ricordava Tony: una maglia lasciata per terra, una tazza vuota sul lavandino, una foto, degli occhiali da sole, il suo odore perfino. Aveva pianto di nascosto, sempre sola, mostrandosi forte davanti alla stampa e al mondo: nessuno doveva sapere che stava annegando nel dolore, nemmeno lei.

Quando i due uomini erano scesi dall’elicottero, si era asciugata svelta delle lacrime sfuggite al suo ferreo controllo.
Forse, in quel momento, ferma davanti all’uomo più importante di tutta la sua vita, sarebbe tornato tutto alla normalità, dopo tanto sperare.
 
« Ha gli occhi rossi. Lacrime per il suo capo scomparso? » Le era venuto incontro con uno sguardo inquisitore, osservandola attentamente dietro gli occhi scuri.
« Lacrime di gioia. Odio dover cercare un altro lavoro, » gli aveva risposto, accennando un sorriso con gli angoli della bocca.
« La vacanza è finita. »
Sicuramente ne erano felici entrambi.

 


 

∞∞∞

 


La conferenza stampa indetta da Tony, in tutta fretta, le aveva destato qualche sospetto. Il suo burbero capo non era mai stato avvezzo agli impegni aziendali, anzi, molto spesso era lei a doverne fare le veci, lasciandolo chiuso nel suo laboratorio o, comunque, a fare qualsiasi altra cosa che non fosse quella. Ma non era pagata per protestare, soprattutto in quelle circostanze, perciò lo aveva accontentato - come suo solito.
 
Poco dopo si era pentita amaramente di quello che aveva fatto.
 
Anthony Edward Stark, figlio di Haward Stark e Maria Stark ed ereditario delle Stark Industries, aveva annunciato ufficialmente che le sue aziende non avrebbero costruito armi mai più.
Così, di punto in bianco e senza spiegazioni; veloce come era arrivato se n’era andato, scortato dal fedele Happy che lo aveva accompagnato fino all’auto scura.
 
Virginia Pepper Potts voleva sotterrarsi e scomparire per sempre.
 
Non si era mai lamentata del suo lavoro, non aveva mai trovato un motivo per odiare veramente quello che faceva. Sì, di momenti brutti ce n’erano stati - considerando che era l’assistente dell’uomo più viziato e testardo sulla faccia della terra - ma alla fine aveva sfruttato il suo ottimismo e si era rimboccata le maniche, dimostrando al mondo e a se stessa che non temeva niente e nessuno. In quel momento, però - soffocata da milioni di giornalisti che domandavano delle industrie, di Tony e del suo dannato discorso - aveva capito che da quella situazione non sarebbe stato facile uscire; aveva immaginato le notizie sui giornali, le frecciatine alla tv e tutti i pettegolezzi della gente che si sarebbe domandata perché un’agenzia d’armi non produceva armi. Era sbiancata quando aveva realizzato che avrebbe dovuto pensarci lei, Soltanto lei.
 
E in quel momento aveva desiderato di sotterrarsi e scomparire per sempre.
 
Era salita velocemente sull’autovettura divincolandosi dai giornalisti che non le avevano dato tregua; solamente quando Happy era partito e aveva visto tutte quelle persone diventare puntini neri in lontananza, aveva tirato un sospiro di sollievo. L’ultimo, probabilmente.
 
« Cosa ne pensa della conferenza? » Le aveva chiesto Tony, continuando a fissare il finestrino.
« Penso che potrebbe rendermi partecipe delle sue intenzioni prima di annunciarle al mondo, » gli aveva risposto, con il tono di voce alterato dall’irritazione.
« Mi è uscito di getto. D’istinto. Altrimenti glielo avrei detto, » aveva detto Tony, sfoggiandole un sorriso sghembo.
« La prossima volta veda di controllarsi. Perché i miei problemi, che per inciso sono suoi, non si risolvono di getto. D’istinto, » aveva sibilato lei, reggendo il suo sguardo.

L'aveva guardata sornione, simulando poi uno sguardo pensoso: « La mia assenza non deve averle giovato, Pepper. Che strano, pensavo le fosse piaciuto avere del tempo libero, » aveva affermato, fingendosi sorpreso.
 
Lei lo aveva guardato senza riuscire a dire nulla. Aveva cercato di capire se quel suo modo di sdrammatizzare e ironizzare non fosse semplicemente una difesa dagli orrori che aveva subito durante la prigionia.
 « La sua assenza è stata terribile, Tony, » gli aveva mormorato alla fine, tentando di nascondere la sua sofferenza.
 « Già, » le aveva risposto, improvvisamente incupito. Poi si era voltato verso il finestrino con lo sguardo velato di tristezza e aveva troncato la conversazione.

Pepper se ne era accorta, ma non aveva detto nulla. Era rimasta a fissarlo, ipotizzando fino a che punto quell’esperienza traumatica lo avesse turbato.


 

∞∞∞




Arrivati alla soglia di villa Stark, Tony si era fermato qualche minuto con gli occhi chiusi. Stava assaporando il suo ritorno a casa? Pepper aveva pensato che fosse così.
L’uomo aveva ripreso a camminare, lentamente, passo dopo passo, lasciandosi andare alla fine sul divano di pelle nera; si era guardato intorno attentamente, come spaesato, poi aveva nuovamente chiuso gli occhi.
 
La donna aveva poggiato la borsa di documenti sulla scrivania di Tony, dopodiché, pensando che non fosse il caso di sommergerlo di altri problemi, l’aveva recuperata e si era diretta verso la porta del suo ufficio, con tutto l’intento di tornare a lavorare e lasciare a Tony un po’ di spazio.

« Pensa di poter prepararmi una tazza di caffè, prima di congedarsi? » Le aveva chiesto lui, con lo sguardo fisso verso l’orizzonte.
 
La donna aveva annuito e si era recata in cucina, preparando la bevanda in tutta fretta.
 
Quando era tornata nell’immenso salone, aveva trovato Tony con il viso fra le mani; si era spogliato di giacca e cravatta e si era vestito con tuta e canottiera.
Non appena gli aveva allungato la tazza fumante, l’uomo aveva alzato la testa e la aveva ringraziata con un sorriso stanco, sorseggiando distrattamente il caffè.
 
Con solo la canottiera addosso non era stato difficile per Pepper notare le ferite che costellavano il corpo di Tony. Era sbiancata al pensiero delle torture che doveva aver subito in quei tremendi mesi.
Stava per andarsene quando qualcosa aveva attirato la sua attenzione: era una pallida luce azzurrina posizionata esattamente al centro del suo petto. Aveva la forma circolare, quello strano aggeggio e Pepper si era ritrovata a sperare con tutta se stessa che non fosse opera dei terroristi.
 
« Le serve altro, signor Stark? » Gli aveva domandato, incapace di chiedere spiegazioni sull’origine di quella luce opalina. Se Tony non le aveva detto nulla, forse non ne aveva ancora la forza. Sicuramente non sarebbe stata lei a mettergli fretta.
« Nulla, signorina Potts. Può andare, » le aveva risposto lui, con un tono non troppo convinto.
Si era diretta di nuovo verso il suo ufficio, quando il bisogno di parlare con Tony, di capire se andava tutto bene, l’aveva fatta voltare.
 
« Sa, signor Stark, il mio compito è accertarmi che lei stia bene e che non soffra di stress post-traumatico, » gli aveva detto, avvicinandosi di più, « perciò, se c’è qualcosa di cui vuole parlare, qualsiasi cosa che vuole dirmi, io l’ascolto. »
« Lo fa per senso del dovere? O il suo è un puro gesto di umanità? » Le aveva risposto lui, con un’ironia pungente.
« Tony, » lo aveva ammonito lei, sedendosi sulla poltrona accanto.
« Sono seriamente interessato, signorina Potts. Magari le hanno chiesto di accertarsi che io sia ancora in grado di mandare avanti l’azienda… » il suo tono era sempre più irritato e non nascondeva la rabbia quando parlava.
Pepper credeva di non averlo mai visto così, prima.
 
« Voglio solo assicurarmi che lei stia bene, Tony, » aveva ammesso con durezza.
Non accettava di essere trattata in quel modo, nemmeno da lui.
« Le fa onore, Pepper, dico sul serio, » aveva commentato sarcastico, mentre portava la tazza alla bocca e sorseggiava lentamente il caffè.
 
La donna lo aveva guardato, ferita nel profondo dalla rabbia celata dal sarcasmo del suo capo.
« Perché si comporta così? »  Gli aveva chiesto in un sussurro.
« E perché voi tutti vi comportate come se non capissi quello che dico? Sono perfettamente in grado di intendere e di volere, » le aveva risposo, con lo sguardo impiantato nei suoi occhi che trasmettevano tutta la rabbia che ribolliva dentro di lui.
Pepper aveva tentato di rispondere: « Aspetti un attimo-- » ma Tony non le aveva dato il tempo di parlare.
« Forse è per la conferenza stampa? Per quello che ho detto sulle Stark Industries? » Era scoppiato in una risata nervosa, amara: « Pensate davvero che questo sia il mio ennesimo capriccio? Voi giocate con la vita delle persone senza preoccuparvi delle conseguenze! » 
 
La donna aveva continuato a guardarlo senza riuscire a parlare, chiedendosi se quello fosse uno sfogo da stress, o semplicemente una verità che finalmente veniva ammessa.
Era anche vero che lei non c’entrava nulla.
 
« Questo non è vero, Tony. Noi, io--»
« Io so! » Le aveva urlato contro, vomitandole addosso tutto il suo disprezzo, più per se stesso che per gli altri: «  Io ho visto la sofferenza di quelle persone. Ho visto le suppliche, la disperazione; i loro volti, quando venivano massacrati dalle stesse armi che avevo costruito per difenderli! Ho provato tutto il loro terrore sulla mia stessa pelle. » Era stato zitto per qualche secondo, prima di riprendere: « Non avete la più pallida idea di cosa significhi. »
 
Aveva abbassato la testa, lasciando che il silenzio si infilasse tra lui e Pepper. Non si era neanche accorto di essersi alzato in piedi, durante lo sfogo; si era immediatamente seduto, non riuscendo ad alzare lo sguardo.
Pepper, rimasta in silenzio per tutto il tempo, aveva ricominciato a parlare, riacquistando un po’ della sicurezza che aveva perduto.
 
« Allora ci faccia capire, Tony. Mi faccia capire. La smetta di far finta che non sia successo nulla. Quello che ha passato è orribile, quello che le hanno fatto è mostruoso; non può continuare a nascondersi dietro l’indifferenza, » gli aveva preso istintivamente la mano, come se quel contatto potesse mostrare come lei gli fosse vicina, ora più che mai: « Mi parli, Tony. Non si allontani da tutti per non affrontare quello che ha subito. Io sono qui per lei. »
 
Non appena aveva finito di parlare, il silenzio aveva avvolto la stanza.
 
Tony si era irrigidito leggermente al tocco delicato di Pepper, ma non aveva tolto la mano; non voleva rinunciare a quel gesto così rassicurante, unico rapporto umano che aveva avuto negli ultimi mesi. Gli erano tornate alla mente le immagini di quel periodo: le torture, i pestaggi, le minacce, il suo compagno di cella, i progetti del missile, la violenza e i volti persi nel terrore di milioni di innocenti. Tutto bruciato nelle fiamme provocate dalle armi che portavano il suo nome, marchio indelebile delle sue colpe - mani macchiate di sangue che, per quante volte avrebbe provato a lavare, non sarebbero mai tornate pulite.
Gli occhi stavano pungendo dal rimorso e, di scatto, si era voltato di nuovo, nascondendo i suoi sentimenti alla sua assistente.
 
Erano rimasti così per interminabili minuti, dopodiché Pepper aveva gettato la spugna. Si era alzata sospirando e si era diretta definitivamente nel suo ufficio.
Tuttavia, la voce tremante di Tony l’aveva raggiunta.
 
« Yinsen, » aveva mormorato con lo sguardo assente.
Pepper si era bloccata di colpo, la mano ancora appoggiata alla maniglia della porta
.
« Che cosa? » Aveva domandato.
« È il nome dell’uomo che ho conosciuto… durante la prigionia, » la voce di Tony tradiva esitazione. « È il nome dell’uomo che mi ha salvato la vita, » aveva aggiunto, poggiando una mano sul Reattore Arc impiantato nel suo petto.
 
Pepper si era voltata ed era tornata a sedersi accanto a lui.
Tony aveva gli occhi lucidi, per quanto cercasse di non darlo a vedere, e appena se n’era accorta, la donna aveva deciso ancora una volta di non dire nulla.
« Che tipo di uomo era? » Gli aveva chiesto con tono tranquillo.
 
Tony aveva aspettato un po’, prima di rispondere: « Era un medico. Molto bravo, in effetti. Aveva un carattere aperto, ma non necessariamente ottimista. Più volte aveva dubitato della nostra fuga. » Un sorriso nostalgico gli si era dipinto sul volto. « Non era il classico tipo che vede tutto bianco, ma era comunque un brav’uomo, » la sua espressione era tornata seria, « una volta mi ha raccontato che veniva da un paese chiamato Gulmira, che la sua famiglia lo stava aspettando e che un giorno l’avrebbe rivista. »
Si era portato una mano sul volto, come a scacciare un brutto ricordo. « Yinsen aveva buon cuore e sapeva ciò che era giusto. Quell’uomo mi ha fatto capire molte cose. »
 
« Che cosa gli è successo? » Aveva domandato Pepper, pensando che, forse, non era sicura di volerlo sapere.
« È morto, » aveva risposto Tony, secco, rigido, con lo sguardo fuori dalla finestra. « Con i suoi ultimi respiri mi rivelò che il suo paese era stato raso al suolo dalle mie armi e che la sua famiglia era stata sterminata dai terroristi. Per questo era felice della sua fine, mi disse: finalmente li avrebbe rivisti. »
Non c’era espressione nella sua voce, ma Pepper aveva intuito ugualmente la sofferenza del suo capo. All’improvviso aveva avvertito un pugno allo stomaco e, ancora una volta, gli aveva afferrato la mano. 
« Non è colpa sua, Tony. »
 
L’uomo, questa volta, non aveva reagito al contatto e non aveva fatto nulla. Si era lasciato avvolgere dalle braccia di Pepper, quando lei lo aveva abbracciato; era rimasto immobile, incapace di qualsiasi movimento, mentre gli occhi si facevano sempre più lucidi.
« Non voglio costruire armi, Pep, » le aveva mormorato, poggiando il viso nell’incavo del suo collo.
« Mai più. »
 
E Pepper non aveva intenzione di ribattere.

 

 

Note dell'autrice:

Anzitutto vi ringrazio per aver letto la mia storia (la prima, primissima, ultraprimissimissima storia). Ammetto che sono in ansia perchè non so che cosa sia uscito, ma mi è venuta in mente una mattina (alle 7.00, sul pullman diretto a scuola T.T) e allora ho deciso di scriverla.
Che dire?! Fatemi sapere cosa ne pensate! Se vi è piaciuta, tanto meglio :) altrimenti ditemi come posso migliorare!! :)  Au revoir!!

- Kh2zvn -

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Iron Man / Vai alla pagina dell'autore: Always_Always