Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Balestra    24/09/2012    0 recensioni
Una one-shot che, in realtà, è nata come Background di un personaggio per un GdR di Soul Eater; l'unica cosa che accomuna i due manga di questa storia è il fatto che Mami Tomoe, diMadoka Magica, è inserita in un contesto particolare di Soul Eater. Citando la trama del GdR "Le Streghe, unitesi sotto un' unica fazione guidata da un concilio. L'Europa cadde sotto il dominio del Concilio e la Shibusen riportò molto perdite nel vano tentativo di difendere l'antico continente. Altrove invece ci fu una situazione di stallo; ne le truppe del Concilio ne quelle della Shibusen riuscirono a surclassare le altre." Mami è OOC, dato che più che altro è una prestavolto.
"La mia storia... vuole davvero saperla? È sempre così doloroso rievocare quei ricordi... ogni volta, provo una fitta al cuore quando devo raccontarla daccapo, ancora e ancora, come se mi stessero opprimendo. Ma capisco. Le serve tutto, di me. Lo farò. Però... mi scusi se non riuscirò a trattenere le lacrimespero... spero capisca. Come credo sappia, sono nata da una ricca famiglia, che non si curava per nulla di me. Fui sola per gran parte dell'infanzia, studiando e vivendo... senza un amico... un genitore... nessuno. Sola."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mami Tomoe, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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La mia storia... vuole davvero saperla? È sempre così doloroso rievocare quei ricordi... ogni volta, provo una fitta al cuore quando devo raccontarla daccapo, ancora e ancora, come se mi stessero opprimendo. Ma capisco. Le serve tutto, di me. Lo farò. Però... mi scusi se non riuscirò a trattenere le lacrime... spero... spero capisca.

Come credo sappia, sono nata da una ricca famiglia, che non si curava per nulla di me. Fui sola per gran parte dell'infanzia, studiando e vivendo in un appartamento di lusso, senza un amico... un genitore... nessuno. Sola. Un giorno, mio padre decise che avrei dovuto... avrei dovuto seguire le sue orme, come guerriero della Shibusen. Frequentai questa scuola solo lo stretto necessario, per il diploma, senza avere rapporti con nessuno in particolare. Non ebbi un'arma, amiche, neanche conoscenti... tutti si tenevano alla larga da me, credendomi superiore per qualche ragione. Ancora, non ebbi nessuno con cui parlare, confidarmi. Sola, ancora una volta. Ormai ci ero abituata, a percorrere una strada fatta di solitudine, senza nessuno accanto, la mia ombra come unica compagna, la battaglia come unico scopo. Completai moltissime missioni, sempre senza nessuno accanto, contando sulle mie uniche forze. Finché, nonostante la mia giovane età e il diploma non ancora conseguito, fui mandata sul fronte Russo. Lì, tra il freddo ed i ghiacci delle basi isolate, mi sentii sempre più abbandonata. Passarono due settimane di inattività, durante le quali non feci altro se non guardare fuori dalla mia finestra ed abbracciare il cuscino, stesa sul letto, al freddo, una solitudine schiacciante che mi stringeva con sempre più forza, gelandomi da dentro. Anche lì, nessuno osava avvicinarsi alla figlia di un uomo talmente ricco, una ragazza così superiore a loro... Nessuno capiva che non ero nulla di speciale. Una ragazza normale, ecco cosa volevo essere... avere amici, poter parlare con loro, gioire e soffrire, confidare le mie paure e le mie insicurezze. Smettere di essere sola. Senza nessuno. Abbandonata a me stessa. Pensavo che sarei rimasta lì dentro per sempre, lo sguardo perso sulla distesa di neve infinita, ad indugiare su ogni crinale, su ogni dettaglio di quella massa bianca, una tempeste senza fine che si abbatteva violenta fin dove l'occhio arrivava, sentendolo quasi scivolare dentro di me, fino a racchiudermi il cuore in un blocco di freddo ghiaccio, soffocandolo. Stavo gelando lentamente...

Deve essere vero, però, che la speranza è l'ultima a morire, che c'è sempre qualcosa a cui aggrapparci per non cadere in un baratro senza fondo, rimanendo stretto ad essa senza lasciarla. E, per me, quella cosa fu Ash. Ricordo perfettamente come ci incontrammo, ma non seppi mai come lui sapeva che io esistessi, visto che ero un fantasma che non usciva mai dalla sua camera, rimanendo in placida attesa che qualcosa accadesse. Mi sentivo male, in quei giorni, sempre più sola. Un punto nero nascosto in un angolo di un foglio bianco, perfettamente liscio. Almeno finché questo ragazzo dai capelli dello stesso colore del mare e gli occhi grigio ferro non venne a bussare alla mia porta, con un sorriso sulla faccia e con la mano tesa. Oh, scusi... una lacrima. Sì, ricordo... perfettamente.

 

[…]

 

Mi stringo la coperta attorno al corpo, rannicchiandomi su un fianco, il cuscino tra le braccia. La tormenta continua ad ululare, lì fuori, sempre più forte, soffocando qualsiasi altro suono, facendo tremare leggermente il vetro della finestra... un lugubre richiamo, il ruggito di una terra selvaggia e fredda, senza pietà. I fucili sono poggiati in un angolo, lucidi, scintillanti nelle loro perfette cromature. Il camino, acceso, emette degli scoppietti energici, riempendo la stanza del suo rassicurante tepore. Le mie valigie sono poggiate in un angolo, già svuotate. Tutto in perfetto ordine... tutto così vuoto. Spento. Senza vita. E poi... ci sono io. Tanto, a nessuno importa nulla della piccola Mami Tomoe. Nessuno si avvicina a me. Dovrei esserci abituata eppure... eppure... stringo con più forza il cuscino, quasi a sperare che mi rassicuri. È così caldo e rassicurante, qui sotto. Eppure, sento freddo... freddo dentro. Perché non riesco a farmene una ragione? Non avrò mai un amico. Sarò sempre... sempre sola... sospiro e chiudo gli occhi. Spero almeno di riuscire ad addormentarmi. Almeno nei sogni posso sperare... sì, sperare. E sognare. Le uniche due cose che mi rimangono, ormai. Sognare che qualcuno si avvicini alla porta... bussi e... e... sbarro gli occhi. Hanno bussato? Mi tiro in piedi, infilandomi gli stivaletti e, lentamente, arrivo fin davanti alla porta. Chi potrebbe mai cercarmi? Forse un ufficiale, forse hanno qualche missione per me? -Arrivo.- dico, attraversando la stanza. Poggio la mano sulla maniglia, tirandola; la porta si apre, rivelando un ragazzo, in piedi, sorridente. Non... non è... non... -Piacere, il mio nome è Ash Leonnard e sono uno Shokunin- mi tende la mano. Sposto lo sguardo dal suo sorriso, così naturale, a quella mano tesa. Sto davvero... tremando? Come è... come è possibile? Questo ragazzo si sta davvero presentando? Lui... lui... -Sai, si parla di te... Sei la ragazza assegnata qui, quella che ha cacciato una strega da sola e che non esce mai dalla sua stanza. Eh... c'è qualcosa che non va?-

Scuoto la testa, stringendomi i lembi della gonna con forza. Devo... devo rispondergli. Devo... non è difficile... devo solo dirgli il mio nome. -Mami Tomoe.- mi sfugge dalla bocca in un soffio, appena udibile. Il suo sorriso si fa più largo, quasi gli avessi detto qualcosa di davvero incredibile, qualcosa in cui sperava e che non vedeva l'ora di avere. Tutto ciò... solo per il mio nome? -Beh, che ne dici di uscire di qui? Ti porto a fare un giro della base. Immagino tu non l'abbia vista molto, vero?-.

-N... n... no. A dirla tutta... per nulla. Solo... solo la mia stanza.-

Ride, prendendomi per mano e tirandomi via, chiudendo in contemporanea la porta della mia stanza, entusiasta come un bambino -E allora cosa aspettiamo? Abbiamo poco tempo, prima di cena, e le cose da vedere sono tante!- senza oppormi, lascio che questo ragazzo mi porti in giro, lo seguo con passi incerti, circondata dai sussurri della gente, sbalordita. Forse è la prima volta che mi vedono e mi conoscono solo di fama... “Perché è uscita con questo tipo?”, si chiedono. Non lo so nemmeno io... è stato qualcosa di istintivo. Vedere che una persona vuole essere mia amica, che mi tende la mano a quel modo, mi chiede il mio nome... non mi è mai accaduto. Mai. Sto bene, con lui. Mi fa vedere ogni angolo della base, ogni suo segreto, mostrandomi tutto con entusiasmo ed felicità, ridendo e scherzando. Sto bene... sono felice. Mi sento come se fossi stata liberata da delle catene. È questo... quindi... quello che si prova con un amico?

 

[…]

 

Uh... scusi, scusi... ogni volta che ci penso, mi viene da... da... Io non pensavo potesse succedere... io... non ce la faccio a raccontare... questo punto mi fa stare così male. La prego... non mi faccia... non mi faccia rivivere quel momento! È troppo, troppo! ...Ogni volta mi sento morire dentro, ancora una volta. Lo so... devo farlo... scusi... dovrò sopportare... il mio dolore... ancora una volta...

 

[…]

 

-Mami.- la voce di Ash mi arriva appena udibile alle orecchie, nel rumore della tempesta di neve che spira fortissima, battendo questi campi freddi e deserti, ghiacciati. Tutt'attorno, solo una pianura di neve, bianco senza fine, qualche sperone solitario di roccia che emerge da esso, come uno scoglio nel mare. Fa freddo, eppure continuiamo a camminare, risoluti, anche contro questo ennesimo inconveniente. Quanto tempo è passato, ormai? Tre mesi, se non sbaglio. Tre mesi da quando sono arrivata in questa base. E questa è la prima, vera operazione militare. Non scaramucce o ricognizione: un vero e proprio attacco. Per questo hanno mandato solo il meglio. Ash, che ho scoperto essere uno dei migliori combattenti di tutta la base, io ed altri quattro soldati scelti, due coppie di Buki e Shokunin. La base che dovremmo attaccare è in una posizione svantaggiosa, in una conca naturale, e quindi il tratto per raggiungerla è privo di ripari; anche l'infiltrazione non sarà una cosa facile. Ma possiamo farcela. Dobbiamo farcela. -Mami! Hey, Mami!- Ash mi si è affiancato, scuotendomi. Lo guardo, incrociando il suo sguardo sicuro, quel grigio ferro che stride con il colore dei capelli. Sorride, la mano poggiata sulla lancia, mentre mi indica qualcosa in lontananza; socchiudo gli occhi. Non riesco a capire cosa cerchi di dirmi. -Vedi? Qualcosa all'orizzonte, di appena distinguibile... siamo arrivati-. Mentre lo dice, si volta. Mi appoggio ad un fucile, gettando uno sguardo agli altri quattro compagni, poco dietro di noi, tutti in un rigido silenzio. Anche loro devono aver capito che ci stiamo avvicinando... se vogliamo vincere, dobbiamo attaccare di sorpresa. A dirla tutta... ho paura. Ma finché ci sarà Ash, mi sentirò al sicuro. Finché avrò un amico. Mi stringo nel cappotto, infreddolita; tremo, ho la pelle d'oca. Nonostante tutto, il gelo riesce a penetrarmi fin nelle ossa. Improvvisamente, sento delle braccia che mi stringono; alzo gli occhi, vedendo Ash, il sorriso immutato. Di botto, sento le gote scaldarsi. Cosa... cosa fa? Siamo amici, sì... ma... ecco... -Ash...?- sussurro.

-Stavi tremando.- si giustifica lui -Non voglio vederti morire assiderata ancor prima di iniziare la missione-. Mentre lo dice, torna a fissare l'orizzonte. Mi sento la faccia avvampare... che idiota... D'improvviso, si stacca da me. -Ash? Che succede?- ha un espressione seria, ora. Il sorriso è scomparso, sostituito dalla determinazione. Ma cosa... poi capisco. Figure all'orizzonte, che si muovono ciondolando. -Demon... Demon Sword.- sussurra uno. Si bloccano, fissandoci. Urlando, si piegano in avanti; dalle loro spalle, emergono delle creature innaturali, abomini mostruosi, gocciolanti di sangue color pece, che mostrano i denti, ruggendo e contorcendosi. Sono sei, precise. Sapevano che stavamo arrivando? Ma come? -Squadra. Preparatevi a combattere-. E, con un balzo, corre contro ai nemici. Carico i fucili con un rumore secco. È ora, quindi... Combatterà. Non ho paura. Non sono più sola. Urlando si avvicinano; mi è davanti in un attimo. D'istinto, sparo, centrandolo in petto; barcolla all'indietro, mentre il mostro sopra di lui ruggisce, tendendosi in avanti, le fauci spalancate. Salto, appoggiandomi alla sua testa; gli atterro alle spalle, puntando entrambe le armi sulla schiena; sparo. Rotola all'indietro, gemendo. Niente sangue. Nelle sue mani si forma una spada; mi arriva davanti, menando un fendente. Lo intercetto con una delle armi, mentre l'altra spara un singolo proiettile, contro il mostro. Il colpo rimbalza, inutile: Una mano nerastra e gocciolante mi colpisce al fianco, gettandomi tra la neve. MI stringo il fianco ferito... Incombe su di me, la lama che brilla sinistramente, l'abominio che sbava. Non diventerò... tendo il fucile... il tuo pasto! Sparo; barcolla. Gli arrivo addosso, colpendolo allo stomaco con un calcio e, ruotando su me stessa, sparando più e più volte, posizionandomi al suo fianco. Punto le armi da fuoco sotto l'ascella. La spada cade a terra, ma Il colpo è inutile; si volta, con sguardo furente. Mi afferra saldamente, con forza prodigiosa. Eppure... è così mingherlino... urgh... dolore.. un pugno della creatura. Gemo. Un altro, un altro, un altro. Mi scaglia in aria e mi intercetta con un fendente. Ma... lo avevo disarm... urgh... mi ferisce l'addome. Cado nella neve, esausta. Sputo sangue, tingendo di rosso l'immacolata neve. Stavolta... è finita... non sono nemmeno riuscita a... a finirlo... ah... Sbarro gli occhi. Una lancia trapassa il petto del mio avversario. Zampilli di nero liquido sprizzano ovunque, mentre l'arma viene estratta dal suo corpo. Urla, urla con tutto il fiato che ha in corpo, mentre l'essere in simbiosi si alza, cominciando a ribollire. Urla, lanciando grida insopportabili, fino a dargli una forma orrida, indescrivibile, qualcosa di inumano... demoniaco. Le chiamano... Demon Sword... per questo? Alzo lo sguardo su Ash, accanto a me, la lancia ancora bagnata di sangue. -Mami... non ti preoccupare. Ti salverò io. Non lacerò che tu muoia.- Ash... Ash... -Io credo in te.- sussurro. Il mondo comincia a farsi più scuro. Non posso arrendermi ora... devo... devo rimanere sveglia... non posso svenire... Non... non ora... devo... fare qualcosa. Ombre indistinte combattono furiosamente al limite del mio campo visivo, uno scambio furioso di colpi, schivate ed affondi. Il mondo si fa scuro. Afferro una pistola. Prendo la mira. Ash... ti prego... non morire. Sparo.

 

Quando riprendo coscienza, sono appoggiata ad una roccia. Mi tasto le ferite, perfettamente fasciate. Dove sono? Cos'è successo ad... ad.. -...Ash?- mi tiro a sedere di scatto. La ferita mi manda dolori fortissimi. Mi guardo attorno, febbrilmente. Lui deve essere qui. DEVE. DEVE! -ASH! ASH! TI PREGO, RISPONDIMI! ASH!- urlo. Urlo con tutto il fiato che ho in gola. Ma non arriva. Nessuno risponde. No... dov'è? Dov'è finito?! -Hey... cosa succede?- la SUA voce. Mi volto, nonostante il dolore. Arriva dal limitare della radura di pini dove sono stesa. Me ne rendo conto solo adesso. -Ce l'abbiamo fatta... almeno noi.- mentre lo dice, il sorriso non sparisce dal suo volto -è stata dura ammazzarli. Ma ce l'abbiamo fatta, alla fine.-

-Quelle Demon Sword... le hai uccise tutte?-

-Ovviamente... no.- si siede davanti a me, unendo le punte delle dita e guardandomi al disopra di esse. Cosa sta dicendo? -C... co... come no?-

-Dopotutto, mi serviva aiuto per sconfiggere quei quattro... da solo non ce l'avrei mai fatta.- mentre lo dice, piega la testa di lato, continuando a mostrarmi quei denti bianchi. Un sorriso improvvisamente inquietante. No, non è possibile... non può... non... -Li hai... hai uccisi tu?- sbarro gli occhi -Cosa stai dicendo? Ash, sei impazzito?! Hai ucciso i nostri compagni?- Non è possibile... no, si sta sbagliando... non può averlo fatto. È un errore. -Oh, andiamo... non puoi prenderla così male. Non erano altro che idioti della Shiubsen!-

-Ma... tu... tu...- no, no. Non.... non... può... -...non dirmi che...-. -Io non sono un uomo della DWMA e mai lo sarò. Sono solo un infiltrato...- mentre lo dice, non mi guarda negli occhi, tenendoli fissi sul terreno. -...il mio compito era sabotare le operazioni militari, come questo attacco. E ci sono riuscito. Ma è subentrato qualcosa... qualcosa di inaspettato. Tu, Mami.- mi si avvicina, piegandosi su di me -Mami, ti prego. Seguimi. Vieni anche tu, con me... non voglio ucciderti.-

Non ci posso credere... no, no. Ash... il mio unico amico... la persona che, per prima, ha voluto avvicinarsi a me... la persona che più amo di più al mondo... è un traditore. No, no! NO! NO! Perché?! Perché?! -PERCHÈ?! PER UNA VOLTA, PENSAVO DI AVER TROVATO UN AMICO! IO MI FIDAVO DI TE, ASH! IO TI AMAVO, DANNATO! PERCHÉ CI HAI TRADITI?! DIMMELO! RISPONDIMI!-. Si allontana, rimanendo in silenzio. Non risponde. No, no... no... io... perché... a me? Perché proprio lui... -Ash... Ash...-

-Mami. Ascoltami. Ormai non posso più tornare indietro. Ma puoi ancora seguirmi... Mami...- mi afferra le mani, stringendole tra le sue. Lo guardo. Ash... perché mi stai facendo... così male? Le lacrime cominciano a scendermi lungo le guance. Senza nemmeno accorgermene, singhiozzo. Lui... -...ci hai ingannati tutti. Dal primo all'ultimo. Anche me! ANCHE ME! Ma... se pensi che io tradirò...- mi metto in piedi, afferrando i fucili -...ti sbagli-. La sua espressione si fa addolorata. Scuote la testa -Non ha funzionato, quindi... nemmeno questo.- afferra la lancia -Mami, dolce Mami... se le buone non servono e le cattive non ti piegano non resta che la morte. E sappi...- mi fissa dritto negli occhi -...che mi dispiace.- scatta in avanti. Come a rallentatore, vedo che si fa sempre più vicino, l'arma che brilla sinistramente. Io... non voglio ucciderlo... Ash... non voglio... -Ti prego.- due parole, portate dal vento. Mi carezzano appena le orecchie. Il suo sguardo... -Va bene, allora..- le lacrime scendono più copiose -...lo farò per te. Per quello che eri. Per l'Ash che conosciuto-. La lancia è sempre più vicina. Sento che mi graffia la carne. Premo il grilletto. Un singolo colpo. Fa... così male... Ash, davanti a me, crolla in avanti, senza un gemito né un lamento. Si accascia nella neve come una marionetta senza fili. Crollo a terra. E piango, verso tutte le mie lacrime. Lacrime per l'unico amico che abbia mai avuto... l'unica persona per cui abbia gioito e sofferto, con cui ho passato dei momenti felici... l'unica che ho amato... ed odiato.

 

[…]

 

Scusi... io... non ce la faccio più... mi scusi, mi scusi... ogni volta... ogni volta... Mi alzo in piedi, tremando. Annuisco -Con... con il suo permesso...- mi allontano, uscendo dalla stanza. È sempre così... sarà sempre così. Solo dolore, tristezza e malinconia nei miei ricordi. Per questo sono così... sempre felice e gentile. Non voglio che nessuno provi più quello che ho provato io. Questo dolore così grande, che mi tormenta, non lo auguro a nessuno. Mami Tomoe... sensei della Shibusen... la ragazza sempre felice. Nessuno dovrebbe essere come me. Io... mi sto solo comportando in modo solare. Non importa quanto spaventoso o quanto sia dura, non posso parlarne con nessuno. Tutto quello che posso fare è piangere da sola.

  
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