• Gray


La prima volta che mise piede in gilda, era il mio giorno fortunato. Secondo Kana, almeno, perché per me non lo era affatto. Quella fu anche, per lungo tempo, l’unica volta che la vidi senza armatura. Entrò nella sala spedita, malgrado fosse gracile e lacera, e studiò l’ambiente con quell’unico occhio che aveva. E con la stessa decisione si presentò, Erza Scarlet. Scarlatto era anche il colore dei suoi capelli, ricordo che all’epoca pensai fosse buffo.
 Parlò con il Master a lungo, e ricordo che poi lui ci disse di trattarla con cautela, perché era rotta.
Ero troppo stupido per capire cosa significasse, anche perché, a parte quel suo occhio bendato, a me non sembrava ci fosse nulla di rotto.
 
Stava da sola. Sempre.
E quando qualcuno provava a parlarle, semplicemente lo ignorava. Se allora avessi prestato attenzione, se l’avessi guardata in quell’occhio triste, allora forse mi sarei accorto che lei in verità era lontana, e le nostre parole non potevano raggiungerla.
Ma ero troppo un buffone per notare queste cose –lei lo dice ancora adesso, che sono un buffone.
Io la trovavo soltanto irritante. Trovavo irritante il suo ignorare le persone, trovavo irritante che indossasse sempre l’armatura, trovavo irritante la sua espressione. E più di tutto, trovavo irritante la facilità con cui mi sconfiggeva. Mi sentivo schiacciato dalla sua superiorità, e non vedevo null’altro.
Non volevo che batterla.
Così per l’ennesima volta volevo affrontarla, e con la solita energia mi ci precipitai, quando la vidi vicino al fiume. Poi vidi che piangeva.
Stava da sola, e piangeva.
Rimasi spiazzato. Perché lei era così forte, così decisa, però piangeva. E capii che era rotta.
Le sue lacrime mi raggiunsero.
E quella fu anche la prima volta che le mie parole raggiunsero lei.