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Autore: Castalia    26/09/2012    2 recensioni
Quando si tace pensando tutto sia ovvio. Avere tanto da dire ma tacerlo comunque e rendersene conto quando forse è troppo tardi.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui con un'altra one shot. Preciso subitissimo una cosa. Mi è stata ispirata dalla canzone " What Hurts The Most " di Rascal Flatts, ma non è propriamente una song-fic. Ammetto che questa canzone mi ha trasformato in una fontana dal primo ascolto, e averla in sottofondo mentre scrivevo questa one shot mi ha fatto piangere come non cosa X°° Quindi, se vi va, mentre la leggete, mettetela in sottofondo, altrimenti fa nulla. u.u
Ora vi lascio alla lettura, sperando sia di vostro gradimento. <3


 

Pioveva a dirotto quel giorno. Sembrava che la terra non avesse mai visto la pioggia per quanta ne stava scendendo e SungYeol sembrava della stessa idea. Fissava fuori dalla finestra, quasi shockato, tutte quelle gocce che scendevano alla velocità della luce schiantandosi al suolo facendo un fragore mai sentito. O forse era solo lui a sentire le cose amplificate, non ne era sicuro. Forse anche quella pioggia era solo una sua illusione; illusione data dalla sua mente completamente in panne, completamente in black out.
Scosse la testa cercando di risvegliarsi da quella trance allontanandosi dal vetro, trascinando i piedi sino al divano dove si gettò a peso morto osservando il soffitto chiaro del piccolo salotto.
Apatia, ecco cosa sentiva. Apatia e vuoto.
Chiuse gli occhi poggiando una mano sugli occhi, mentre i denti perfetti e bianchi andavano a torturare il labbro inferiore, già martoriato per tutta notte, creando taglietti qui e là, che presero a rilasciare minuscole goccioline di sangue rosso brillante.
La sera prima era ancora lì davanti a lui, come un film che si ripeteva all'infinito.
MyungSoo che lo fissava con quegli occhi scuri che tanto amava, nei quali sarebbe voluto annegare e lasciarsi andare, mentre rimaneva in silenzio per poi sparire.
Portò anche l'altra mano a coprire il viso lasciandosi cadere di lato, rannicchiandosi su se stesso. Sentiva come un vuoto dentro di sé, una voragine che lo stava inghiottendo.

***

La sera precedente MyungSoo era arrivato poco dopo cena, oberato dal lavoro che lo teneva lontano da casa, e aveva trovato SungYeol seduto a tavola, ordinatamente apparecchiata con le pietanze ormai fredde, ad attenderlo.
- Yeol..? - chiese quasi timoroso vedendo la sua espressione seria e fissa davanti a sé. A quella voce l'altro si girò piano, incontrando la figura del ragazzo di fronte a sé. Il viso stanco e pallido, la fronte leggermente corrucciata e attraversate da varie rughe di preoccupazione.
- Ehi Myungie.. - disse accennando un sorriso che risultò più una smorfia, uscita per di più molto male, su quel viso stanco quasi allo stesso modo, ma per altri motivi. Stanchezza emotiva, stanchezza dell'anima.
Poteva non sembrare per il suo modo di fare un po' da bambino ed infantile, ma SungYeol portava dentro di sé una fragilità pari a quella di una statua di cristallo che alla minima vibrazione rischiava di crollare in mille pezzi e in quei casi la vibrazione era MyungSoo. Il suo punto debole, il suo tutto. Il suo tutto che stava vedendo andare via ogni giorno che passava, che vedeva sbiadire ogni secondo di più.
- E'.. è tutto a posto? - gli chiese preoccupato sedendosi accanto a lui mordendosi poi l'interno della guancia con i denti. Lo conosceva meglio di se stesso eppure in quel momento non riusciva a capire cosa gli stesse passando per la mente, i suoi occhi sembravano due libri chiusi con grandi e pesanti lucchetti, impossibili da aprire. Gli posò una mano sulla guancia, carezzandola piano come ad esortarlo a parlare, a confidargli cosa stesse succedendo.
SungYeol lo fissò per qualche minuto in silenzio, senza espressione alcuna sul viso, ma solo con un grande nodo in gola.
- Non ce la faccio.. -
Il suo fu quasi un sussurro strozzato, mentre serrava gli occhi di scatto sia per impedire alle lacrime di scendere, che all'altro di leggere i suoi occhi, che di colpo avevano aperto i lucchetti di quei grandi libri.
MyungSoo allontanò piano la mano, inclinando il viso ed aggrottando nuovamente le sopracciglia cercando di capire. Quando vide la prima lacrima scivolare veloce sul suo viso gli sembrò che qualcuno gli avesse dato un pugno in pieno stomaco, mozzandogli il fiato. Le lacrime che ne seguirono furono pugnalate in pieno al petto.
- Yeol.. Yeol.. parlami, dimmi cosa c'è.. - disse cercando di mantenere la calma nonostante quel pianto silenzioso da parte dell'altro non facesse altro che aumentare il suo panico. Non era la prima volta che lo vedeva piangere, che piangeva con lui per le sue preoccupazioni, ma in quel momento non sapeva cosa fare, si sentiva impotente e quella frase enigmatica lo mandava in confusione.
- Noi.. - sussurrò aprendo lentamente gli occhi lucidi ed arrossati, puntandoli nei suoi.
Non servì altro a MyungSoo per capire e quella fu la pugnalata finale; questa prese il cuore in pieno facendolo fermare per qualche istante.
A differenza di SungYeol, l'immagine che MyungSoo dava a chiunque era quella di un ragazzo freddo e distaccato, quasi incapace di provare qualsiasi sentimento, quando invece la verità era che si trattava di un ragazzo talmente fragile, forse più di SungYeol, e quello era solo un modo per difendersi dal mondo, della persone.
Due anime fragili il cui cammino si era incontrato ed intrecciato in maniera quasi indissolubile, prendendosi l'uno cura dell'altro ma allo stesso tempo ferendosi ripetutamente. Loro erano così, da sempre. Si era sin da subito creato un legame fra i due non appena avevano fatto l'uno la conoscenza dell'altro. Una specie di rapporto di amore/odio dal principio; si erano affezionati l'uno all'altro e in pochi capivano quel legame, quel rapporto così speciale. Erano capaci di mandarsi al diavolo, di aggredirsi verbalmente e di fare anche a pugni, ma il giorno dopo erano già a cercarsi, e questo ancora prima di capire di essere innamorati.
Erano il veleno e al contempo la cura dell'altro.
- Noi.. - ripetè MyungSoo, abbassando il viso chiudendo le mani a pugni e stringendo così tanto che le nocche diventarono bianche. Si alzò in silenzio, senza dire nulla, uscendo dalla stanza e chiudendosi in bagno; si avvicinò al lavello in marmo per poi guardarsi allo specchio. Il riflesso gli mandava un ragazzo pallido e pure dimagrito, stanco, e non solo fisicamente.
Gli impegni lavorativi lo portavano a stare lontano da casa per molto e aveva capito che questo a SungYeol pesava e non poco. Era un ragazzo che aveva bisogno di continue attenzioni, troppo insicuro e a volte anche troppo paranoico. Una parola detta in una certa maniera poteva scatenare un viaggio mentale degno di un premio oscar come miglior film fantascentifico dell'anno, e questo MyungSoo lo sapeva bene. Non erano capricci i suoi; la sua era solo paura di perderlo e rimanere solo e lui, in quel periodo, stava dando adito a quella paura. Sospirò pesantemente, sentendo il cuore diventare pesante come un macigno mentre il capo si chinava in avanti, fissando con sguardo vuoto il lavello bianco e lucido. Sembrava fosse stato lucidato per ore, e forse era stato così.
Tornò pochi minuti dopo in cucina, trovandolo nella stessa posizione di prima e il viso rigato dalle lacrime.
- Sono un bambino MyungSoo, mi dispiace.. pretendo troppo e non so accontentarmi. - disse con la voce spezzata, guardando davanti a sé, avendo intuito la sua presenza dai movimenti alle sue spalle. - Quando la smetterai, sarà sempre troppo tardi. - rispose forse più secco e duro di quello che voleva risultare. Era arrabbiato con se stesso per non essere capace di dimostrare ciò che aveva dentro, con lui per aver aspettato così tanto, con il mondo intero anche se questo centrava ben poco. Tutto sembrava andargli contro; trovavano la felicità, il sorriso ma qualcosa sembrava sempre essere dietro l'angolo a tendergli un agguato ed uscire quando meno se lo aspettavano. - Quindi? - aggiunse poi alzando un sopracciglio ed incrociando le braccia al petto, battendo un piede a terra con fare impaziente. Forse l'atteggiamento più sbagliato da assumere in quel caso.
SungYeol non rispose subito, rimase a fissare il muro di fronte a sé come se quella distesa bianca potesse dargli la risposta esatta, anche se la sua mente l'aveva già decisa, ci aveva pensato tutto il giorno e, per quanto facesse male, sapeva essere l'unica soluzione.
- Credo.. sia meglio chiuderla qui .. - disse lasciando sfumare la frase. Non doveva finire così, aveva un continuo, un “ e tornare come prima. Amici. “. Con quale coraggio poteva solo pensarlo? Come poteva pensare di poter essere amico di una persona che amava più di se stesso? Decise di evitare e quasi non riuscì a dire altro perchè sentì i passi di MyungSoo allontanarsi veloci e poi la porta sbattere violentemente.
Quel colpo lo fece sobbalzare e, quando si rese conto di essere nuovamente solo, si lasciò andare completamente, piangendo come un bambino, sentendo il cuore fare male, un dannato male. Se avesse potuto l'avrebbe preso e sbattuto a terra, saltandoci sopra fino a ridurlo in poltiglia.
MyungSoo era rimasto fuori dalla porta qualche istante ed era riuscito a sentire quel pianto, quella lacrime che mi avevano fatto chiudere lo stomaco in una morsa ferrea. Non era quello che SungYeol voleva, che men che meno lui voleva, allora perchè l'aveva fatto? Perchè voleva chiuderla se ci stava così male? Era davvero meglio non averlo più nella sua vita che averlo a quella maniera? Era davvero così sbagliato da dover essere allontanato?
Alzò il cappuccio della felpa scura e corse via. Corse veloce e lontano da quell'appartamento che racchiudeva così tanti ricordi, così tante risate. Quell'appartamento che racchiudeva il loro amore, non facile, anzi per nulla, ma per il quale avevano deciso di lottare. Una lotta forse troppo sanguinosa per SungYeol, le cui spalle non avevano retto i vari colpi ed ora era crollato in ginocchio chiedendo pietà all'avversario.
Corse per minuti che sembrarono interminabili mentre la vista gli si appannava a causa delle lacrime che stavano premendo per uscire a cui lui, però, non dava il permesso di scendere.
Si ritrovò in un parco vicino al centro e si addentrò nonostante l'ora tarda, prendendo poi posto su di una panchina abbastanza nascosta; si prese la testa fra le mani, stringendo le ciocche scure, come se quel gesto potesse far smettere di urlare la sua testa, urla che poco dopo uscirono dalla sua bocca, mentre finalmente gli occhi avevano aperto i cancelli, lasciando che le lacrime si buttassero in pasto alla realtà.
Ti accorgi del valore di qualcosa quando la stai perdendo, vero?
In quel momento si rese conto di tutto. Tutto quanto fu chiaro come il sole davanti ai suoi occhi, come un video a velocità ridotta per fargli vedere ogni singolo momento, per fargli sentire ogni singola parola che avrebbe dovuto dire e che invece aveva taciuto, pensando fosse ovvia.
Non sarebbe ritornato a casa quella sera, non aveva il coraggio di fronteggiarlo di nuovo. Sì, era un codardo in quel momento, un codardo con la C maiuscola.

 

***

Il motivo di tutto questo?
La solitudine. Lo svegliarsi solo nel letto e vederlo praticamente solo la sera, arrivare a casa distrutto e buttarsi a letto. Spesso, e forse MyungSoo non se n'era accorto, aspettava che dormisse profondamente prima di mettersi a letto con lui, stringendolo a sé, coccolando. Gli scostava i capelli scuri dal viso stanco, gli ridisegnava i contorni con la punta delle dita, soffermandosi sempre sulle labbra. Quella labbra sulle quali sarebbe potuto morire se solo l'altro glielo avesse chiesto.
Era totalmente assuefatto da quel ragazzo da imporsi di resistere, da imporsi di assorbire e non dire nulla per non dargli pensieri, eppure quella sera non c'era riuscito. Si era imposto di non dire nulla e di stare zitto, ma le parole erano uscite da sole, erano scappate e lui non era riuscito a prenderle in tempo. Forse era davvero arrivato al limite e non se n'era accorto, forse era stato davvero troppo e come un sacco troppo pieno era scoppiato.
Gli occhi fissavano dritti davanti a loro la televisione nera e spenta, mentre rimaneva rannicchiato sul divano. Perchè stava così se pensava fosse stata la decisione giusta?
Stupido Yeol, lo ami più delle tua vita, come puoi pretendere di stare bene?
Ecco cosa la sua mente gli ripeteva, facendolo sentire sempre di più uno schifo. MyungSoo non era tornato quella sera e, inutile dire, non aveva chiuso occhio. Più volte aveva composto il suo numero incapace poi di premere quel maledetto tastino verde.
La pioggia continuava a cadere incessante, forse incrementando quella violenza liquida contro i vetri, creando dei forti rumori che rimbombarono nella sua testa. Altri colpi, sempre più forti.
Erano bombe per caso?
Si alzò di scatto sul divano rendendosi conto che quella non era l'acqua, ma era qualcuno che picchiava con forza sulla porta di casa. Sgranò gli occhi mentre il cuore prese a battere un po' più forte mentre si avvicinava; con mano tremante afferrò la maniglia ed esitò ad aprire. Solo l'ennesimo colpo lo convinse. La sua mente si era già preparata a visualizzare un viso sconosciuto, un corpo vestito di una divisa e la notizia peggiore che potesse esistere sulla faccia della terra.
Se possibile i suoi occhi si sgranarono ancora di più mentre il viso si irrigidiva, quando vide chi era. Un viso fin troppo conosciuto, un corpo che conosceva in ogni suo centimetro ricoperto da vestiti fradici e gocciolanti.
Inclinò il viso di lato come era solito fare quando cercava di capire meglio le cose, come se inclinandolo la confusione di dissipasse.
- MyungSoo? - chiese poi con un filo di voce.
Il suo sguardo, disturbato da qualche ciocca nera gocciolante, era puntato nei suoi grandi occhi scuri che lo guardavano sempre più confusi.
- Sembro più un pulcino ma sì, sono MyungSoo. - esordì ironizzando come era sempre solito fare in certe situazioni. Nonostante tutto il suo sguardo era serio, faceva quasi paura ,si ritrovò a pensare per un istante SungYeol, mentre un brivido gli percorreva la schiena. Fece un passo in avanti facendo indietreggiare l'altro di riflesso; un avanti per lui, uno indietro per SungYeol, fino a che non l'altro non si trovò con il retro delle ginocchia contro il divano mentre una striscia d'acqua infradiciava il pavimento alle spalle di MyungSoo.
Voleva picchiarlo? Sarebbe stata un'opzione possibile, e non sarebbe stata la prima volta che si prendevano a pugni. Era spaventato e il cuore che batteva furioso contro la cassa toracica ne era una delle prove.
Successe tutto così velocemente che quasi non capì in un primo istante la sequenza degli eventi, sentì solo le labbra fredde di MyungSoo posarsi sulle proprie, calde e rovinate, con irruenza e quasi prepotenza, come ad esigere quel contatto, come a pretendere quel bacio senza accettare un rifiuto. Sgranò gli occhi, senza muoversi di un millimetro mentre il cuore, ormai, sembrava volergli uscire dal petto per quanto batteva forte; era sicuro di aver sentito un crack, forse qualche costola si era incrinata.
- Non voglio. - gli respirò sulle labbra l'altro dopo essersi diviso da esse. - Non voglio. - ripetè guardandolo fisso negli occhi. SungYeol deglutì quasi a fatica sotto quello sguardo che sapeva spogliarlo, che sapeva farlo sentire nudo ed esposto come nessun altro riusciva a fare. -.. sono un deficiente, sai che non so dimostrare un bel niente, ma credimi.. - iniziò a parlare afferrandogli immediatamente una mano, posandola sul petto, all'altezza del cuore che in quel momento aveva un ritmo molto simile al proprio. - .. questo è tuo. Come il resto. MyungSoo ti appartiene. Io voglio appartenerti. Io voglio essere di SungYeol, come voglio che SungYeol sia mio. - poche parole dette con un filo di voce rauca che gli mandarono in black out nuovamente il cervello, spegnendo ogni attività. Era probabile avesse anche smesso di respirare.
Pochi istanti per realizzare e la luce sembrò tornare dentro di lui, che poteva sentire chiaramente sotto la sua mano tremante il cuore dell'altro battervi contro. Carezzò piano la stoffa bagnata della maglia senza mai togliere gli occhi da quelli dell'altro, incapace di farlo.
- Tu sei così perfetto che spesso ho paura di romperti, di rovinarti, di sporcarti.. sei probabilmente la persona che chiunque vorrebbe accanto ed io, peccherò d'egoismo ma non mi interessa proprio un bel nulla, pretendo di averla accanto questa persona. Io ho bisogno di questa persona. Ho bisogno di te. - rimarcava il concetto di volerlo con sé, per sé, accanto a sé.
Lentamente gli angoli della bocca di SungYeol iniziarono ad alzarsi, tremanti, verso l'alto fino a formare un piccolo sorriso, quasi timido come se avesse paura di farsi vedere.
- E ti prego, sorridi. Quando sorridi.. è tutto diverso. - disse sorridendo a sua volta, un sorriso così dolce capace di far sciogliere chiunque ma che SungYeol sapeva essere rivolto solo ed esclusivamente a sè.
I denti bianchi e perfetti presero a mordicchiare il labbro inferiore mentre questo si tirava allargando il sorriso, spontaneo e sincero.
- Ti amo.. - sussurrò piano. Quelle parole dette poco prima, erano ciò che il suo cuore aveva bisogno di sentire e di provare. Sapeva che non erano parole al vento, dette tanto per dire. Sapeva che erano parole indelebili, incise nella carne ma che non recavano dolore.
- E ti do il permesso di picchiarmi a sangue se rifaccio una cosa simile.. anche tutte le sere. Non mi lamenterò. - aggiunse ridacchiando leggermente stringendo la mano posta ancora sul suo petto.
- Sai che posso diventare tanto violento. Cerca di evitarlo.. non mi va di farti diventare un palloncino viola ogni volta.. - rispose con lo stesso tono, passandosi la mano libera sugli occhi che avevano preso a pizzicare.
MyungSoo si avvicinò nuovamente al suo viso, posandogli un delicato bacio sulle labbra, in netto contrasto con quello di poco prima ma di pari, se non superiore, intensità. SungYeol fece scivolare la mano via dal proprio viso per poterla poggiare sulla sua guancia, fino ad arrivare fra mascella e collo, mentre con il pollice ne carezzava la pelle fredda ed umida.
- Hai bisogno di un bagno caldo, altrimenti ti beccherai un accidenti e dovrai subirti le mie amorevoli cure. - ridacchiò SungYeol sulle labbra prima di dividersi completamente. -.. vado a riempirti la vasca. - aggiunse poi facendo scivolare via la mano, dirigendosi verso il bagno.
MyungSoo rimase qualche istante fermo ad osservalo finchè non sparì nella penombra del corridoio, tirando poi un lungo sospiro.
Era stato uno stupido anche lui a tacere per così tanto tempo. Quelle cose le pensava dal primo giorno che i suoi occhi avevano iniziato a vedere SungYeol sotto un'altra luce, eppure le aveva sempre taciute, le aveva sempre ricacciate giù ogni volta che tentavano di uscire per potersi finalmente liberare.
La cosa che lo aveva dilaniato la sera prima era stato l'aver così tanto da dirgli ma il vederlo già troppo lontano.
- Mai più, MyungSoo. Mai più. - si ripetè a bassa voce prima di avviarsi a sua volta, sparendo poco dopo nella penombra.

  
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