Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: editio    26/09/2012    2 recensioni
FF a quattro mani scritta in collaborazione con GiallodiMarte.
Abbiamo immaginato Maya e Masumi in un periodo e in una situazione diametralmente opposte a quelle della storia ufficiale... ma alcune cose non cambiano mai. O sì?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maya Kitajima
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 25

 

Piccolo ciliegio selvaggio

io solo l'amo

e solo lui fa altrettanto

(Matsuo Basho)

 

La notizia mi coglie talmente di sorpresa che rimango a bocca aperta per qualche secondo prima che il mio cervello riesca ad assimilarla completamente.

«Lo ha licenziato? E perché?»

Lawrence mi guarda e scuote la testa.

«Non l’ho capito bene neanche io, sembra per non incatenarlo a un solo tipo di teatro e per dargli l’occasione di imparare anche altri metodi di recitazione.» Fa un gesto con la mano, come a voler accantonare un pensiero molesto. «Artisti! Chi li capisce è bravo.»

Sorrido mio malgrado. In effetti Lawrence Talbot è un personaggio alquanto peculiare: ogni volta che ci siamo incontrati, e non è stato spesso per mia fortuna, mi ha sempre trasmesso sensazioni indefinibili. E anche quello che mi ha raccontato Masumi – tu-tum, tu-tum, tu-tum il cuore parte al galoppo al solo ricordo di quando mi ha chiesto di chiamarlo con il suo primo nome – è piuttosto inquietante. Sembra infatti che negli ultimi mesi Mr. Talbot sia molto cambiato: il suo carattere già ombroso è peggiorato considerevolmente ed è diventato anche molto più aggressivo. Un paio di volte Masumi ha avuto addirittura l’impressione che si trattenesse a stento dall’attaccare fisicamente qualche malcapitato che era incorso nelle sue ire, limitandosi a ringhiargli contro.

«Masumi è convinto che nasconda un segreto. Qualcosa di molto più importante e pericoloso della fantomatica opera a cui tutti sembrano essere così interessati.»

«Masumi, eh!» ribatte Lawrence con un sorriso sornione, accarezzando con la punta del dito la cornice di uno dei quadri alle pareti. Siamo nel salotto di Mr. Hughes, in attesa dell’arrivo di Masumi per la seduta settimanale. Lawrence ha insistito per accompagnarmi, adducendo come scusa che non si incontrano dalla sera dell’incendio a teatro. «Siete già a questo punto?»

Lo guardo severa, anche se sono consapevole di non riuscire a nascondere la fiammella di divertimento che sento ardere nel fondo dei miei occhi. «Siamo già a questo punto» confermo con aria di sfida, mettendo su un finto broncio, per poi sciogliermi in una risatina quando lui alza gli occhi al cielo e scuote la testa.

Non ho potuto fare a meno di raccontargli quello che è successo in questa stessa casa solo qualche settimana fa; non potrei mai nascondergli nulla, e neppure lo voglio. In un certo senso lui è parte della mia coscienza, mi conosce meglio di chiunque altro – spesso sospetto addirittura che mi conosca meglio di quanto non faccia io stessa. Parlare con lui significa quasi sdoppiarmi e avere un punto di vista diverso, più esperto, sui miei pensieri e le mie azioni. Come avrei potuto quindi tacergli la mia felicità? E ha reagito esattamente come mi aspettavo: mi ha guardata preoccupato, poi ha sorriso, ha sospirato e ha detto che avrebbe fatto di tutto per aiutarmi. Quindi adesso eccolo qui, nelle vesti di fratello maggiore, ad aspettare l’arrivo del mio spasimante per ribadire tacitamente la sua presenza alle mie spalle. Nessuno potrà mai farmi del male, perché ci sarà sempre lui a difendermi. Sento gli occhi inumidirsi di commozione e scuoto la testa per recuperare il contegno. «Comunque torniamo alle cose serie. Come possiamo aiutarlo? E Mr. Randall cosa dice?» domando.

«Sembra che voglia cercarsi un’altra scrittura, o un lavoro» risponde Lawrence con un sospiro. «Ma non credo che sarà facile. È vero che lavorando con Talbot si è fatto conoscere, ma il fatto che lui lo voglia licenziare gioca a suo sfavore, almeno con le compagnie di un certo livello, che sono anche le uniche in grado di pagarlo abbastanza da permettergli un’esistenza quantomeno tranquilla.»

Rifletto un attimo sulle parole di Lawrence. Mr. Talbot ha fama di uomo scorbutico ed esigente, ma è anche risaputo che quando trova un attore promettente non lo lascia andare via per niente al mondo, quindi il fatto che voglia licenziare Masumi getta un’ombra sulle sue capacità, e per quel motivo le altre compagnie lo guarderanno con sospetto.

«C’è qualcosa di concreto che possiamo fare?» chiedo, riscuotendomi dai miei pensieri e osservandolo mentre torna a sedersi sulla poltrona davanti alla porta-finestra. «Magari potreste convincerlo ad accettare un aiuto economico. Naturalmente sarei io a procurarvi il denaro.»

Lawrence scoppia a ridere. «Siete meravigliosamente ingenua Maya. Pura e ingenua.»

Alzo il mento in un gesto di sfida.

«Cosa c’è di tanto divertente in quello che ho detto?»

«C’è che proprio non conoscete gli uomini Maya, e tantomeno il loro orgoglio smisurato. Hayami poi è un campione di orgoglio» dice sorridendo leggermente, come se ricordasse qualcosa. «Non accetterà mai denaro da me, non finché non avrà la certezza di poterlo restituire. Già si sente in debito perché l’ho presentato a Talbot e l’ho soccorso quando stava male, preferirebbe morire che accettare altro aiuto da parte mia. E non pensate che lo accetterebbe da voi» alza una mano a fermare le parole che stavano per uscirmi dalla bocca. «Un uomo non può abbassarsi a essere mantenuto dalla donna che ama. Se accettate un consiglio non accennateglielo nemmeno: lo mettereste solo in gravissimo imbarazzo e ferireste a morte il suo amor proprio.»

«E allora come se la caverà?»

«Forse potrei convincere Randall a… Ma no, non funzionerebbe. Non si lascerà sostenere da nessuno dei suoi conoscenti.»

«E se non fosse un conoscente?»

Lawrence aggrotta le sopracciglia. «E allora chi?»

«Ehm… un’ammiratrice sconosciuta?»

Rimane un attimo a guardarmi confuso, ma poi un sorriso trionfale si fa strada sul suo bel viso. «La vecchia ammiratrice segreta… Ma certo! Dobbiamo organizzare tutto alla perfezione e fare in modo che non possa rifiutare.»

«Lawrence, a questo proposito avrei una cortesia enorme da chiedervi. Voi siete…» mi fermo un attimo imbarazzata, «… avete più esperienza in certe cose.»

Lo vedo alzare un sopracciglio, perplesso.

«Di cosa state parlando?»

«Devo vendere dei gioielli. Di nascosto.»

«Non ce n’è bisogno Maya. Provvederò io a tutto» dice, chiudendo la questione con un gesto secco della mano.

«No!» Questa volta è lui a sgranare gli occhi per la sorpresa, ma io non ho intenzione di cedere. «Voglio essere io ad aiutarlo. Vi prego Lawrence. Voglio poter fare almeno questo per lui. Voglio poter sapere, anche se solo dentro di me, che ho potuto dargli qualcosa di concreto.»

Laurie rimane qualche secondo in silenzio, a fissarmi. Poi sospira e annuisce. «Va bene, Maya. Ma cosa direte all’ammiraglio? Che li avete perduti?»

«Sì, se prendo una delle collane della mamma, dovrebbe bastare per pagare l’affitto di un appartamento per diversi mesi. Almeno, Mae mi ha detto così.»

«Sì. Presumo possa bastare. Ma l’ammiratrice come verrà a saperlo?»

«Immagino che prima o poi la notizia sarà resa pubblica. Lei interverrà in quel momento.»

«Mi fate quasi paura, Maya. Siete perversamente astuta. Sareste la moglie ideale per un politico o un diplomatico.» Un ghigno quasi spiacevole gli increspa le labbra mentre pronuncia quelle parole.

Lo fulmino con lo sguardo. «Smettetela! C’è già Edmund a tormentarmi» dico con un sospiro.

«A proposito, come sta? Ci sono novità riguardo allo scioglimento del fidanzamento?»

«No, ancora non ce ne sono. Visto che la regina aveva dato il suo assenso, ormai entrambe le famiglie sono vincolate, però il nonno ha chiesto una prova delle… hmmm… possibilità riproduttive di Edmund. Anche se sinceramente non capisco come potrà fare ad averla.»

Lawrence scoppia di nuovo a ridere.

«Vecchio volpone!» dice con un lampo di ammirazione nello sguardo.

Aggrotto le sopracciglia. «Volete avere la bontà di spiegarmi almeno voi? L’ammiraglio si è limitato a darmi questa comunicazione e io non ho avuto l’ardire di chiedere altro.»

«Beh… ecco… credo che prima di dare il suo beneplacito, vostro nonno voglia vedere il frutto dei lombi di Edmund» mi spiega con un certo imbarazzo.

«E... e come farà?» domando, anche se in verità non sono affatto sicura di volerlo sapere.

«Gli verrà chiesto di giacere con una donna e ingravidarla.»

Non credo di aver sentito bene. Scuoto la testa e lo guardo in viso, cercando di capire se stia parlando sul serio oppure no.

«Una donna? Quale donna?»

«Di certo non voi, Maya, state tranquilla. Probabilmente una cameriera.»

«E lei accetterà di… di fare una cosa del genere?» Quasi non riesco a parlare per l’orrore.

«Pensateci Maya… sicuramente le verrà offerto un vitalizio e sarà comunque la madre del figlio di un conte, anche se illegittimo. Sicuramente vivrà meglio che lavorando quindici ore al giorno senza nessuna certezza.»

Deglutisco a vuoto. Mi sento la bocca secca come sabbia e lacrime di frustrazione mi salgono agli occhi.

«Ma non è giusto!»

«Ci sono infinite cose che non sono giuste al mondo Maya…»

Un colpo discreto alla porta lo interrompe, e Sebastian entra per annunciare l’arrivo di Masumi.

In un istante dimentico Edmund e tutto quello che lo riguarda e mi alzo in piedi per andare ad accoglierlo. So che non dovrei farlo, che questa non è casa mia ma non posso impedirmi di corrergli incontro.

Sebastian si fa da parte e la figura di Masumi si staglia sulla porta, arrivando con la sua altezza quasi a toccare lo stipite. Non appena i nostri sguardi si incontrano i tratti tesi del suo viso si distendono in un sorriso raggiante e io sento le viscere contrarsi. Passerà mai questa emozione? Riuscirò mai ad abituarmi alla sua bellezza? Smetterò mai di rendere grazie a Dio e a tutti i santi per il solo fatto di poterlo avere? In due falcate mi è accanto e stringe delicatamente la mano che gli porgo, posandovi sopra un bacio leggero.

«Solo un acconto» dice, ammiccando. Io arrossisco e distolgo lo sguardo imbarazzata.

Dal giorno in cui, non so come e grazie a quale coraggio, gli ho aperto il mio cuore e Mr. Hughes ci ha tacitamente offerto questo porto sicuro, abbiamo trascorso insieme molte ore a parlare e a raccontarci come abbiamo vissuto i mesi di incomprensione e apparente distacco. Non abbiamo parlato né del passato lontano, né del futuro: per ora ci accontentiamo di vivere questo sogno presente, cercando quanto più possibile di chiudere fuori il mondo reale. Sappiamo entrambi che prima o poi ci troveremo ad affrontare tutto quello che stiamo così disperatamente cercando di dimenticare, ma non è ancora il momento. Certe volte, mentre parliamo, giro improvvisamente la testa e lo scopro a rivolgermi uno sguardo colmo di paura e malinconia e in quei momenti vorrei che un vento impetuoso ci sollevasse e ci portasse via con sé, lontano da tutto e tutti, noi due soli, daccapo. Perché lo so a cosa pensa quando mi guarda così: pensa a Edmund, alla differenza tra il mio mondo e il suo, al suo non sentirsi all’altezza del mio rango.

«Hayami, sono un po’ geloso sapete?» Laurie si è alzato e si è messo davanti alla finestra, di spalle. Il viso è quasi completamente in ombra, la postura marziale, con le gambe leggermente allargate e le mani intrecciate dietro alla schiena. Al suono della sua voce ci giriamo contemporaneamente e sento Masumi irrigidirsi leggermente. Aggrotto le sopracciglia. «A me non avete mai chiesto di chiamarvi per nome, nonostante vi conosca da molto più tempo» conclude, avvicinandosi e porgendogli la mano. Masumi la guarda, il viso arrossato, poi lentamente allunga la sua e la stringe.

«Non pensavo che vi interessasse» risponde, rilassandosi.

«Sono tante le cose a cui non pensavate, se mi permettete» lo sfotte Lawrence.

«Lawrence! Smettetela di tormentarlo» lo rimprovero.

«Ai vostri ordini, mia signora» si mette sull’attenti lui. «Andrò a curiosare un po’ nello studio di Mr. Hughes, per dare il tempo al vostro cuore generoso di addolcirsi e perdonarmi.» Mi fa l’occhiolino ed esce chiudendosi la porta alle spalle.

Masumi e io rimaniamo qualche secondo a fissare il punto in cui stava Lawrence, mentre le nostre mani si cercano e si stringono, poi mi sporgo verso di lui e mi lascio andare contro il suo petto. Le sue braccia mi avvolgono immediatamente e mi stringono.

«Buongiorno, mia diletta! Come state oggi?»

«Bene adesso, mio cavaliere. E voi?» rispondo, stando al suo gioco.

Lui non dice nulla, ma si china su di me. Le sue labbra sfregano le mie con gentilezza, avanti e indietro, avanti e indietro. Sento il suo respiro caldo e profumato nella mia bocca. Il mondo perde i suoi confini, mi aggrappo con forza alle sue spalle e alzo il viso, invitandolo. Lui però si lascia sfuggire una risatina e comincia a mordicchiarmi e succhiarmi il labbro inferiore. I suoi occhi sono un pozzo in fondo al quale c’è la promessa di un mare di luce.

«Hmmm, sai di pane e marmellata…» dice con voce sommessa e roca. «Viene voglia di mangiarti!»

Oddioddioddioddioddioddio…

Smette di giocare con la mia bocca, e lasciandosi dietro una scia di baci si sposta verso l’orecchio. Alterna piccoli e delicati morsetti al lobo ad affondi con la punta della lingua nella fossetta che sta dietro, dove l’orecchio di congiunge al collo. Il mio respiro affannoso si trasforma in un gemito e lo sento ridere ancora.

«Ti sono mancato?» mi chiede con il fiato corto, prima di passare a baciarmi il profilo della mascella risalendo verso la bocca. E alla fine si tuffa nella mia calda umidità, e non è il mio cuore a fermarsi ma il tempo. Le mani di Masumi risalgono lungo la mia schiena e mi si stringono attorno al collo e alla testa costringendomi a piegarla ancora di più all’indietro, mentre i nostri denti picchiettano gli uni contro gli altri, e le lingue sembrano sfidarsi in un acceso duello.

Non mi riconosco più, abbandono ogni velleità di controllo e mi lascio trasportare dal fulmine bianco che mi attraversa. Gli metto anche io le mani dietro alla testa, attirandolo ancora di più verso di me, come se cercassi di fondermi con lui. Perdo la consapevolezza del mio corpo ma acquisto quella del suo: non sono più un essere umano ma un nodo di sensazioni, e ogni suo tocco, ogni sua carezza scatena una tempesta di scintille e piacere.

«Ti voglio Maya, che gli Dei mi perdonino! Non ti lascerò mai a nessun altro, dovessi dannarmi l’anima per questo!» mi dice sulle labbra.

Sento una lacrima scendermi lungo la guancia e intrufolarsi tra i nostri visi attaccati. Masumi si stacca un attimo dalla mia bocca e mi guarda. Poi lentamente asciuga via quella scia salata e depone un bacio leggero su ognuno dei miei occhi, prima di abbracciarmi stretta.

«Rinuncerei a tutto per te, se solo me lo permettessi.»

Ma io non posso permetterlo.

  
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