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Autore: Liz Earnshaw    28/09/2012    6 recensioni
Ciao a tutti! Come se non avessi già tante storie da continuare, ho deciso di scrivere questa o.s.
E' molto triste e non mi convince per niente. Spero che a voi non faccia lo stesso effetto. Attendo con ansia i vostri pareri e le vostre critiche, sempre costruttive.
Dal testo:
-Mi manchi. Come l’ossigeno nei polmoni. Sei tu. La mia scelta sei tu! –Ammisi, cadendo sulle ginocchia e mantenendomi con le braccia sul pavimento. –Per quanto adesso possa contare, la mia scelta sei tu… sei sempre stato tu. -Continuai, con le lacrime che scendevano copiosamente sul viso.
-Devi… devi lasciarmi andare, Elena. –Sussurrò.
Alzai lo sguardo ed incrociai le sue iridi luminose e profonde. –Mai.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?
 
 
Lunghe notti mi permettono di sentire.
Sto cadendo, sto cadendo. Le luci si spengono, mi lasciano sentire che sto cadendo. Sto cadendo al sicuro per terra.
Prenderò questa anima che è dentro di me ora… e la farò mia.


 
 
Ero distesa sul letto della camera di Damon, nella pensione dei Salvatore.  
 
Oramai ero un vampiro a tutti gli effetti, brava abbastanza da battere Caroline nella corsa alla preda.  
 
Loro continuavano a dire che la mia forza fosse legata al fatto di essermi trasformata recentemente.
 
Per me un anno non era poi così vicino. Insomma, erano cambiate così tante cose…
 
Mi misi a sedere, stiracchiando le ossa.
 
Era primavera e l’erba fresca, pulita e morbida, si prestava a render più belle le case di tutti. Gli alberi erano in fiore e i frutti decoravano il paesaggio circostante.
 
-Elena! –Esclamò Stefan, con tono allarmato.
 
-Sono qui! –Mi affrettai a rispondere, alzandomi definitivamente.  
 
Gli abiti della giovane adolescente a cui erano morti i genitori, li avevo buttati nella spazzatura tempo fa, in una notte invernale e piovosa. Non mi riconoscevo in nulla di tutto ciò che appartenesse a quel mondo così lontano e felice, tanto che spesso mi chiedevo se avessi vissuto davvero quella vita che non vedevo più mia. Indossavo un vestito nero, aderente, lungo fino alle ginocchia. Mantenevo vivo il lutto della mia morte, ancora troppo pesante da gestire. Specie quel giorno.
 
Cercai di mantenere la mente vivida, attenta, lottando per non perdermi nell’abisso che stava per risucchiarmi nuovamente come tempo fa, quando la notte due ardenti occhi cerulei mi venivano a trovare.
 
-Ehi… pensavo… -Sussurrò, con la bocca schiusa e l’aria spaesata.
 
-Cosa? Che me ne fossi andata? –Domandai, con tono accusatorio.
 
Abbassò lo sguardo. Nonostante fosse passato un anno, Stefan continuava a sentirsi in colpa per la mia morte come fosse il primo giorno.
 
-Dobbiamo andare… -Continuò, voltandosi e scendendo le scale.
 
Non riusciva ancora a guardarmi. Non più come un tempo, almeno. E la cosa era reciproca.
 
Gli volevo bene, come ad un fratello.
 
Oh, Jeremy. Non lo vedevo da tantissimo tempo, da quando avevo deciso io stessa di soggiogarlo, così che dimenticasse della mia esistenza e andasse a vivere altrove. In California, gli suggerii. Da quello che sapevo, però, aveva deciso di andarsene in Italia, a Roma.
 
Forse aveva una fidanzata.
 
Non l’avrei mai scoperto. Per lui ero morta con i miei genitori sotto il ponte. Beh, almeno avevo evitato di cambiare il luogo.
 
Misi la collana di perle nera e spostai indietro la treccia.
 
Sospirai, cercando di calmare l’ansia che stava divorando il mio corpo e la mia anima. Mi chiedevo se ce l’avessi fatta.
 
Inspirai l’ultima volta il profumo di rose che invadeva quella stanza. Sapeva di Damon, del mio Damon.
 
-Elena. –Caroline, allarmata, si fece avanti.
 
-Ehi! –Sorrisi debolmente, continuando a guardare quel letto morbido e famigliare.
 
Improvvisamente, un ricordo.
 
 
 
 
 
-Allora? –Domandò, strappando il silenzio.
 
-Allora cosa, Damon? –Risposi, esasperata da quella situazione. Perché doveva rovinare sempre tutto? Specie in quel momento.
 
Era seduto sul letto, mentre osservava la pioggia cadere fitta sulle finestre. Seduto proprio in quel punto dov’ero prima io.
 
Si alzò, con gli occhi infiammati e colmi di speranza.
 
-Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?
 
Restai spiazzata, immobile come un sasso al centro della camera.
 
Tremai al pensiero di dover prendere una decisione. Chi avrei perso dei due?
 
-Siete indispensabili. Adesso non riuscirei a darti una risposta lucida, quella che meriti. –Sussurrai, coi pugni chiusi ed un magone che premeva sul petto, proprio lì dove più nulla palpitava.
 
-Siamo… siamo indispensabili? –Si alzò, con l’asciugamano stretto distrattamente alla vita ed il petto grondante d’acqua.
 
-Sì. –Mi limitai a dire, cercando la forza di incrociare il suo sguardo. Forza che si dimezzava ad ogni suo passo nella mia direzione.
 
-Vorrei ricordarti che è passato un anno da quel maledetto giorno. –Chiuse gli occhi a fessura, serrò la mascella e si voltò nuovamente, a passo svelto, verso le finestre enormi. –Va’ via Elena. Sparisci dalla mia vita.
 
-Damon… -Sussurrai ancora, sperando quasi che non mi sentisse. Cosa alquanto impossibile.
 
-Cosa c’è? Abbiamo appena fatto l’amore, ci siamo appena scambiati la pelle, il sangue, le ossa, Elena, e tu stai ancora a chiederti quale sia la posizione più giusta da prendere. –Sbuffò e scosse il capo, sempre più amareggiato.
 
Così, qualcosa di strano ed indescrivibile, partì dalle mie gambe e si stese su tutto il corpo.
 
Cominciai a correre, giù per le scale e poi nel bosco, dove venni divorata dall’ombra degli alberi e del vento. Avevo paura. Tanta paura di affrontare le conseguenze.
 
 
 
 
 
-Mi dispiace, tesoro. Mi dispiace tanto. –Riconobbi la voce dolce e famigliare di Caroline.
 
Mi girai ed asciugai una lacrima ribelle, scesa fino al mento, senza che me ne fossi accorta.
 
-Anche a me. Non… non riesco a lasciare questa stanza. –Ammisi, intrecciando le dita fra loro e alzando il capo, per non far scendere i lucciconi.
 
-Elena… devi farcela. Non puoi reagire così. Anche se lui è…- Si fermò, con la bocca aperta e la frase interrotta.
 
-Dillo. –Ordinai.
 
-Morto! –Esclamò ad una velocità impressionante.
 
-Connor e suoi scagnozzi l’hanno preso, l’hanno ucciso e non sanno, non immaginano contro chi si siano scagliati. Li farò fuori… tutti. –Sibilai fra i denti, sentendo già il sapore della vendetta nelle viscere.
 
-No. Non lo farai. –Disse con poca convinzione e tanto timore.
 
Sentii dei singhiozzi, mi voltai e Caroline era lì, con le mani sul viso e l’aria affranta.
 
-Ehi…
 
-No, lasciami! –Esclamò, scostandosi e facendo due passi indietro.
 
-E’ questo quello che vuoi fare? Rischiare la vita e morire anche tu? E a me, a Bonnie… a Stefan! –Enfatizzò quel nome, con decisione. Era sempre stata dalla sua parte. -Chi ci pensa?
 
-Tornerò viva, Care. Non ti abbandono.
 
-Sì, invece! –Esclamò, abbracciandomi con una forza ed un’intensità immense.
 
Ricambiai l’affetto. –Tornerò, te lo prometto. –Sussurrai fra i capelli.
 
Tirò su col naso.
 
-Vuoi che ti lasci qui un altro po’? Il funerale è pronto. Aspettiamo solo te.
 
Annuii e la porta si chiuse nuovamente alle mie spalle.
 
-Ce l’avevo quasi fatta, ad abbandonare questo posto. Invece tu non ce la fai proprio a lasciarmi andare, eh? –Domandai, parlando ad un Damon assente e sorridendo, sperando di vederlo arrivare. –Ho fatto un grande errore, amore mio. Tu mi avevi solo chiesto di fare una scelta, ed io sono scappata. Non ho avuto il coraggio di dirti quanto ti amassi, quanto desiderassi baciarti alla luce del sole, quanto volessi unirmi a te… per sempre. E guarda cos’è successo? Hanno approfittato della mia assenza e, dopo aver soggiogato Katherine, ti hanno imbrogliato. Ma ti vendicherò. Questo è certo. –Sussurrai, dando un ultimo sguardo alla finestra, dove l’avevo visto osservare il sole, la nebbia, la pioggia e la neve.
 
Feci per andarmene ma una figura evanescente, ad un tratto, si presentò davanti ai mei occhi, sulla soglia.
 
-Damon! –Sussurrai, correndo fra le sue braccia. Era lì, con i capelli morbidi che scendevano sulla fronte perfetta, la sua pelle diafana spiccava grazie al contrasto con gli occhi cerulei. Indossava gli stessi abiti che aveva quando lo trovammo morto. Non erano imbrattati di sangue, però.
 
-Shh… non fare rumore. –Disse, posando un dito sulle mie labbra. Non lo percepii.
 
-Sei tu, sei tu! –Tentai di toccargli il volto, ma afferravo l’aria.
 
-Sì, sono riuscito a tornare qui… ma ho poco tempo. –Affermò, con la voce tremante.
 
-Mi manchi. Come l’ossigeno nei polmoni. Sei tu. La mia scelta sei tu! –Ammisi, cadendo sulle ginocchia e mantenendomi con le braccia sul pavimento. –Per quanto adesso possa contare, la mia scelta sei tu… sei sempre stato tu. -Continuai, con le lacrime che scendevano per terra, e goccia dopo goccia parte della mia anima se ne andava, svuotandomi completamente.
 
-Devi… devi lasciarmi andare, Elena. –Sussurrò.
 
Alzai lo sguardo ed incrociai le sue iridi luminose e profonde. –Mai.
 
-Devi continuare a vivere. Fallo per me. –La sua voce pareva venisse da lontano. Stava facendo eco nel mio cuore, sempre più distrutto.
 
-No, non andare. Resta qui! –Implorai, tendendo le mani verso il muro adiacente l’entrata, dietro la quale lo vidi sparire.
 
-Ti amo. –Udii.
 
Poi il nulla popolò il mio corpo. Per sempre.
 
 
NOTE DELL'AUTRICE: 
Okay, potete lanciarmi addosso qualsiasi cosa voi abbiate in mano.
Non ero sicura di voler pubblicare questa o.s. Non mi convince molto, seppure io non sappia il perché.
 
Attendo con ansia il vostro parere, sempre utile al confronto.
 
Un bacio!
   
 
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