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Autore: LucreziaPo    29/09/2012    1 recensioni
Questa storia inizia alla fine dell'ultimo X-Men. Erik è seduto dinanzi alla scacchiera e farà un incontro che non si sarebbe mai aspettato...
Lieve accenno alla relazione tra i due personaggi.
Spero vi piaccia, fatemelo sapere!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Charles Xavier e Erik Lensherr si conoscevano da oltre cinquant'anni.

C'era una sottile linea che sfiorava alternativamente l'amore e l'odio e che li univa da sempre, come pezzi di uno stesso puzzle, come due parti di uno stesso magnete.

Odio perchè erano profondamente diversi; Charles, cresciuto nel suo castello, forse trascurato dai genitori, ma che mai aveva conosciuto l'orrore o la guerra ed Erik, che era stato prigioniero di un campo di concentramento, che aveva visto morire sua madre dinanzi ai suoi occhi, che portava ancora sulla pelle, indelebile, il segno di Auschwitz.

Non potevano essere più diversi di così, ma s'erano trovati.

Non c'era altro modo di definire il loro incontro, se non che s'erano “trovati”.

Erik ricordava ancora perfettamente il sapore dell'acqua salmastra che gli riempiva i polmoni, mentre cercava di spostare il sottomarino di Shaw.

Ed ancor più chiaramente ricordava la presa ferra di Charles attorno al suo corpo, erano sconosciuti allora, e la sua voce nella testa che l'implorava di lasciar perdere perché sarebbe morto.

Charles non aveva esitato un attimo a gettarsi in acqua ed a salvargli la vita, come spesso in quegli anni aveva tentato di fare, cercando di fargli cambiare idea, di convincerlo che l'umanità non era loro nemica, convinto nella tolleranza, nell'amore...

E nella speranza.

Charles era stato in perenne ricerca della speranza, soprattutto se riguardava lui.

Avevano avuto idee così diametralmente opposte che sarebbe stato impossibile trovare una conciliazione tra esse.

Ma di certo c'era tra loro.

Il forte legame d'affetto che li aveva uniti nel tempo non s'era mai allentato, né mai spezzato, nonostante le loro battaglie, combattute per ideali opposti, nonostante le loro idee.

Erik non avrebbe mai voluto veder morire Charles, né mai avrebbe tentato di fargli del male, come Charles non aveva mai osato ferire lui.

Ed ora il pensiero che non avrebbe mai potuto incrociare gli occhi blu di Charles lo distruggeva, come mai nessun'altra perdita subita aveva fatto prima.

Perché se ne rendeva conto in quei momenti, in cui la nostalgia l'assaliva così forte da mozzargli il respiro, che erano sempre stati due facce della stessa medaglia e che l'una, ora, non valeva nulla senza l'altra.

Aveva sempre sentito la presenza di Charles, che lui tentasse di leggergli la mente o meno.

Anche a chilometri di distanza, anche lontani mille miglia fisicamente ed ideologicamente, l'aveva sentito.

Ed ora non avvertiva più nulla.

Fissò la scacchiera dinanzi a sé.

Il posto di fronte a lui era vuoto, gli altri tavolini già tutti occupati e probabilmente gli occhi stavano lacrimando e quel dannato volatile, il mutante alato, non faceva altro che fare su e giù per il parco, attirando gli sguardi e le grida chiassose dei bambini.

Mosse la mano verso la pedina di metallo e quella si mosse leggermente.

Un leggero sorriso gli increspò le labbra.

Almeno gli era rimasto quello.

E' libero o aspetti qualcuno?”

Una voce sconosciuta gli fece sollevare lo sguardo.

Incrociò gli occhi di un anziano signore, in camicia e giacca di tweed e dagli occhi blu...esattamente come quelli di Charles.

Scosse il capo, con un brontolio.

No, che non aspettava nessuno.

Colui che sarebbe stato disposto a giocare ancora una volta una partita a scacchi con lui era morto.

Ma il modo in cui si sedette lo sconosciuto, il modo in cui posò i suoi occhi su di lui...era terribilmente familiare, così com'era familiare la sensazione che stava provando in quel momento.

Come se qualcuno stesse cercando di le...

Arretrò, appoggiando le spalle allo schienale della sedia ed osservando il nuovo arrivato.

Quest'ultimo teneva le dita intrecciate e posate dinanzi alla scacchiera.

Mosse una pedina, mangiando l'alfiere di Erik.

Commetti sempre lo stesso errore di lasciare scoperto questo pezzo.”aggiunse.

Erik sentì il proprio cuore battere all'impazzata.

Lo sconosciuto non lo guardava, ma attendeva una sua mossa sulla scacchiera.

Bastò un cenno del suo capo ed il cavallo si mosse, mangiando il pedone del nuovo arrivato, che rise.

Questa non me l'aspettavo.”

Giochi a scacchi con me da cinquant'anni e non riesci a prevedere le mie mosse?”

Stavolta lo sconosciuto alzò lo sguardo e sorrise.

Sapevo che mi avresti riconosciuto. Anche in questo nuovo aspetto.”

Indicò il suo corpo.

Era quello di un normale anziano di 60 anni e più.

Charles...”


Erik rimase ad osservare il suo amico dall'altro capo del tavolino di legno.

Com'era possibile? L'aveva visto morire! Aveva visto Jean Grey ucciderlo, disintegrarlo...aveva urlato il suo nome, ma...

Come?”chiese soltanto.

Charles Xavier lo guardò, con i suoi penetranti occhi blu.

Mutazione.”spiegò, semplicemente, ma ottenne come risultato quello di sorprendere ancora di più il suo vecchio amico.

C'era stato un caso di un mutante, di cui s'era occupata la dottoressa Moira Taggert. Un mutante che non aveva in sé...”

Nessun tipo di coscienza. È questo il suo corpo. Ti sei risvegliato dentro di lui.”

Erik lo guardava stupito.

Aveva il cuore in tumulto.

Charles era lì.

Non il corpo che conosceva e che aveva imparato a conoscere a memoria negli anni trascorsi l'uno accanto all'altro e poi come rivali; conosceva ogni piccola cicatrice, ogni neo del suo corpo, ogni punto debole del suo migliore amico.

Sapeva che i fianchi erano il punto in cui soffriva di più il solletico, sapeva che aveva attraversato una fase depressiva dopo l'incidente che l'aveva paralizzato, sapeva il gusto delle sue labbra e dei suoi baci che spesso s'erano scambiati, anni addietro ed anche più recentemente, prima che la guerra tra le loro squadre li dividesse definitivamente.

Ma ora era lì.

Non nel suo corpo, ma quello era Charles.

Avrebbe riconosciuto tra milioni e milioni quella tonalità di blu che avevano i suoi occhi, e gli occhi erano rimasti gli stessi, di quello stesso blu penetrante che l'aveva sempre colpito ed affascinato.

E l'aveva riconosciuto dal modo di sedersi, di intrecciare le mani e dalla familiare ed ora non più fastidiosa sensazione in cui s'intrufolava nella mente altrui per carpire i suoi pensieri.

Ed ora mentre Erik tendeva la mano per afferrare la sua ed abituarsi man mano a quel suo nuovo corpo, in cui finalmente poteva camminare, l'unico pensiero che c'era nella sua mente era:

Bentornato a casa, Charles.”

Spero davvero che vi piaccia questa mia fanfiction!

Non potevo lasciar morire Charles ed inoltre circola anche un video di X-men che fa vedere Charles risvegliato nel corpo del mutante. Non so se sia vero o meno, ma mi ha dato lo spunto per la storia.

Fatemi sapere che ne pensate!

  
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