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Autore: suzako    13/04/2007    6 recensioni
Chi sei, tu?
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dalla finestra aperta entrava una brezza leggera, foglie che vorticavano nel vento d’estate, echi lontani, pezzi di carta strappata, particolari  apparentemente vuoti, ma che ad altre orecchie potevano raccontare storie di un tempo lontano lontano, tanti anni prima…

 E’ passato molto tempo da allora.
Quella finestra, però, è ancora aperta. Il vento entra nella stanza allo stesso modo di tutti quegli anni, e c’è qualcosa di familiare, nella figura della donna seduta davanti al fuoco, in attesa.

 E poi una luce incostante brilla in lontananza, si sentono delle voci, l’odore inconfondibile di chi arriva dalla terra di coloro che sono perduti.

 La voce di Jane è sempre la stessa, più acuta e allegra del solito. Esita, nel lasciare la mano del ragazzo che l’ha accompagnata fino a casa sua: ma prima che possa ripensarci, lui è già scivolato via, volato lontano, un puntino nella linea chiara dell’orizzonte che albeggia appena.

 Il suo tempo è arrivato, e allo stesso modo è volato via, come una canzone, come una giornata estiva, come tante altre cose, ma in realtà come nessuna.

 La bambina si appoggia coi gomiti al davanzale della finestra, fissa quella figura fino a che diventa impossibile distinguerne i contorni. Lui se ne è andato, e nonostante speri il contrario, qualcosa le dice che non tornerà.

 Allora, un sussurro.

 << Non ti dimenticherò mai, Peter Pan… >>

Nella stanza di fianco, lei sorride, di un sorriso complice e consapevole, vagamente malinconico. E allora senza neanche accorgersene lascia il lavoro a maglia, e si alza, a spalancare le ante di quella finestra che era rimasta chiusa, sempre chiusa.

 L’aria della notte è ancora oscura e penetrante. Si intravedono alcune stelle, coperte dalle pesanti nubi violacee.

 La seconda a destra si nasconde, stanotte…

 E rimane così, gli occhi persi nella bruma, in un altro tempo e un altro luogo. Le memorie si affollano, sempre più confuse, sempre più difficili da districare.

Ricordi? Ricordi?

Chi erano quei bambini senza famiglia? E quell’uomo, che viveva la sua vita solo per la vendetta?

 Ricordi?

 Ricordi?

 << Wendy? Sei tu? >>

 La sua voce, è esattamente come la ricordava.

 << Peter…? >>

 Il suo volto, nonostante l’espressione di infastidito stupore, non è diverso da quello che emergeva dalla confusa nebbia delle memorie.

 << Sei… Sei cambiata molto. >>

 Lei vorrebbe piangere, abbassare lo sguardo per la vergogna, magari chiedere scusa.

E poi urlare, urlargli tutte quelle parole non dette, buttare fuori tutti quegli anni di rimpianti e illusioni, tutto il rancore e la cattiveria di una bambina morta.

 << Sono cresciuta. Ma sono sempre la stessa. >>

 La sua risposta è invece gentile, comprensiva, accompagnata da un sorriso dolce. Da adulta.

 I suoi occhi si illuminano subito, consolati all'istante, e un sorriso si fa largo sul suo volto, che è sempre, sempre lo stesso. Da quanti anni, ormai?

 << Allora vieni con me! Torniamo all’Isola che non c’è, insieme. >>

 << Peter, io non posso più volare… >>

 << Te lo insegnerò di nuovo! >>

 << E’ passato troppo tempo, lo sai. >>

 << …Ma non è cambiato niente! Tu l’hai detto. >>

 << Però, Peter… >>

 << Fidati di me, Wendy. Ti prego, fidati di me. >>

 Fidati di me.

La sua mano si tese verso di lei, e per un attimo, il vento soffiò, portando con sé foglie e polvere da un’altra terra, rumore di tamburi e grida di guerra, risate crudeli e l’odore del mare, la sabbia sulla pelle e l’acqua gelida, e in quell’istante tutto ciò sembrò possibile, reale, come la mano aperta davanti a lei.

 Wendy alzò lo sguardo, fissando gli occhi in quelli del ragazzo di fronte a lei: erano iridi chiarissime, limpide, quasi evanescenti.

Perché improvvisamente tutta la sua figura sembrava più fragile, incerta? Sbatté gli occhi, mentre i tratti del volto si facevano sfocati, sempre meno delineati, e anche i colori incominciavano a sbiadire. Il paglia dei capelli, il verde brillante delle foglie sul vestito, tutto portato via come cenere, da quel vento.

 Un improvviso terrore prese possesso di lei, e la mano che, esitante si stava alzando, venne ritirata di scatto, mentre i suoi piedi sembravano paralizzati al suolo, e Wendy si sentiva nuovamente bambina, impaurita e sola, davanti a quella finestra così immensa, spalancata su un cielo troppo profondo, davanti a quel bambino dal sorriso troppo affilato, dalle parole troppo gentili, davanti a quella scelta, a quella mano tesa.

 E la domanda che non aveva mai fatto.

 << …Chi sei, tu? >>

 Chi sei?

 La risposta, si dissolse nel vento.

 Un ricordo.

 

 

 

 

 

  
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