Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: Titinina    30/09/2012    6 recensioni
Tra le vie animate, le mille luci e il divertimento sfrenato, due figure agiscono nell'ombra, chi per salvaguardare la propria città con la sua 357 magnum, chi per conquistarla con leggiadria e l'eleganza di una gru che vola nei cieli. Questa fan fiction è una crossover tra il nostro amato City Hunter e un nuovo manga che mi ha colpito: Heat, scritto da Buronson e disegnato da Ryoichi Ikegami. Vi assicuro, conoscere Tatsumi Karasawa ne vale davvero la pena, è intelligente, forte ed ha ha sani principi! La sua morale e la sua rettitudine non mirano a diventare uno yakuza qualsiasi, ma a creare un mondo dove tutti possano vivere a testa alta, come del resto lui fa. Letto i primi volumi mi sono detta: chi meglio di lui può essere il rivale perfetto di Ryo Saeba?! Sarà una fan fiction dai tratti duri, metteremo le mani nei bassi fondi e la criminalità, Shinjuku sarà il teatro di questo scontro tra titani! Dedica speciale a Fedeluca e a Rinrei, grazie ragazze! E che altro dire se non...Benvenuti a Shinjuku! Titinina ^___^ (ogni immagine è coperta da copyright appartenente a Tsukasa Hojo e Ryoichi Ikegami)
Genere: Azione, Erotico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: City Hunter
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Shinjuku

Nelle vie affollate di Shinjuku, la notte stava per cominciare il suo spettacolo. Le luci abbaglianti, la musica che usciva dai locali riscaldavano l’inizio della serata. La gente si animava, ridendo e perdendosi per le strade del Kabukicho, i primi bagordi cominciavano a dare vita al quartiere a luci rosse di Shinjuku. Donne e uomini mescolati tra loro per le vie, vite effimere vendute per un bicchiere, baci volati tra le prostitute della zona, senza amore, ma solo per adescare un cliente che le facesse sbarcare il lunario per quella sera. Sguardi taglienti di uomini che erano in strada, barboni ai lati delle strade delle più disparate etnie alla ricerca di qualche moneta per una bottiglia di alcol scadente.

Nel mezzo di questo vortice, due persone camminavano fianco a fianco, sembravano non essere di quella zona, il viso troppo pulito dell’una e la divisa scolastica dell’altra, le faceva quasi sembrare fuori luogo, eppure, ad occhio attento, si notava il loro agio stando in questa zona malfamata.

La ragazza con la divisa scolastica, portò una mano nella busta che aveva con sé, tirandone fuori un caffè caldo, si girò verso il lato della strada e vide un vecchio seduto per terra, con la barba incolta, i vestiti logori e una vistosa cicatrice su un occhio.

- Signor Chin, la nonna le manda i suoi saluti.

Disse Yuka rivolto verso l’uomo anziano. 

- Grazie, ricambia, Yuka.

Yuka fece cenno di sì con la testa, mentre Chin guardò la donna che seguì Yuka.

- Oh è lei, signorina Kaori.
- Salve Chin. Come sta?
- Come stanno i vecchi. 

Disse il vecchio sorseggiando un po’ di caffè caldo che gli riscaldasse un po’ il corpo per affrontare la notte fredda che lo attendeva.
Yuka e Kaori salutarono il vecchio e continuarono per la loro strada, camminando fianco a fianco.

- Yuka, grazie per avermi accompagnato.

Kaori appoggiò una mano sulla spalla di Yuka, facendole un occhiolino.

- Figurati! Mi fa piacere accompagnarti, anzi nonna Chiyo è molto contenta che stia con te, almeno mi tengo lontana dalle brutte compagnie, come dice lei!
- Oh là là…. E quali sarebbero queste brutte compagnie?

Le guance di Yuka si imporporarono un po’, si portò una mano sui capelli a caschetto per portare una ciocca dietro l’orecchio, non era facile parlarne ancora, in fondo era ancora una ferita aperta.

- Oh niente di preoccupante!
- Ahi, questo è un ragazzo, vero?! E conoscendo Nonna Chiyo non le andrà sicuramente bene!
- A Nonna Chiyo nessuno le va bene!

E le due ragazze scoppiarono a ridere, ricordando la loro giovane età in quella spensierata risata. 

La signora Chiyo, molto meglio conosciuta come Nonna Chiyo, era la famosa tatuatrice del Kabukicho, sotto le sue mani sapienti di vecchia artista di un’arte così antica, eppure in qualche modo rischiosa, erano passate le schiene degli uomini più pericolosi del Kabukicho. Nonna Chiyo era rispettata da tutti loro, lei conosceva tutti, del resto, Kabukicho era cambiata mille volte davanti ai suoi occhi, ma sapeva benissimo che a tener le fila delle nuove piccole bande, c’erano sempre i vecchi yakuza, quelli della vecchia guardia, che tutto sapevano e tutto vedevano. 

Nel suo studio, stava ribattendo il colore del tatuaggio del suo cliente.
Due gru dal colore bianco, le ali e il collo nero e la testa piumata di rosso,ammirate nell’antichità per la sua presunta capacità di volare senza mai stancarsi e simbolo di longevità, spiccavano sulla schiena dell’uomo, la prima ad ali spiegate, si librava sulle spalle e su gran parte della schiena, portava con sé un fiore dai petali rossi che reggeva col becco, sembrava guardare, dall’alto, il mondo, portando con sé la sua austerità di chi sorvola i cieli. La seconda, disegnata a fondo della schiena, all’altezza del gluteo desto, era ferma e si teneva su una zampa, guardando verso l’alto, verso l’altra gru, aspettando con pazienza il momento del suo volo incontrastato tra i cieli, perché la libertà dei cieli era la sua meta. 

Nonna Chiyo, con meticolosa precisione, stava ripassando le grandi ali, mentre l’uomo si teneva sdraiato sugli avambracci atletici.

- A forza di rimettere il colore sui tatuaggi di così tanti uomini, mi basta guardare la loro pelle per capire in che condizioni si trovano.

Nonna Chiyo osservò la schiena scura e ben delineata dell’uomo.

- La tua sembra aumentare di lucentezza e vigore ogni volta che la guardo. Diventi sempre più forte.

L’uomo con i capelli corvini, seppe che in fondo la vecchi Chiyo gli stava facendo un complimento, distese le sue labbra mascoline in un sorriso, mentre qualche goccia di sudore imperlava la sua fronte, dovuta alla pressione dell’ago sulla schiena.

- E non è una buona cosa?

Nonna Chiyo rifletté su quella domanda.

- Lo è per un uomo. Ma per la donna che gli sta accanto è una gran seccatura. 

Tatsumi Karasawa, scosse lievemente la testa, e sorrise sghembo, la vecchia Chiyo non gliene faceva passare una. 

- Ho finito. Puoi rivestirti.

Tatsumi si alzò in piedi, mostrando la schiena a Nonna Chiyo che constatò il suo lavoro sulla schiena del giovane uomo davanti a lei. Le spalle di Tatsumi Karasawa erano poderose e grandi, i muscoli dorsali delineati dalla potenza fisica, i fianchi stretti e la pelle dalla grana scura, che contrastavano con le due gru bianche, davano la conclusione perfetta al corpo virile dell’uomo.
Nonna Chiyo si sentì soddisfatta del lavoro svolto, certo vero che la materia prima aveva fatto la sua parte, Tatsumi Karasawa era davvero giovane, forte ma soprattutto uomo. Era un predatore, lo si vedeva da come si muoveva in ogni luogo, trovava il modo di sentirsi a suo agio. 

Tatsumi si voltò verso Nonna Chiyo e aspettò il suo assenso che arrivò immediatamente.

Intanto, Kaori e Yuka erano sulle scale del palazzo dove Chiyo abitava e aveva lo studio.

- Nonna, sono a casa! Dove sei?
- Sono nello studio Yuka!
- Dai vieni, c’è anche Kaori-chan con me!
- Aspettatemi in casa! Arrivo!
- Ne hai ancora per molto, nonna?

Yuka, non accontentandosi, decise di aprire la porta dello studio della nonna. Si ritrovò davanti l’uomo, ancora a petto nudo, intento a prendere la sua camicia.

- Signor Kara!
- Yuka, è da molto che non ci vediamo.

Kaori si mise alle spalle di Yuka, aspettando nonna Chiyo, quando intravide l’uomo di spalle, semi nudo, le sue guance diventarono rosse un po’ per l’imbarazzo, certo la schiena dell’uomo era davvero impossibile da non notare, finché l’uomo non si voltò e piantò lo sguardo scuro e penetrante nei suoi occhi per un fugace momento.

Tatsumi Karasawa, sentendo una presenza in più, guardò oltre le spalle di Yuka, intravedendo una donna dietro di lei, con le guance colorate di rosso, i capelli rossi e corti, un bel fisico, anche se lo nascondeva nei jeans e in una camicetta accollata, e due occhi castani che sembravano scandagliarlo. Era un bel tipino con la faccia pulita, constatò Tatsumi, rimanendo comunque accollato a quel gioco di sguardi a cui la ragazza non sembrava cedere.

Nonna Chiyo, vedendo che Tatsumi guardava con una certa insistenza l’ospite portata dalla nipote, si alzò immediatamente in piedi come una furia, e, con il suo forte temperamento, sbatté la porta del suo studio urlando alla nipote.

- Yuka, và subito in casa e porta con te Kaori!

Nonostante l’età, Nonna Chiyo, era una donna di gran temperamento, di certo non si fece neanche intimorire dall’uomo grande e grosso che aveva di fronte a sé e tirando anche un calcio agli stinchi di lui, cominciò ad urlare anche su di lui.

- E tu, razza di gigolò da strapazzo, non t’azzardare a mettere gli occhi sulla mia Kaori! 
- Nonna, allora si chiama Kaori!
- Nonna un corno, è come se fosse mia nipote! Tienitene lontano!

Tatsumi si rivestì scuotendo la testa, l’irriverenza e la temerarietà di Nonna Chiyo lo faceva sempre sorridere, si rivestì e salutò la donna che teneva testa a tutti gli yakuza del quartiere.

Nonna Chiyo andò nel suo appartamento e trovò Yuka e Kaori sedute mentre si versavano del tè.
Kaori si alzò in piedi e andò a salutare l’adorabile vecchina abbracciandola.

- Nonna Chiyo! Come stai? 
- Bene, Kaori –chan!
- Ti trovo davvero in forma! Ho riaccompagnato Yuka a casa, non mi andava di lasciarla sola a quest’ora.
- Grazie, Kaori. Avete fatto il vostro giro?
- Sì, certo! Abbiamo portato un po’ di rifornimenti alle donne della zona cinese e coreana. 
- Sei sempre buona Kaori.
- Oh ma và Nonna Chiyo, è solo una sciocchezza!

Nonna Chiyo si accomodò vicino al tatami e bevve un po’ del tè preparato dalla nipote.

- Nonna, il signor Kara è venuto a farsi ribattere il suo tatuaggio?
- Sì.

Storse un po’ la bocca la nonna, mentre si riaggiustava gli occhiali, sapeva che la nipote era innamorata di Tatsumi.

- Dovrei presentarti il signor Kara, Kaori, è un uomo straordinario!

Yuka disse quelle parole con ferma convinzione, nei suoi occhi si leggeva l’ammirazione per quest’uomo sconosciuto.

- Assolutamente no! Kaori non deve conoscere quel gigolò da strapazzo! 
- Ma Nonna!

Kaori ripensò all’uomo che aveva visto nello studio, di certo era un uomo molto virile, da quel che aveva potuto vedere, aveva notato immediatamente il tatuaggio sulla schiena, lo sapeva molto bene, i tatuaggi sulla schiena di un uomo in Kabukicho significavano solo una cosa: yakuza. 
Però l’aveva colpito molto il suo sguardo, si erano incrociati per pochi secondi, aveva un’aria indolente e irriverente, molto familiare, però quei suoi occhi avevano un non so ché di sincero. 

Nonna Chiyo riprese parola.

- Yuka, per favore, vai a scaldare altro tè. Devo parlare con Kaori.
- Va bene, nonna.

Yuka si alzò andando verso la cucina, non sapeva bene per quale motivo, ma di certo la nonna e Kaori ogni tanto dovevano parlare tra loro e sapeva che lei doveva esserne tenuta all’oscuro.

- Come stai Kaori?
- Bene! E qui, come procedono le cose?
- Direi tutto sommato bene, però c’è una strana tensione nell’aria. 
- Davvero? Sai dirmi perché?
- Non lo so ancora, ma di certo appena saprò qualcosa, ti farò sapere. 
- Grazie nonna!
- E senti, lo scansa fatiche del tuo socio?
- Ah non lo vedo da oggi pomeriggio! Sarà a gozzovigliare qua attorno!
- Tsè, il solito, mi domando quando farà di te una donna onesta!
- Nonna!

Kaori si intimidì davanti alla frase, nonna Chiyo sapeva bene cosa facevano lei e il suo socio per mestiere e che vivevano sotto lo stesso tetto, e ogni volta le faceva quella domanda, solo che…

- Senti nonna, ma di quel centro commerciale che stanno costruendo, devo sapere qualcosa?
- Sta tranquilla, niente che il tuo socio non sappia già.
- Bene, non so da chi sia gestito, ma sta dando un po’ di lavoro.
- Già, in fondo è questo l’importante.
- Bene nonnina, vado a casa, ripasso la settimana prossima per farmi accompagnare da Yuka a fare il giro.
- Certo mia cara, sono molto contenta che Yuka passi del tempo con te! Imparerà molto venendo nei bassi fondi del quartiere per aiutare i più poveri. 
- Si dà il suo bel da fare, è una brava ragazza!
- Lo so, è mia nipote!
- E l’hai tirata su bene! Alla settimana prossima, allora!
- Ma vai da sola a casa, non vuoi che io e Yuka ti accompagniamo?
- No, sta tranquilla! Lo sai che Shinjuku è casa mia! Ciao Yuka!

Kaori andò verso la porta mentre Yuka e nonna Chiyo la salutavano. 
Chiudendosi la porta alle spalle, scese le scale di corsa, aveva una cena da preparare e di certo Ryo stava morendo di fame. Scese fino a trovarsi nell’androne del palazzo, per terra trovò un accendino e di fronte un uomo che stava aprendo il portone. Raccolse l’accendino da terra e corse verso l’uomo che stava per uscire.

- Mi scusi, signore, le è caduto l’accendino. 

Tatsumi Karasawa, sentendo una voce alle spalle, si girò e incontrò quegli occhi castani che lo avevano sorpreso poco prima. 
Kaori arrossì di nuovo, ricordando la nudità dell’uomo, ma gli porse l’accendino, trovandosi di fronte a lui. L’uomo davanti a lei sorrise indolente, non aveva notato prima i suoi lineamenti marcati, era davvero un bell’uomo, giovane e forte e di certo lo sapeva di avere un certo fascino. Metteva quasi soggezione nel suo completo nero elegante.

- Presumo sia suo.

Kaori gli passò l’accendino, abbassando un po’ lo sguardo.

- Grazie. Io sono Tatsumi Karasawa. Piacere.

Tatsumi allungò la mano per presentarsi verso la donna, notò il colore delle sue guance, non si era mai trovato davanti ad una donna che arrossiva in questo modo. Anzi, a dir la verità, le donne che conosceva erano tutte molto disponibili. Era raro trovarne timide nella zona a luci rosse di Tokyo.

- Piacere, Kaori. 

E allungò la mano verso l’uomo, stringendogliela, la sua presa era salda e quel sorriso un po’ strafottente non abbandonava il suo viso. 

- Bene, Kaori, allora forse ci incontreremo di nuovo, e grazie dell’accendino.

Tatsumi si accese una sigaretta e uscì per strada, lasciando Kaori.

- Arrivederci signor Karasawa.

Disse Kaori, mentre la mano dell’uomo, girato di spalle che camminava per la via con aria felina e predatrice, si alzava per salutarla.
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- Nonna, perché non dovrei presentare Kaori al signor Kara?
- E’ meglio, molto meglio, che quei due non si conoscano.

Nonna Chiyo guardò verso la finestra del suo appartamento. Nell’aria, da qualche giorno, fremeva qualcosa, e ancora alle sue orecchie non era arrivato nulla, stranamente. Certo vero, che se era ancora così tutto losco, la situazione era più strana del previsto.
Si domandava chi ci fosse dietro quel fermento, ce l’avevano con il clan di Karasawa o qualcosa a che fare con City Hunter? Quei due avevano frotte di nemici alle spalle.

Shinjuku aveva delle regole ben stabilite, tutti sapevano chi era Karasawa, proprietario del club di gigolò “La Colonia di Shinjuku” e colui che stava mettendo a dura prova la vita degli yakuza della città, cercando di scalarne i vertici con la sua morale, le sue idee innovative e la sua sfrontatezza; e chi era City Hunter, lo sweeper di professione che agiva nell’ombra pulendo la metropoli dagli scarafaggi infidi che circolavano e stando sopra le regole della legge, seguendone una propria.

Forse, per un tacito accordo nel quartiere, nessuno aveva parlato l’uno dell’altro, probabilmente avevano sentito voci sul loro conto, non avevano approfondito, ma per quanto i due sarebbero stati indifferenti all’altro?! Perciò la questione era comunque sul filo del rasoio e tutto era sempre a rischio. 

Di certo, se Tatsumi Karasawa e City Hunter si fossero incontrati, non ci sarebbe stato niente a fermare quella bomba atomica. Era una lotta tra titani e solo uno ne sarebbe venuto fuori vincitore. Ma se uno dei due spariva, le regole di Shinjuku sarebbero state ribaltate e allora sì che la guerra sarebbe esplosa in qualunque caso. Quei due uomini, in un modo o nell’altro, tenevano le fila del quartiere ristabilendo un ordine preciso, ed era inutile nasconderlo, mai il quartiere, per quanto fosse Kabukicho, era stato così pulito. 

Perciò, nonna Chiyo, si augurò che mai quei due si trovassero faccia a faccia.





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note
Il primo dialogo tra Tatsumi Karasawa e Nonna Chiyo è preso direttamente dal volume uno del manga, era un dialogo che mi piaceva tantissimo e volevo riportarlo!
   
 
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