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Autore: Fabio93    01/10/2012    5 recensioni
Lance è uno degli abitanti di un mondo in rovina, dove l'umanità sopravvive in squallide città perse nel deserto, in perenne fuga dalla Frattura, il misterioso male che divora pian piano la realtà. Lance è un uomo senza radici, senza scopo, ma, dal suo passato, un'ombra misteriosa si allunga per afferrarlo e dare un nuovo futuro al mondo.
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 2: Doppio Malto

 

L'aria nella taverna era calda quasi quanto la birra che Lance stava sorseggiando, seduto ad un tavolo al lato opposto dell'entrata.

L'atmosfera era satura di odori e di suoni diversi, ma su tutti s'imponeva l'aroma forte e corposo del tabacco.

Nonostante la quasi impossibilità di reperire frutta e verdura fresca, il mercato del tabacco sembrava prosperare.

A Lance fumare non piaceva granchè, ma l'odore non gli era affatto sgradito.

Guardò il debole riflesso di sé stesso nel rozzo boccale di birra scura: i capelli neri gli arrivavano ormai alle spalle ed un'ispida barba stava man mano ricoprendogli il viso affilato.

Chissà dov'era finito il ragazzo che era stato, molto tempo fa.

Il pistolero bevve un lungo sorso, riempiendosi la bocca col sapore denso del malto fino a svuotare il boccale.

Lo poggiò sul tavolo, soffocando un rutto, poi si frugò fra le tasche dei jeans scoloriti ed estrasse il sacchetto di Harlaw.

Notò con disappunto che non era rimasto granchè.

Sbuffando, diede un'occhiata in giro: il locale era piuttosto spazioso, ma anche pieno di avventori, uno con la faccia meno raccomandabile dell'altro.

In un tavolo poco distante si stava giocando a poker, ma era meglio per Lance evitare il gioco d'azzardo, almeno finchè non si fosse allontanato dalla città.

Non che Lowtown si meritasse il nome di “città”, da quella fogna a cielo aperto che era, ma era comunque preferibile al deserto che si stendeva tutt'attorno.

Se voleva andarsene, però, aveva bisogno di un cavallo, e di acqua, e di...

-Salve. Ti spiace se mi siedo al tuo tavolo?-

La voce lo colse di sorpresa così come il suo possessore: un ragazzo biondo ed alto, avvolto in una grossa cappa marrone.

Lance non disse nulla, odiandosi per essersi fatto cogliere alla sprovvista: una delle poche cose che non gli piacevano dell'alcol era che lo rendeva distratto.

Anche il ragazzo rimase in silenzio, scrutandolo con due occhi scurissimi, al contrario della sua pelle.

-Che hai da guardare?- domandò infine Lance: proprio il tipo di domanda che ci si sarebbe aspettati da un pistolero scontroso e un po' alticcio.

-Sei il pistolero che oggi ha vinto il duello contro Skoll, vero?- gli chiese l'altro, ignorando il suo tono minaccioso.

Lance fece un sorriso amaro.

-Ho vinto il duello, ma mi sa che non sono più un pistolero: mi hanno portato via le mie armi...-

-Oh, capisco...-

In effetti non era una buona idea dire certe cose ad uno sconosciuto che, per quel che ne sapeva, poteva volerlo aggredire e derubare, ma evidentemente la birra voleva avere la sua parte nella conversazione.

Comunque lui aveva ancora il suo tirapugni d'acciaio, nascosto nella tasca destra dei jeans e, a giudicare dalla corporatura esile del ragazzo, un colpo sarebbe stato più che sufficiente a stenderlo.

-Allora io potrei avere qualcosa di interessante per te-

Il ragazzo mise una mano all'interno della cappa e ne tirò fuori una pistola.

Tutti i muscoli di Lance si tesero all'istante, pronti a scaraventargli il tavolo addosso e a fargli a pezzi la faccia, ma poi quello si limitò a posare l'arma sul piano di legno, guardandolo con un mezzo sorriso.

Lance osservò lui e la pistola con evidente sospetto: non c'era da fidarsi di uno che ti offriva un'arma con cui sparargli addosso.

Il ragazzo lo incoraggiò con un cenno del capo e lui la afferrò, chiedendosi a che gioco stessero giocando.

-Non mi hai detto il tuo nome, comunque- disse, esaminando l'arma.

Era una semi-automatica, roba che non si vedeva spesso in giro, risalente a prima della Frattura.

C'era gente disposta a pagare oro per un pezzo simile, ma un pistolero come lui sapeva dare il meglio solo stringendo in pugno una revolver.

-Il mio nome è Will...e tu sei Lance-

Non era una domanda.

-Come sai il mio nome?-

L'unica risposta che ottenne fu un sorriso enigmatico ed uno sguardo imperscrutabile di quei profondi occhi neri.

-Senti un po' ragazzo- fece Lance, rimettendo sul tavolo la pistola, puntata contro il suo stesso proprietario -Dimmi chiaro e tondo cosa vuoi da me o giuro su Dio che ti apro un buco in pancia-

Se Will era spaventato, non lo diede a vedere.

-Sarebbe un peccato: ho molto più di quella da offrirti...se mi seguirai-

Lance si fece una mezza risata, ma non si stava divertendo affatto.

-Seguirti? E dove, esattamente?-

-Fuori da Lowtown, fra le Montagne Rosse-

-Io non vengo da nessuna cazzo di parte, con te!-

-Preferisci rimanere qui in attesa che Harlaw ti liquidi definitivamente? O forse vuoi ucciderlo e prendere il possesso della città?- lo schernì il ragazzo.

-Una cosa del genere- rispose Lance, tamburellando pensoso sul tavolo.

Di sicuro quel ragazzo non era un ladro: non aveva nulla di valore da rubargli, e poi sarebbe stato a dir poco stupido armarlo prima di aggredirlo.

Dunque o era un pazzo o aveva effettivamente una specie di lavoro per lui.

Decise che valeva la pena correre il rischio, tanto se ne sarebbe dovuto andare comunque.

-Facciamo così, tu ti fai trovare all'alba fuori dalla città, davanti alla vecchia stazione ferroviaria, con dei cavalli e delle razioni- Will annuì alle sue parole -E nel frattempo ti levi dai piedi e mi lasci ponderare la tua proposta-

Anche quella non era una domanda.

Uscì a grandi passi dalla taverna, avvertendo su di sé gli occhi del ragazzo.

Fuori l'aria era fresca e pungente, un vero toccasana.

Le strade erano buie, ma il cielo, forse l'unica cosa bella rimasta in quel posto, era pieno di stelle.

Sotto quella volta splendente e sconfinata, Lance svuotò la vescica contro un lampione che pareva spento da secoli.

Riprese in mano la pistola e lasciò che la tenue luce notturna ne accarezzasse le forme spigolose e precise.

Estrasse il caricatore: quindici colpi.

Decise che gli sarebbero bastati. 

   
 
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