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Autore: crazy_k    02/10/2012    2 recensioni
Nel profondo abisso blu,
vivo osservando gli uomini,
la loro stupidità, la loro inerzia.
Scruto attraverso il mio involucro trasparente
un mondo che sta morendo.
Schivo i mortali,
mi nascondo ai loro occhi.
Non capirebbero la mia diversità,
il loro sguardo si riempirebbe di disprezzo.
.
- Vorrei essere una sirena.
- Ara... Vuoi diventare una sirena con me?
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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TALE OF MEMORIES
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel profondo abisso blu,
vivo osservando gli uomini,
la loro stupidità, la loro inerzia.
Scruto attraverso il mio involucro trasparente
un mondo che sta morendo.
Schivo i mortali,
mi nascondo ai loro occhi.
Non capirebbero la mia diversità,
il loro sguardo si riempirebbe di disprezzo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Eri qui…
Come sempre.
- Dai, fammi spazio, da questa parte è bagnato.
 
 
***
 
 
 
 
Ogni notte per loro era una liberazione.
Rove camminava fissando i riflessi dell’asfalto, sulle strade battute dal vento. Ara guardava di sfuggita il volto dei passanti, immaginando la storia che vi si celava dietro. 
 
Spesso si ritrovavano insieme.
Rimanevano sdraiate l’una affianco all’altra, al centro esatto della pista da skateboard che era diventato il loro rifugio, immobili per ore, perse ognuna nei propri pensieri. Fissavano il cielo senza realmente vederlo, scrutando i meandri dell’universo e sperando di esservi trasportate, scomparendo nelle sue profondità, diventando parte di qualcosa di diverso, forse di migliore.
 
 
***
 
 
 
 
Le foglie giacevano ai piedi degli alberi, marcendo inesorabilmente come tutto è destinato a fare col tempo, i rami luccicavano neri contro il cielo autunnale. La luce aranciata dei lampioni illuminava l’oscurità della notte e l’odore delle prime piogge impregnava il terreno.
Tutto era immobile.
 
- Sai cosa mi piacerebbe?
 
Il parchetto era deserto a quell’ora.
Se ne avessero avuto la voglia, avrebbero potuto parlare a voce alta e gridare, nessuno le avrebbe sentite. Invece sussurravano, lasciando uscire lentamente le parole, modellandole sulla punta della lingua per poi spingerle con delicatezza oltre le labbra, per non rischiare di disturbare i loro pensieri. 
 
- Vorrei essere una sirena.
 
Lentamente, Rove voltò il capo.
 
- Immagina solo come sarebbe. - mormorò Ara, stendendo le braccia verso l’alto e disegnando immaginarie forme nella volta celeste, con le dita puntate sulle stelle - Potrei… Lasciarmi tutto alle spalle. Basterebbe solo entrare in acqua… E poi, mi sentirei speciale. Avrei qualcosa che nessun altro ha. Sarei giustamente sola, sarei l’unica e questo mi consolerebbe… Sentirsi sole quando si abita un pianeta con sette miliardi di propri simili è alquanto patetico, non trovi?
 
Rove tornò a fissare il vuoto sopra la sua testa.
 
- Potresti… Venire con me. - azzardò ancora la giovane con voce incerta - Se ci fossi anche tu… Non sarei più sola.
- Adesso sono con te… E siamo sole entrambe. Non cambierebbe niente.
- Non è vero! - asserì Ara convinta, battendo il palmo aperto della mano sull’asfalto - Adesso siamo circondate da qualcosa che è più grande di noi! Siamo vicine ma ognuna persa nella propria solitudine… E’ una solitudine che dipende da altri fattori, da un intero mondo che non gira come dovrebbe! - La giovane arrossì leggermente, voltandosi a scrutare il profilo della compagna. - Se fossimo due esseri unici, vivremmo l’una per l’altra e non ci sarebbe nessun altro fattore che potrebbe influenzarci. Ci saremmo soltanto noi due… E sarebbe bellissimo, no? Non dovrà essere necessario rimanere sempre assieme… Potremmo andare ognuna per la propria strada ma anche così facendo, manterremo sempre la consapevolezza, dentro di noi, che c’è qualcun altro… Che ci sono io, per te. E… Ci sei tu, per me.
- E dopo? Una volta diventate sirene? Non soffriremmo ancora di più? Non avremmo ancora più rimpianti ripensando a ciò che abbiamo abbandonato?
- Ovvio che no. Perché una volta tuffate tra le onde del mare nella nostra testa si farà tutto leggero, leggero e avremmo giusto il tempo di voltarci un’ultima volta verso la spiaggia prima di perdere definitivamente ogni ricordo della nostra vita passata. Non ricorderemo nemmeno di avere un nome e anche se lo ricordassimo non lo vorremo più. Una sirena non può avere un nome che la leghi. E’ libera.
Rove si lasciò scappare una breve risata rauca. - Una sirena… - mormorò tra sé.
Ara sorrise e si avvolse più stretta la sciarpa attorno al collo. - Una sirena.
 
 
***
 
 
 
 
Ara era stanca delle persone che tentavano di entrarle nella testa per cercare soluzioni a problemi che lei non riusciva a vedere. Doveva esserci qualcosa di sbagliato nel suo modo di pensare la realtà. Eppure, tra tutti, nessuno era ancora riuscito a spiegarle cosa esattamente. Era frustrante, per non dire invadente.
Ara stringeva i denti e sopportava in qualche modo, cercando di non pesare sulle spalle di coloro che la scrutavano da lontano, molto preoccupati o molto impegnati a sembrarlo. Andava avanti per inerte routine, senza un motivo valido o preciso, solamente per avere qualcosa che la costringesse a rimanere ancorata ancora per un po’ alla realtà. Così, mentre l’animo ruggiva per ogni affondo che le colpiva il petto, lei rimaneva in silenzio.
 
Ara era molto stanca, stanca come lo era Rove.
 
Rove si sentiva come una bambola rotta, posata in un angolo e dimenticata sotto uno strato di polvere. Malediva la sua natura così forte, la sua determinazione… Se stessa. Avrebbe tanto voluto essere una di quelle ragazzine fragili che si vedono in televisione, nei film per adolescenti. Se fosse stata una di loro si sarebbe potuta accasciare al suolo senza trovare il coraggio per continuare e avrebbe smesso di sentir pesare sulle sue spalle la debolezza degli altri.
Rove aveva un passato sulle spalle che rappresentava un fardello troppo pesante, ricco di esperienze troppo precoci e cose da non raccontare. Anelava un po’ di buio, di silenzio e quiete. Voleva semplicemente passare un po’ di tempo con se stessa, lasciando galoppare la mente verso mete irraggiungibili e, magari, lasciando cadere quelle poche lacrime che sempre le appannavano gli occhi.
 
 
***
 
 
 
 
- … Hai gli occhi rossi.
- … Tu hai le occhiaie.
- … Quella cicatrice è nuova.
- … A giudicare dai tuoi vestiti sono giorni che non metti piede in casa.
 
 
***
 
 
 
 
Ara e Rove non erano propriamente amiche: conoscenti sarebbe stata la definizione più appropriata. Non uscivano insieme il sabato sera, non andavano a fare shopping o a mangiare la pizza, non si conoscevano da una vita e non frequentavano nemmeno la stessa scuola.
Ara e Rove si erano incontrate per caso, in quello stesso parchetto dove tutt’ora avevano preso a vedersi.
La prima volta, Ara era sdraiata in un angolo buio della pista da skateboard, aveva gli occhi chiusi e sembrava dormire. Al suo fianco era posato un accendino. Rove non si era accorta subito di lei e quando si era avvicinata per accendere la sigaretta che stringeva tra le labbra, Ara aveva socchiuso gli occhi e mormorato: - Non rubarmelo, per favore. Ho paura del buio.
Rove aveva acceso la sigaretta, posato a terra l’accendino e si era andata a sistemare dalla parte opposta della pista, pensando a quanto fosse strana quella ragazza ma non dandoci infine più di tanta importanza.
 
Era capitato molte volte che si rincontrassero in quello stesso posto.
Ogni volta si avvicinavano un metro in più al centro della pista fino a quando, una sera, non si ritrovarono l’una accanto all’altra e quando avvenne, non si presentarono, non parlarono tra loro ma Rove si sistemò il più vicino possibile ad Ara e Ara fece scorrere la mano tra i suoi capelli, una, due, infinite volte. Stettero semplicemente in silenzio tutto il tempo di cui necessitarono per poi riprendere ognuna la propria strada.
E questo successe ancora… Ancora… E ancora.
 
 
***
 
 
 
 
- Hey Ara…
 
Quella sera fu Rove a rompere il silenzio. 
 
- Cosa ne pensi del suicidio?
Ara sistemò meglio la propria borsa sotto la testa, in modo da renderla un cuscino più confortevole. - In che senso?
- Lo trovi… Un atto di profondo coraggio… O codardia?
- Penso che chiunque conosca il dolore venga criticato da coloro che non ne sanno niente e vivono senza mai cercare di capirlo. Penso che la morte sia la miglior consolatrice esistente, sempre disponibile quando hai bisogno di lei. Il tempo scorre lento e quando si cresce prematuramente, la vita si trasforma in un lento morire.
Rove sorrise. - Mai una volta che tu dia una risposta chiara.
 
 
***
 
 
 
 
Una sera pioveva a dirotto e per quanto l’acqua riuscisse a nascondere le sue lacrime, Ara capì lo stesso che Rove stava piangendo.
Protetta sotto l’ombrello, la giovane fissava vacua la figura che con i vestiti fradici e incollati al corpo come una seconda pelle, con le ginocchia nel fango e le mani sporche nei capelli, rimaneva immobile davanti a lei e teneva la fronte poggiata al suo ventre.
 
- Ara… Vuoi diventare una sirena con me?
 
 
***
 
 
 
 
Il treno viaggiava a gran velocità.
 
Ara fissava fuori dal finestrino. - Funzionerà?
Rove tenne gli occhi chiusi e sorrise, stringendole una mano tra le sue. - Ovvio, è una tua idea. Mi fido di te.
 
Ara poggiò le labbra sulla fronte della compagna.
 
 
***
 
 
 
 
- E’ bellissimo…
- … Lo è.
 
Due sagome scure si stagliavano contro il cielo illuminato dai lampi, in cima a una scogliera affacciata sull’oceano Atlantico. Quindici metri sotto di loro l’acqua mulinava selvaggiamente. Le folate di vento feroci sollevavano il vapore che fluttuava nell’aria tutto attorno, inumidendo i loro abiti. Spruzzi salati dall’odore salmastro ne sferzavano i volti.
Sotto la scarpata di roccia, la baia era una piccolissima porzione di spiaggia ciottolata.
 
Ara e Rove si sentivano estremamente calme… Contente.
Quel momento doveva essere per loro la somma di tutti gli anni che avevano vissuto: non tanti ma fin troppi.
 
 
***
 
 
 
 
Sbatterono contro l’acqua.
 
Le correnti turbinavano attorno alle orecchie, spingendo e tirando i due corpi da una parte all’altra, sciogliendo la stretta delle mani giunte.
I polmoni minacciavano di scoppiare da un momento all’altro. La pressione che comprimeva i petti  si fece insopportabile e afferrò loro la gola in una stretta vitale, premendo l’ossigeno contro le labbra e lasciandone fuoriuscire una bolla d’aria.
L’acqua ne riempì i nasi.
 
Ara fissò la superficie allontanarsi sempre di più e sorrise, aprendo le labbra e lasciando che l’acqua le invadesse la bocca. Con le ultime forze cercò Rove con lo sguardo e come la compagna aveva già fatto, infine, si arrese al mare.
 
 
***
 
 
 
 
Il sole sorse sull’oceano, i raggi batterono caldi sulla superficie, riscaldandone la gelida schiuma e illuminando di rosso acceso le onde come se gocce di sangue zampillassero dall‘acqua.
 
Due paia di braccia trasparenti si levarono verso il cielo del Signore, due figure impalpabili volarono libere senza ali e due voci melodiose che nessun orecchio umano avrebbe mai potuto ascoltare risero felici della loro libertà.
 
 
***
 
 
 
 
- Sai Rove… Questo non è un suicidio! - urlò Ara al vento, afferrando la mano di quella che ormai poteva considerare un’amica e facendo un passo avanti - La nostra, Rove… - gli occhi delle giovani s’incrociarono in un ultimo attimo - E’ UNA RINASCITA!
 
Un altro passo e sotto i loro piedi, finalmente, il vuoto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
THE END
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ave popolo di EFP!
 
Cosa posso dirvi? Questo è il nuovo parto malato della mia mente. Fa schifo? Ditemelo voi lasciando una recensione e tenendo sempre a mente che le recensioni sono il pane quotidiano per uno scrittore e NON creano dipendenza!
 
A presto!
   
 
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