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Autore: _Selenia_    04/10/2012    6 recensioni
"Scosse la testa reprimendo un sorrisetto sarcastico prima di abbassare con la mano destra la leggera sciarpa grigia che gli copriva gran parte del bel volto e con la mano sinistra sfilare il cappellino con la visiera che gli nascondeva completamente i capelli.
Solamente in quel momento tornò a fissare curioso il volto della ragazza per vedere quale fosse stata la sua reazione nel trovarselo a meno di un metro di distanza da lei.
3…2…1…
Quello che si aspettava però non avvenne mai…
-Ok, adesso capisco un po’ meglio il motivo di questo tuo insolito abbigliamento, se così lo vogliamo definire-.
Una voce calda, dolce e comprensiva.
Nessun urlo isterico pronto a sfondargli i timpani, nessun tentativo di aggredirlo o baciarlo.
Semplicemente due iridi dorate, sincere e prive di malizia, e un sorriso appena accennato sulle sottili labbra rosee."
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2. C’è sempre un perché
 

“Le cose più belle non sono perfette.
Sono speciali.”

 - Bob Marley -


Bill non sapeva ancora come tutto ciò era stato possibile. Di solito non aveva la tendenza a fidarsi facilmente degli sconosciuti, ma aprirsi totalmente e raccontare i propri dubbi a quella ragazza dagli occhi d’oro era stato fin troppo facile. 

E ora si sentiva bene, inspiegabilmente bene.

Arrivato davanti alla sua suite, strisciò la tesserina magnetica e aprì di scatto la porta di legno chiaro.

Quasi gli venne un infarto quando notò una figura in controluce seduta in attesa sul letto.

«Bill, ma si può sapere cosa diavolo ti è saltato in mente?» la figura, che altri non era se non suo fratello, si rivolse a lui con rimprovero e gli si avvicinò uscendo dall’ombra.

«Tom, che cazzo ci fai nella mia camera? Come hai fatto a entrare?».

La tensione nell’aria era palpabile e Bill non era certo inferiore a suo fratello quando si trattava di rispondere a tono.

«Ho chiesto a una giovane e procace cameriera una copia della chiave, Bill, mi sembra ovvio! E poi, non hai ancora risposto alla mia domanda…» replicò il gemello con un sorrisetto soddisfatto a increspargli le labbra, facendo sbuffare il cantante, il cui sguardo torvo non prometteva nulla di buono.

«Ti è così tanto difficile dedurne il motivo? E poi, smettila con queste inutili scenate, Tom! Sapevi con certezza dove mi trovavo e se davvero avessi voluto, saresti potuto benissimo venire a riprendermi… Adesso esci da questa stanza e vatti a preparare, visto che hai voluto così tanto partecipare a questo stupido party!».

Bill era furioso e il fatto che Tom non l’avesse minimamente appoggiato durante la discussione con David avuta poche ore prima non faceva che aumentare la sua ira.

«Hai completamente ragione! Sapevo perfettamente che stavi girovagando per Central Park, ma nonostante Dave mi abbia chiesto un’infinità di volte dove tu fossi finito, ho finto di non averne la più pallida idea: si sarebbe precipitato lì e io sapevo che tu desideravi restare da solo… Adesso scusami, ma tra mezz’ora dobbiamo essere pronti nella hall!».

Il maggiore dei Kaulitz accompagnò quelle frasi taglienti con uno sguardo alquanto gelido, prima di uscire dalla camera del fratello.

L’urto della porta riecheggiò per tutto il corridoio, lasciando dietro di essa un Bill stupito e senza parole, forse per la seconda volta in tutta la sua vita.



Ventinove minuti e trenta secondi dopo sia Bill sia Tom erano perfettamente pronti nella hall del lussuoso hotel, in compagnia del manager e di Saki.

Un sorriso tirato aleggiava sul volto del vocalist mentre pensava al fatto che, nonostante quell’1 settembre stesse ormai volgendo al termine, nessuno, tranne suo fratello, la sua famiglia e quella ragazza misteriosa, gli avesse ancora fatto gli auguri.

Sospirò affranto, mentre con la coda dell’occhio osservava Tom chiacchierare animatamente con David.

«Allora, possiamo andare?» chiese proprio il manager, impaziente, rivolgendosi a Bill.

Il cantante, in tutta risposta, si limitò a fare un cenno affermativo con il capo.

Uscirono dall’edificio e si diressero verso la macchina dai vetri rigorosamente oscurati che li attendeva pronta in strada con tanto di autista già seduto al posto di guida.

Tom cercava in tutti i modi di trattenersi dallo scoppiare a ridere ma Bill questo non poteva saperlo, in quanto intento a fissare fuori dal finestrino la strada che scorreva veloce davanti ai suoi occhi, mentre pensava a tutt’altro.

Soltanto quando la vettura si arrestò di fronte a uno dei locali preferiti dal cantante, il suo viso assunse un’espressione palesemente confusa; Tom era già sceso e lo aspettava davanti all’entrata, insieme al manager e al bodyguard.

«Si può sapere cosa ci facciamo al ‘Blue Moon’?!» chiese Bill, scocciato e stranito, agli altri due mentre questi parlottavano fitto tra loro e lo ignoravano completamente.

«Bill, ti muovi o no?» fu infatti la noncurante risposta di suo fratello, mentre il cantante fece un passo per affiancarglisi.

Prima o poi giuro che divento figlio unico. Questo era l’unico pensiero coerente che la mente di Bill era stata in grado di formulare da quando suo fratello aveva lasciato la sua stanza in malo modo.

Ecco perché non si rese conto che il chitarrista e il manager indietreggiarono abbastanza da cedergli il passo e da permettergli così di entrare per primo nel locale: una piacevole aria fresca lo accolse non appena mise piede al suo interno ma subito l’attento sguardo nocciola notò qualcosa di strano.

Il pub era insolitamente silenzioso e le caratteristiche luci, dalle tonalità bluastre e argentee, che creavano una piacevole atmosfera misteriosamente glaciale erano tutte spente.

Non fece quasi in tempo ad accorgersene però, perché all’improvviso un’accecante bagliore squarciò il locale, facendolo sussultare, e l’intro di una dolcissima melodia partì mentre l’intero ambiente si colorava d’indaco.

Bill riconobbe immediatamente la canzone e si girò di scatto verso suo fratello che, con un sorrisetto compiaciuto dipinto sul volto, stava canticchiando sottovoce quelle straordinarie parole scritte dallo stesso vocalist.

Noi ci supporteremo l’uno con l’altro.
Non importa dove andremo.
Non importa quanto in profondità.

Un sorriso infinitamente dolce si aprì sul volto di Bill e le sue iridi nocciola iniziarono a farsi via via più lucide a causa dell’emozione che lo stava attraversando per tutto il corpo.

Una scia di brividi percorse la schiena di entrambi i gemelli quando la voce dolce di Bill si mischiò a quella appena più profonda di Tom e gli occhi dei due si incatenarono per un lungo istante.

Tu sei tutto quello che sono.
E tutto quello che attraversa le mie vene.

Quando la melodia si affievolì gradualmente fino a scomparire del tutto, si avvolsero in un abbraccio che era in grado di esprimere più di mille, inutili parole.

«Questa è la sorpresa più bella che potessi farmi! Grazie, Tom!» la voce emozionata e commossa di Bill era quasi irriconoscibile.

«Ricordati sempre che il regalo più bello in assoluto di tutta la mia vita è arrivato dieci minuti dopo di me!» sussurrò Tom nell’orecchio del fratello, che lo strinse a sé appena più forte.

Una calda lacrima salata, che venne prontamente cancellata, scese sulla guancia del moro all’udire quella splendida dimostrazione di affetto fraterno.

«Buon compleanno, fratellone! Ti voglio bene! E scusa se…».

«Buon compleanno, fratellino! Ti voglio bene anch’io!» lo interruppe Tom prima che terminasse la frase.

Bill non lo sapeva, ma forse lo immaginava, che era stato perdonato non appena il chitarrista era uscito dalla sua suite sbattendo la porta.

Ad interrompere quel raro momento di intimità creatosi tra i due fu la potente schiarita di voce del manager dietro di loro.

«Hai visto che non sono poi così stronzo come tutti credono? Ma davvero pensavi che avrei potuto organizzare un incontro di lavoro proprio oggi?» proruppe David facendo sentire il cantante terribilmente in colpa per il comportamento avuto nel pomeriggio.

«Buon compleanno, ragazzi!» aggiunse poi, avvicinandosi per abbracciarli entrambi.

Solo quando quell’abbraccio si sciolse, un faro argenteo illuminò a giorno il locale, permettendo a Bill di vedere chiaramente i volti degli altri presenti, finora rimasti in disparte a guardarli in religioso silenzio.

Andreas, Gustav, Georg e la dolce Amy: erano tutti lì, solo pochi metri a dividerli, pronti a festeggiare il loro ventitreesimo compleanno.

Non poteva credere ai suoi occhi! Tom aveva organizzato tutto nei minimi dettagli per permettergli di passare un compleanno indimenticabile in una delle città più speciali del mondo, lontano dai riflettori e con le persone che amava.

Certo, mancava la sua famiglia, sua madre e Gordon erano assenti, ma in quel momento non gli importava. Erano mesi che non vedeva i suoi migliori amici e il solo fatto che questi avessero attraversato l’oceano per essere presenti quella sera, gli bastava.

Con le labbra incurvate in un sorriso che esprimeva pura gioia, Bill si avvicinò e dopo che entrambi i gemelli ebbero ricevuto gli auguri da parte di ognuno di loro e che il manager si fu congedato con un semplice «Divertitevi!», si girò nuovamente verso Tom, il quale era insolitamente elegante quella sera.

Strano che l’occhio esperto e sempre attento di Bill non l’avesse notato prima!!

«Vedo che ti sei vestito in maniera decente stasera!» rimediò, lasciandosi andare alla fortissima quanto divertente tentazione di punzecchiarlo, e lasciando che il Bill allegro e chiacchierone prendesse di nuovo il sopravvento.

«Bill! Ti preferivo quando eri silenzioso!» rispose Tom a tono, facendo così ridere entrambi.

«Vado a prendere qualcosa da bere, ci vediamo dopo!» tagliò corto il vocalist, salutandolo con un’affettuosa pacca sulla spalla.

Si avviò con passo deciso ed elegante verso il bancone del bar, attirando su di sé parecchi sguardi curiosi ed ammirati.

Per fortuna la gente presente era stata rigorosamente selezionata all’entrata da due imponenti bodyguard, avvertiti pesantemente da un minaccioso Tom che gliel’avrebbe fatta pagare nel caso in cui qualcosa fosse andato storto quella sera.

«Scusa, potrei avere una Rhum Coke, per favore?» una volta sedutosi su uno degli sgabelli, si rivolse gentilmente alla ragazza che gli stava dando le spalle in quel momento.

La vide girarsi un po’ titubante, probabilmente perché riconobbe la sua voce, e dietro un turbinio di capelli color del fuoco riconobbe un piccolo particolare che gli rese le cose molto più chiare.

«T-Te la faccio subito!» vide la ragazza balbettare quando i suoi occhi si posarono sul suo viso prima di abbassarsi e prendere il bicchiere da cocktail.

Senza pensarci un attimo di più Bill posò la mano sul braccio della ragazza per fermarla e permetterle così di guardarlo negli occhi mentre parlava.

Lei rabbrividì sotto al tocco delicato ma deciso del cantante e abbassò di nuovo lo sguardo, visibilmente imbarazzata.

«Aspetta! Perché te ne sei andata in quel modo oggi pomeriggio?» Bill era curioso di sapere chi fosse quella ragazza dalle iridi straordinariamente insolite e dai capelli di fiamma.

«Mi dispiace, ma ci sono stati dei seri problemi qui al locale: una delle cameriere si è sentita poco bene e è toccato a me sostituirla per la festa di questa sera. La vostra festa!» rispose lei, con voce appena udibile, prima di rimettersi nuovamente al lavoro per preparare il cocktail richiesto dal cantante.

Dopo qualche minuto di silenzio in cui, oltre alla musica che aveva ripreso a pompare dalle casse, si sentì solo il tintinnio dei cubetti di ghiaccio contro il vetro spesso, la ragazza gli mise delicatamente davanti il bicchiere contenente il liquido ambrato, ma lui quasi nemmeno se ne accorse, intento com’era ad osservare ogni suo movimento.

«Perché non ti fermi un attimo e non vieni con me? Vorrei presentarti un po’ di persone…» pronunciò quella richiesta senza nemmeno pensarci ma non se ne pentì minimamente.

La ragazza restò immobile per un secondo, spiazzata da quell’assurdo invito e ammutolita dal fatto che il cantante volesse presentare a una sconosciuta le persone a lui più care.

«Mi dispiace ma non posso! Sto lavorando, ricordi? E non sono poi così sicura che il mio capo sarebbe felice di vedermi abbandonare il bancone per venire via con te!».

Cercò di essere il più fredda e distaccata possibile di fronte a quella richiesta tanto inusuale quanto preziosa che le aveva fatto il cantante.

«È la mia festa, ricordi?».

Bill accompagnò quella frase, sussurrata con voce accuratamente roca, da un sopracciglio alzato e aggiunse un sorriso spontaneamente magnifico a incorniciare il tutto. Era perfettamente a conoscenza dell’effetto che faceva sulle ragazze quella specifica espressione e un po’ si sentì in colpa quando lei rimase imbambolata per un secondo di troppo a fissarlo, mentre le gote le si imporporavano irrimediabilmente.

«Mi dispiace, ma non mi allontanerò di qui solo per soddisfare un tuo capriccio!».

In un attimo fu in grado di riprendere il controllo di se stessa e chiuse così la questione, lasciandolo allibito di fronte a quell’improvvisa durezza, mentre si allontanava velocemente per raggiungere un uomo biondo che la stava aspettando con un’espressione severa sul viso.

Era da un po’ di tempo che una ragazza non si rivolgeva così a me. Pensò, in parte soddisfatto, mentre si dirigeva con il suo drink in mano verso suo fratello e i suoi amici.

Tom d’altro canto, abituato da sempre a leggere gli umori di Bill, notò immediatamente che qualcosa non andava; seguì con la coda dell’occhio il fratello salire i due gradini, che dividevano la pista da ballo dal soppalco in legno del privée, e sedersi silenziosamente sul comodo divanetto dall’imbottitura color blu di Persia accanto a lui.

«Hey, che ti è successo?» chiese con quel tono insolitamente dolce riservato solamente a lui.

Bill non rispose e si limitò a spostare lo sguardo nocciola verso il bancone del bar.

Tom seguì la stessa direzione e il suo occhio esageratamente esperto notò subito la bella fanciulla intenta a preparare chissà quale cocktail mentre ascoltava le indicazioni che un uomo le stava dando.

Lo sguardo, velato di tristezza, di Bill però, lo trattenne dal fare una delle sue battutacce e si limitò quindi a fargli forza cingendogli le spalle con un braccio.

«Credo proprio che mi dovrai spiegare un bel po’ di cose, dopo.» gli sussurrò nell’orecchio, calcando volutamente su quell’ultima parola. «Adesso però me lo fai un sorriso? Ho già respinto due splendide ragazze, perché so quanto ti da fastidio, e almeno oggi…».

Il sorrisetto malizioso di Tom fece ridere di gusto anche Bill. Era sempre stato così: erano da sempre abituati a provare le stesse emozioni e gli stessi sentimenti e il passare del tempo non aveva fatto altro che accentuare questa particolarità.

«Ti ringrazio per l’enorme sacrificio, Tom!» disse sarcastico il cantante, accompagnando il tutto con un’alzata di occhi al cielo e con un sonoro sbuffo divertito.

«Apprezzo davvero tanto questo gesto ma, siccome è anche il tuo di compleanno e siccome immagino la tua enorme fatica e le notti in bianco spese ad architettare questa sorpresa, puoi andare a divertirti un po’!» concluse Bill rivolgendo un’occhiata eloquente alla cameriera che si stava avvicinando a loro per prendere le ordinazioni.

L’ultima cosa che il vocalist vide, prima di prendere un sorso dal suo cocktail ancora intatto, fu suo fratello avvicinarsi, con studiata sensualità e calibrata malizia, alla bionda dalla divisa decisamente succinta.

Un sorriso maligno gli distorse di poco le labbra perfette quando vide lo sguardo della malcapitata di turno rimanere imbambolato sul piercing che Tom stava torturando con la lingua.

Un’altra illusa che pensa di entrare nel suo cuore, solo aprendo le gambe! Non avete capito proprio nulla di lui! Bill accompagnò quel pensiero con una scrollata del capo, prima di portarsi di nuovo la cannuccia alle labbra.



Qualche ora dopo, quando l’orologio da polso di Bill segnava le 4.30 del mattino, decisero che era giunto il momento di rientrare in albergo.

Il cantante aveva passato una piacevole serata a chiacchierare con Georg ed Amy, mentre suo fratello, ricevuta la sua approvazione, era sparito per qualche ora e si era dato un gran da fare con la bionda cameriera, a giudicare dalla faccia soddisfatta che poté notare al suo ritorno. Andreas invece, dopo aver passato la serata in compagnia di una moretta, era riuscito a farsi dare il suo numero di telefono.

Quando tutti quanti uscirono dal locale, il blu scuro del cielo notturno stava gradualmente lasciando il posto a tinte color pastello decisamente più calde e rassicuranti.

La macchina che avevano usato per recarsi lì era stata sostituita da un ben più grande SUV, anch’esso con i finestrini oscurati; Bill fu l’ultimo a salire e prima di mettere piede all’interno della vettura si girò frettolosamente verso l’entrata del locale, per guardarlo un’ultima volta.

Proprio in quel momento il suo sguardo fu catturato da una figura minuta, con una borsa in spalla, che si stava indirizzando a passo spedito verso una destinazione a lui ignota. 

Dopo che ebbe lanciato una fugace occhiata d’intesa a suo fratello, subito ricambiata con un cenno di assenso del capo da parte di quest’ultimo, Bill pronunciò qualcosa di molto simile a delle scuse prima di allontanarsi dalla vettura, diretto verso la ragazza.

«Scusami per prima, non volevo obbligarti a fare qualcosa di non gradito. Perdona la mia arroganza, ma è da un po’ di tempo che non mi devo più preoccupare del fatto che la gente accetti o meno un mio invito!».

Il cantante abbassò lo sguardo, vergognandosi sinceramente per la presunzione con cui si era rivolto a lei precedentemente.

La ragazza sorrise dentro di sé ma sul viso mantenne per un attimo la stessa espressione neutrale.

«No, scusami tu, non avrei dovuto risponderti in maniera così scortese. E comunque, io non sono ‘tutti gli altri’, non lo sono mai stata!» mise in chiaro lei, calcando volutamente sull’ultima frase, in modo che il cantante avesse ben in mente le cose fin da subito.

Quando però Bill alzò di nuovo lo sguardo verso quelle iridi d’oro colato, che sembravano brillare nella fioca luce dell’alba che stava per nascere, vide anche l’ombra di un sorriso ad accompagnarle.

«Questo l’ho capito immediatamente, altrimenti non ti avrei mai invitata a conoscere i miei amici!» scherzò lui quando si rese conto che l’espressione di lei si era ulteriormente ammorbidita. «Comunque, almeno adesso lo posso sapere il tuo nome? Visto che tu sembri sapere tutto di me…» osò a quel punto Bill.

Per un attimo i dolci tratti del viso di lei tornarono ad irrigidirsi poi, senza dire una parola, tirò fuori dalla borsa una piccola agenda dalla quale strappò un foglietto su cui scarabocchiò qualcosa con una normalissima penna a sfera nera.

«Quando avrai voglia di chiacchierare con qualcuno, io ci sarò, esattamente come ieri pomeriggio! Buonanotte, Bill!» e allungandosi in punta di piedi poggiò delicatamente le labbra sulla guancia destra del cantante.

Un ultimo sguardo e poi la ragazza scappò via di nuovo, proprio com’era successo una manciata di ore addietro, lasciando il cantante ancora più perplesso e immobile sul marciapiede.

Solo quando si fu, in parte, ripreso da quel contatto inaspettato che ancora bruciava come fuoco sulla sua pelle nivea, si ricordò del foglietto che ancora stringeva tra le dita.

Lo aprì delicatamente e lesse quel nome impresso con una calligrafia elegante e sofisticata:
 

355.109.089
Vanessa

Sorrise soddisfatto di fronte a quelle due, semplici righe e con una luce nuova negli occhi ritornò verso il SUV, dove gli altri lo stavano aspettando con impazienza e curiosità.

Forse quella giovane donna ancora non lo sapeva, ma le aveva fatto uno dei regali più belli che potesse desiderare quel giorno: gli aveva dato, finalmente, la possibilità di scegliere.






Note dell'Autrice:
Chiedo scusa per il leggero ritardo, ma adesso che l'Università é cominciata ho pochissimo tempo per scrivere purtroppo. 
Sperando di riuscire comunque a non far passare troppo tempo tra un capitolo e l'altro e sperando che questo sia di vostro gradimento, vi auguro una buona lettura! :)
Ringrazio di cuore le fedelissime che continuano a recensire, ma anche le 'lettrici silenziose' (non abbiate paura a farmi sapere cosa ne pensate, non mangio!).
Un bacione, 
Sel.

Ps: la canzone presente nel capitolo é la meravigliosa 'In Die Nacht' dei nostri Fantastici Quattro. ;) 
  
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