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Autore: Darkvayne    04/10/2012    0 recensioni
Smokey Town e una piccola città,isolata dal resto del mondo.
Non vi sono scuole.I genitori fungono da insegnanti.
I bambini crescono con la convinzione che non esista mondo oltre le mura di Smokey Town.
Imprimono nelle loro menti solo ciò che serve a continuare a vivere relativamente tranquilli a Smokey Town.
Shawn è solo un ragazzino,l'ultimo rimasto dopo la grande Migrazione.
Non vi sono più abitanti a Smokey Town,se non una,una sola abitante di cui egli non conosceva l'esistenza. Shawn è sempre stato diverso,non studiava ciò che gli veniva imposto,immaginava ciò che voleva,e conosceva ciò che lo incuriosiva. E questa sua caratteristica lo porterà a conoscere qualcosa che va oltre le mura di Smokey Town. Imparerà ed acquisirà la coscienza di sentimenti davvero umani in un mondo molto più spaventoso e incredibile dei libri che tanto ama.
Questo è il primo effettivo racconto originale che pubblico,spero lo apprezzerete.
Vi chiedo scusa ma la trama sarà un poco lenta all'inizio (suppongo che il primo capitolo possa essere noioso essendo più un'introduzione),ma spero l'apprezzerete,come scrittore sono abbastanza schizzofrenico.
Scrivo a volte tanto a volte poco,perdonatemi.
Grazie a tutti.
Genere: Drammatico, Horror, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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 Chi disse che il sole illumina l’uomo all’alba di ogni giorno con ogni probabilità non era mai stato a Smokey Town.
Se il sole aveva mai toccato gli ombrosi edifici della città,le tracce si erano perse da tempo.
La città fino a poco prima della grande Migrazione,si sorreggeva unicamente tramite numerosi commerci con altre città,che portavano una volta alla settimana i loro prodotti all’interno di Smokey Town.
Tra i vari Camion che giungevano in città,nemmeno uno scaricava direttamente all’interno della città la merce.
I Camionisti solitamente lasciavano le merci a circa mezzo chilometro dalle porte principali della città.
La cosa che caratterizzava Smokey Town,e per la quale le era stato affidato quel nome,era il suo cielo,grigio come se le nuvole fossero imbevute di fumo invece che d’acqua. Curiosamente tuttavia pioveva solo di tanto in tanto su Smokey Town,e di rado si trattava di Acquazzoni.
Da che ricordasse Shawn,fino all’età di 11 anni,Smokey Town gli pareva una normalissima città,dal momento che mai in vita sua ne aveva viste altre,e riteneva che il mondo intero fosse così.
Di tanto in tanto quando gli capitava di badare ai suoi fratellini,tentava di vantare la sua conoscenza e l’apparente sapienza sul mondo,descrivendo tutto ciò che egli sapeva,e che i genitori gli insegnavano.
I genitori di Shawn erano particolarmente severi nello studio,e insegnavano rigorosamente ogni materia ai loro figli,ma Shawn a differenza del suo unico fratello maggiore Daniel non era affatto portato per lo studio.
Per  tanto i suoi tentativi di affermare la propria sapienza di fronte ai fratellini erano molto goffi,ma ben recitati,al punto che essi prontamente ci cascavano. Shawn  perse l’hobby di inculcare nei piccoli e infantili cervelli dei suoi fratellini il suo grande sapere,poiché i suoi vivaci fratellini avevano la pessima abitudine di narrare tutto ciò che imparavano dall’amato fratellone ai loro genitori,i quali prontamente punivano Shawn per aver narrato delle “stupidaggini” ai suoi fratellini. Ma a Shawn non importava,non poteva pretendere che tutti capissero i contorti ragionamenti che lo portavano a pensare che in realtà l’acqua poteva essere trasformata in vino ,o che fosse possibile moltiplicare il cibo.
Queste due ultime notizie tuttavia Shawn non le aveva inventate,anzi. Da un po’ di tempo meditava su come intrattenere i fratellini con nuove notizie,e decise di prendere un libro da cui prendere spunto,per poi comunicarne il contenuto ai fratellini con fare sapiente.
Quando i fratellini (come sempre) spifferarono tutto ai genitori,Shawn era finalmente pronto a farsi elogiare per la sua sapienza dai genitori,e per aver fornito notizie vere ai suoi fratellini.
Ma la reazione dei genitori fu molto diversa da come se l’era aspettata. Forse troppo.
Dapprima i due si guardarono con uno sguardo preoccupato,poi mi guardarono severamente chiedendomi dove avessi trovato tali informazioni.
Mai come allora Shawn rimase ammutolito dallo sguardo severo dei genitori.
Sequestrarono il libro da cui attinse le informazioni e spedirono Shawn nella sua camera.
Circa mezz’ora dopo il padre prese Shawn per un orecchio e lo portò in salotto,dove lo prese a schiaffi e lo malmenò affermando che non doveva leggere nessun libro che non fosse autorizzato da loro,e infine lo mandarono nuovamente in camera sua,senza cena,e lasciandolo a digiuno anche il giorno dopo.
Benché fosse loro figlio,Shawn era diverso dai suoi genitori,come dalla sua famiglia d’altronde.
Era sognante,fantasioso e più intelligente di quanto non sembrasse davvero,non si applicava rigorosamente nello studio,e preferiva disegnare e immaginare.
I suoi genitori sembravano quasi schifarlo,da che ricordasse,non ha mai ricevuto ne un abbraccio ne un singolo segno d’affetto dai due,che anzi non perdevano tempo a sdegnarlo.
Sembrava che lo tenessero con loro solo perché era un loro compito,il loro sangue era tutt’altro che un legame,e ne Shawn ne i suoi genitori si ritenevano parenti l’un l’altro.
Amavano soltanto i fratelli di Shawn,che a differenza di quest’ultimo studiavano e obbedivano come automi ai genitori,poiché esso era un segno d’affetto,e a quanto pare per i loro genitori non vi era amore più grande,per chi ti ubbidisce senza fiatare.
Shawn non apprezzava questa politica,benché durante l’infanzia cercasse ovunque l’amore dei genitori,era troppo testardo per sottostare a tutte le loro regole.
Non giocava a scacchi benché avesse dimostrato un ottimo talento in questa disciplina. Preferiva uscire a giocare,lanciare  sassi contro i muri centrando bersagli che lui stesso aveva disegnato,preferiva giocare con le rane nello stagno di Smokey park,o perfino andare a esaminare i tanti animali che popolavano le poche aree verdi della città.
I suoi genitori erano totalmente contrari a ciò,ma per quanto lo castigassero e malmenassero,lui continuava ad uscire,e infine si arresero.
L’unico sostegno morale,e l’unica fonte di affetto che Shawn ricevette,fu da suo fratello Daniel.
Lui era l’unico ad amarlo,e a dimostrargli che tutto sommato non era solo al mondo. I suoi fratelli più piccoli,quando ancora erano in tenera età usavano seguirlo e ascoltarlo,ma pian piano vedendo la maniera con cui i suoi genitori lo trattarono,si convinsero che egli era uno stupido irrimediabile,e che tale sarebbe rimasto per sempre,denigrandolo.
Shawn adorava suo fratello,era il suo punto di riferimento.
Forse per questo,dopo la sua morte,appena prima della grande migrazione,Shawn perse ogni speranza di ricevere affetto da qualcuno.
Si rese conto che era solo al mondo.
O meglio.
Era solo in questo mondo. Ma ve ne era un altro.
Oltre le dimensioni,oltre lo spazio,il tempo e la Terra.
Un mondo dove lui si inoltrava,e dove finalmente non era più solo.
I libri.
Ogni notte,di nascosto,Shawn entrava in una botola all’interno del magazzino ,da li un corridoio lungo e buio,forse infinito.
Ma camminando sempre dritti,tenendo la mano appoggiata al muro,all’altezza dei fianchi,dopo circa una ventina di metri vi era una piccola porta,dove ci si poteva entrare solo abbassandosi.
Era una biblioteca,ma non come quella che aveva in casa,ricolma di libri di studio.
Libri di gente a lui sconosciuta,che narravano storie meravigliose,in luoghi incantati.
Era quello il piccolo mondo della meraviglie di Shawn,una volta immerso nella lettura,i racconti penetravano nella sua carne,nelle sue ossa,nel suo cuore,fino a diventare parte di lui.
Il suo libro preferito tra quelli ritrovati nella biblioteca era un racconto di un tale Hector Malot 1878,probabilmente era un nome di fantasia,era davvero strano che al suo nome seguissero dei numeri.
I suoi genitori non avevano mai accennato al fatto che i nomi siano seguiti da dei numeri. Forse i genitori di questo Malot avevano la passione per la matematica.
Il racconto si chiamava “Senza famiglia”,e narrava le avventure di un bambino di nome Remigio.
Remigio viveva la sua avventura in una terra probabilmente di fantasia chiamata Francia.
La sua città preferita era Parigi,poiché da come veniva descritta doveva essere davvero bella,ma soprattutto a Parigi Remigio incontro Mattia,il suo fidato compagno di avventure dopo la morte di Vitali.
L’affetto che legava i vari personaggi era la cosa che più affascinava.
Nelle vene di Remigio non scorreva ne il sangue del signor Vitali,ne quello di Mattia,eppure essi vivevano e viaggiavano insieme,come una vera famiglia.
Shawn era davvero rimasto colpito da tale libro,perché smentiva l’esistenza dei legami di sangue,e dimostrava che per amare qualcuno non serve che esso sia un tuo parente.
Altro motivo per cui era particolarmente affezionato a quel libro era che Daniel,che lo accompagnò per la prima volta nella Biblioteca segreta,glielo leggeva spesso,affermando che Remigio e Mattia erano poveri,ma erano liberi di andare ovunque desiderassero,affermando che rappresentavano molto bene la mentalità di Shawn.
Dopo la morte di Daniel,Shawn si rifugiava spesso nella  biblioteca segreta.
C’erano tante cose che non sapeva di Smokey town,da dove venissero i camion,se il corridoio per la biblioteca segreta fosse infinita,e soprattutto,perché esisteva ancora una biblioteca con libri non didattici,dal momento che i suoi genitori li avrebbero sequestrati e fatti sparire.
Eppure tutto ciò non lo toccava minimamente.
Il suo mondo si era fermato alla Biblioteca Segreta,e gli bastava esplorare tutti quei mondi di fantasia.
Il giorno della grande Migrazione,Shawn aveva da poco compiuto 15 anni.
Non sapeva per quale motivo,i suoi genitori gli dissero che sarebbero dovuti partire tutti,e che non sarebbero più tornati.
Shawn si oppose con un netto rifiuto.
Non aveva la minima intenzione di abbandonare la sua amata Biblioteca.
Ma ai  genitori non servirono spiegazioni o altro,semplicemente dopo che Shawn affermò di voler restare li,i suoi genitori presero i fratellini e andarono via.
Per sempre.
A Shawn andava bene così.
Dormiva e leggeva tutto il giorno,e come per sopravvivere mangiava qual’ora ne sentisse la necessità le numerose provviste presenti nei grandi congelatori di Smokey Town,dal momento che dopo la grande Migrazione i Camion non tornarono più.
-Fine- disse ad alta voce Shawn.
-Questo era l’ultimo-.
Non vi erano più libri da leggere nella Biblioteca Segreta.
Se prima ci entrava unicamente di notte per evitare che i genitori lo scoprissero,ora che era rimasto solo poteva accedervi ogni volta che lo desiderava,e in poco tempo nonostante la gran quantità di libri presenti nella Biblioteca,riuscì a divorarli tutti.
Tornò indietro,verso la sua abitazione,mangiò una barretta del suo tanto amato cioccolato e si addormentò sul suo letto.
Quando si risvegliò si fece una doccia,com’era solito fare,poi si diresse in cucina,mise a bollire dell’acqua e preparò del tè.
Si sedette pesantemente sulla poltrona sorseggiando a brevi sorsi la consueta bevanda,mentre osservava il cielo sempre scuro di Smokey Town.
Era da anni che da quella finestra osservava la residenza dei Vircerce,la più grande abitazione dell’intera Smokey Town.
Li vi abitava Alfonso Vircerce,con i suoi figli,Edmondo,Alfonso secondo,Salvatore e Manfredi.
La moglie di Alfonso Vircerce morì poco dopo la nascita di Manfredi, che diede alla luce dopo la tragica morte della loro figlioletta Anastasia.
Il padre si Shawn,spesso elargiva commenti riguardo ai Vircerce,come il fatto che quelli non fossero i loro veri nomi,ma se li fossero scelti solo per apparire più raffinati di quanto non fossero.
Sin da bambino Shawn contemplava sognante la loro residenza,sognando di entrare li,esplorarla,e magari di vedere se vi erano altri Libri come nella Libreria Segreta.
Curioso. Erano passati anni da quando la osservava sognante,eppure ancora adesso che di anni ne aveva 15 ,osservava ancora con la meraviglia di un bambino la lussureggiante abitazione.
-Al diavolo,ci vado-.
Si disse Shawn.
Indossò le sue scarpe ,una maglietta e una felpa. Faceva abbastanza freddo fuori.
Si incamminò lentamente verso la sua meta,giungendovi dopo circa venti minuti di camminata.
Una delle cose che rendevano particolari l’abitazione,erano i lussureggianti prati del giardino di casa Vircerce,il Giardino era un lusso che pochi si permettevano a Smokey town,e nessuno ne aveva uno tanto esteso,pieno di vegetazione,trasudava vita da qualunque posto la si osservasse.
Un grande cancello lo separava dalla residenza,che prontamente scavalcò ,sebbene con un po’ di fatica.
Vi era un lungo sentiero in ghiaia in mezzo al prato,che portava direttamente alle porte dell’abitazione.
La porta non era chiusa a chiave,come nessuna a Smokey Town del resto.
Un lento cigolio accolse la mia entrata all’interno dell’abitazione.
Era logicamente buio pesto.
Il grande salone d’ingresso aveva poche finestre,tutte troppo in alto perché illuminassero a sufficienza la grande stanza.
Un immondo fetore aleggiava nella stanza,Shawn doveva trovare l’interruttore della luce il prima possibile,così da poter capire di che diavolo si trattasse.
Ci vollero diversi minuti,in cui Shawn stava quasi per abituarsi a quell’odore così insopportabile,ma infine dopo aver sbattuto il piede contro qualcosa che apparentemente emanava un po’ di quel forte odore,trovò l’interruttore.
Il salone si illuminò.
Shawn si guardò intorno per un attimo,quando improvvisamente un brivido attraversò il suo corpo,e istintivamente abbassò lo sguardo,ai suoi piedi,verso quell’oggetto contro cui aveva sbattuto precedentemente.
Una testa umana,in decomposizione a pochi metri dal suo cadavere,affiancato da un altro corpo.
Una testa che lui aveva già avuto occasione di vedere.
Manfredi Vircerce.
   
 
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