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Autore: CyanideLovers    05/10/2012    3 recensioni
sentire di provare qualcosa per una ragazza che non fosse Jenny era....come una sbornia.
Lo aveva completamente sconvolto;
quella sensazione....quella sensazione era diventato amore;
un amore bruciante che avvolte lo lasciava senza fiato.
Anche un povero diavolo ha diritto ad un'altra chance.
Julian, l'affascinante demone innamorato di Jenny, è tornato. dopo anni dalla sua morte è riuscito, neanche lui sa come, a tornare sulla terra. Trasformato in un essere umano si innamore di una misteriosa ragazza da gli ipnotici occhi viola. intanto una nuova minaccia è pronta a distruggere la pace che si è creata. un nuovo uomo ombra vuole vendicarsi per il tradimento di Julian e un nuovo gioco sta per iniziare.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The secret is out


To buy the truth
And sell a lie
The last mistake before you die
So don't forget to breathe tonight
Tonight's the last so say good-bye
[per comprare la verità /e vendere una bugia /l'ultimo errore prima che tu muoia /quindi non dimenticare di respirare, stanotte /stanotte è l'ultima occasione per dire addio]
A modern Myth- 30 seconds to Mars

C’è una storia dietro ogni persona.C’è una ragione per cui loro sono quel che sono. Loro non sono così solo perché lo vogliono.
Qualcosa nel passato li ha resi tali e alcune volte è impossibile cambiarli.


-E' reale?- domandò Julian, toccando il muro di pietra nero.
-Siamo ancora nella tua mente.-
-E questo lo rende forse meno reale?-
-Sei tu che ti sei messo in trappola. Ma ora sei quasi cosciente, tra poco la vedrai.- Leanan si voltò. Avvolti  in una oscurità così fitta da avere un peso, solo loro potevano scrutarvici dentro.
Julian la vide voltarsi, celando il volto. Perchè aveva una strana sensazione, qualcosa che  gli sfuggiva dalle mani come fuoco freddo.
Il ticchettio che lo ossessionava aumentò di volume,  e lui iniziò a cercare la fonte del rumore, ma non vedeva altro che i muri neri. Quella era oscurità in cui neanche lui avrebbe potuto vedere.

Mi dispiace, Julian, perdonami.


Lui si voltò ancora una volta, non riuscendo a capire da dove provenisse quella voce.

-Stai fermo. Ascolta quello che ha da dire.- gli disse Leanan, il suo respiro profumato ad accarezzargli il corpo. Lui, per una volta nella sua esistenza, le diede retta. Chiuse gli occhi e lasciò che le parole affluissero intorno a lui. Non sentiva solo la sua voce, ma era quella che più le interessava.

Ascolta Julian, sono sicura che puoi sentirmi. Non sono mai stata così sicura in tutta la mia vita. E credimi, mi uccide vederti così. Cosa potrei dirti? Come vorrei che tu ti svegliassi e mi dicessi che che non hai bisogno di sapere queste cose. Apri gli occhi, ti prego.


Rimase in silenzio per qualche minuto, sperando che il ragazzo ascoltasse la sua preghiera, ma Julian era imprigionato e Leanan non lo avrebbe mai lasciato se lei non avesse trovato il coraggio di riportare alla memoria quei brutti ricordi. All'improvviso Julian realizzo quanto Elly assomigliasse a Jenny; tutte e due cercavano di sfuggire ai ricordi del loro passato.


 Ricordo la prima volta che ci siamo incontrati. Tu non avevi occhi che per Jenny, e io non...i-io ti vedevo come un semplice paziente. Ricordi? Tu e Tom non facevate che litigare e così ti offrii di venire a casa mia, che cosa stupida. Ma per qualche ragione mi piacevi, mi ricordavi un po' me e cosa significasse essere allontanati per degli errori del passato. 


Si interruppe per soffocare altre lacrime, era nata una piccola risata. Poi i singhiozzi aumentarono, Finchè non riuscì a domarsi.


Abbiamo iniziato a vivere insieme. Io facevo i panckecs e tu lavavi i piatti, io andavo a lavoro e tu mi accompagnavi, io aiutavo Jean a studiare e tu ci ascoltavi. Eri...sei-
si corresse - così assurdo. Avvolte mi spaventavi  cambiavi umore così velocemente che avvolte dubitavo che fossi la stessa persona. Ma tu non mi hai mai fatto del male, a differenza di molti esseri umani. Poi, c'è stato quel giorno...che quel bambino è morto... ero così disperata, avrei voluto distruggere qualcosa, o urlare fiero a farmi sanguinare la voce. Non pensavo che qualcuno avrebbe potuto tenermi in braccio come hai fatto tu, abbracciarmi. Era la prima volta che ti mostravi dolce verso qualcuno che non fosse Jenny. Mi sono aggrappata a te e abbiamo dormito insieme, completamente vestiti e senza sognare nulla. Da quel giorno, non sei stato più il solito estraneo pragmatico, anche se cercavi di avvicinarti ancora Jenny...sembravi cambiato. Non ti capivo, perchè eri così ossessionato da Jenny? Poi un giorno la mia curiosità venne colmata.
Tu mi raccontasti tutto. Ogni cosa. Chi eri...anzi, cos'eri. Non so cosa ti aspettassi. Forse che mi spaventassi e che ti dicessi che eri un pazzo, che ti buttassi fuori di casa? Come avrei potuto farlo...avevi un'aria così abbattuta, forse ti credevo pazzo, ma infondo non sembravi mentire. I tuoi occhi erano così simili ai miei...quando....


Fece un grosso sospiro. E Julian capì che presto avrebbe conosciuto il segreto che per tanto tempo lo aveva ossessionato, si chiese cosa avrebbe potuto fare di così grave una ragazza dolce come Elly per restarne tanto traumatizzata. Eppure, sapeva che non si sarebbe stupito. Secoli ad osservare la terra gli avevano fatto capire una cosa: ogni essere umano ha una parte malvagia.


Devo dirtelo ma, onestamente, spero che tu non possa sentirmi.
Ricordi quando ti dissi che eri la prima persona di cui mi sono mai innamorata? Non scherzavo, non ti prendevo in giro. Non mi ero mai innamorata di nessun’altro, questo perché quando ero molto piccola ho visto finire una storia d’amore proprio davanti ai miei occhi. Nessuno potrà mai capire quanto abbia sofferto, quanto dolore mi abbia causato, perché tutti credono che quando i tuoi genitori si separano sia tremendo, certo, ma superabile. Ma…Julian, ho iniziato ad odiare i miei genitori in un modo…non normale. Ma lascia che ti racconti tutta la storia.
Te lo devo.

Si interruppe di nuovo, Julian aveva la sensazione di poter sentire quelle lacrime lavarlo, le poteva sentire sulle mani come se fossero le proprie.  Sentiva il suo respiro spezzato, tanto che riusciva ad immaginarsi il suo corpo sottile percorso da spasmi di pianto.


E’ strano cosa rimanga impresso in una notte passata insonne. Per esempio, non mi ricordo cosa indossassi, ma sono sicura che i tappeti nella sala fossero nuovi, o che la mia stanza profumasse di arance e non di pesche come al solito. Ricordo le lacrime di mia sorella, un anno più piccola di me, mentre io cercavo di calmarla. Ci stringemmo l'una contro l'altra e iniziammo a giocare con il piccolo Jean, di pochi anni, cercando di ignorare le urla dei nostri genitori. Non ricordo che colore fosse il lenzuolo che usammo come tenda, ma ricordi distintamente le parole di mia madre
-Linda, calmati! Sveglierai i bambini!-
-Calmati tu!-
La voce di Robert, mio padre, di solito così mite, era un ringhio sommesso.
-Ragiona. I tuoi discorsi non hanno senso! Non puoi andartene così!-
La voce di mia madre si alzò di un tono, diventando quasi isterica.
-Sì che posso, certo che posso! Sono un'artista! Ho un lavoro, ho bisogno di stimoli! Non posso restare a marcire in questo posto!-
-Marcire? Tu hai una famiglia! Hai un marito! Hai tre figli!-
-Loro capiranno!-
-Capiranno?! Cosa dovrebbero capire? Elisabeth ha dodici anni, Annie undici e Jean ha appena sei anni! Ti adorano, vorrebbero essere come te! Come puoi andartene così? Sei la loro madre!-
Non ricordo molto, ricordo le mie mani sulle orecchie di mia sorella, le nostre lacrime che inzuppavano il cuscino.
E' un brutto sogno, pensai. La mamma non se ne andrà davvero. Farò la brava, sarò la bambina più brava del mondo, e la mamma ci vorrà di nuovo bene e non se ne andrà.
Ma, ovviamente, mia madre se ne andò.
Mio padre era disperato, io...lo ero. Così dopo mesi di notti insonni pregando che mia madre tornasse, notti piangendo, perchè solo io avevo capito che mia madre semplicemente si era stancata di me, di una famiglia ordinaria e felice -almeno per noi- lei era stanca. Infondo cosa importava se noi saremmo stati infelici? La chiamai, le chiesi se poteva venirci a trovare, e anche se non voleva vedere mio padre, avrebbe potuto trascorrere un po' di tempo con Annie e Jean. E sai cosa mi ha risposto?
-Ti avevo chiesto di non chiamarmi. Verrò a trovarvi a Natale-
-Ma mamma, siamo a Giugno. Ti prego, Annie non fa che piangere, gli manchi! Fallo almeno per lei.- la supplicai. La sentì imprecare a bassa voce, ma acconsentì.
Non hai idea di quanto l'ho odiata, Julian. Capisci cosa dico? ODIO, ho odiato mia madre. La odio ancora oggi, quella fottuta stronza ha rovinato tutto, e io la odio. Ma cosa c'è di sbagliato in me? Come fa una figlia ad odiare così tanto una madre, ero così spaventata da quello che provavo.  Lei si era innamorata di un altro uomo e io e i miei fratelli dovevamo pagarne le conseguenze, mio padre sempre ubriaco, un uomo distrutto che aveva perso il suo più grande amore, e noi che avevamo perso nostra madre, per un suo capriccio!

Le ultime parole arrivarono alla mente dell'uomo ombra come una cascata d'odio puro. Si sentì in difetto, si vergognò per tutti gli anni passati ad accertarsi che nessuno sfiorasse neanche con un dito Jenny, mentre lei soffriva in questo modo. La immaginò a dodici anni, un po' più bassa ma con i capelli corvini lunghi e  sbarazzini come li portava ora, le forme un più acerbe, gli occhi pieni di lacrime per la perdita della madre, che cercava di combattere il ricordo della donna che l'aveva abbandonata.

Due settimane dopo, mia madre si presentò a casa nostra -
continuò- dicendo che voleva vederci. Era completamente ubriaca, e urlava che io l'avevo chiamata e che le avevo detto che era una pessima madre. Il che era vero, certo, ma non glielo avevo detto. Tutto questo mentre io ero sopra in camera e così non mi resi subito conto di quello che stava per succedere. I miei genitori stavano litigando sulla porta, mia madre voleva entrare ma mio padre era furioso e non voleva lasciarla passare....e intanto Annie è arrivata da scuola.
Oh, se non avessi chiamato...come vorrei non averlo fatto! E' stata tutta colpa mia, non avrei mai dovuto...

Prese un grosso respiro, ma ormai aveva rinunciato a fermare le lacrime, così lasciò che scorressero sul suo volto.

Annie era arrivata a casa, proprio mentre la lite era diventata più furiosa, io vedevo tutto dalla scala principale che dava proprio davanti alla porta
-Non avrei mai dovuto conoscerti! I miei figli non sarebbero mai dovuti nascere!- urlò all'improvviso mia madre, spingendo, senza volere, Annie all'indietro con una tale forza che finì per colpire lo scalino con la testa.
Quel che ricordo con maggiore intensità di tutta questa storia, è il silenzio glaciale che si formò subito dopo. Non riuscivo a respirare. Mio padre era medico, e disse che lei era...m-morta.
Non vidi mai più più madre, ma sappi dai giornali che per via di un fatale ''incidente'' automobilistico era morta anche lei.
Quello che ho fatto, ho distrutto tutta la mia famiglia. Per un capriccio!
Perchè la verità è che ero io che avevo bisogno di vedere mia madre, non Annie.
Dopo il loro funerale, le cose andarono sempre peggio. Io avevo cercato di farmi perdonare in ogni modo, cercando di trasformarmi in una foglia modello, sempre pronta ad aiutare, impegnandomi a scuola e nella danza, accudendo Jean al massimo delle mie possibilità, ma mio padre- me ne resi conto troppo tardi- aveva capito che era stata colpa mia. Spesso mi picchiava, e non mi guardava mai negli occhi. Ogni volta che tornavo da scuola gli facevo vedere tutti i miei buoni voti, e lui mi diceva che non ero abbastanza. Era impazzito, completamente. Non mi importava se picchiava me, nessun livido mi avrebbe mai espiato il mio peccato, ma quando iniziò a fare del male a Jean ho iniziato a progettare una fuga. Sai, in Francia si diventa maggiorenni a 18 anni, quando compì gli anni, la notte stessa, presi con me Jean e scappai. Avevo lavorato per due mesi per mettere da parte tutti i soldi che servivano per il biglietto ma riuscì ad arrivare in America. Poi ho incontrato Jenny, l'unica persona che sembrava avermi capito. Le devo tutto... anche grazie a lei ho conosciuto te.
Quindi, per favore, svegliati adesso.

Al buio, tutto quello che Julian riuscì a sentire era il lieve respiro della ragazza. Si sentiva svuotato, incapace di accettare quelle parole.
-Non ha alcun senso!- disse dopo qualche minuto. -Non è stata colpa sua.-
-Ciò che ti è sempre sfuggito della mente degli uomini, Julian, è che spesso chi è buono si sente colpevole della cattiveria altrui. Jenny si era sentita in colpa per la morte di Summer anche se eri stato tu ad ''ucciderla'' ed Elisabeth si è sentita in colpa per la morte della sorella e della madre, non ha nessuna importanza che non sia stata lei a fare loro del male, perchè fino alla fine della sua vita rimpiangerà il giorno in cui ha alzato la cornetta per chiamare sua madre.-
-No... non può essere, ci deve essere dell'altro! Ha passato tutta la vita con un peso sul cuore, era completamente distrutta e questo solo per una telefonata? Come si può rimanere traumatizzati per così poco?!-
-Perchè credi che fossimo migliori di loro? Noi non ci facciamo schiacciare da simili colpe!-
Julian si voltò, furioso. Non gli importava, lei non era colpevole. Avrebbe voluto urlare quanto tutto questo fosse ingiusto ma sapeva che non avrebbe risolto nulla, la vita non è giusta.
-Lei non ha fatto nulla di male.- sussurrò con gli occhi in fiamme.
-Cosa credi? Tu dormi sonni tranquilli e hai le mani sporche di sangue; l'anima macchiata di una colpa immortale. Lei è solo colpevole di aver cercato l'amore di sua madre. E' l'anima che vi differenzia, e non importa se tu pensi che sia innocente, perchè la sua coscienza la punirà fino alla fine dei suoi giorni.- Julian rimase in silenzio, non potendo controbattere. Ovviamente, aveva ragione. Lui aveva fatto cose crudeli, ignobili, meschine. Per puro divertimento, mille e mille volte aveva costretto umani e spiriti buoni a giocare ai suoi giochi, a prendere e morire. Cosa poteva saperne lui di coscienza se a mala pena capiva cosa fossero le buone azioni e le cattive azioni?
-Per questo hai sempre cercato di ucciderla? Perchè era colpevole di una telefonata?!- urlò lui alterato.
-Come sei sciocco....l'ho fatto anche per te!- rispose sarcastica.
Julian levò il capo all'indietro, ridendo. -Per me? Avresti cercato di uccidere l'umana che amo....per me?-
-Vedi, caro, se lei fosse morta suo padre non ti avrebbe fatto quel brutto taglio sul braccio, tanto da farti vedere l'osso...- disse seria, mentre Julian si prendeva il braccio dolorante, lo guardò vedendo con disgusto il bianco dell'osso. -Non ti avrebbe fatto quel brutto taglio alla spalla.- questa volta, Julian dovette piegarsi per non sentire il dolore alla spalla, partiva poco sotto la giugulare fino a raggiungere il braccio, bruciava ed era incredibilmente profonda. -Non ti saresti rotto una gamba cadendo per cercare di salvarla alla fine- concluse mentre Julian cadeva barcollante a terra, mentre con uno scricchiolio aagghiacciante la gamba si rompeva. Aveva la fronte imperlata di sudore freddo, il dolore era indescrivibile, sentiva tutto il corpo bruciare.
-Ti fa male?- domandò con tono dolce Leanan.
Diavolo, si!
-NO!- urlò, pur di non dargliela vinta.
-Io non volevo che soffrissi, che il tuo corpo si rovinasse. Non volevo. Ma tu continuavi a combattermi, a cercare di salvarla....e io ho dovuto agire.- Lo sfiorò con i polpastrelli, e lui non sentì più dolore, il suo corpo era tornato perfetto e pieno di energie.
Julian ispirò profondamente, cercando di nascondere il tremore del corpo a lei e al suo orgoglio.
-Hai detto che sei venuta dopo due anni...- sussurrò cambiando discorso e lasciando defluire la sua ira -Perchè aspettare tutto questo tempo?- Lei trasse un grosso respiro, pronta a raccontare una lunga, difficile storia.
-Sai bene che la verga viene lasciata sotto terra per molti secoli e quindi gli altri non si erano accorti che era sparita.- rispose con uno sguardo quasi ammiccante.
-L'hai rubata?!- domandò incredulo.
-Chi pensavi avesse riscritto il tuo nome?- gli si avvicinò. Il suo sguardo velato dall'oscurità aveva un chè di drammatico, profondo e sardonico.
-Tu?- domandò scandalizzato -Perchè mai avresti dovuto farlo?-
-Vendetta!- disse, il suo sguardo fiero che si perdeva nel buio.
-Stai mentendo.-
Il viso della Fae si trasformò in una bianca bambola di porcellana, stupita oltre ogni misura, e Julian ne approfittò. Le prese con forza brutale, ruda, il polso, le strinse le spalle con le mani costringendola a guardarlo negli occhi.
-Perchè?- domandò furioso -Voglio sapere perchè!- ordinò.
-Vuoi sapere perchè?! Sei davvero così cieco? ho fatto tutto per te, di tutto! Ti sono stata vicina in ogni momento, ho riscritto il tuo nome, e ho cercato di impedire che venisse cancellato, mi sono data agli uomini ombra....tutto questo perchè ti Amavo, stupido!- quasi urlo, ferendolo con quelle parole. Il suo sguardo si rivelò così distrutto che lasciò Julian a bocca aperta. Lei si liberò dalla presa avvicinandosi a lui e stringendolo tra le braccia.
-Tu non puoi amarmi.- sussurrò lui quasi spaventato da quel contatto così intimo e dolce. -Tu non sai cosa sia l'amore.-
-E perchè? Chi sa cosa sia veramente l'amore? Io non sapevo cosa fosse, che forma assumesse eppure lo trovai. ma amarti era una macchia troppo peccaminosa per essere tollerata. Così venni esiliata. Non che mi importasse in ogni caso.-
A Julian parve di tenere tra le braccia una bambina in lacrime, il suo corpo sembrava quasi più sottile e fragile.
-Ma tu sei una Sidhe. Non puoi cambiare, nessuno può...nulla può cambiare ciò che siamo.-
-Solo l'amore e la morte cambiano ogni cosa. Cambiano tutti, anche noi.- sussurrò.

This is my last time
She said, and she faded away
It's hard to immagine
but one day you'll end up like me
Them she said:
If you want to get out alive
Oh oh, run for your life.
[Questo è la mia ultima volta/ disse lei, mentre scompariva/ è difficile da immaginare/ ma un giorno finirai come me/ poi lei disse:/ se vuoi uscirne vivo/Oh oh, corri per la tua vita]
Get out Alive-Three days grace


Julian rimase in silenzio, tutto ciò che risuonava nella stanza era silenzio, lacrime, sogni e cuori distrutti. Si diede mentalmente dello stupido, chiedendosi come avesse fatto a non capirlo prima. Lei gli era sempre stato accanto, sempre. Stupido!
Ora che ci pensava, lei era stata il suo unico conforto. Julian, non si era mai sentito l'uomo ombra che i suoi antenati si aspettavano, era...buono, in un certo senso. Non certo nei canoni degli umani, ovvio. E quando si doveva nascondere per non essere deriso...lei era sempre li a confortarlo.
Malato d'amore, Pazzo d'amore. Quando si infuriava per quelle dolorose parole, lei sembrava capirlo e il suo viso...sembrava sincero, per un momento.
Come aveva fatto a non capirlo?
-Tu avevi preso qualcosa di mio.- sussurrò Julian, guardandola di sottecchi.
-E' stata una cosa stupida, ma ho agito d'impulso. Se Jenny fosse morta non avrebbero cancellato il tuo nome.- spiegò alzando la testa con gli occhi scuri di pianto.
-Hai cercato di affogarla...lei avrebbe potuto guarire quel vuoto che sentivo! Non potevo lasciartelo fare.-
-E per questo dovevi per forza strapparmi il cuore?-
-Io....- non sapeva cosa risponderle.
-Si, perchè la tua natura è distruttiva....come lo era la mia d'altronde.- rispose per lei con sguardo triste.
-Ti ho uccisa?- domandò Julian. Quasi sperò di non averlo fatto, era strano ma sentiva di non volerla perdere, quasi come fosse una sorella maggiore che ti fa sempre i dispetti ma senza la quale la tua vita sarebbe più...vuota?
-Sai, un giorno diventerai come ero io un tempo, capirai che l'amore vuol dire sacrificarsi per la persona che si ama...non sempre significa che si deve morire per lei.-
-Cosa intendi dire?-
-Anche la terra è come il mondo delle ombre. La vita è un gioco, devi correre e superare degli ostacoli. Ci sono persone che mentono, finzioni, illusioni. Ma ci sono anche persone pure, che vivono senza dare nell'occhio come i gelsomini che sono minuscoli ma che emanano un profumo incredibile. Capirai cosa intendo vivendo, come fanno gli esseri umani che osservavamo insieme.-
-Va bene.- sussurrò ripensando alle sue parole. -Cosa ti succederà ora?-
-Ero brava a costruire le cose, a costruire finzioni. Ma sono stanca della finzione e mi piacerebbe vivere per una volta nella realtà pura e semplice.-
-Perchè parli di te al passato?- domandò Julian con lo sguardo perso nella sua gemella dagli occhi di ghiaccio.
-Mettiamola pure così: mi piace l'idea di parlare di me al passato, come se non esistessi più. Forse è così, forse è solo il tipo di percezione di vita ad essere diversa, ma fra vita e morte sono sicura di saper fare una netta distinzione. Vedi, io non esisto.... non nei criteri degli uomini o degli uomini ombra, ma sono reale....non potrò mai morire perchè sono fatta della stessa sostanza dei sogni, e quando ti sveglierai...io sparirò.-
-E se ti sognassi, e se pronunciassi il tuo nome o lo incidessi??- domandò quasi in ansia, ancora abbracciato a lei. Non la voleva lasciare. No, non voleva. Elly lo stava aspettando e dopo tanto tempo capì cosa aveva provato Jenny nei suoi confronti. Non amore, no. Era una sensazione strana, come quando ti abitui talmente tanto ad una persona che per quanto fastidiosa possa essere, se la perdi, ne senti la mancanza.
-Allora tornerò. Ma se pronuncerai o inciderai il mio nome non avrò indietro il mio corpo. Preferirei che tu non lo facessi, in ogni caso. Sono una manciata di cenere nell'aria, e così voglio restare. Libera e inafferrabile.-
-Mi mancherai.- Non poteva credere di averlo detto, se ne vergognò. Lui, Julian l'uomo ombra, temuto in tutti i nove mondi per la sua natura distruttiva che sente la mancanza di una Sidhe!
-Non temere, potremmo giocare a scacchi in uno dei tuoi sogni.- rispose con un sorriso liberandosi dalla sua stretta. divenne più sottile, più eterea.
-Voglio che tu mi prometta una cosa però-
-Cosa?-
-L'ultimo desiderio....voglio che tu ti dia l'opportunità di vivere in maniera serene. Vivi per tutti e due, amore mio.-
Sparì, come le nuvole che si dissolvono nell'aria. Senza meravigliosi giochi di luce, senza vezzose parole. La sua richiesta dolce e amorevole lo confuse, forse perchè in cuor suo sapeva di aver paura di vivere come gli esseri umani o di non esserne capace.

Il corpo si fece pesante e lui osservò la sua sinistra e poi la sua destra, le mani erano distese lungo i fianchi e stava fluttuando....no, era sdraiato in un letto, neanche tanto comodo per giunta!
Aveva gli occhi chiusi, aprirli era come cercare di sollevare una lastra di cemento con delle bacchette cinesi.
L'odore di disinfettante gli riempiva le narici, e aveva uno strano sapore in bocca...morfina?
La luce del giorno era fastidiosa, ferivano i suoi meravigliosi occhi blu. Li richiuse subito, esigendo ancora pochi minuti di calda oscurità.
Ma, Elly, ha bisogno che tu apra gli occhi. Quindi smettila di fare il bambino piagnucoloso e vedi di darti una mossa!
-Julian...Sei sveglio?- sussurrò a mezza voce lei.
Le era rimasta sempre accanto, ora che sentiva le dita, riuscì a percepire la mano intrecciata alla sua, tra tubicini e flebo. Gliela strinse, per dimostrarle che l'aveva sentita.
Sollevò lentamente le palpebre, provando a mettere a fuoco lo spazio che lo circondava, ma il mondo esterno sembrava essersi circondato di un grigiore nebbioso innaturale e sfocato. Rivide i muri che nei suoi sogni lo avevano ossessionato, poi si guardò le mani, e scoprì che l'orribile prurito che stava per farlo impazzire era causato dall'ago infilzato nella carne. e la sensazione di pesantezza? tutta la morfina che al secondo gli veniva sparata nel corpo, e i tubi che gli invadevano la gola.
Non seppe dire per quanto la osservò, cercando di capire se fosse veramente lei o una specie di allucinazione. Spalancò gli occhi, cercando di scrutare sempre di più in quel caldo, e al tempo stesso freddo, color glicine.
-Julian, io...- Non sapeva come dirglielo, lacrime di sollievo misto a senso di colpa iniziarono a scorrergli lungo le guance. Julian sentiva la bocca impastata e in quel momento non riuscì a parlare. Voleva dirle che non era colpa sua, che capiva. Che non gli importava, che aveva fatto di peggio. Che voleva solo e soltanto lei. E invece rimase in silenzio, gustandosi la sua vista, dolce e luminosa come l'alba.
Lei si chinò su di lui e gli stampò un casto bacio sulle labbra ferite.
-Ti amo.- sussurrò appoggiando le fronte sulla sua, guardando i suoi occhi di nuovo aperti.
-Elly...- la sua voce era flebile ed arrochita, ben lontana dalla sua antica armoniosità -Io...ho sentito tutto.-
Osservò con dolore il suo sguardo vibrante di dolore  e paura.
-Sono una persona orrenda.- disse piano, come se si vergognasse che potesse sentirla. Gli diede un rapido ma dolce bacio sulla fronte e si sedette sulla sedia, guardandolo con ansia e preoccupazione, stringendogli la mano.
-No...tu non...- le sue parole erano sconnesse e quello sguardo lo sconvolgeva.
Aveva visto decine di volte visi preoccupati, ma non per lui. Nessuno si era mai preoccupato per lui. Ed invece eccola li, quella ragazza con il cuore pieno di ombre e le occhiaie segnate per via delle notti in bianco al suo capezzale che sembrava terrorizzata all'idea che lui potesse pensare che fosse una persona orribile.
-Non ricordo nulla però. Sai com'è...ho preso una brutta botta in testa.- rispose con un ghigno furbo che si trasformò velocemente in un sorriso radioso.
-Julian io...-
-Non importa ciò che eri, importa ciò che sei ora.- rispose tornando serio per un momento.
-E sono tua.- aggiunse con un sorrise, stringendo più forte le dite vellutate.
-Certo, come io sono tuo.- ghignò soddisfatto.
-Il mio meraviglioso principe delle tenebre.- sussurrò infine, prima di chiudere la distanza tra loro, con un bacio.





***
Oddio, non ci posso credere ç__ç Questa è la prima storia in assoluto che finisco.
E' la mia prima long  che finisco, vado a stappare lo champagne!
Allora, se voi non aveste capito, non vi piacesse, o magari ( e dico magari!) aveste gradito la storia, fatemelo sapere!
Si, ammetto che questa storia non doveva finire bene, ma io sono una inguaribile romanticona e ho fatto un ''happy ending'' (o come lo ha definito la mia compagna di banco ''un finale da tarallucci e vino'') Non ci sentiremo per un po', ma prima scriverò una breve OS comica (ahahah no) sempre sui nostri personaggi...e probabilmente in un futuro anche un'altra long!
non so cosa dire ora come ora. Quindi ciao, mi mancherete, vi voglio bene *si dispera*
un bacione enorme :*
Cyanidelovers



   
 
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