Il silenzio che ora regnava sembrava quello
di una tomba.
Ratchet sentì in fastidioso brivido
risalirgli su per la schiena, seguito da una più gradevole sensazione di
calore.
Nonostante le emozioni e lo sforzo della
corsa fatta per raggiungere l’ultimo piano sotterraneo, e da lì la camera di
controllo, il freddo che usualmente dominava la prigione gli era penetrato fin
nelle ossa.
Ora
capisco perché nelle carceri muoiono così tanti prigionieri.
Altro
che torture… finiscono congelati!
Si appoggiò un istante alla consolle di
controllo, tentando di riprendere un respiro normale senza riuscirci. A ogni
inspirazione sentiva chiaramente le ferite che gli marchiavano tutto il corpo:
molte erano escoriazioni, alcune bruciature, due erano alquanto profonde. Non
aveva la più pallida idea di come se le era ritrovate addosso, perché non se le
era procurate combattendo contro gli infiltrati della prigione.
Ma non era quello il momento di pensarci.
Voi
bastardi… non crederete di sfuggirmi…
Tentò di stabilire una connessione con la
camera di controllo centrale: trovato il contatto giusto, era necessario
attendere qualche minuto prima che si stabilizzasse e fosse possibile
comunicare, e nell’attesa di quei pochi minuti, lasciò vagare lo sguardo per
esaminare la camera.
Quando abbassò gli occhi sul pavimento,
l’unico suono che gli sfuggì fu un’esclamazione di sorpresa.
Su pavimento, a pochi passi da lui, tre
cadaveri di soldati imperiali giacevano in posizioni scomposte, ognuno con un
taglio netto e profondo alla gola e dei sottili rivoletti di sangue che
sgorgavano dalle ferite. Sul pavimento andava allargandosi una grossa chiazza
rossa, e, a un esame più attento, un fastidioso odore metallico permeava
l’aria.
Ratchet non deglutì nemmeno, tanto era forte
la sensazione di nausea che l’aveva colto.
La penombra della camera era talmente fitta
che gli permetteva di distinguere a fatica i piccoli dettagli, ma sembrava che
i cadaveri non presentassero altre ferite oltre a quei tagli. Sembravano in
condizioni perfette, quasi non avessero nemmeno avuto il tempo di rendersi
conto di quello che era successo.
-
Pronto? Pronto? Mi sentite? -
Una voce preoccupata gracchiò dal piccolo
altoparlante posto poco sopra la consolle, vicino ad un microfono di ottone
dalla forma conica. Ratchet sobbalzò nell’udire quella voce, ritornando
faticosamente alla realtà. Doveva avvertire il tenete colonnello Yerzek, o chi
in quel momento aveva preso in mano la situazione.
- Qui parla il maggiore Ratchet, della
Guardia Pretoriana, mi ricevete? -
-
Forte e chiaro, signore. -
- Dovete avvertire il tenente colonnello
Yerzek che ho localizzato il punto di fuga degli evasori: è nel sesto
sotterraneo, ala ovest, cella 46. Gli evasori sono cinque in tutto e hanno
parecchi complici all’interno della prigione. -
-
Farò riferire immediatamente, signore. -
Mi
domando cosa farà… Si
chiese il lombax
-
Ho una comunicazione da parte del signor generale per lei, signor maggiore. – continuò l’addetto dall’altra parte del filo: - Mi ha ordinato di riferirle un
messaggio. -
- E sarebbe? -
-
Testualmente: ‘Non faccia sciocchezze, maggiore’. - Ratchet sollevò un sopracciglio nel sentire
il messaggio, prima di rispondere: - Grazie. Riferisca che non ne tenterò. -
-
Sissignore. -
E
chiuse la comunicazione. Si appoggiò stancamente alla consolle, cercando di
calmarsi almeno un po’: era stanco, ferito e in netta inferiorità numerica
rispetto a Kaden e i suoi. Di colpo la sua voglia di rischiare la vita e
lanciarsi all’inseguimento scivolò via con le sue ultime forze. Spostò di nuovo
l’attenzione sui tre cadaveri, esaminandoli con un po’ più d’attenzione
rispetto a prima: tagli sulla gola a parte, continuavano a sembrargli
immacolati come se avessero appena cominciato il turno. Uno di loro era disteso
sulla schiena, il viso rivolto verso Ratchet, e negli occhi spalancati e spenti
sembrava specchiarsi un’ombra di rimprovero nei confronti di quel lombax per niente
intenzionato a vendicarlo del suo assassino.
- Non guardarmi così. - Disse Ratchet - Ho
passato molti più guai di quanto tu possa credere, oggi. - Voltò lo sguardo,
pensieroso, per poi rivolgersi di nuovo al cadavere.
- Mi ricordo bene le loro facce, sai? -
Sembrava quasi che il morto rispondesse, con
quella espressione di vago rimprovero.
- Non ti preoccupare. Presto li vedrai sulla
forca. -
+
Il silenzio che da diversi minuti pervadeva
l’ufficio del tenente colonnello Yerzek pareva carico di elettricità.
Il teracnoide era stato letteralmente
tempestato di domande su quando, come, con quali materiali e su quale terreno
era stata costruita la caserma e quali eventi storici di particolare rilevanza
ha dovuto sopportare dalla sua costruzione e quali eventuali cambiamenti sono
stati apportati alla struttura, se e quante ristrutturazioni e lavori di
manutenzione ha subito. Non era riuscito a rispondere a tutte quelle domande
apparentemente fuori luogo in quanto molte risalivano al periodo in cui il
teracnoide di Fastoon non aveva nemmeno sentito parlare, né era riuscito a
capire a cosa tali nozioni potessero mai tornare utili in uno stato d’emergenza
come quello in cui si trovavano.
Una volta ottenuto un numero sufficiente di
risposte, Heanp si era chiuso in un pensieroso silenzio, chino sulla pianta
della prigione.
- Diciamo, in un certo senso, che ho delle
piccole teorie e che questo risulta essere il momento perfetto per trovare
conferma. - questa era stata la quasi divertita risposta alla perplessa domanda
del teracnoide.
Marcus, dal canto suo, non accennava a un
solo moto di nervosismo o impazienza, lasciando lavorare il suo simile in pace,
limitandosi eventualmente a rispondere a qualche sua domanda, con un vago sorriso
divertito sul muso.
Non…
non capiscono chi è che si stanno lasciando sfuggire? Pensava intanto Yerzek, senza comprendere. Uno dei criminali più odiati dall’Impero,
colui su cui pende una taglia di diversi milioni di bolt… e voi ve la ridete
come due ragazzi?...
Il silenzio venne interrotto da un bussare e,
all’ordine di Marcus, la porta si aprì ad entrò un giovane soldato cazar in
divisa, che presentò il saluto e disse, rivolto a Marcus:
- Siamo riusciti a localizzare la via di fuga
degli evasori, signore: sesto sotterraneo della prigione, ala ovest, dalla
cella numero 46. Abbiamo mandato una truppa punitiva. -
- Come l’avete scoperto? -chiese Heanp,
alzando lo sguardo dal foglio.
- Dal maggiore Ratchet, signore. Ci ha
contattato dalla camera di controllo dell’ultimo piano sotterraneo. - Il
cragmita sorrise e voltò lo sguardo in direzione di Marcus: - Vi lascio il
comando, amico mio, sistemate eventuali pasticci. E, soprattutto, non fate
danni. - disse. Il cragmita si limitò ad annuire, divertito.
- Sei pratico della prigione, soldato? -
chiese poi, rivolto al cazar
- Sissignore. - fu la risposta. - Magnifico.
Allora portami dalla nostra squadra punitiva, voglio venire con loro. -
+
Kaden rallentò, certo di aver posto
abbastanza distanza fra sé e cella.
Il braccio che reggeva la lanterna gli faceva
quasi male a causa di tutto il tempo passato a tenerlo in alto, a far luce ai
suoi compagni nell’oscurità del posto.
Era circa un quarto d’ora che percorrevano il
cunicolo sotterraneo che si trovava oltre la parete di pietra della cella 46.
Il soffitto era alto, ma il tunnel abbastanza
stretto da non permettere il passaggio di più di tre persone
contemporaneamente, reso solido e resistente ad esplosioni e terremoti mediante
una complicata serie di aste, travi e assi di legno resi marci e fatiscenti dal
tempo e dall’umidità. Vi si respirava un’aria fredda e umida, dall’odore
vagamente dolciastro.
Kaden ringraziò in silenzio l’esistenza di
quel tunnel, perché più di una volta gli è tornato utile ai suoi scopi.
È
un bene che il governo sia riuscito a distruggere ogni dato relativo l’esistenza
di queste costruzioni prima dell’invasione di Fastoon. Ed è un vero peccato
che i cragmiti ora ne scoprano
l’esistenza, cominceranno a cercarne e distruggerne il più possibile
Si voltò indietro e si fermò nel sentire dei
passi in lontananza, per veder arrivare
dal buio Nencer e Sacha.
-Il lombax non ci ha seguito- Comunicò Sacha,
avvicinandosi a Kaden.
- Bene, un problema in meno -
- Inoltre
mentre venivamo qui abbiamo ricevuto una comunicazione da uno dei nostri dalla
caserma. Sembra che abbiano scoperto la scorciatoia
-
Kaden sorrise ironico a quella notizia,
ripensando a Ratchet.
Sono
decisamente troppo tenero. Forse era davvero meglio se ti mettevo a tacere.
+
Il cunicolo era terminato, sbucando in una
serie di canali ampi e rettangolari dalle pareti in pietra resa scura
dall’umidità, percorsi da un’acqua torbida e costeggiati da strette passerelle
in legno. Uno sgradevole odore permeava l’aria. Il gruppetto di evasori si era
ritrovato nelle fogne.
- Magnifico. Davvero magnifico. - sebbene
fosse sussurrato, il commento di Nencer si sentì molto chiaramente nel
corridoio che stavano attraversando.
- Silenzio. - ordinò Kaden, tendendo le
orecchie: nulla si sentiva, a parte il costante sciabordio dell’acqua. Il
gruppo si spostò quasi di corsa, attento a non metter i piedi su pezzi di legno
troppo marcio e guidato dal lombax biondo, l’unico che conosceva bene la
strada.
- Non voglio far scoppiare la tua bolla di
ottimismo, Kaden, ma non crederai davvero che non ci arriveranno presto col fiato
sul collo, vero? – Continuò Nencer.
- Lo so. - rispose il lombax - ho piazzato
alcuni dei nostri anche qui. -
- Qui? Mi domando chi sia stato tanto in vena
di avventure da accettare. -
- Ti assicuro che non è necessario essere
dell’umore giusto. Solo sufficientemente alto da premere un bottone, in modo da
fare agli imperiali che ci verranno dietro una bella sorpresa. - fece una pausa
– Non ne usciranno vivi, questo te lo assicuro. –
+
- Non potete aver organizzato quello che avete organizzato! - una voce di donna risuonò nel livello più
basso del sotterraneo della vecchia acciaieria abbandonata in cui si trovava.
Era una lombax dai bei capelli ramati e gli occhi chiari, di un rosa tenero.
Fissava costernata il simile dagli occhi azzurri e il pelo grigio chiaro che le
sorrideva innocentemente davanti, come se quella della donna fosse una reazione
esagerata a qualcosa di assolutamente innocuo.
- Detto così in effetti sembra terribile,
Madeleine. – asserì con aria colpevole – E mi scuso per avertelo fatto pensare.
Ma ti assicuro che non accadrà nulla che non sia stato premeditato. E
ovviamente… - lasciò intravedere un vago sorriso di incoraggiamento – Nessun
innocente ne soffrirà. – le parole di rassicurazione dell’uomo, per quanto
fossero suonate convincenti, non intaccarono minimamente le preoccupazioni
della lombax. Preoccupazioni che avevano ragione di rimanere al proprio posto.
- Non sto scherzando, Reginald. – Sbottò –
Qui rischiate ben più di essere catturati. Rischiate di far sprofondare mezza città! Avete la minima
idea del numero di vite innocenti che rischiate di stroncare?! – all’accusa il
lombax dal pelo grigio alzò prima le spalle, poi si fece serio e puntò uno
sguardo duro sulla donna: - Te l’ho detto, Kaden non verrà preso. E se ciò
malauguratamente avvenisse, venderà la sua pelliccia ad assai caro prezzo. –
sorrise – Inoltre, ti consiglio di non prendertela direttamente con lui visto
che l’idea è stata di Sacha. Conosci Sacha, ama fare le cose sia con discrezione
che in grande stile. E, credimi – alzò una mano per interrompere la lombax, che
sembrava ben decisa a smontare le sue convinzioni - …ben pochi sanno far
collimare le due cose come lo sa fare lui. –
Non si mostrò minimamente scoraggiato
dall’espressione furiosa di Madeleine quando continuò: - Ti assicuro che le
cose non possono che andare per il meglio. Quindi tranquillizzati, e attendi
con fiducia. -
+
Da quando Sindegar Heanp era uscito
dall’ufficio, una calma innaturale era calata nell’ampia stanza rettangolare
dal soffitto basso. Yerzek era rimasto immobile accanto ad un angolo della
scrivania, senza osare muoversi o fiatare, nonostante le spalle cominciassero a
fargli male a causa del lungo tempo passato a tenerle contratte e le zampe
protestassero per la forzata immobilità. Continuava pavidamente ad osservare Marcus
come in attesa di una condanna definitiva, il quale a sua volta continuava
tranquillamente ad andare avanti e indietro per l’ufficio. Marcus tuttavia
sembrava aver totalmente dimenticato la presenza del suo subordinato
nell’ufficio, perché le uniche cose che si era limitato a fare dall’uscita di
Heanp era diffondere un’altra serie di istruzioni ai soldati e riprendere la
sua passeggiata circolare per l’ufficio, con la testa bassa e gli occhi gialli
che vagavano distrattamente dal pavimento ai ritratti dei colonnelli che negli
anni precedenti avevano occupato quello stesso ufficio appesi al muro, e gli
scaffali carichi di documenti. Prese distrattamente nota del fatto che in quella
stanza, che ospitava da lungo tempo un solo occupante, non avesse foto o
dipinti che ritraessero civili. Si chiese se era una coincidenza, o se
l’occupante ufficiale di quel posto seguisse il protocollo militare alla
lettera, non lasciando nessuna traccia che possa far carpire al nemico i propri
punti deboli. Lasciò perdere l’ultima ipotesi: nessuno nell’esercito imperiale
era così pignolo da non lasciare nel proprio ufficio nemmeno una foto dei
propri cari. Il dettaglio tuttavia lo portò verso un altro pensiero.
- Credo – disse Marcus all’improvviso,
facendo sobbalzare Yerzek – Che qualcuno dovrà informare il colonnello Darkwood
di ciò che sta accadendo. – si fermò, puntando gli occhi color oro sul
teracnoide, uno strano cipiglio tra il serio e il divertito sul viso. Yerzek
non deglutì nemmeno quando si ritrovò a fissare quello sguardo, e sentì una
velenosa ondata di rabbia e paura investirlo: si era completamente dimenticato,
in quel susseguirsi di guai, del fatto che non era lui il responsabile
ufficiale della caserma, anzi.
- Non credo sarà contento... – continuò
lentamente Marcus, fissando attentamente il teracnoide e riprendendo la sua
passeggiata - …Ma questa è pur sempre la sua caserma, e il nostro Mastino deve
pur sempre sapere cosa succede nella sua Cuccia. Poverino: tanta fatica per
tenere il proprio territorio nell’ordine più perfetto, poi si allontana qualche
settimana ed ecco che le iene arrivano a devastare. Ahi, ahi, ahi. – Sorrise,
per nulla dispiaciuto al pensiero di come Darkwood potrebbe prendere la notizia
del fatto che il famoso Alister Azimuth sia stato clamorosamente catturato,
imprigionato e fuggito sul suo territorio, in sua assenza.
Yerzek sentì i muscoli delle dita contrarsi
dolorosamente, e si sforzò più che mai di mostrarsi impaurito e sottomesso: si
rendeva ben conto che Marcus si divertiva di fronte alla paura altrui, e
preferì lasciarlo fare: non voleva ingigantire l’ondata di guai che già vedeva
profilarsi all’orizzonte. Non osò immaginarsi la reazione del colonnello, anzi,
spinse il pensiero da parte: il peggio era già accaduto, l’essenziale ora era
prepararsi mentalmente a ciò che lo avrebbe seguito.
Yerzek batté un paio di volte gli occhi,
guardando con aria vagamente persa Marcus, mentre questi lo fissò con l’aria
interrogativa di chi avesse appena impartito un ordine e non capiva perché non
veniva eseguito alla lettera.
- Io… vado subito ad informare il colonnello,
signore. – Reagì infine il teracnoide – Non credo abbia ancora lasciato
Teracnos. Con permesso. – presentò il saluto, e si avviò a passi nervosi verso
la porta.
Non fece in tempo ad arrivare alla maniglia
che qualcuno, all’altra parte, bussò.
- Entrate. – sospirò Marcus. La porta si aprì
ed entrò un soldato dall’aria preoccupata che presentò il saluto prima di
parlare.
- Signore, sono stati rinvenuti dei
comunicatori portatili all’interno della caserma. – Comunicò, rigido. Yerzek, che si era fatto da
parte, deglutì nel vedere le pupille di Marcus contrarsi pericolosamente. Il
suo presentimento aleggiava in aria, pesante come un incudine.
- E allora? – proferì il cragmita, nella voce
nemmeno un’ombra del tono tranquillo che aveva mantenuto fino ad allora.
- Appartengono tutti alla caserma, ma sono
stati spostati in modo da essere difficili da individuare e… - Marcus alzò la
testa, e gli occhi dorati si strinsero in fessure pericolose – …Erano tutti
sintonizzati su onde radio sconosciute. –
- Quanti erano? – ringhiò Marcus con voce
bassa.
- La loro presenza è stata scoperta solo
pochi minuti fa. Per ora solo due. – disse il soldato con voce nervosa – Ma ne
stiamo cercando altri. Un gruppo di tecnici è stato incaricato di intercettare
la posizione dei comunicatori con cui si sono allacciati. –
- Bene. – Ringhiò Marcus distogliendo lo
sguardo e puntandolo verso le finestra, verso il cielo di piombo. – Spalancate
gli occhi. – disse – C’è qualche altro verme, qui, che crede che basti una
divisa da imperiale per garantirgli una gita di piacere nella caserma. Appena
ne trovate uno, trascinatelo qui. Faremo una gradevole discussione sulle
maniere da tenere in casa altrui. –
+
Dopo quello che era parso essere un infinito
lasso di tempo, anche il tratto delle fogne era finito. Kaden aveva
continuamente cambiato direzione, zigzagando apparentemente alla cieca, guardando
oltre ogni angolo come se si aspettasse di veder spuntare un mostro orribile,
ed infine era giunto ad un tombino da quale era uscito, permettendo al resto
della squadra di godersi nuovamente un’aria che non puzzasse in modo
irrespirabile. Erano usciti in quello che sembrava essere un vicolo cieco delle
Dark Alley, completamente deserto. Sacha aveva colto l’attimo di pausa per
montare il pesante silenziatore alla pistola ed allontanarsi di qualche metro,
per sbirciare fuori dal vicolo. Kaden fece mente locale: in quel preciso
istante si trovavano nella vecchia zona industriale, completamente disabitata,
se non si tiene conto di cani, barboni e criminali da due soldi che
abitualmente frequentano la zona. Quella notte, tuttavia, nessuno doveva incrociare
la loro strada.
- Nessuno. – disse Sacha, che si era
allontanato per controllare fino in fondo alla strada. Nencer fece una smorfia
preoccupata. Kaden lanciò uno sguardo ad Alister per accertarsi delle sue
condizioni: da un po’ di tempo aveva smesso di sussultare a causa di un
movimento troppo brusco. Era semisvenuto, e le sue condizioni sembravano
peggiori che mai.
- Respira ancora. – Commentò Tarx, leggendo
l’ansia sul volto del lombax biondo – E continuerà a farlo, anche se smetterai
di preoccuparti. -
Kaden annuì, distogliendo a malincuore lo
sguardo dal generale e cercando quello di Sacha – Coraggio, arriviamo a quel
benedetto Save Point prima che i
diversivi di Reginald smettano di collaborare. -
+
Nella camera di controllo della caserma, la
decina di tecnici incaricati di decodificare i messaggi inviati dai
comunicatori ritrovati misteriosamente fuori posto videro il volto di Marcus
congestionarsi, bloccato in un’espressione a metà tra un ringhio e un sorriso
forzato. Forse temendo ripercussioni a livello personale, il più coraggioso si
affrettò a cercare parole di rassicurazione e Yerzek finalmente si decise a
defilarsi per avvertire il colonnello Darkwood di ciò che sta accadendo nella
sua caserma, ma prima che qualcuno riuscisse a fare una mossa, Marcus sorrise,
di un sorriso così raggiante che i malcapitati testimoni temettero per la
sanità mentale del loro superiore.
- Continuate il vostro lavoro. – disse, il
tono di voce nuovamente calmo e leggero – e mettetemi in comunicazione con il
generale Sindegar Heanp. Sono sicuro che abbia un fonotrasmettitore con sé. -
+
Heanp finì col constatare che la squadra
mandata ad inseguire i ribelli giù per il tunnel era anche troppo.
Stretto.
Stretto, e costruito in fretta e furia. Le travi sono marce e le pareti più
instabili di quanto sembrano. O non sanno che rischiano di rimanere seppelliti
vivi o hanno più coraggio di quanto sembra.
Concluse che la costruzione di quel tunnel
doveva risalire alla grande guerra, ma dopo di essa è stato soggetto al
completo abbandono da parte della civiltà. Dal conflitto in poi, solo muffa,
parassiti, animali e intemperie dovevano essersi presi cura di quel posto.
Non aveva paura, ma un oscuro presentimento
gli diceva che la via di fuga degli evasori non era così sicura come credeva.
Pur essendo una razza inferiore, i lombax non
erano stupidi. Non lo erano affatto.
- …Com’è
il tempo laggiù? -. la voce nasale di Marcus rise all’orecchio del cragmita
attraverso il comunicatore. Heanp fece una smorfia: - Un po’ sotterraneo
signore. E anche parecchio umido direi, ho le cartilagini che scricchiolano
come non mai. – sorrise nel sentire la
risata dell’altro.
- Mi
dispiace del vostro malessere. – commentò Marcus, tranquillo. – State
ancora inseguendo la selvaggina o ha già sfoderato gli artigli? –
- Purtroppo la selvaggina non è nemmeno in vista, signore. – disse Heanp. Rallentò
il passo, nel notare il tono insolitamente allegro del collega – O forse
l’avete già adocchiata con i vostri cannocchiali? –
- Non
è possibile inseguire qualcosa quando sei disarmato e chiuso in una stanza
lontano dal terreno di caccia ma sapete… pur chiuso qui, ho trovato una traccia
per voi, signor generale. – Heanp ridusse gli occhi a due fessure e si
fermò, premendosi il fonotrasmettitore all’orecchio. Riconosceva quel tono
scherzoso. Marcus era arrabbiato.
- Illuminatemi. – disse.
- La selvaggina ha ben pensato di prenderci
in giro, signor generale. Uno scherzo assai stupido e di pessimo gusto, direi,
ma suppongo di non poter pretendere alcunché da un gruppo di zotici che credono
di poter dare il via a qualcosa che nemmeno immaginano. Lo scherzo è proprio
quella via di fuga indicataci dal maggiore Ratchet, signor generale. –
- Se volete insinuare che il maggiore ci
abbia preso in giro… -
- Oh,
su quello ci accerteremo più tardi. – Soffiò Marcus – Ma i ribelli indubbiamente…
-
- Signore? – Alcuni soldati si erano fermati,
e guardavano interrogativi il cragmita. Heanp tuttavia non fece cenno di averli
sentiti. Immaginava quello che stava per dire Marcus dall’altra parte del
fonotrasmettitore, sebbene non riuscisse a formularlo a parole, lo intuiva.
- Sono
stati ritrovati cinque comunicatori accesi e nascosti in giro per la caserma,
ognuno sintonizzato su un’onda diversa. Alcuni erano stati sistemati a mo’ di
diversivi, ma altri… beh, svolgevano il loro bel lavoro. –
- Marcus, cosa- - l’altro lo interruppe.
- Vi
consiglio di tornare indietro di gran carriera, signor generale. – Sibilò
il cragmita, una chiara nota rabbiosa nella voce – Quella che è una via di fuga per i ribelli, è una trappola per gli
imperiali. -
La linea si interruppe, sostituita da un
fruscio.
All’improvviso Heanp udì uno strano
scricchiolio e per un disperato istante credette che provenisse dal
trasmettitore. Ma lo scricchiolio si tramutò rapidamente in un rombo assordante,
così forte da scuotere il terreno.
Poi, delle urla disperate si mescolarono al
rombo, costringendo il cragmita ad alzare lo sguardo.
In
quell’unico istante in cui lo vide, non riuscì a credere ai propri occhi.
Un’enorme massa nera precipitava verso di
lui, travolgendo tutto.
Non ebbe il tempo di capire cosa fosse, che
travolse anche lui.
+
Una grande scossa di terremoto sorprese
Ratchet mentre risaliva le scale per tornare in caserma, talmente forte da
costringerlo ad appoggiarsi al muro per non cadere. Quando terminò, il lombax
rimase immobile ancora per un po’, incerto sul da farsi, la divisa un po’ ingrigita
dalla polvere che si era staccata dalla parete. Alzò lo sguardo verso il soffitto,
in cerca di crepe, ma non ne trovò: il carcere doveva essere una struttura
molto solida.
Che
cosa è stato?...
Incerto sul da farsi, ma sicuro che quella
scossa non fosse stato un fenomeno naturale, si affrettò a raggiungere i
cragmiti.
+
Nel tunnel sotterraneo, il fonotrasmettitore
di Heanp si riagganciò nuovamente alla linea della caserma e riprese a
gracchiare nel silenzio di tomba rotto solo dal rumore di qualche ciottolo
caduto.
- …Suppongo
quella fosse la colonna sonora del gran finale, eh, generale? –
Per diversi secondi, l’unica risposta che
Marcus ebbe fu il silenzio assoluto, poi…
- Dei gran zotici, dite voi. Di pessimo
gusto, dite voi. – gracchiò Heanp, riemergendo dalla montagnola di terra,
detriti e polvere che l’aveva seppellito, cercando di togliersi quanto più sporco
possibile dalla faccia con una mano
sola, l’altra impegnata a reggere il trasmettitore, semidistrutto da un sasso
che l’aveva colpito.
- Perché,
non siete forse d’accordo con me? – chiese Marcus, con una nota divertita
nella voce. Heanp sbuffò e prese a togliere la terra anche dalla divisa nera.
Nel frattempo, alcuni dei soldati che erano con lui emersero dai detriti,
alcuni confusi, altri decisamente spaventati, tutti sporchi e impolverati. Il
cragmita gli riservò non più di un’occhiata: sembravano tutti vivi e, a parte
qualche graffio e contusione, incolumi.
- Oh, no, no. – disse Heanp. Il
quell’istante, uno dei soldati urlò, indicando qualcosa sopra le loro teste. Il
cragmita alzò la testa ma, a differenza
delle esclamazioni e delle facce sorprese degli altri, la sua espressione
irritata non cambiò di fronte al singolare spettacolo che gli si parò davanti.
Pochi metri sopra di loro aleggiava una
spessa nebbia cerulea, dai riflessi quasi argentati, che si espandeva
lentamente a tutto il soffitto del tunnel. E, nella nebbia, grossi, neri,
pesanti massi galleggiavano pigramente, come grotteschi palloncini spigolosi.
- Non potrei mai essere in disaccordo con un
affermazione del genere, Marcus. Credevo i ribelli avessero studiato un modo
più elegante di fuggire. – disse Heanp, rabbuiandosi nello studiare la nebbia
azzurrina.
- E’ davvero
uno scherzo di cattivo gusto. –
Dall’altra parte del trasmettitore, dopo un
istante di pausa, Marcus scoppiò a ridere.
- …E non credo sia finito qui. – Ghignò il
cragmita – Non abbiamo tenuto conto dei giornali,
mio caro. Domani, quando si verrà a sapere del putiferio che è scoppiato
stanotte, quei gazzettini da due soldi avranno da sbizzarrirsi. -
Ed infine mi sono
decisa a
mettere su questo capitolo. Ovviamente, continuo ad aver dubbi, né è la roba
epica che mi aspettavo.
Non
ero sicura se era il caso di chiudere il capitolo con il commento di Sindy o no, perché in realtà volevo farvi sapere di come
Alister alla fine si era messo in salvo, ma non sono riuscita a trovare un modo
per collegare le due cose, e poi non mi suonava tanto bene come finale.
Comunque
i ribelli alla fine sono fuggiti e sono riusciti a salvarsi la coda. Non
rivedrete Alister in scena per un po’, o almeno credo. Sicuramente, non
all’inizio del prossimo capitolo.
Lasciatemi
un commentino se il capitolo vi è piaciuto o se avete qualcosa da dire, sarò
molto felice di avere un po’ di feedback. ^^
Silver.