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Autore: Evilcassy    07/10/2012    17 recensioni
"I Chitauri stanno arrivando, nulla può cambiare. Cosa dovrei temere?"
"I Vendicatori, ci facciamo chiamare così: una specie di squadra, "gli eroi più forti della Terra", o roba simile."
"Sì, li ho conosciuti."
Già! Ci mettiamo un po' a riscaldarci, questo te lo concedo. Ma facciamo la conta dei presenti:
Tuo fratello, il semidio;
Un supersoldato, una leggenda vivente che vive nella leggenda;
Un uomo con grossi problemi nel gestire la propria rabbia;
Una mezzodemone piuttosto focosa
Un paio di assassini provetti e tu, bellimbusto, sei riuscito a far incazzare tutti quanti!"
Il numero Sette esprime la globalità, l’universalità, l’equilibrio perfetto e la dinamicità. Sette è il numero della Materia, dei Peccati Capitali ma anche delle Virtù. Sette, come i Vendicatori.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A Seven Heroes Army [The Seventh Saga]' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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The Seventh

 

 

 

PARTE 3: Ending

 

EPILOGO.

Everything Dies…

 

Compare da un angolo buio della stanza.

E' bionda e alta, bella da mozzare il fiato. Composta e fiera, la schiena dritta e negli occhi dorati un velo di tristezza, tutti capiscono chi sia anche senza che si presenti. Si avvicina ad uno dei tavoli

“Sei.. venuta a prenderla?”

Maria Hill la segue, ad un cenno del capo della donna scopre il lenzuolo bianco sino al collo.

Il viso di Addison è stato pulito ed i capelli ancora bagnati pettinati. La mano diafana della donna si sovrappone a quella della Vice Direttrice e la guida a spostare il lenzuolo sino al petto. Lo squarcio non è ancora stato ricucito, taglia di netto lo sterno ed espone gli organi interni. Una visione che neppure Hill può sopportare e che le fa voltare il viso di lato. La donna invece osserva, sospira, poi rimette il lenzuolo al suo posto, una carezza sul capo coperto della cugina acquisita ed un momento di silenzio.

“Mi dispiace.” Sussurra la Hill, ma lei non risponde. Un fruscio di vesti accompagna i suoi passi verso un altro tavolo. Scosta il ltelo rivelando il volto dell’uomo e lo fissa. “Aveva dei bei lineamenti.” Mormora. “Capisco perché ne fosse attratta.”

La mascella di Barton si serra di scatto. “Addison è stata sicuramente posseduta dallo scettro, non avrebbe mai potuto di sua volontà…

Mai è un concetto assoluto.” Lo interrompe laconica la Regina del Sottomondo. “E da come la conosco io, GreyRaven non è mai stata così categorica.”

“Non con un mostro come Loki.”

Erzsebet gli lancia un’occhiata gelida. “Anche mostro è piuttosto perentorio come giudizio. So cosa ti ha fatto, arciere, e so cosa ha causato Loki in questa dimensione. Ma il motivo che l’ha scatenato? Tale rabbia, tale rancore, non nascono mai da soli.”

Le mani di Thor si serrano sul bordo del tavolo al quale sono appoggiate, formando piccole crepe sulla superficie di legno laccato.

“Non è un fattore…

“Arciere, ami una donna che si è macchiata di innumerevoli delitti. Alcuni dettati da una falsa dottrina, altri perché costretta, ma altri di sua spontanea volontà. Dimmi la verità: quando le sue mani percorrono il tuo corpo, riesci a ricordare le vite che hanno strappato?.”

"Lei non è più quella persona." Barton scuote il capo testardo. “Non è la stessa cosa. Natasha non ha causato un disastro simile.”

“Non ha mai posseduto un potere simile a quello di Loki.” Erzsebet sospira. “Tutto è relativo, Barton. E nulla è assoluto. Esiste solo un’infinita scala di grigio, ed ognuno ne coglie una sfumatura diversa a seconda del suo punto di vista.”

Rimangono qualche istante in silenzio, poi è sempre Erzsebet a parlare: “Negli Inferi, quando qualcuno muore, il suo assassino ne mangia le carni. E’ considerato anche un segno di rispetto, portare dentro di sé le carni del proprio avversario, non lasciandole in balia della putrefazione.”

“Calcolando che poi vengono anche cagate.” Interviene Stark, alzando la nuca dalla parete sul quale era appoggiato e scostando per un secondo la fiaschetta di liquore dalle labbra. “Ma forse, anche questo per voi è un segno di rispetto.”

Erzsebet lo ignora. “Tuttavia il suo assassino è morto.”

“Si, fondamentalmente, è nel tavolo di fianco. Quello con i bei lineamenti che ti piacciono tanto.” Anche questa volta l’ironia acida di Stark non viene presa minimamente in considerazione.

“… e quindi non esiste una tradizione, negli Inferi, riguardo la conservazione di un corpo.”

“Gli eroi devono essere seppelliti con tutti gli onori.” Interviene Steve. E’ stato in silenzio per tutto il tempo, piegato su una sedia con gli occhi rossi e l’aria stravolta. Nelle ultime trenta ore nessuno aveva più sentito la sua voce: lo fissano tutti come se fosse un fantasma.  

Poi Thor chiede ad Erzsebet se Addison amasse suo fratello.

“Non lo so, a dire il vero. Sono stati amanti, questo è certo. Per una volta soltanto ma lo sono stati. E se non fossero entrambi morti, lo sarebbero stati di sicuro nuovamente. Ma da qui a decifrare i loro sentimenti purtroppo non ne sono in grado.”

“Ad Asgard, gli amanti che muoiono insieme vengono seppelliti nella stessa tomba” Gli occhi di Thor non si alzano da terra, incrocia le braccia al petto e deglutisce. “Vorrei onorare questa nostra tradizione. Secondo le nostre credenze, in questo modo potranno ritrovarsi sotto forma di spirito nel Walhalla e passare l’eternità insieme. Potrebbe essere di conforto a mia madre, sapere che Loki non riposerà da solo.”

“Che stronzata.” Biascica Stark rimettendosi la fiaschetta tra le labbra.

“Questo sarebbe un affronto ad Addison.” Gli fa eco Barton. “Essere seppellita di fianco a Loki? Stiamo scherzando? Questi due non sono i Romeo e Giulietta di Asgard. Probabilmente, per quanto ne sappiamo, Addison gli ha dato una ripassata per hobby. Lo faceva, sapete?”

“Attento a come parli di lei, Barton!”

Rogers, calmo. Barton non intendeva offendere nessuno.”

“Davvero, Vice Direttrice? A me pareva il contrario.”

…ragazzi…

“Il mio non era affatto un insulto. Sono l’unico qui dentro che non getta fango su di lei cercando di farla seppellire di fianco a Loki.”

…Io la cremerei e getterei le sue ceneri da…

…ragazzi…!”

“Oh Stark, stai zitto una buona volta.”

“Piuttosto che saperla di fianco ad un mostro le darei fuoco io stesso.”

“RAGAZZI!”

Banner, dalla soglia della porta ha dovuto alzare la voce per farsi sentire: guarda l’interno dell’obitorio incredulo ed Erzsebet gli domanda se si comportino sempre così.

“In genere si, ma non pensavo si accapigliassero in un momento come questo. Dove avete la testa?” Steve e Clint abbassano lo sguardo, Thor si risiede. La Hill torna a fianco del tavolo di Addison e Stark riappoggia la testa al muro.

“Comunque sono venuto a dirvi che Natasha si è risvegliata.”

La Regina del Sottomondo annuisce, mentre Barton si avvicina alla porta. “Addison reputava Natasha la sua più grande amica, al pari di una sorella.”

L’arciere si ferma, un piccolo sorriso malinconico gli stende le labbra. “Più che sorelle. Talmente legate che, se devo essere sincero, talvolta ne sono stato persino geloso.”

“Credo che lei sia la persona più adatta per decidere dove possa riposare GreyRaven.”

 

...Baby that's a fact...

 

I Re non sono infallibili, per quanto si atteggino a tali. La vera saggezza di un Re sta nel riconoscere il proprio errore, per quanto sia stato drammatico e difficile da ammetterlo..

E porvi rimedio, in un modo o nell’altro.

Aveva mandato sua cugina contro un essere troppo potente per lei, certo che la sua esperienza e la sua perspicacia l'avrebbero aiutata a risolvere la situazione.

Aveva dato troppo poco peso alla furia di Thanos, al suo legame con la Morte ed alle avversità del Fato.

Se Morrigan non fosse morta ci sarebbe stata una possibilità.

I Corvi, i messaggeri tra i Mondi, sono gli unici che potevano tuffarsi tra le anime ed avere contatti con loro: con un po’ di tempestività e fortuna avrebbe potuto fermare l’anima di Addison sulla soglia degli Inferi, prima che scendesse nella voragine e venisse sottoposta al Giudizio, troppo tardi per riuscire a portarla indietro.

La Morte aveva giostrato la fine di Addison in maniera precisa: crudele punizione per avere assunto le sue sembianze ed avere ingannato il suo servo più fedele.

Il Re del Sottomondo aveva chiamato a raccolta Alchimisti, Consiglieri e Saggi, ma tutti erano convenuti sullo stesso punto: Non si poteva farla tornare indietro.

“Anche se il suo Corvo fosse ancora in vita, strappare un’anima dalle mani della Morte sarebbe un affronto grave, le conseguenze sarebbero terribili.” Aveva decretato uno di loro.

Alla fine, quindi, Re Amon aveva deciso di sciogliere quel consiglio, accettando le loro affermazioni. Fremendo di rabbia impotente aveva infine deciso di attendere la moglie, in ambasciata presso il corpo di GreyRaven, fuori dagli Inferi.

 

Albeggia, non vi è ancora nessuno.

Se alla sua comparsa l'aria era mossa da una fresca brezza leggera, ora il vento ha aumentato di intensità e cambiato improvvisamente direzione. Metri e metri sotto ai suoi piedi, il mare schiuma contro la parete scura della scogliera in rombi potenti. All’orizzonte compaiono delle nubi che si avvicinano in fretta.

Amon sorride.

Luce e ombra, vento e calma, rumore e tranquillità: quel posto è una contraddizione di elementi, non si meraviglia che Addison l’avesse trovato così spettacolare, quando cinque anni prima aveva scalato le scogliere di Moher dopo mesi di allenamento. Probabilmente aveva incontrato Morrigan proprio in quel punto sulla terrazza a strapiombo sul mare in cui si trova lui adesso.

 

Sente la presenza di Erzsebet e si volta, per trovarla vicina al parapetto del sentiero panoramico dei turisti.

Volta le spalle allo strapiombo e si incammina verso sua moglie, dando le spalle ad uno stormo chiassoso di gabbiani.

Il gracchiare di un Corvo.

Amon si ferma. Guarda Erzsebet, a pochi passi da lui, che fissa incuriosita qualcosa alle sua spalle.

Si gira.

Tre Corvi sono atterrati sulla terrazza e fissano i Sovrani del Sottomondo attraverso i piccoli occhietti neri. Sembrano attendere.

 

Oscuri messaggeri piumati, nel loro piccolo corpo possono contenere una saggezza ed una magia incredibili.

Sanno che Re Amon si trova lì per un motivo triste, e anche loro sono in lutto.

Anche qualcuno di loro è stato ucciso, quel giorno.

I Sovrani del Sottomondo si inchinano, in segno di rispetto ai messaggeri.

Uno dei corvi si stacca dal gruppetto zampetta verso di loro. Il Re si china, allunga una mano ed il Corvo salta sulle dita candide. “Immagino che anche la vostra congiunta Morrigan ora si trovi nello stesso luogo in cui vi è la nostra.”

Il Corvo annuisce.

“Posso ben credere che anche voi desideriate riabbracciarla.” Il Corvo piega la testa di lato, gli occhietti neri fissi in quelli d’oro del Re.  Poi allarga le ali, gracchia, e colpisce con forza il dorso della mano con il becco.

 

 

...But Everything that Dies...

 

 

Il dolore è un mostro dai denti aguzzi che strazia le viscere lentamente. E' un vortice nero che risucchia tutte le energie, le sensazioni, le emozioni. Un terremoto devastante che fa crollare qualsiasi cosa.

No, non il dolore fisico: quello è da considerare buono. Significa vita, possibilità; in alcuni casi persino vittoria.

Questo è un altro tipo di dolore, sconosciuto e più acuto.

Gliel'avevano detto, durante il suo addestramento nella RedRoom, che legarsi alle persone era pericoloso. Che chiunque poteva tradire, andarsene, morire.

Che nella sua vita non poteva permettersi distrazioni e sentimenti, che avrebbero logorato il suo spirito sino ad annientarlo.

E ci aveva creduto, davvero, a quella dottrina.

Sino a Budapest dove un agente dello S.H.I.E.L.D. aveva fatto una scelta diversa.

Sino all'auto di Coulson dove una ragazzina in abito viola sproloquiava sulla sua uscita di scena dal Prom.

Poi, piano piano, qualcosa si era insinuato dentro di lei.

L'agente si dimostrava affidabile, interessante e dotato di un'ironia pungente. La ragazzina abile, sagace e acuta.

Un giorno l'aveva vista sfogliare un giornale di annunci e aveva commentato i prezzi degli affitti a New York - proibitivi. Le aveva proposto di dividere un appartamento, almeno sino a quando il suo stipendio da agente non avesse raggiunto un livello accettabile alla sopravvivenza. L'aveva convinta, in un modo o nell'altro - lei era brava a convincere le persone.

Erano passati cinque anni.

Quando Addison aveva iniziato a star male ci aveva pensato, all'eventualità che se ne andasse. Ma poi aveva scacciato via quel pensiero orribile dalla testa.

Adie non era una persona qualunque, lei era una pennuta dalle mille risorse.

Ed invece era successo. Con dinamiche diverse, ma era successo.

Natasha schiaccia di nuovo il tasto della morfina. Oblio, ha bisogno solo di quello. Ora.

Che se il corpo è ancora intorpidito dall'anestesia dell'intervento, la sua mente è purtroppo ben vigile e attiva.

Che doveva capirlo, che se Addison non le era corsa incontro quando era atterrata su ponte dell'Helicarrier doveva essere successo qualcosa.

Che prima che l’addormentassero sulla lettiga, in quella sala operatoria improvvisata in mezzo alla base mobile distrutta, aveva voltato la testa verso il corridoio: al di là della porta scorrevole, tra il via vai dei medici, un drappo rosso avvolgeva un corpo adagiato su un tavolo.

Un drappo che assomigliava al mantello di Thor.

Doveva capirlo.

Ed invece le parole di Clint e Banner l'avevano colpita con una violenza inaudita.

Non era neppure riuscita a piangere, o a dire qualcosa. Aveva assimilato il racconto di Clint, parola per parola immaginandosi tutto, passivamente, lacerandosi dentro.

Gliel'avevano detto che i sentimenti annientavano, distruggevano, laceravano.

Non aveva mai creduto potessero possedere una tale ferocia.

Natasha… la morfina è già stata dosata, per un paio d’ore non ne sarà erogata di nuovo, per quanto tu possa chiederla.” La voce di Clint è morbida, mentre tiene la sua mano: Natasha riesce a voltare appena la testa per guardarlo. Dovrebbe essere sollevata che almeno lui sia lì con lei, ad accarezzarle la mano e il braccio con le dita steccate e fasciate.

Ed invece non riesce a provare nessuna consolazione. Nulla. Si sente prosciugata.

“Hai male?” 

Lei annuisce tornando a fissare il soffitto. “Dammi qualcosa che mi mandi KO.”

Natasha… prova a…

Mandami KO, Clint.” La voce le trema e una lacrima si libera dalle ciglia e rotola giù dalla tempia. “Non voglio stare qui. Non voglio sentire nulla. Non ce la faccio.”

“Io sono qui, puoi contare su di me.”

Quando era tornata da una missione in Ucraina e si era ritrovata a dover uccidere un'altra ex allieva della RedRoom - poteva esserci lei al suo posto, questa cosa l'aveva costretta a riflettere, Addison aveva pronunciato le stesse parole.

E poi gliele aveva comunicate in altri modi, come usavano fare loro: senza parole, a piccoli gesti.

Rincorrerla in giro per New York sotto una tormenta di neve con una giacca a vento più pesante, lanciarle una secchiata d’acqua con annesso secchio mentre si allenava con il sacco da boxe facendo volutamente confusione.

Lei chiedeva a modo suo, Adie rispondeva a modo suo.

Ed ora c’era quell’artiglio che scava nelle sue viscere.

Non ci sarebbero stati più post-it ironici sul frigo o chiacchierate notturne. Il primo messaggio al termine di una missione non sarebbe stato più il suo e non si sarebbe più trovata i vestiti e le scarpe fuori posto.

Se non avesse conosciuto tutto questo, non le sarebbe mai mancato. Ma aveva condiviso sette anni della sua vita con una persona, ed ora c’era solo un vuoto opprimente.

Per la prima volta, Natasha si pente di aver accettato quella proposta di OcchioDiFalco.

 

...Someday Comes Back.

 

ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA ARIA  !!!!!!

I polmoni mi stanno scoppiando.

Ossigeno, ossigeno, subito!

Mi sembra di avere un macigno piazzato addosso, i muscoli non rispondono ai miei comandi ed anche aprire la bocca è un’impresa.

Aria, aria, ARIA!

Non so quanto tempo sia passato prima che riesca finalmente ad aprire gli occhi e ad avere un respiro più regolare. C’è poco ossigeno qui.

Qui dentro. Dentro dove?

E' buio, umido e sento un leggero odore di muffa.

Devo sbattere le palpebre più volte prima che la mia vista dorata inizi a funzionare. E’ strano, di solito ci metto pochissimi secondi ad abituarmi all’oscurità, ed invece ora mi sento gli occhi asciutti ed una patina sulla retina che mi sfoca la vista.

Non che ci sia molto da vedere: mi è pressoché impossibile muovere il collo.

I muscoli sono tutti intorpiditi. Ho le gambe di pietra, non riesco a piegarle, le dita della mano insensibili.

Mi ostino a muoverle, lente e continue, per recuperare la sensibilità. La mia bocca completamente secca; provo ad emettere un grido, un suono, ma tutto ciò che mi esce è un sibilo strozzato che mi fa bruciare ulteriormente la gola riarsa.

Finalmente riesco a muovere la mano sinistra e a sfiorare una superficie fredda e liscia.

Sembra pietra. Marmo, per la precisione.

Una tomba di marmo.

Oh, cazzo. Ora ricordo.

Avevo la mia stessa lama conficcata talmente in profondità nello sterno da ancorarmi al muro.

Ero morta.

Sono morta. Dovrei, per lo meno. Però ora il mio cuore batte. Forte, direi, il battito mi rimbomba nelle orecchie.

Me lo dicevano che sarei finita nei guai.

E’ che non pensavo di questa portata.

Per la precisione, non avrei mai pensato di risvegliarmi dentro ad una tomba.

Cosa è successo?

Forse non ero completamente morta.

No, impossibile. Quel dolore era inconfondibile: la carne lacerata, le ossa spezzate, la vita che scivola via -si strappa lentamente - dal corpo.

Ricordo tutto. Non posso sbagliarmi.

Thanos, il mio assassino, che fine ha fatto? Se mi trovo in una tomba, adagiata su cuscini di velluto –si, il tatto sta tornando! Evidentemente qualcuno è riuscito a seppellirmi con i dovuti onori. Quindi qualcuno è rimasto.

O hanno addirittura vinto! Come hanno fatto?

Mi accorgo solo ora che c'è qualcosa sopra che la mano destra che tiene ferma.

Provo a muoverla, a studiare con il tatto ancora debole delle dita di cosa si tratti.

Un altro movimento, al mio fianco. E non è il mio.

Un mormorio rauco. E non sono stata io.

Oh cielo, ho un coinquilino persino nella tomba.

Poi capisco che quella che sto toccando è una mano, e che le sue dita si stanno aprendo e chiudendo debolmente attorno alle mie, quasi intrecciandosi.

Dita lunghe, affusolate, maschili. Fredde.

Ho un tuffo al cuore - Si, ce l'ho davvero, l'ho sentito mancare di un battito. Incredibile quanto rumore faccia un cuore redivivo!

Lo sento muoversi, riprendere sensibilità. Le nostre braccia, le nostre spalle, si stanno sfiorando.

Riesco a girare appena la testa. I suoi capelli mi solleticano il naso. Riesco solo ad individuare una figura sfocata, la vista seguita a rimanere appannata, ma riconoscerei il suo profilo tra mille.

Stringo le dita tra le sue, piano, non ho forza.

Ricambia.

Vedo le sue labbra schiudersi e stendersi, credo sia cercando di sorridere, le palpebre ancora chiuse.

Prova a muoversi meglio, cerca di parlare.

“Con calma” riesco a mormorare “credo che avremo un sacco di tempo a nostra disposizione.”

 

Potrebbero essere passate ore o solo pochi minuti. La percezione del tempo è diversa quando sei chiusa in una tomba al buio e stai cercando di riprendere il controllo del tuo corpo.

Dobbiamo uscire di qui, tra poco non ci sarà più ossigeno.

Che poi, a me fa un po’ senso starmene in una tomba, anche se è la mia e c'è Loki al mio fianco.

A proposito, perché ci hanno seppelliti insieme?

“Tradizione Asgardiana” riesce faticosamente a mormorare con voce roca. E' riuscito finalmente a voltare il viso verso di me, siamo talmente vicini che i nostri nasi si sfiorano e il suo fiato ancora gelido mi solletica le labbra. Posso vedere i suoi occhi verdi brillare, le sue labbra sottili appena schiuse.

"Credo abbiano scoperto la nostra tresca.”

Sorride nuovamente mentre mi stringe la mano con più forza di prima. “Il Tesseract… l’ho distrutto.”

“E hai ucciso Thanos?” Annuisce. Riesco ad alzare una mano, a fatica raggiungo il suo viso per accarezzarlo. La sua pelle è fresca e asciutta sotto le mie dita: quando gli sfioro le labbra le appoggia in un bacio.

“Grazie.” Mormoro. “Come hai fatto?”

“L’ho ingannato.” Risponde con ironica semplicità. Le nostre risate sono appena abbozzate, basse e rauche. “Gli ho fatto assorbire l’energia del Tesseract e poi ho distrutto il contenitore.”

“Lo sapevo...”

“Cosa? Che sarei passato dalla parte dei Vendicatori? Ti sbagli io non…” Lo zittisco appoggiando un dito sulle labbra. “Lo sapevo che sei un genio.”

“Avrei dovuto pensarci prima.” Richiude gli occhi, sembra fremere. “Ti avrei evitato...”

“Non importa, siamo tornati, no?”

“Oh si.” Sorride, riapre gli occhi e mi regala uno sguardo brillante. “A proposito, come…?”

“Ah, non ne ho idea. Io pensavo fosse una cosa piuttosto definitiva.”

“Si, l’ho sempre supposto anche io.”

“Qualche idea su dove ci troviamo?”

“Probabilmente su Asgard. Credo nella cripta, anche se dubito che mi abbiano seppellito in quella di famiglia.”

“D’accordo.” Tamburello le dita guardandomi intorno. “Immagino che per uno che è riuscito a sconfiggere Thanos, uscire di qui sarà cosa di poco conto, vero?”

“Ehm.”

Poi sento che mi manca l’appoggio dietro la schiena a precipitiamo.

 

Il Limbo non è un brutto posto per riprendersi.

Tornare dall’Oltretomba non è come nei film: certe ferite rimangono – Dopotutto sono stata inchiodata ad un muro e Loki è stato investito dall’energia più pura dell’Universo, e non si rimarginano tanto facilmente.

Sono fortunata ad avere come cugini Amon ed Erszebet, ospitali e con una brillante predisposizione a trovare i cavilli: se siamo qui, è merito loro.

Amon ha stretto un legame con un Corvo. Ed il Corvo è andato a recuperare l’anima di Morrigan.

E Morrigan è planata subito nella voragine per cercarci.

Entrambi, che non si dica che Re Amon sia un ingrato: lasciare in balia del Giudizio Loki, che mi aveva salvato prima la vita e poi il mondo – anche se insiste a dire che non fosse quello il suo intento – gli sembrava ingiusto.

Siamo qui, siamo tornati. Insieme, per ora, per quanto sappiamo tutti e due che ben presto le rispettive nature richiameranno le nostre volontà per altri obbiettivi. So che Loki non seppellirà mai l’ascia di guerra, che al momento si sta solo riprendendo. Cerco di aiutarlo, di stargli vicino, so che me ne è grato ma neppure io, con tutta la buona volontà di questo universo, potrò mai guarirlo completamente.

I sentimenti non guariscono gli animi feriti, sono solo un palliativo che dopo poco non basta.

Ed in fondo, l’imprevedibilità e l’indomabilità di Loki a me piacciono tanto.

Mi manca la Terra, voglio tornarci al più presto, ma so benissimo che Loki non potrà (né vorrà) venire con me.

Mi manca Nat, a cui ho cercato di inviare messaggi: la stazione radio che si sintonizza su una delle 'nostre' canzoni, una mia forcina che le capita in mano mentre fruga in un cassetto in bagno. Erszebet mi ha consigliato di smettere, tutto questo la sta facendo sentire peggio anziché meglio.

Così al momento resto qui, a riprendere energie e ad imparare qualche nuovo trucchetto utile. Una specie di meritata vacanza.

D’altronde non c’è fretta, per i nostri mondi siamo morti. In un modo giudicato molto romantico, tra l’altro, dato che ci hanno seppellito insieme.

Probabilmente tutti piangeranno una coppia di inseparabili innamorati che hanno preferito abbracciare la morte piuttosto che vivere senza separati. Una storia piuttosto strappalacrime, non di certo nel nostro stile, per quanto questa nostra ‘vacanza’ si stai rivelando molto…

Uhnm, stimolante. Possiamo definirla così.

Li abbiamo fregati, fondamentalmente.

E di tutti i nostri inganni, di sicuro questo è quello più riuscito.

Sino ad ora.

 

 

L

O

K

I

D

ED E’ FINITA!! Mi sento abbastanza prosciugata… Questa storia ha richiesto tanto mio impegno, sia per essere scritta in modo ‘decente’ sia per essere proprio ideata.

E’ stata un vero e proprio parto, di cui sono molto orgogliosa del risultato.

A volte avrei voluto avere più feedbacks, ma ad ogni modo numeri o non, la soddisfazione che mi ha regalato The Seventh non l’avevo mai provata.

E rimane comunque la mia storia più recensita, apprezzata e amata. Io gongolo all’inverosimile.

Vi ringrazio ad una ad una, voi che avete speso qualche minuto del vostro tempo per recensire ed anche voi che avete inserito la storia tra le preferite, tra le seguite o tra le ricordate.

Ringrazio chi l’ha letta, chi mi ha aggiunto su FacciaLibro, chi mi ha scritto in PVT. Ringrazio chiunque abbia speso qualche minuto del proprio tempo in compagnia della mia Addison.

Spero di non avervi deluso, con il finale.

Dico sempre che gli HappyEnding non mi piacciono, ma poi cerco di farceli saltare fuori. D’altronde, io sono una contraddizione vivente – al pari di Adie.

D’altronde, loro al momento sono insieme, nel limbo: non pensiate di certo che questi due siano una coppietta innamorata e stucchevole, vero?

Questi due, un domani, si ritroveranno ad accapigliarsi l’uno con l’altra. Non cambiano –l’amore non cambia MAI le persone, ricordatevelo. L’amore non guarisce, se pensate che annullarvi per un uomo vi porterà un giorno ad essere felici… beh, state sbagliando di grosso.

E la mia Adie non è tipo da cambiare per un uomo. Neppure se è Loki. – Lei non è una crocerossina e questa storia non è una storia melensa.

Grazie, davvero.

Grazie a tutte voi e soprattutto il  ringraziamento più grosso devo farlo a: il sinonimo.com : senza questo sito questa storia sarebbe stata molto più povera! J

Vostra,

Always,

EC.

 

PS: La Citazione, of course: Atlantic City, Bruce Springsteen. Ho spezzettato un intero verso per adattarlo alla storia.

GRAZIE!!!

 

 

   
 
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