10/10/2012
2 recensioniUn tuffo nel vuoto
Hayden in quel momento ne sentiva il bisogno.
Improvvisamente, da donna innamorata era passata a donna morta e nessuno pareva esserne sorpreso.
Quell’idiota di Ben non aveva neanche capito cosa fosse successo e questo la faceva sorridere; no, veramente la faceva ridere, e anche parecchio.
Aveva capito che non sarebbe mai andata via da quella casa e, tutto sommato, non le dispiaceva.
La cosa che la infastidiva era la presenza di tutta quella gente, ma ormai, chi avrebbe potuto farle del male? Era morta, la cosa poteva essere sfruttata a suo vantaggio.
Certo, ogni tanto ripensava a come avrebbe potuto essere la sua vita se solo non avesse deciso di aggrapparsi a quell’uomo con le unghie, con i denti e anche con lo spirito, a quanto pareva; soprattutto perché in realtà non la amava e non l’aveva mai amata, ma ormai era andata così e lei non intendeva mollare la sua preda, anche se non era del tutto sicura di volere avere a che fare con lui per tutto il resto dell’eternità, o per il tempo che viene dato agli spiriti, che ne sapeva lei?
Sarebbe stato divertente anche starsene lì nella casa a spaventare quella santa della povera Vivien, in effetti starle attorno era divertente, ma col tempo Hayden stava cominciando quasi a provare pena per lei e non era ancora sicura che la meritasse.
Se ne stava lì in compagnia di quel dolore costante nella pancia, lì dove prima c'era il suo bambino - o forse c'era ancora - e la colpa era solo di Ben: lo psicologo fallito che non aveva ancora capito che sua figlia era bello che morta, come del resto la metà dei suoi pazienti.
Cosa l'aveva attratta di quell'uomo? Ogni volta che si poneva la domanda, la risposta arrivava insieme al dolore, perché dentro di lei Hayden sapeva che non avrebbe mai potuto negare che l'aveva amato e che probabilmente anche l'odio che sentiva se ne sarebbe andato prima o poi, ma che la sensazione che provava al momento della morte l'avrebbe accompagnata per sempre, perché lei era condannata a vederlo, a sospirare invisibile al suo fianco.
Forse sarebbe stato meglio per lei lasciarlo andare. Forse no: Hayden riconosceva di essere, a volte, un po’ capricciosa e in quanto tale voleva avere il suo Ben con lei, fosse anche solo per fargliela pagare ogni giorno.
Lui avrebbe potuto cambiare idea, forse.
Lei gli avrebbe fatto capire quanto aveva sofferto per colpa sua, quanto tutti avessero sofferto per colpa sua. Hayden avrebbe messo Violet e Vivien contro di lui e l’avrebbe convinto ad amarla, finalmente, gli avrebbe fatto capire quanto era stato stupido a preferire loro a lei. Non solo a lei, anche al loro bambino. Era lì, ancora dentro di lei. Eppure non c’era il suo fantasma e il suo corpo era freddo e in quel momento se lo stavano mangiando i vermi sotto il gazebo del giardino, insieme al suo.
Sarebbe stata veramente in grado di uccidere Ben?
Mentre si tuffava dal tetto della casa, immaginò la sua vita, di nuovo.
Non era che un modo semplice di rivivere attraverso la sensazione di fine imminente. Ma la realtà era che alla fine non succedeva proprio niente.
Si rialzava da terra e sistemava gli abiti che risultavano soltanto sgualciti. Non una goccia di sangue sul suo viso, né sulle sue mani. Persino le lacrime che le scorrevano sulle guance non servivano a niente: non erano fredde, né aiutavano in alcun modo a lenire le sue ferite, perché non erano fisiche, non erano visibili e nessuno avrebbe potuto cancellarle.
Era stata uccisa dall’uomo per cui avrebbe dato la vita, questo era stato un colpo troppo duro per accettarlo in poco tempo.
Si era scoperta più forte, però. Avrebbe combattuto fino alla fine perché la sua maledizione diventasse un dono, per superare il dolore ed essere finalmente felice.