“Nobody
said it was easy,
No one ever said it would be this hard,
Oh take me back to the start”.
(Coldplay, The
Scientist)
La lama che mi passa
da parte a parte è fredda, più di quanto avessi
immaginato. Credo sia giusto così.
Me lo merito. Ho fatto terra bruciata intorno a me, dimenticando la
compassione
e sradicando dal mio cuore qualunque sentimento potesse rendermi
vulnerabile.
L’unica fine possibile per una persona del genere
è morire avvolta dal gelo
della solitudine. C’è stato un tempo in cui ho
creduto di poter vivere in modo
diverso, riscaldato dai raggi del sole e dall’affetto dei
miei amici. Mi
illudevo.
Dong
Soo, sento il tuo corpo sussultare sotto il mio. Ti aspettavi un mio
attacco,
lo so. Ti ho visto chiudere gli occhi all’ultimo, forse
rassegnato all’idea,
forse perché non volevi vedere. Invece ti ho beffato ancora
una volta. Non sei
riuscito a prevedere la mia mossa successiva e adesso mi ritrovo
accasciato su
di te, con la tua spada che mi trapassa appena sotto il cuore. Alla
fine sei
riuscito a sconfiggermi.
Ma
a quale prezzo, Dong Soo?
Mi
preparo a ricevere il colpo. Woon si libra nell’aria leggero
come una libellula
e un attimo prima di serrare le palpebre penso che non esiste al mondo
una
creatura più bella di lui. Woon è sempre stato
uno spadaccino migliore di me, non
ho possibilità di batterlo. Ne ero perfettamente
consapevole, quando ho
accettato di incrociare ancora una volta la mia spada con la sua.
Va
bene così. Se l’unico modo per non perderlo e
vederlo abbandonarmi di nuovo è
venire ucciso da lui, posso accettarlo. Non c’è
compromesso che non abbia
accettato per amor suo, nulla che non gli abbia perdonato.
Cho
Rip ha ragione: che Woon mi dica la verità o una menzogna
è indifferente,
perché nei suoi occhi riesco a leggere solo
sincerità, e un abisso di
tristezza. Per quanto mi abbia mentito, talvolta anche a fin di bene,
non ho
mai pensato a lui come un traditore –non veramente. Gli ho
vomitato addosso
accuse terribili, parole affilate come lame e altrettanto taglienti. Me
ne
pento, tuttavia se potessi tornare indietro credo che commetterei gli
stessi
errori. Non sono proprio le persone che amiamo di più a
tirare fuori il peggio
di noi?
Quando
riapro gli occhi Woon mi è addosso, un peso morto che
respira affannosamente. Non
capisco. Non voglio capire.
“Woon.
Woon” la mia voce trema.
Un
assassino non ha cuore. Un assassino non ha sentimenti. Non sono
ammessi né
tollerati; non nel mio mondo, non se si vuole sopravvivere. Io ti ho
amato,
Dong Soo. Sono venuto meno all’etica del mio mestiere e ora
ne pago le
conseguenze. Un assassino che scopre, nonostante tutto, di possedere un
cuore è
destinato a morire. E’ la regola. Non è
né giusta né misericordiosa, ma nemmeno
il mio amore per te lo è stato.
Avrei
ancora tante cose da dirti, tante colpe per cui chiedere il tuo
perdono. Invece
muoio, senza tanti clamori, ucciso dalla spada del migliore guerriero
di
Joseon. Il mio amico, il mio nemico. Il mio amore non corrisposto e il
mio
boia. Pronunci il mio nome come un’invocazione. Sorrido,
nonostante l’agonia. Anche
adesso ti aggrappi a me e alla mia finta superiorità
perché non sai come
venirne fuori. O non vuoi.
“Ho
sempre desiderato morire in duello, ma è per mano tua che
sono veramente felice
di lasciare questo mondo, Dong Soo”.
Dovrai
accontentarti, amico mio. Fatti bastare queste parole,
perché sono tutto quello che potrai mai
ottenere dal
sottoscritto.
“Non
dire così, puoi farcela. Puoi ancora vivere”.
Non
andartene, Woon. Non lasciarmi. Non continuare a negarci la
possibilità di far
funzionare le cose. Siamo ancora in tempo. Ti ho appena ritrovato: sei
sempre
tu, il mio amico. La persona per me più importante,
l’avversario più temibile,
l’alleato più prezioso. Ti ho amato senza un
briciolo di obiettività. Cho Rip
non me l’ha mai perdonato, ma tu non te ne sei reso conto. O
forse sì? Forse
quella del destino era una scusa per non affrontare le complicazioni
che i miei
sentimenti per te comportavano. Hai cercato di convincermi a modo tuo,
seminando cadaveri lungo il tuo cammino. Credevi che in tal modo io
avrei
rinunciato a te? Lo credevi davvero, razza di stupido?
Yeo
Woon tossisce sangue dalla sua bocca già vermiglia.
“Woon,
tu-” balbetta Baek Dong Soo.
“Non
soffrire mai più per uno come me” lo interrompe
con un rantolo l’altro. Gli
allunga una debole pacca sulla spalla –è il loro
ultimo abbraccio.
“Grazie,
Dong Soo” esala poi prima di arrendersi alla Nera Signora.
Muore con un sorriso
appena accennato sulle labbra e l’animo finalmente in pace.
“Woon.
Non morire, Woon.
Woon, Woon” urla Dong Soo. “Yeo Woon! Yeo
Woon!” grosse lacrime gli solcano le
guance.
Il
canto delle cicale fa eco al suo dolore.