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Autore: Fede_Wanderer    13/10/2012    7 recensioni
Aveva sempre saputo che ce l’avrebbero fatta.
Addii ed ultimi incontri, in occasione della chiusura definitiva di W.I.T.C.H.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hay Lin, Irma Lair, Taranee Cook, Wilhelmina (Will) Vandom
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenza: in questo mese, Ottobre 2012, si è concluso W.I.T.C.H., dopo undici lunghi anni di produzione e 139 volumi pubblicati; io non credo di averne letti, in tutto, più di 55. Nonostante questo, provo un amore sconfinato nei confronti della prima serie - che comprai quando la ristamparono ed io ero piccolina - e per la quinta, Il Mondo Del Libro, che fu, se non erro, quella che comprai per prima, contemporaneamente alla ristampa sopracitata.
Sono arrivata fino alla settima serie, Ragorlang, e ho letto qualche volume dell’ottava, New Power, per poi abbandonare l’acquisto del fumetto completamente, vuoi per l’importanza data più agli inserti di moda che alla trama, vuoi perché non ho mai veramente apprezzato, né a livello di storyline né di grafica, il cambio di gestione. Contemporaneamente alla lettura dei numeri della quinta-sesta-settima serie, però, mi feci prestare la seconda e la terza – e le amai, tantissimo.
Da quando ho mollato W.I.T.C.H. sono passati anni e tutto quello che sono riuscita a fare è stato rileggere interamente, ancora una volta, la prima serie. Tuttavia, quando ho saputo che era uscito l’ultimo volume, mi sono fiondata a comprarlo: come mi aspettavo, non ho apprezzato affatto la trama, ma sono stata molto felice di rivedere Elyon, Orube o Caleb, anche solo in miseri flashback.
Questa storia è il mio finale; non tiene granchè conto degli eventi del volume 139, né naturalmente di tutte le saghe intermedie che mi sono persa. Ma è necessario. Lo devo a quelle ragazze.
Will, Irma, Taranee, Cornelia e Hay Lin, grazie.


Closing Time

In Cina, il colore del lutto era il bianco; Will non l’aveva mai dimenticato.
Heatherfield, in tutti quegli anni, non era cambiata per niente; nella disperata ricerca di un parcheggio – “Qui non lo troverai mai!” le aveva detto, con estrema simpatia, la sua automobile – Will s’era stupita di quanto il tempo non avesse avuto effetto sulla piovosa cittadina: la loro vecchia scuola pareva non essere mai stata sfiorata dagli anni e Will quasi s’aspettava di vedere i vecchi bulli arrampicati su un albero a sghignazzare, prendendo in giro l’invisibile Martin o facendo del male ad un cucciolo di ghiro.
Anche quelle tombe, ora che vi era davanti, erano ancora identiche; rivolse un sorriso e donò un mazzo di fiori alla tomba di Yan Lin, aspettando l’inizio della cerimonia.
Più volte le capitò di voltarsi indietro, nervosamente, quasi certa di poter intravedere una ragazza dalle trecce biondo cenere scomparire oltre un muro.
Ogni volta, scosse la testa e rivolse uno sguardo al cielo – chissà dov’era, Elyon; chissà se regnava; chissà se era viva; chissà, chissà, chissà. Meridian le mancava, un po’; non sempre, certo, ma a volte capitava.
Le era mancato un po’ tutto, da quando lei e le altre avevano ceduto il loro posto ad altre creature.
Lasciare andare il Cuore di Kandrakar era stato liberatorio e straziante e dopo così tanti anni, Will non trovava ancora le parole adatte a descrivere quel distacco; tuttavia, qualche potere, inspiegabilmente, le era rimasto, e lo stesso valeva per le altre.
Ricordava una cartolina che Irma aveva posizionato su una barchetta a cui aveva fatto fare il giro degli Stati Uniti prima che arrivasse a lei, senza neppure una goccia d’acqua a coprirne le parole.
Taranee aveva conservato la capacità di riscaldarsi nei momenti più freddi.
Cornelia, be’, aveva aperto un orto botanico favoloso e non aveva mai rivelato a nessuno quale fosse il suo trucco professionale.
E Hay Lin… Hay Lin volava libera nel cielo, nei campi sterminati in cui c’erano solo loro, in quelle poche occasioni in cui erano riuscite ad incontrarsi tutte insieme.
Quando la cerimonia iniziò, Will si chiese se la sua amica avesse già abbracciato sua nonna, su a Kandrakar, e l’Oracolo e tutte le altre.
Rimaneva solo lei, ormai.

«Secondo te posso svegliarla con una secchiata d’acqua?»
«Io non sono molto sicura che questo le farebbe assai piacere…»
«Infatti non chiedevo a te, Taranee!»
«Sì, mi sembra logico. Levati, Irma, la sveglio io.»
«Con un rampicante che le si arrampica su per la nari-»
«IRMA
«Posso farlo io, ragazze? Me lo sono pure scritta sulla mano – dai il benvenuto a Will – e poi sono l’ultima arrivata!»
«Io l’ho sempre detto che quell’inchiostro ti avrebbe portata alla morte, Hay Hey.»
«Qualcuno la faccia tacere.»
«Secondo voi c’è una cura per far diventare Cornelia meno scontrosa, almeno dopo la morte?»
«Elyon una volta mi disse che c’era una pozione magica, ma non sono tanto sicura che funzioni…»
«Perfetto, chi parte con me alla volta di Meridian?»
«Ragazze…» le interruppe una voce familiare. «Perché avete l’aspetto di quando avevamo quattordici anni?»
«WILL!»Irma la abbracciò senza darle il tempo di respirare. «E’ perchè siamo a Kandrakar e Kandrakar è un posto strafigo e insomma, sinceramente non lo so, perchè la nonna di Hay Hey non ha l’aspetto di quando era Guardiana, anche se sarebbe interessante, scommetto che l’Oracolo le andrebbe dietro e poi— be’, comunque siamo anche immortali, oltre che eternamente giovani, anche se forse questo te lo aspettavi e poi--»
Cornelia le tappò la bocca all’istante e rivolse un sorriso a Will. «Ci sei mancata.»
Taranee annuì e le rivolse uno sguardo grato – Will, per molti anni, aveva vissuto nella sua stessa città e così, inevitabilmente, le era stata accanto negli ultimi mesi.
Ma prima ancora che lei potesse ricambiare, Hay Lin le svolazzò alle spalle, cogliendola di sorpresa con uno dei suoi sorrisoni da folle.
Will ci avrebbe messo un po’ a riabituarsi a tutto questo.

Elyon non c’era più; ma definirla morta sarebbe stato infinitamente sbagliato.
Meridian era splendente ed una statua raffigurante la Regina si ergeva trionfante nel giardino del palazzo reale, dove giocava un bambino che altri non era che la sua immagine riflessa.
Will si fermò un istante a contemplare una rosa rossa – tanto tempo prima aveva incontrato un giardiniere il cui cuore era racchiuso in due immutabili rose nere – e si stupì che il cielo buio e le rivolte e le urla dei prigionieri sembrassero così distanti da essere quasi una triste favola.

Basiliade era spettacolare.
Un fiume calmo, lento la attraversava, sfiorando verande di legno e porte scorrevoli aperte da gentili esseri dall’aspetto felino e le orecchie a punta. Sulla riva, bambini vestiti di bianco con luminose cinture blu venivano addestrati nell’arte del combattimento, con rigore e disciplina.
Lei era adulta e non aveva perso nulla della sua determinazione né della sua irresistibile stranezza aliena; era un membro della Congrega, ora, forte e letale.
Ognuna di loro fu attenta, però, a non parlare mai del bibliotecario biondo che aveva perso la vita per lei, tanto tempo prima.

«Secondo me non durano.»
«Irma…»
«Ma dai, guardali! Questa gente dovrebbe lottare contro i nemici del Metamondo? Se quella specie di miciotta laggiù è forte, io sono saggia.»
«Tecnicamente dovresti.»
«Volete un biscotto, ragazze? Li ha fatti mia nonna!»
«Volentieri, Hay Hey, grazie! James li avrebbe adorati.»
«…avevo rimosso l’esistenza del frigorifero. Speravo fosse il nuovo fidanzato di una Will ottuagenaria.»
«In effetti sarebbe una storia interessante. Avevi mica un fidanzato, Will?»

L’Oracolo rivolse loro l’ennesimo sguardo, di sfuggita.
Aveva sempre saputo che ce l’avrebbero fatta.
   
 
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