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Autore: AlexJ    13/10/2012    2 recensioni
Ed eccomi di nuovo qui a scrivere una storia che parla di un telefilm che amo tantissimo CSI:NY, eh già mi piacciono anche i gialli ^^ bè questa storia parla di due ragazzi che in qualche modo entrano nel mondo della scientifica New York per un po’ hihihi, spero che vi piaccia….
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ero in un aereo diretto verso New York per andare a vivere con lo zio, nominato mio tutore dopo la morte dei miei genitori, ero rimasta due mesi dalla nonna perché lui si doveva organizzare per accogliere una ragazza, me…
mio zio è un detective della scientifica, si chiama Mac Taylor e mi aspettava all’aeroporto per accogliermi nella grande mela, mancavano solo quindici minuti all’arrivo “allacciare le cinture per l’atterraggio” dissero gli altoparlanti, mi preparai e mi allacciai la cintura.
Atterrammo con un po’ di ritardo, presi i miei bagagli e corsi verso l’uscita dell’aeroporto,  ed eccolo li con il suo bel sorriso che tanto mi trasmetteva allegria, “zio Mac!” gridai, gli corsi incontro e lo abbracciai, lui mi abbracciò a sua volta “ciao piccola mia, come stai?” “bene, sto’ benissimo a dire la verità, mi sei mancato tanto” “anche tu Dany, anche tu” ci incamminammo verso l’uscita e salimmo in macchina “dove andiamo?” “beh… andiamo a farti conoscere un po’ di gente, e poi abbiamo un caso da risolvere… in questi giorni non sarai sola, ci sarà anche il fratello minore di Don” “chi è Don zio?” “è un mio collega, un mio amico, noi lo chiamiamo Flack” “Flack” ripeto memorizzando il nome: “quanto manca?” “poco tesoro, sii un po’ paziente” continuai a guardare fuori dal finestrino meravigliata da tutto ciò che mi circondava, palazzi enormi  sembravano toccare il cielo, abitare in un paesino sperduto nel Montana non ti prepara a tutto questo, io ero nata nel Montana, ma i miei genitori erano di Chicago, ero persa a guardare i grattacieli fuori dal finestrino quando la calda voce di mio zio mi fece sussultare, “sai che quando venni qui per la prima volta da piccolo avevo la tua stessa faccia?” mi disse guardandomi e nascondendo una mezza risata “ perché che faccia ho?”, chiesi sul punto di ridere, “ce l’hai così”, mi imitò, ridemmo insieme, “dai scendi siamo arrivati, ti porto prima nel mio ufficio” lo seguii ed entrammo in un grande edificio le cui pareti interne sembravano fatte tutte in vetro, e in men che non si dica un’intera squadra mi apparve d’avanti, chissà come mai cercavano tutti mio zio, “beh ragazzi…” iniziò lui ignorando il fatto che tutti avevano qualcosa da dirgli sul caso che stavano per affrontare “lei è Danielle, Dany questa è la mia squadra, loro sono Adam, Sheldon, Sid, Stella, Danny, Lindsey e Flack” disse indicandoli uno per uno “piacere di conoscervi” dissi sorridendogli, “allora lei è la piccola Taylor, benvenuta a New York!” mi disse Danny “grazie, puoi chiamarmi Dany”, poi qualcuno venne ad abbracciarmi, “quanto sei cresciuta dall’ultima volta che ti ho visto” “lei mi ha visto da piccola?” chiesi alla donna che aveva parlato “si, eri un tesoro, avevi poco più di due anni” guardai mio zio un po’ spaesata, “si, Stella ti ha già conosciuto in passato, eri venuta a New York con i tuoi genitori, quando ancora c’era la zia” un velo di tristezza passò dai nostri occhi ma ci riprendemmo subito, “ora ho sedici anni, sono un bel po’ cresciuta” Stella rise, poi assunse un’aria un po’ più seria, e guardò l’orologio “Mac, noi dobbiamo andare siamo già in ritardo” e dopo un po’ metà della squadra partì alla volta di una scena dal crimine, io preferii rimanere con Sheldon e Sid che erano rimasti per finire di risolvere un altro caso.
Io camminavo per i corridoi guardando ogni ufficio o laboratorio, un ragazzo mi sbattè contro “Hey guarda dove vai!” dissi leggermente arrabbiata “sei tu che mi hai tagliato la strada” disse quello, aveva degli splendidi occhi blu e i capelli erano neri ed erano fissati con un po’ di gel per formare una piccola cresta, mi ricordava vagamente Flack, “ non è vero! E poi che ci fa un ragazzino nella sede della scientifica di New York?” “parla la ragazzina! Sono il fratello di  un’agente, mi chiamo Ryan Flack, tu ragazzina che ci fai qui?” “sono la nipote del detective Mac Taylor!” risposi sempre più arrabbiata, “Danielle, vedo che hai fatto amicizia con Ryan”, sobbalzai, “mi scusi signor Sheldon” “chiamami Sheldon e basta” mi rimproverò lui “ok” dissi arrossendo, “dottor Hawkes lei è veramente la nipote del detective Taylor?” “si, non ci credi?” “no no, è solo che…” “è solo che cosa?” dissi con aria interrogativa, Sheldon  mi mise una mano sulla spalla “tranquilla, non voleva dire che non ti credeva, non è vero Ryan?” “si si certo” mi misi a ridere “e ora che ridi!” disse Ryan “nulla,è solo che diventi un agnellino quando qualcuno ti riprende” lui arrossì “non è vero”, finii di ridere “comunque io sono Danielle” porsi la mano “Ryan” rispose lui, restammo un po’ di tempo insieme, non parlavamo, più che altro litigavamo, avevo scoperto che aveva solo qualche mese in più di me, e per non farmi un primo nemico a NYC decisi di non trattarlo più così duramente come stavo facendo, gli rispondevo a tono, e questo non andava affatto bene, “quindi tu sei il fratello di Flack”, dissi cambiando discorso, “già” disse solamente lui, “carino…” lui rise “hahaha, senti biondina, mio fratello non si abbassa a certi livelli”, mi squadrò dalla testa ai piedi, mi arrabbiai “non intendevo in quel senso” continuò a ridere “ah si? E come lo intendevi” “intendo che, tuo fratello nonostante sia troppo grande per me è un bell’uomo, al contrario di te che sembri ancora un bambino” dissi seria andandomene via infastidita, lui provò a ribattere, ma non ci riuscì, mi ero già allontanata troppo perché potessi comprendere ciò che diceva.
Mio zio ritornò poche ore dopo dalla scena del crimine, mi avvicinai a lui curiosa “allora è un omicidio? È un uomo o una donna? Sapete già chi è il colpevole?dov’era situata la scena del crimine?” “calma piccola, calma, allora è un omicidio, era un uomo e la scena del crimine era casa sua, il colpevole non è stato ancora identificato. Contenta che te l’ho detto?” sorrisi e annuii “posso aiutarti nelle indagini? Prima che tu dica no ti prometto che non toccherò nulla, guarderò e basta” “ok, ma non intralciare il lavoro degli altri” “va bene farò la brava” conclusi io. Tornammo a casa per riposarci un po’ e dormii per la prima volta nella mia stanza, era tutta del mio colore preferito, l’azzurro, persino le coperte erano azzurre, la spalliera del letto era in ferro battuto e il cuscino era morbidissimo, c’erano due tre peluche a forma di orsacchiotti qua e la, era bellissima.
Era il mio primo giorno a New York, e mi sentivo tremendamente eccitata, faticai ad addormentarmi ma dopo un po’ crollai esausta. 
  
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