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Autore: CrystalRose    14/10/2012    6 recensioni
-È stata colpa mia- la interruppi – Anche se loro non hanno dato di certo una mano. Specie in questi ultimi giorni-
-Quindi è stata davvero una scelta comune?- Sembrava sorpresa.
-Sì- abbassai lo sguardo.
Non volevo andarmene. Avevo lottato con le unghie e con i denti per ottenere quel posto e tenermelo ben stretto nonostante il mondo mi paragonasse in continuazione alla donna qui di fronte a me. Adoravo quel che facevo, adoravo e adoro i ragazzi solo che…
Solo che Nemo, Seth e Johan mi mancavano troppo.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anette Olzon, Tarja Turunen
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: tutto ciò che state per leggere è frutto della mia fantasia. I personaggi non mi appartengono in nessun modo. Non scrivo a scopo di lucro. Inoltre la storia NON rappresenta la realtà dei fatti avvenuti tra il 28 settembre 2012 e il 2 ottobre (perché ovviamente non ero lì e non sono Dio!).
 
NdA: Si consiglia l’ascolto a ruota di “Oltre le stelle” (piano version) di Dolcenera durante la lettura:
http://www.youtube.com/watch?v=3dnVBiknKRI
 

 

OLTRE LE STELLE


 

 
Helsingborg, Svezia, Martedì 2 ottobre 2012, ore 11.03
 
Scesi dalla macchina di Johan con ancora gli occhi gonfi per le lacrime che avevo versato negli ultimi due giorni; stanca per il viaggio che da Salt Lake City mi aveva riportato finalmente a casa.
Davanti al portone c’era una donna di spalle dai lunghi capelli neri. Quando raggiunsi il portone, la donna si voltò.
Mi congelai sul posto.
Era l’ultima persona che pensavo di vedere.
-Vi lascio sole- disse Johan aprendo il portone ed entrando. Feci sì con la testa.
Mi tolsi gli occhiali da sole.
-Io sono Tarja- disse leggermente imbarazzata.
-Anette- risposi dandole la mano. Rimase sorpresa dal mio gesto ma afferrò comunque la mia. –Finalmente ci conosciamo- continuai.
Mi sorrise imbarazzata.
-Possiamo prendere qualcosa qui?- chiese indicando la caffetteria sotto casa.
-D’accordo-
La precedetti all’interno del locale chiedendo un tavolo appartato.
Una volta sedute lei prese la parola.
-Come stai?- domandò.
-Come una che ha perso il lavoro- mormorai. E in parte è anche colpa mia.
-Intendevo fisicamente-
-Oh…meglio grazie. Entro fine settimana andrò a portare i referti al mio medico. Come mai ci incontriamo proprio ora?- Tanto valeva andare al sodo.
-Già…Ehm…- disse abbassando la testa – Ero a Helsinki per lavoro quando ho saputo quello che è successo ieri e così ho pensato che forse avessi bisogno di parlare. Credo che in parte possa capirti…-
Arrivò la cameriera ed ordinammo due tè.
-Cioè è sempre una sorpresa essere piantate in mezzo…-
-È stata colpa mia- la interruppi – Anche se loro non hanno dato di certo una mano. Specie in questi ultimi giorni-
-Quindi è stata davvero una scelta comune?- Sembrava sorpresa.
-Sì- abbassai lo sguardo.
Non volevo andarmene. Avevo lottato con le unghie e con i denti per ottenere quel posto e tenermelo ben stretto nonostante il mondo mi paragonasse in continuazione alla donna qui di fronte a me. Adoravo quel che facevo, adoravo e adoro i ragazzi solo che…
Solo che Nemo, Seth e Johan mi mancavano troppo.
-Non sembra…-
Perché non dovrebbe sembrare una cosa consensuale?
-Ne avevo parlato con Tuomas a settembre dell’anno scorso, quando dovevano decidere le date in Finlandia e in Europa. Gli avevo detto che io non avrei retto un altro tour come quello di Dark Passion Play. Si è dimostrato comprensivo-.
-Davvero?- chiese meravigliata.
-Sì- risposi stranita. Per me era una cosa ovvia che si comportassero così. –Ho potuto portare Nemo per molte date, compresa la crociera ma…- fui interrotta dalla cameriera che portava le ordinazioni.
-Ma?-
-Ma forse la pausa estiva troppo lunga mi ha dato da riflettere-
-Volevi smettere?-
-Non proprio. Non so come spiegarlo. Quando pensavo alla data imminente del tour andavo in ansia. Quando partivo per i festival stavo male. All’inizio i ragazzi non se ne sono resi conto. Poi vedendomi sempre più triste nel backstage, hanno iniziato a chiedere cosa ci fosse che non andasse. E io dicevo loro che era tutto ok, che non dovevano preoccuparsi…-
-E poi, che è successo?-
-È successo che un paio di giorni prima della partenza per il tour americano, Nemo prendesse un virus intestinale, sai com’è con i bambini…l’ha attaccata a tutti- bevvi un sorso di tè.
-La mattina della partenza stavo troppo male per affrontare un viaggio transoceanico. Così ho chiamato Tuomas-
Tarja posò la tazza sul piattino. –E cosa ti ha detto?-
-È stato premuroso, mi ha chiesto se fossi riuscita a proseguire il tour. L’ho rassicurato dicendo che li avrei raggiunti il mattino dopo. Mi disse che comunque avrebbero cercato una sostituta se non fossi riuscita a proseguire dopo Helsinki-
-Floor…-
-Già. Ma io seppi che era lei solo qualche giorno più tardi. Ero d’accordo, in questo periodo la mia salute e il livello di stress non è dei migliori. Quindi ho accettato. Ero sollevata. Avrei avuto meno stress, mi sarei riposata e a gennaio sarei andata con loro in Australia. E invece…-
-Cos’è successo in questi ultimi giorni?- ormai era sempre più interessata.
-Di tutto- bevvi un altro sorso. –Il mio umore peggiorava di giorno in giorno. Ewo mi concesse un tourbus tutto per me affinché Johan e Nemo potessero raggiungermi e starmi vicino. Ne ero così grata-
-Ogni tanto si ricordano che siamo umane…- commentò.
-Lo sanno sempre. È che… sono uomini e per di più finlandesi-
Mi lanciò un’occhiataccia
-Con tutto il rispetto ma non siete degli assi in comunicazione- mi difesi.
-Sì hai ragione. Ed è anche questa una delle cause per cui mi hanno licenziata. Ma torniamo a te…cos’è successo venerdì?-    
Sospirai.
-Quella mattina mi svegliai con la nausea, passai due ore in bagno abbracciata alla tazza. A colazione informai i ragazzi della mia situazione. Ewo mi fece accompagnare al pronto soccorso. Quella sera poi è stato il delirio-
-Avete litigato?-
Chiusi gli occhi colpevole.
-Sì-
-Ah le litigate con i ragazzi… un classico quando una sta male-
Riaprì gli occhi: -Io ho esagerato, però…-
-Però?-
Le raccontai tutto…
 
 
Denver, USA, 28 settembre 2012, ore 19.37, Nightwish backstage
 
-Nettie tutto ok?- chiese Emppu fuori dalla porta del bagno.
-No sto male, per fav…- mi interruppi per rimettere di nuovo.
-Anette?- mi chiamò allarmato.
Dio stavo vomitando anche l’anima.
-Tommi! Marco!- urlò forte il piccoletto tanto che i nomi dei ragazzi mi rimbombavano in testa.
Tirai l’acqua e mi sciacquai il viso.
Mi guardai allo specchio. Dove diavolo volevo andare conciata così?
Aprii la porta del bagno.
Davanti a me c’erano tutti i ragazzi preoccupati.
-Nettan non hai una bella cera- commentò Jukka.
-Ce la faccio. Datemi solo mezz’ora per vestirmi e poi vi raggiungo in saletta-
-No- disse Tuomas fermo – Ora tu vai al pronto soccorso-
-Ho detto che sto bene-
-Io non ti faccio salire sul palco in queste condizioni-
-E il gig?-
-Pazienza non muore nessuno!- sbuffò.
La testa iniziò a girarmi forte.
Cercai un appiglio.
-An!- urlarono tutti e quattro mentre mi evitavano una caduta a terra.
-Ewo!- urlò Marco mentre mi mettevano sul divano.
-Che succede? Perkele!-
-Chiama il 911!- gli urlò Tommi senza troppi complimenti.
-Tranquilla, An- mi disse Julius.
Aprii gli occhi.
Quattro volti sopra di me mi guardavano apprensivi.
 
Il tempo sembrava infinito.
 
All’improvviso il divanetto su cui ero stata coricata, svanì sotto di me.
Degli uomini vestiti di azzurro mi caricarono su una barella.
-Ti raggiungiamo!- mi disse Emppu. Mi tenne la mano finché non uscii dal teatro.
Mi caricarono sull’ambulanza.
La mia presa dalla mano di Emppu si staccò bruscamente.
Ebbi la brutta sensazione che quella fosse la fine.
 
~qualche ora dopo…
Finalmente ero in piedi. E stavo decisamente meglio.
Ovvio ero imbottita di antibiotici e in più avevo una ciste al fegato.
Antto dell’ufficio stampa mi aspettava all’uscita del pronto soccorso come promesso.
-I ragazzi? Non dovevano passare?-
-Anette…- mi disse come se si apprestasse a dirmi una brutta notizia.
-Che c’è?- chiesi.
-I ragazzi sono sul palco a fare il concerto-
-Stai scherzando?-
Fece no con la testa.
Mi sentii pugnalata alle spalle.
Come avevano potuto?
Come avevano potuto salire sul palco a suonare quando io ero ricoverata in ospedale?
Da quando avevo smesso di avere importanza nella band?
-Tutto ok?-
-No- risposi infastidita.
Ma l’avevo un ruolo in quella band?
Per la prima volta mi sentii un rimpiazzo.
Che schifo di giornata.
 
Tornammo in albergo e mi sedetti su una poltroncina della hall ad aspettare i ragazzi.
Non aspettai molto, tempo venti minuti ed entrarono.
-An! Come stai?- si precipitò a dire Emppu
-Bene- dissi a denti stretti e alzandomi.
-Cosa ti hanno detto ?- chiese Marco.
-Ho una ciste al fegato. Ma a voi a quanto pare non importa nulla se sto per morire o cosa..-
-Che stai dicendo?- disse Tuomas.
-Dico che non ve ne importa nulla di me!-
-Non è vero- fu il debole coro che arrivò.
-Invece sì! Altrimenti non sareste saliti sul palco!- sentii le lacrime scendermi sul viso.
Brava Anette, piangi anche davanti a loro! L’orgoglio dove l’hai lasciato?
Loro rimasero congelati sul posto.
-È stata una decisione repentina, l’abbiamo chiesto ai fan…- si scusò Tommi.
-L’avete chiesto ai fan?!- strillai scandalizzata.
-Shhh abbassa la voce!- disse Marco.
-Adesso per voi quello che dicono i fan è più importante della mia salute?!-
-An non è il caso di litigare qui- commentò Jukka.
-E certo per voi non è mai il tempo di parlare! Sia mai che le cose vengano chiarite in questo gruppo! Meglio tacere!- sbottai.
Mano a mano che parlavo mi sentivo stranamente meglio.
Una strigliata a loro quattro serviva e sono sei anni che mi porto tutto dentro.
-Volevamo dare una mano- mormorò una delle ragazze che cantavano con i Kamelot.
-E voi che c’entrate?- chiesi.
-Abbiamo cantato al posto tuo- mormorò Elize.
Guardai i ragazzi alzando le sopracciglia. –Anche? C’è altro che non so?-
-La scaletta l’abbiamo ridotta- disse Emppu.
-Questo non cambia le cose. Avete esagerato- dissi.
-Ma non potevamo cancellare il concerto!- esclamò Ewo.
-Se avreste voluto, lo avreste fatto senza pensare a vie di fuga per aggirare il problema. Grazie per aver peggiorato la mia serata e per avermi fatto sentire inutile in questo gruppo!- detto questo girai i tacchi e andai verso gli ascensori.
-Anette, ferma!!- esclamarono. –Non è così- disse Emppu.
Mi voltai.
-Andate al diavolo-
 
-Ci sei andata pesante- disse Tarja con un sorrisino.
-Lo so-
-Hai fatto bene. Quei quattro se lo meritavano. Pensano di avere la verità assoluta su tutto, quando non è così-
-Il mattino dopo chiesi scusa per le mie uscite infelici, soprattutto quelle del blog. Già domenica ero sul palco a provare. Avevo la sensazione che mi stessero tenendo nascosto qualcosa e che l’atmosfera in qualche modo si fosse rotta. Era una brutta sensazione. Ma non gli diedi molto peso-
-Capisco cosa hai provato. Ci sono passata anch’io. È il momento in cui tutto crolla-
-No quello è avvenuto domenica sera dopo il concerto-
 
Salt Lake City, domenica 30 Settembre 2012, ore 11.56, Nightwish Tourbus.
 
Il concerto era andato alla grande.
Ero così felice. La mia voce era quasi a posto ma domani a Chicago sarebbe tornata come prima.
E poi Johan e Nemo sarebbero arrivati in serata. Ero così felice.
Sentii i ragazzi salire sul bus, io ero nel bagno.
Li sentivo mormorare, forse credevano che dormissi.
-Ok, Floor, grazie. A domani…-
Floor?
Rimasi con la luce spenta nel bagno e la porta socchiusa.
Iniziarono a parlare in finnico.
Che odio!
Stupida ancora non lo ero, quindi capii che Floor sarebbe venuta qui.
Ma a far cosa? Doveva aggregarsi ai ragazzi a Lond…
-Kun kerromme heille? (Quando glielo diciamo?)- domandò Julius.
-Huomisaamuna (Domani mattina)- rispose Tuomas.
-Tarkka. Anna hänen nukkua (Esatto. Lasciamola dormire)- aggiunse Marco.
- Siellä tahdon kuolemaan kanssamme (Ce l’avrà a morte con noi)- mormorò il folletto biondo.
-Teemme sen sinulle (Lo facciamo per lei)- replicò Tuomas.
Aprii la porta piano e sbucai alle loro spalle.
-Fare cosa?-
I quattro trasalirono e poi si voltarono.
Si guardarono tra loro cercando un volontario che mi spiegasse quello che ormai avevo capito.
-Floor sta venendo qui?- chiesi.
Le lacrime stavano salendo ma l’orgoglio le represse.
-Sì- disse Tuomas.
-Perché?- chiesi.
-Te l’avevo detto che avrebbe potuto sostituirti-
-No! Tumi avevi detto che lo avrebbe fatto da Londra!- sbottai.
-An devi curare la cisti. Non si scherza con queste cose- s’intromise Marco.
-Tsè la cisti! Avevamo un patto. E ora nemmeno le mie date mi volete far fare?-
-Non è che non vogliamo fartele fare, è che…-
-Me ne vado- dissi.
Sentivo che era la cosa giusta.
Non si poteva andare avanti così.
-Cosa?- esclamarono tutti.
-Lascio la…lascio la band- dissi cercando di non piangere. Ma di lì a poco avrei ceduto.
Questa decisione mi stava uccidendo dentro.
-Ma…- disse Marco.
-Se è quello che vuole- mormorò Tuomas -Noi non possiamo trattenerla-
-È quello che voglio- dissi firmando la fine di tutto.
Buttando all’aria sei anni di sforzi per farmi accettare.
Ma non potevo più vivere così.
 
-E la mattina dopo avete dato l’annuncio-
Feci sì con la testa bassa.
Ecco che ricominciavo a piangere.
Abbracciare i ragazzi all’aeroporto, ieri pomeriggio, è stata la cosa più dolorosa della mia vita.
Giurai di aver visto tutti piangere una volta girato l’angolo, volevo vederli un’ultima volta per avere ancora un loro ultimo ricordo.
E invece erano lì, in lacrime.
Avrei potuto tornare indietro, come nei film americani. Ma la vita non era un film e io…noi avevamo deciso che era meglio così.
Mentre m’imbarcavo mi voltai verso un televisore che già stava dando la notizia.
Di sfondo passavano le immagini di Storytime.
Ricordo di aver dato il biglietto alla hostess e di esser scoppiata a piangere nel tunnel che portava all’aeromobile.
 
Tarja mise una mano sulla mia.
-Passerà- mormorò dolce – Passerà Anette. Fidati. Passerà-
-Kiitos- ormai l’avevo per vizio di dire grazie in finnico. Una delle prime parole che avevo imparato stando con loro.
Mi asciugai le lacrime e ci alzammo dal tavolo.
-Offro io- sorrise lei.
Le sorrisi di rimando.
Appena fuori dalla caffetteria domandò: - E ora che farai?-
-Prima di tutto mi curerò, poi starò molto tempo con i bambini. Sicuramente riprenderò gli studi per diventare infermiera-
-Buona fortuna- mi disse.
-Grazie-
Ci guardammo un attimo esitanti.
Si avvicinò e mi abbracciò in modo freddo. Tipico dei finlandesi.
-Grazie per esser venuta. Non eri nemmeno tenuta a farlo-
-È stato un piacere. In fondo parte dello stress che hai subito è stata in parte colpa del paragone con me. Mi è sembrato giusto. Sei una brava cantante, ricordatelo!!-
-Lo farò-
-Ci si vede!- esclamò andandosene.
La salutai con la mano.
 
Una volta in casa, Johan mi venne incontro.
-Com’è andata?- chiese.
-Bene. È andata bene- dissi sorridendo.
-Nemo è da tua madre. Arriva tra poco-
-Ok- dissi.
Mi diressi verso la camera per cambiarmi e il mio sguardo venne attirato da due quadri appesi in corridoio.
Mi voltai.
 
“Disco d’oro. Dark Passion Play. 2007. Nightwish – Anette Olzon”
 
“Disco di platino. Imaginaerum. 2011. Nightwish – Anette Olzon”
 
Era tempo di dire addio ad Anette Olzon per riprendermi Anette Ingregard Olsson.
Mi sentivo come se da esser stata catapultata oltre le stelle fossi ricaduta giù, sulla terra, schiantandomi.
Afferrai il quadro di Imaginaerum per toglierlo dal muro.
Le mani di Johan mi fermarono e spinsero le mie contro il muro per lasciare il quadro lì dov’era.
-Non farlo-
-Perché? Anette Olzon non esiste più-
-Ma senza di lei non avrei conosciuto te- disse facendomi voltare per baciarmi.
È vero senza i Nightwish non avrei mai conosciuto Johan e non avrei mai avuto Nemo.
E per questo sarò grata loro tutta la vita.
 
Specie al Poeta di Kitee che ha sempre creduto in me.
Fino alla fine.
 

The End.

 


Spazio autrice:
so che ha dell’incredibile il fatto che Tarja e Anette prendano il tè insieme. Ma quando ho saputo della notizia quel lunedì, mentre tutti si scannavano a chi insultava meglio Tuom&soci (e diciamolo: quella sera anch’io ho dato loro del branco di idioti che non sanno tenersi una cantante) mi è venuta in mente la scena: “In meanwhile in Sweden…” e le due cantanti che bevevano il tè in allegria.
Poi tra una chiacchiera e l’altra su FB con alcune ragazze di questo fandom mi è venuta in mente di scrivere una OS al riguardo.
È un ottimo modo “per rielaborare il lutto” xD
Si ringrazia Infected Heart per aver messo su Facebook il video della versione al piano di “Oltre le stelle” di Dolcenera che mi ha aiutato a scrivere la storia che avete letto.
Grazie per aver letto, spero che non abbiate allagato la tastiera del pc (o peggio casa) con le lacrime.
Ah per le parti in finnico ho usato Google traduttore, quindi abbiate pietà se ci sono strafalcioni (se qualcuno conosce il finnico e scova errori, ditemelo pure che io correggerò!)
Commenti/critiche, as always, sono ben accetti! Su non fate i timidi!! :)
Keep hepping and squeaaaaaaaaling pigs!
*me va a vedersi “A finnish summer with Turisas”*
Baci
Lalla.

   
 
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