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Autore: GlambertGaga206    15/10/2012    1 recensioni
La fine di una storia d'amore e il dolore che lascia nel cuore di una ragazza innamorata.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ryota Miyagi
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve a tutti, sono nuova e non vedevo l'ora di farvi leggere qualcosa di mio. Si tratta di una vecchia Fic che scrissi 6 o 7 anni fa su uno dei miei Manga preferiti. Che atro aggiungere, leggete e se vi va recensite. ^^ Baci!


DIARIO DI UNA TORTURA D'AMORE.


È finita. Durante una magnifica notte stellata sulle rive del lago, la più bella delle storie d'amore, che nessuno ha mai creduto potesse esistere e finire, è finita.
Lo presi da parte e lo costrinsi a parlare. Gli dissi che non si sarebbe liberato di me tanto facilmente, mi guardò fissa e si mise a ridere. Non capivo. A quanto pare, sono io che non riuscirò a liberarmi di lui.
Se ne andò poco dopo. Rimasi lì, mi sedetti. Tornò e mi si sedette accanto. Non dimenticherò mai quel posto, quell'ora, quell'atmosfera...in quegli ultimi attimi tutto era deserto davanti a noi: sentivo solo le nostre voci, suoni di chitarre lontane e osservavo il fuoco. Tanto fu il tempo trascorso in silenzio, ad osservarlo.
Lui parlò per primo. Mi ricorderò sempre questa frase:" Non ti senti amata?. "No". "E' vero". Dire che è stato per me come morire sarebbe poco, perché almeno della morte, se sei fortunato, non te ne accorgi. Sentire queste parole è stato per me come ripercorrere gli attimi più sofferenti e dolorosi della mia vita. Avrei voluto urlargli: "Dimmi che è un incubo!", ma ero consapevole che tutto era realtà. Rimasi silente, impassibile; e la dolce arietta che mi accarezzava era sul mio volto frustate di rami secchi, come impazziti per un tornado. Volevo morire perché non capivo o forse capivo, ma non accettavo. Ebbi la forza di guardarlo negli occhi...quegli occhi che da quando lo conosco erano per me il mio cielo, il mio mare. Adesso erano rossi, gonfi, pieni di lacrime, pronti per scoppiare. Più lo guardavo e più scorgevo in quegli occhi 2 tridenti pungenti(neanche troppo nascosti) pronti a trafiggermi il cuore.
E così fu davvero.
Lui cercava la lontananza, io volevo a tutti i costi che restassimo uniti. Lo so che avremmo sofferto, forse di più...ma l'avremmo fatto insieme, come si fa l'amore insieme. Inizialmente cercai di dimostrarmi comunque forte e pronta a tutto, ma dopo quelle sue frasi e quegli occhi, quegli sguardi, che ancora sono incancellabili davanti a me, anch'io scoppiai. Guardavo il fuoco e volevo bruciare. Volevo ardere come la legna che si consumava lì sotto, perché anch'io mi stavo consumando.
Infine la decisione fu presa. Mi limitai a subirla. Come un'imposizione.
Anche nel far- west obbligavano i figli ad uccidere i loro padri condannanti a morte con la rivoltella, prima che il cappio gli spezzasse l'osso del collo. Sono stata costretta a sparare a una parte di me stessa.
Si alzò. Mi porse la mano. Rifiutai. Se l'avessi afferrata sarebbe stato come accettare quell'accordo, che io ripugnavo. Mentre già ci distaccavamo gli dissi: "Avrei voluto abbracciarti, ma non ne ho avuto il coraggio".
Qualche minuto dopo mi ritrovai col volto tra le mani a piangere, a sputare l'anima. A sputarla con lo stesso sdegno con cui il destino me l'aveva dato e ora me lo portava via, senza un perché. Non molto tempo dopo trovai rifugio nell'alcool e nel fumo. E in qualche amico. Ma non c'era rifugio che potesse proteggermi, perché la mia grotta era lui.
Gettai la collanina con il nome RYOTA nel fuoco. Gettai quella per non gettare me stessa.
Ed ora mi ritrovo a ascrivere, dopo aver pianto(ancora una volta)e dopo aver osservato per l'ennesima volta quel cielo, che prima mi ha abbracciata ed ora tradita. Tradita.
Lo sguardo attraverso le sbarre della finestra è perso, privo di senso, ma è forte in me la consapevolezza che mai potrò essere di nuovo così felice, mai potrò rivivere quelle emozioni indescrivibili, mai mi fiderò così ciecamente di qualcun altro e soprattutto che mai più nella mia vita, giuro, mai più potrò guardare liberamente il cielo e il mare senza chiedermi perché.
   
 
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