"Hiroshi?"
"Mmm?"
"Lo vedi ancora?"
Il giapponese sollevò lo sguardo dal gioco e lo piantò in quello della ragazza.
"No" rispose tranquillo. "C4."
Annabel sbuffò, marcando con un chiodino rosso il punto indicato da quelle coordinate. Ma come faceva a sapere sempre dove aveva nascosto le navi?
"A3" provò, ma sospirò rassegnata quando l'altro scosse la testa.
"Perché non lo vedi più?" chiese.
"Perché non posso."
"Ma se lo vedessi..."
"Non succederà."
"Ma se lo vedessi" continuò lei, "digli di sorridere. Di non essere triste per la mia morte... di andare avanti."
Ne aveva conosciuti di fantasmi, ma Annabel era unica. Hiroshi non sapeva dire cosa l'avesse colpito di più di lei, se il modo in cui aveva affrontato la malattia o come era riuscita ad abbattere le difese di Enoch e a entrare nella sua vita come nessun altro aveva mai fatto.
Ma Annabel aveva fatto tanto per il suo migliore amico, e di questo non poteva che essergliene grato.
Abbassò la testa per nascondere il sorriso che gli nasceva sulle labbra e finse di concentrarsi sul gioco.
"Non lo vedrò."
"Non importa" gli rispose.
La ragazza studiò attentamente il campo di battaglia, cercando di indovinare dove si trovassero le navi dell'avversario. Ora capiva cosa intendeva Enoch quando diceva che il giapponese era imbattibile.
"B1?"
"Mancato."
Ci avrebbe scommesso.
"Se per caso lo vedessi" disse ad un tratto il kamikaze, mostrando finalmente ad Annabel il suo viso sorridente, "gli dirò che sei una schiappa a 'Battaglia Navale'. Questo sì che lo farà ridere."