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Autore: 9Pepe4    17/10/2012    1 recensioni
«Tutto ciò non è consigliabile, sai?» lo apostrofò, con voce gracchiante.
«Di cosa stai parlando, Ikol?»
«Di quella». La gazza accennò alla rosa con il becco.
Loki gli rivolse uno sguardo vacuo. «Continuo a non capire» insistette, ostinato.
Ikol si sentì invadere da un immenso sospetto. Il nuovo Loki era davvero così ottuso, o era forse più bravo a fingere di quanto lui avesse creduto?
Loki era sempre Loki, ma nella sua forma attuale era anche un bambino.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La Rosa Rossa

Dall’alto dello scaffale, tra tomi consunti e libri freschi di rilegatura, Ikol osservava con occhio vigile la stanza di Loki.
Certo, stanza era un termine esagerato.
Sembrava più un ripostiglio, una soffitta dimenticata… Era vero che attualmente Asgard non era dotata di ambienti molto lussuosi, ma… Possibile che Thor, che tanto aveva proclamato d’amare il fratellino, non fosse riuscito a trovargli una sistemazione migliore?
D’altro canto, proprio perché non era una stanza che potesse vantare ogni genere di comodità, almeno su quello gli asgardiani non avevano nulla da ridire.
Anzi, probabilmente non sapevano nemmeno dove fosse alloggiato il giovane dio degli inganni. Il ché, specialmente ora che non c’era più Thor a tenerli a bada, era senza dubbio un bene.
Vedendo una mano inguantata e familiare spuntare dalla botola aperta sul pavimento, Ikol emise un verso basso e rauco.
E ben presto, alla mano seguì una testolina coperta da un cappuccio, e poi un’altra mano che reggeva una rosa rossa, e un corpicino esile vestito di verde e nero, e alla fine Loki sbucò nella sua stanza.
I suoi occhi trovarono subito Ikol, e il ragazzino sbuffò sonoramente.
«Giornataccia?» gracchiò la gazza.
Fu subito chiaro che Loki non aspettava altro che quella domanda.
«Altroché» replicò. «Ah, Ikol, beato te che non sei costretto a socializzare né ad avere a che fare con chicchessia! Sai, ho fatto assaggiare a Leah il mio frullato… Solo un sorso, era la mia offerta, ma lei lo ha finito tutto… E poi ha scaraventato un midgardiano contro una vetrina…»
Ikol sbatté le ali, sorpreso, mentre Loki si portava al mento la mano in cui stringeva la rosa, assumendo una posa meditabonda.
«Lo concedo, era un mortale che difettava di simpatia, però adesso le sovrane di Asgard hanno un motivo in più per ricattarmi». Fece una smorfia. «Come se la faccenda di Surtur non bastasse e avanzasse!»
Si interruppe un momento, e deglutì a vuoto.
Ikol poté quasi scorgere il filo dei suoi pensieri che legava la parola Surtur al concetto morte di mio fratello, per poi annodarla a colpa mia, e gettò un’occhiata di rimprovero al ragazzino.
Quest’ultimo, fortunatamente, si affrettò a riprendere il discorso per nascondere quel momento di debolezza.
«E quello che mi turba, è che ho la sensazione che il peggio di questa giornata non sia ancora arrivato!»
Più che prestare attenzione alle sue parole, Ikol considerò con aria critica la sua forzata disinvoltura. Pessima, pessima interpretazione, per il dio degli inganni!
Inconsapevole dei pensieri dell’uccello, Loki prese a giocherellare con la rosa, proseguendo: «Comunque, la Madre di Tutti ha attinto al proprio fondo per ripagare la vetrina, ma io ho dovuto fare un lavoraccio per ripagare loro…»
La gazza smise di ascoltarlo. Era una deduzione errata, la sua, o quel fiore proveniva dal Giardino delle Rovine?
Continuando a parlare, il bambino si spostò lungo la stanza, e Ikol ruotò il capo piumato per seguirlo con lo sguardo.
Loki si mise a frugare tra i mille oggetti che ingombravano l’ambiente, gettando di tanto in tanto una scartoffia alle proprie spalle.
Dopo cinque minuti buoni, riemerse dalle cianfrusaglie con un vasetto di vetro pieno d’acqua.
«Ecco qui» annunciò. Andò ad appoggiare il vasetto accanto al proprio giaciglio, quindi vi infilò dentro la rosa. «E il dono di Freyja può starsene tranquillo».
Ikol fece schioccare il becco.
In quella stanza, i colori dominanti erano cupi, come il verde e il marrone.
La rosa, ora, aggiungeva una tonalità accesa, estranea, violenta nella sua nitidezza.
Con uno sbuffo, Loki si lasciò cadere seduto sul giaciglio. Iniziò a togliersi gli stivali, ma durante tutta l’operazione continuò a tenere gli occhi puntati sulla rosa.
Pareva quasi ne fosse ipnotizzato.
Ikol sbatté le ali, infastidito. Guardò prima il bambino, poi il fiore, ripetutamente… E alla fine parve scuotere il capo – però, si sa, le gazze non conoscono cenni di diniego.
Non aveva un’opinione molto alta della prudenza del giovane Loki, ma questo superava anche le sue più infime aspettative.
Possibile che il ragazzino non capisse di starsi cacciando nei guai?
D’altro canto, tra l’evocazione di antiche creature e il piano per aiutare suo fratello a morire, Loki sembrava dilettarsi nel cercare il dolore…
Forse, però, ammise Ikol tra sé e sé, questa volta il masochismo non c’entrava.
Per averne la conferma, aprì le ali e planò giù dallo scaffale, andando a posarsi accanto a Loki.
«Tutto ciò non è consigliabile, sai?» lo apostrofò, con voce gracchiante.
Il ragazzino trasalì, staccando di colpo gli occhi dalla rosa.
Aggrottò la fronte. «Di cosa stai parlando, Ikol?»
«Di quella». La gazza accennò alla rosa con il becco.
Loki gli rivolse uno sguardo vacuo. «Continuo a non capire» insistette, ostinato.
Ikol si sentì invadere da un immenso sospetto. Il nuovo Loki era davvero così ottuso, o era forse più bravo a fingere di quanto lui avesse creduto?
«È nella natura dei bambini, desiderare qualcuno a cui affidarsi» spiegò pazientemente l’uccello, «ma Loki non dovrebbe permettere che un simile istinto incrini il suo ingegno».
Loki continuò a fissarlo, finché una consapevolezza improvvisa non brillò nel suo sguardo.
«Oh, dai! Bleah!» protestò il bambino.
Ikol sollevò appena l’ala destra, con fare estremamente educato. “Bleah?” pensò.
Un tempo le argomentazioni del dio dell’inganno erano molto più articolate.
Loki arricciò il naso. «Per tutti i reami, Ikol! Stai insinuando che… Io, cercare l’affetto della Madre di Tutti?! Non diciamo idiozie! Io non mi fido di lei… Non mi fido di loro!»
“Ecco” pensò Ikol, sentendosi quasi deluso, “non se ne rende nemmeno conto”.
Loki era sempre Loki, ma nella sua forma attuale era anche un bambino.
La gazza poteva capire che, dopo la morte di Thor, il giovanissimo dio si ritrovasse completamente alla deriva in un mondo che non lo accettava… E le uniche ad aver mostrato nei suoi confronti una sorta d’interesse – che era tutto, però, fuorché affettivo – erano state le sovrane di Asgard.
Ricercare protezione in una madre così algida e distante, però, non avrebbe potuto che arrecare a Loki una nuova delusione.
Sì, indubbiamente in superficie il piccolo dio diffidava dell’imperiale Freyja. Ma nel profondo?
Ikol sospettava che nel suo subconscio fosse tutta un’altra storia. Era sufficiente osservare come Loki si fosse preso cura di un dono così poco impegnato…
«Se hai concluso le stramberie, io adesso vorrei dormire» proseguì l’incauto ragazzino, scuotendo la testa. «Come ti ho detto, è stata una giornataccia».
Finì di togliersi gli indumenti più scomodi e s’infilò degli abiti larghi e consumati, e a quel punto Ikol dovette spostarsi per evitare che Loki gli si sdraiasse sopra.
Il bambino si accovacciò su un fianco – non prima, notò Ikol, di aver dato un’ultima occhiata alla rosa – e augurò: «Buonanotte, Ikol».
Ikol non gli rispose. Era pieno di biasimo e, forse, anche di disgusto.
Dopotutto, però, lui era solo una gazza.
E una gazza, si sa, non si interessa a siffatti argomenti.


















Note:
Missing moment di JiM #633, ambientato dopo l’incontro di Loki con le regine e prima del suo incubo riguardo Thor (trauma D:).
Okay, non ho mai giocato d’azzardo, ma ora mi sento come se lo avessi fatto XD
È che mi ero messa a sfogliare il fumetto e mi sono piantata lì, sull’immagine della rosa nel vasetto di vetro… E l’influsso letale che kid!Loki ha sulla mia mente ha fatto il resto…
Spero solo di non aver scritto la più grossa idiozia mai contemplata.
  
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