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Autore: Duca di Curadore    20/10/2012    1 recensioni
''Potrei dire che per un infinità di tempo le mie montagne non furono abitate da alcun essere vivente per come noi lo intendiamo. Ma questo è sbagliato, per millenni i Grandi Alberi più vecchi del tempo stesso ne sono stati i soli signori.''
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Potrei dire che per un infinità di tempo le mie montagne non furono abitate da alcun essere vivente per come noi lo intendiamo. Ma questo è sbagliato, per millenni i Grandi Alberi più vecchi del tempo stesso ne sono stati i soli signori. A quell'epoca tutto era coronato di verde, non esistevano le stagioni e i loro colori, né vi era siccità o alluvione, e neppure afa o ghiaccio.
 

La nobile solitudine di quei Grandi Alberi era l'unico spettacolo sotto un Cielo che mostrava un volto perennemente sereno; ma il silenzio che ne scaturiva cominciò a dare l'impressione di un vuoto da colmare, di una compagnia bramata. Gli alberi cominciarono così a metter su un loro

canto di desiderio, una nenia antica come la solitudine nel mondo. Dai loro rami e chiome testi verso lo zeffiro alitarono sospiri per un tempo interminabile, fino a che questi non entrarono nelle orecchie dei meandri più nascosti del mondo, nella spaccatura di ogni roccia e nelle cavità di ogni albero.

 

Avvenne così che in un alba lontana una delicata rugiada si presentò sulle foglie e sul suolo di un mondo primitivo. Le gocce nate dal pianto di una natura solitaria fecondarono una terra vergine dando origine ad un frutto nuovo e mai visto, non era un altro degli antichi alberi , né una stella del cielo, sebbene potesse rivaleggiarne in splendore; era la regina del mattino, la figlia della Terra: Jana.

 

Bianchissima era la sua pelle e dorate le sue trecce e i suoi occhi si coloravano di tutto, come specchi del mondo. Essa infatti era signora nella natura e ne controllava e ne conosceva ogni angolo , non essendo la sua saggezza e potenza inferiore alla sua bellezza.

 

Non nacque sola quel giorno. Altre dodici creature le fecero da corona, pur non essendo simili a lei per sembianze e potenza. Questi infatti avevano forme tali, da ricordare per gli uomini odierni, dei grossi canidi grigi ad eccezione di Olovi, il preferito di Jana, che aveva il pelo di un nero corvino.

 

Olovi divenne il più fido servitore di Jana, il suo occhio onnisciente per il mondo, un emissario fedele e pronto a tutto per la sua signora. Fiero era il suo carattere e superbo il suo portamento quando si muoveva assieme ai suoi fratelli nell'accompagnare la Figlia della Terra per le foreste del mondo giovane.

 

Così che mentre una sera essa transitava assieme a loro, nei pressi del Cuore della Foresta, e il buio si avvicinava invitando i fiori sui rami a richiudersi, il Vecchio, l'essere piu antico e nobile che dimorasse nell'animo dei grandi alberi della foresta, vide la Figlia della Terra camminare luminosa e incurante dell'imbrunire incombente. I fiori del Nobile furono inondati di una nuova e bianca luce e si riaprirono raggianti in una notte cosi luminosa che non ne fu più vista una simile. Il Vecchio intonò un canto di vita tra le sue fronde e Jana ne fu ammaliata e decise di desinare lì con l'altro signore della foresta e di esserne la sposa.

 

Arrivarono giorni felici e il mondo intero era sereno ed armonioso, fino al giorno della Grande Festa per celebrare l'Unione del Signore della Foresta con la Figlia della Terra. Quel dì tutta la Natura era in fulgore per celebrare la bellezza e la gioia degli Sposi, ma ai festeggiamenti e alle danze la vivacità tra i Canidi accompagnatori della Sposa si tramutò in lite tra alcuni di essi; si aggredirono quindi, dando luogo ad una lotta bestiale, e diversi Signori degli Alberi e lo Sposo stesso ne furono aggrediti e feriti.

 

Il sangue scorse per la prima volta in quel mondo giovane e diede il color rosso alle lacrime di Jana; che dal suo pianto generò i fiumi ed i torrenti delle montagne; le prime acque che scesero nei corsi di questa terra ebbero quindi il triste color cremisi. Questo fu il colore che tinse anche le vesti della Figlia della Terra fino ai giorni in cui è ricordata dagli uomini delle montagne.

 

Dei Canidi quattro ne rimasero abbattuti nella loro stessa folle lotta, e le loro carcasse portate via verso le valli nella cascata di dolore di Jana divennero grigie colline rocciose, poste davanti a placidi fiumi come vecchie e solide sentinelle a guardia della loro discesa. Degli otto di essi rimasti in vita fu pregato il Cielo di prenderne sette con se per non crear più discordie in Terra, ed ancora oggi si possono vedere tutti e sette nei giochi delle stelle nella volta celeste, presi a brillare e nella loro continua lotta nel firmamento. Il fido Olovi rimase invece con Jana e l'accompagnò e servì in tutti i giorni che le montagne e i loro boschi ebbero vita.

 

Il Signore del Cuore della Foresta era però assai ferito e addolorato, e la sua vita non tardò ad andar via. I giorni cambiarono e sul mondo scesero le stagioni, segnate anche dal lutto e dal dolore di Jana che si rifugiò affranta nei suoi rifugi in alti picchi montuosi.

Per alcuni periodi però la vita nel Signore della Foresta tornava comunque e sebbene non più come un tempo, il suo spirito rianimava per una stagione felice le Montagne ed il loro mondo insieme alla sua sposa. Jana tornava nella Primavera e nell'Estate giù dai suoi rifugi per vivere accanto al suo sposo e nell'Autunno alla dipartita del suo amato si ritirava man mano nel suo regno nascosto fino alla primavera successiva.

 

Dopo la grande tragedia della morte del Nobile arrivò quindi per la prima volta nel mondo l'Autunno e dalla tristezza molti alberi impallidirono e s'ingiallirono e lasciarono andare le proprie foglie, ammantando il mondo di tappeti rossi e dorati per una stagione. La Dama Rossa ,come fu chiamata anche da allora la Figlia della Terra, peregrinava inconsolabile per i boschi insieme ad Olovi; a nulla servirono i doni degli spiriti del bosco per consolarla e né la corona gialla di foglie d'autunno,fatta dai signori degli alberi, e cinta sul suo capo potette nascondere il suo dolore.

 

Il tempo passò e anche i manti e tappeti di foglie si fusero con la terra sparendo, Jana non riuscì ad esser trattenuta e tra i suoi rifugi nelle cime delle montagne sparì e il mondo e i boschi furono grigi e venne il Primo Inverno, che sembrò il più lungo e non finire mai per gli alberi spogli, abbandonati per molte ore ormai anche dalle luci del Cielo.

 

L'ombra e la notte sembravano avanzare indomite sulla Terra ormai, giorno dopo giorno e la terra appariva sempre più sterile fino ad arrivare ai tre giorni più bui e tristi in assoluto dove la tenebra sembrava aver vinto; ma proprio da allora le luci e le lampade del Cielo iniziarono nuovamente a levarsi sulle loro strade e la tenebra lentamente svanì, la vita ed il calore tornarono pian piano a manifestarsi e dalle prime gemme sui rami spogli cominciò a risorgere il Signore della Foresta.

 

Era arrivata la primavera di un mondo ancora giovane e il ritorno di Jana che veniva incontro al suo sposo era accompagnato dallo scaturirsi di una natura più lussureggiante che mai. Tutti gli alberi fiorirono e le loro chiome si rinverdirono e l'armonia sembrò tornare sul mondo come prima.

La Stagione del Calore e della maturità che ne seguì, fu la prima estate , portò i primi frutti di vita per il Nobile e Jana, i loro figli vennero al mondo, più splendidi e potenti che mai,e cominciarono a popolare le montagne ed i boschi assieme a quel mondo che si riavviava all'autunno nuovamente e al suo ciclo infinito;essi erano tanti e la loro conta sfuggì a chiunque, ma alcuni divennero conosciuti e famosi in seguito anche presso gli uomini e le loro gesta furono narrate in molti paesi e in molti boschi.

  
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