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Autore: _IWantAnIceCream_    20/10/2012    3 recensioni
La sete, per un vampiro, è sempre la cosa peggiore.
Ti perseguita, ti insegue in ogni dove e in ogni quando.
A volte, semplicemente, è troppa da sopportare.
E, allora, si esplode.
Come reagirà Elena a questo iconveniente?
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Title: Bloodlust

Fandom: The Vampire Diaries

Character: Elena Gilbert

Notes: Che dire, VampElena rimane la solita buonista Elena, ma mi piacerebbe molto vederla perdere il controllo, prima o poi. Questo simboleggia un po’ l’enorme difficoltà di non cedere alla natura vampiresca, a non uccidere.

 

 

Sangue.

Sangue, vene, cuore, polmoni, sangue.

Sangue, sangue, sangue.

Sempre e solo sangue.

Ovunque, comunque, in qualsiasi momento.

Ne beveva dagli animali – assaporandone il dolciastro sapore dal retrogusto ferroso –, ne fiutava l’odore quand’era vicina agli umani – e le vie respiratorie bruciavano in risposta come se avesse dei tizzoni ardenti dentro di esse –, lo sentiva scorrere nei corpi di colore che le erano vicino – riusciva ad udirne il percorso per ogni canale sanguigno, udire il cuore che ne pompava ancora, ed ancora, ed ancora –, ne vedeva fluire nelle vene dei polsi, del collo – lento, inesorabile, come se cercasse di tentare proprio lei.

Non era mai abbastanza, non ne poteva mai avere a sufficienza.

Era così frustrante.

Talmente irritante da farle scoppiare il cervello, farla venir voglia di urlare, come se la gola esplodesse in un mare di fiamme e le gengive venissero continuamente trapanate.

La inseguiva, non le dava mai pace.

Quando si nutriva, sentendosi tremendamente in colpa per quei piccoli, poveri animali, la sete si fermava.

Ma era solo per poco.

Poi il desiderio di quel nettare tanto succoso e dolciastro la assaliva nuovamente, facendola tremare, piangere, crepitare per trattenersi.

Nei momenti peggiori, faticava a sentire le parole di conforto di Stefan – dette con un tono dolce come una spolverata di zucchero a velo ma allo stesso tempo con una serietà che lo contraddistingueva – che la aiutavano a mantenere il controllo.

Era così stufa, di mantenere il controllo.

Quanto ci sarebbe voluto, prima che quella situazione di stallo cambiasse?

Un anno, dieci, cento? Sarebbe mai accaduto? Poteva, in qualche modo, smettere di voler uccidere chiunque le capitasse ad un palmo di naso?

Lei non era così!

Non era un mostro.

Se lo ripeteva così spesso, una sorta di litania continua, che era arrivata a crederci.

No, non era un mostro.

Se lo sarebbe fatta dire fino alla nausea, finché non avrebbe pregato l’interlocutore di smettere, finché non le sarebbero sanguinate le orecchie, pur di crederci.

Eppure, era così facile dimenticarlo.

O, meglio, sarebbe stato davvero, davvero semplice.

Bastava guardare negli occhi la sua inerme ed incosciente preda, indurla a credere che sarebbe andato tutto okay, scostare ogni impaccio dal collo. E, finalmente, eccola.

Una linea bluastra leggermente in rilievo, dove scorreva tutto quello di cui aveva bisogno per sopravvivere. Tutto quello che bramava così ardentemente da farla dimenticare chi fosse la vera se stessa.

La dolce, ingenua Elena.

“Non voglio essere un vampiro. Non l’ho mai voluto.”

È vero. Eppure era come sparito, di fronte allo spettacolo che aveva davanti.

Ora era sufficiente finire ciò che aveva iniziato: chinare la testa di lato, sorridere, lasciare che i canini si allungassero, con un sordo dolore alle gengive in fiamme.

Alla fine, tutto quello che restava da fare era ciò per cui era stata fatta la razza della quale anche lei era parte integrante.

Mordere, dilaniare, succhiare tutto quello che poteva essere.

Sanità, lucidità, vita, sangue.

 

Elena si tirò su a sedere di scatto, gli occhi spalancati dal terrore residuo del sogno del quale aveva appena perso ogni traccia.

L’unico rumore, irregolare e spaventato, era il respiro ansante.

Poi, in meno di un secondo, l’intorpidimento dei sensi sparì.

Si accorse che Stefan doveva essersi già alzato, perché non era accanto a lei.

In risposta, sentì il ticchettio felpato e familiare dei passi di Stefan al piano di sotto. La porta che si apriva, la voce di Jeremy tra il frastuono degli altri rumori.

Inevitabilmente, la concentrazione sfumò in un’altra sensazione fin troppo conosciuta: la sete.

Elena si premette le mani contro il viso il più forte possibile, e scoppiò a piangere.

 

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Heey!

Ancora, non so da dove escono queste cose.

Spero che a qualcuno piaccia, perché a me proprio…non molto, insomma.

Ho provato ad immaginare come sarebbe immedesimarsi in Elena, sempre in conflitto tra il rimanere umanamente (?) vampira ed allo stesso tempo la confusione della perenne sete che uno della loro razza, soprattutto una new entry, deve sopportare.

Un commentino? :3

 

xAlly.

  
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