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Autore: La Mutaforma    20/10/2012    3 recensioni
“Ti ho portato un tisana” disse Beast Boy con un sorrisino imbarazzato “E’ da parecchio che stai chiusa nella tua stanza…”
“Sto meditando”
“…ho pensato che ti avrebbe fatto piacere” concluse il ragazzo, arrossendo e abbassando gli occhi.
Non vide l’espressione di Raven quando aprì la porta per prendergli la tazza dalle mani e allontanarsi lasciando la porta aperta.
Ipotizzò che fosse un modo -uno strano modo- per invitarlo ad entrare. [BB/Rae again]
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Verrà mai un giorno in cui avremo il coraggio di amarci?

 

Bussò alla sua porta con un’innaturale timidezza.

Lei la aprì di uno spiraglio, quel tanto da permettergli di scorgere uno dei suoi bellissimi occhi blu.

“Che vuoi?”

“Ti ho portato un tisana” disse Beast Boy con un sorrisino imbarazzato “E’ da parecchio che stai chiusa nella tua stanza…”

“Sto meditando”

“…ho pensato che ti avrebbe fatto piacere” concluse il ragazzo, arrossendo e abbassando gli occhi.

Non vide l’espressione di Raven quando aprì la porta per prendergli la tazza dalle mani e allontanarsi lasciando la porta aperta.   

Ipotizzò che fosse un modo -uno strano modo- per invitarlo ad entrare.

Beast Boy prese qualche passo, accostando delicatamente la porta dietro di sé.

“Stavi…pensando?”

“Meditando” lo corresse lei, sedendosi sul suo letto e prendendo un sorso di tisana.

Lui la fissò con i suoi grandi occhi verdi, lo sguardo che schizzava da una parte all’altra della camera. Così ordinata e immacolata, di un candore quasi commuovente nel suo essere lugubre.

“Non lieviti…”

“Io stavo…” fece per ribattere, poi sospirò “Hai ragione, stavo solo pensando”

 

“Devi spiegarmi perché ogni volta che vengo nella tua stanza mi sento di troppo”

“Perché lo sei” spiegò lei, schietta “Tu vieni nella mia stanza?”

Beast Boy arrossì vistosamente, e abbassò gli occhi, pronto a subire la sua punizione.

Lei sospirò stancamente. “Non è un posto per te”

“A me piace!” replicò il ragazzo “E’ così… halloweeneggiante! Ma non lo dico per prenderti in giro”

Raven abbassò gli occhi, specchiandosi nel fondo della tisana. Il suo profilo contorto annebbiò ogni altro pensiero.

“Sì invece. Ma è giusto così. Siamo diversi”

“Che intendi dire?”

“Vorrei riprendere a leggere” chiese lei gentilmente, con gli occhi bassi.

“Leggere cosa? Non stavi leggendo prima…”

La tazza si frantumò tra le mani di Raven. La tisana profumata colò tra le dita, calda e vischiosa.

Beast Boy la osservò, rattristato, e le poggiò una mano sulla spalla. “Va tutto bene?”

In un attimo, i cassetti schizzarono via dal comodino in un frastuono di suoni e di oggetti che cadevano sul pavimento.

Lei non ne fu grossomodo sorpresa.

“Raven…”

“Sono le mie emozioni”

Lui la osservò stupito, poi cominciò a ridacchiare. “Mi stai dicendo che ti faccio emozionare?”

Raven lo osservò gelida, la gemma rossa sulla fronte che brillava sulla pelle quasi grigia. “Bibi, sei un idiota” fu l’unica cosa che riuscì a bofonchiare nervosamente.

Beast boy si chinò ancora sghignazzante per aiutarla a raccogliere le sue cose.

“Tutto questo mi fa venire in mente una barzelletta”

“Non mi interessa sentirla”

“Possibile che non riesci a sopportarmi per più di cinque minuti?” fece lui, ridacchiando, mentre le posava tra le braccia un mucchio di fogli e un paio di libri rilegati in cuoio. Lei accettò silenziosamente il suo gesto, e lo guardò senza vergogna con i suoi grandi e pesti occhi scuri.

Beast Boy la guardò con un caloroso sorriso.

“A volte penso…”

“Ah, tu pensi?”

“Fammi finire” fece lui, con una smorfia “Un giorno riuscirò a meditare insieme a te. E guarderemo la pioggia che cade. Sai, dalla vetrata del soggiorno. Tu guardi spesso la pioggia da lì. Mediteremo insieme, e io sarò silenzioso”

 “Ti riferisci al giorno dell’apocalisse?” replicò lei, scontrosa, con un sorrisino sulle labbra.

“…cattiva”

 

Quel giorno venne davvero.

Come molte cose, Raven non lo aspettava. Però non aveva dimenticato.

Lui era seduto sul pavimento, davanti all’immensa vetrata dove si abbattevano le numerose gocce di pioggia trasportate dal vento.

Raven si sedette al suo fianco, silenziosa.

“Allora, come si procede?” chiese lui, improvvisamente, con un gran sorriso. L’idea che lei avesse dimenticato la sua piccola promessa non lo aveva scalfito nemmeno per un istante, neanche quando lei rimase in silenzio, passiva, a fissarlo coi suoi grandi occhi blu.

“Trova il tuo centro. Chiudi gli occhi. E smetti di pensare. Non dovrebbe essere difficile”

Era strano. Non lo era.

Beast Boy lasciò cadere le palpebre, si sistemò a gambe incrociate sul pavimento, e ripeté la strana formula che tante volte l’aveva sentita pronunciare.

Azarath Mitrion Zinthos…

Azarath Mitrion Zinthos…

Azarath Mitrion Zinthos…

“Raven?”

Lei sospirò stancamente.

“Che c’è?”

“Non lievito” ammise lui, imbarazzato e infastidito nel vederla fluttuare a mezz’aria, leggiadra “Ho fatto qualcosa di sbagliato?”

Raven fece un piccolo sorriso, commossa dalla sua forza di volontà, ricadendo dolcemente a terra, e si inginocchiò dietro di lui.

Gli poggiò le dita sugli occhi, e lo sentì trattenere il fiato.

Aveva le guance calde.

“Libera la mente” sussurrò lei al suo orecchio.

Beast Boy annuì lievemente, incerto, e prese un lungo respiro, poggiando le mani sulle ginocchia incrociate. Sembrava concentrato, ma non appena Raven cercò di scostare le mani dal suo viso lui le bloccò il polso.

Le sue dita tremarono lievemente.

“Credo di esserci vicino. Al concentrarmi dico. Possiamo restare così ancora un po’? Credo che tu abbia trovato il mio centro”

Sorrise, perché tanto non poteva vederla.

In quell’attimo, la vetrata si incrinò. Nessuno se ne accorse. 

   
 
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