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Autore: Giuls_ _    20/10/2012    2 recensioni
E a quel punto era tutto finito, sapevo come sarebbe andata a finire prima ancora che tutto accadesse; eravamo in una strada buia, noi due da soli. Chiusi gli occhi e lasciai che tutto avvenisse, senza nemmeno oppormi.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cercavo di camminare il più in fretta possibile, muovendo le gambe il minimo necessario, poiché l’abito leggero che indossavo lasciava scoperte generose porzioni di coscia ad ogni passo.
La strada buia aveva un aspetto spettrale e odorava di cassonetto andato a male; le porte di due baracche semidistrutte si affacciavano sbilenche sulla strada.
Spero vivamente di non incontrare nessuno, perché non ero sicura di essere in grado di sostenere un incontro di qualsiasi tipo in quella strada abbandonata.
Purtroppo, come al solito, la sfortuna mi aveva preso di mira.
Un sonoro e rasposo sospiro alle mie spalle fu il chiaro monito di una presenza sconosciuta e indesiderata.
Alzai il passo, sentendo il cuore accelerare i battiti. L’uomo dietro di me rise.
Strinsi tanto forte i pugni che ebbi la sensazione di perforare la pelle con le unghie e irrigidii il collo.
«Dove vai zuccherino?» chiese l’uomo.
Rimasi in silenzio, maledicendo tutto. La strada buia, l’uomo, il mio dannato vestito, la natura umana e tutto il resto.
Avanzai lungo la strada, guardando la luce alla fine come un pozzo nel deserto.
«Bellezza non vorrai scappare?» disse ridendo.
Sentii i suoi passi venire verso la mia direzione e il respiro accelerò.
Mi ritrovai semplicemente a sperare che quell’uomo non si avvicinasse di più a me.
In un tempo decisamente breve, mi aveva raggiunta e superata; mi si piazzò davanti con l’aria di chi sa di essere intoccabile, dandomi la possibilità di vederlo.
Era un uomo sulla cinquantina, calvo e grasso, che indossava una lurida canottiera bianca su dei jeans luridi.
Se ne stava tronfio con le braccia incrociate e il suo sguardo divorava avido il mio profilo.
Non ti avvicinare, sperai ancora, arrestandomi e appiattendo le braccia lungo il corpo.
«Non essere timida! Sei così bella».
«Non si avvicini» sussurrai, cercando di fare arrivare un po’ di fiato alla gola ormai secca.
La mia reazione parve eccitarlo più del previsto.
«Mi dai del lei? Che ragazzina educata!».
«Non si avvicini» ripetei, stringendo ancora di più i pugni.
E poi lui fece proprio quello che temevo.
Mi lanciò un perverso sorriso storto e si avvicinò rapidamente.
E a quel punto era tutto finito, sapevo come sarebbe andata a finire prima ancora che tutto accadesse; eravamo in una strada buia, noi due da soli. Chiusi gli occhi e lasciai che tutto avvenisse, senza nemmeno oppormi.
La sua grossa e lercia mano scattò nella mia direzione e io la afferrai con forza. Molta forza. Forse troppa.
Lo scricchiolio delle sue ossa nella mia mano rimbombò inquietantemente per tutta la strada.
L’uomo allontanò di scatto la mano da me, fissandola sbalordito. Lo stupore era tanto che si era dimenticato di urlare. Ma poi se ne ricordò all’improvviso e le sue urla squarciarono l’aria della città per qualche secondo.
Mi avventai su di lui con un pungo nello stomaco, tanto forte non solo da spezzargli il fiato, ma anche quattro o cinque costole.
Cadde in ginocchio, gli occhi stralunati per il dolore e la sorpresa, incapace di reggersi in piedi.
Lo afferrai per la gola, avvicinandomi al suo orecchio per parlargli.
«E’ tutto quello che ti meriti, feccia» sibilai.
Iniziò a singhiozzare disperatamente, ma non mi aveva lasciato scelta. L'avevo avvertito.
Lo colpii violentemente con una ginocchiata nel fianco che lo stese definitivamente.
Posai le labbra sul suo collo, sentendo il sapore si sporco e sudore rovinare il sapore meravigliosamente dolce del sangue.
Bevvi finché non fui sazia.
Mi alzai di scatto, osservando il mio vestito che, chissà come, ero riuscita a non macchiare. Decenni di allenamento avevano dato dei frutti.
Afferrai l’accendino che portavo sempre con me nella borsa e diedi fuoco ai suoi abiti. Il resto ci avrebbe messo poco a bruciare.
Mi rassettai e mi avviai verso la luce; prima di svoltare l’angolo e dirigermi verso la festa, pensai a qualcosa che mi fece riflettere.
Si può avere fiducia negli esseri umani, se loro stessi sono attratti da quello che li uccide?
Un sorriso mi increspò le labbra.
Chi se ne frega della fiducia agli esseri umani, quando sei un vampiro?
 
  
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