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Autore: eos75    06/05/2007    9 recensioni
Può l'obiettivo di una macchina fotografica leggere nel cuore delle persone? E' quello che scoprirà il più forte portiere della Bundesliga! Tra fotografie, partite e allenamenti, la storia di un'amicizia molto particolare.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SILENZIO

Galoppo…Trotto… si spengono le ultime note della musica… Alt
Abbasso lentamente la mano destra e chino il capo per il saluto alla giuria.
Sorrido appena, col cuore che batte veloce ed un groppo alla gola, conscia di aver dato il massimo. 
Il pubblico esplode in un applauso lunghissimo, tutto per noi...
“Ce l’abbiamo fatta, amico! Siamo qui, davanti a tutti a dimostrare finalmente a noi stessi cosa valiamo!” lo penso soltanto, ma so che il mio compagno di avventure mi ha sentita.
Allungo le redini  sul collo sudato, con  una mano accarezzo il pelo morbido e la criniera intrecciata mentre ci dirigiamo al passo verso l’uscita.
Accanto alla porta, Kristine ci aspetta con un sorriso compiaciuto.
Al suo fianco, tre persone care che non vediamo da quasi un anno…



Nebbia, quella nebbia leggera che ti avvolge la mattina presto; profumo d’ erba e di cuoio, di fieno e sudore.
Il tonfo regolare del trotto di un cavallo sul prato...
E il silenzio…
Ho sempre amato correre la mattina presto, fin da ragazzino, da quando iniziai giocare a calcio.
Da solo.
Con i miei pensieri.
Con in miei guai.
Con la mia solitudine.
Poi, un fredda mattina di febbraio, il suono degli zoccoli sull’erba.
All’improvviso un grosso cavallo nero comparve alle mie spalle. L’ aria si mosse leggermente mentre mi sorpassava rapidamente e così com’era apparso sparì davanti a me, come un fantasma.
Mi fermai come al solito al limite di un grande prato a fare stretching.
Ed eccoli di nuovo, il cavallo e la sua amazzone, non si curavano di me, tutti presi dai loro esercizi.
Rimasi mezz’ora, e per mezz’ora la ragazza non mi rivolse un’occhiata, un saluto, nulla.
Esisteva solo il suo stallone, che  dirigeva con delicatezza e decisione in complicate evoluzioni per poi ringraziarlo sussurrandogli parole dolci.
Semplicemente, non esistevo…
Terminammo insieme il nostro allenamento.
Allungò le redini sul collo sudato dell’animale, accarezzandolo.
Tra noi il silenzio...
Ognuno nel suo mondo, coi sui pensieri, con la propria passione.
La mattina seguente ancora così, ed il giorno seguente ancora....

Ed ora quel silenzio mi manca.

 

   
 
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