Film > Saw - L'enigmista
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Autore: Debbie_93    23/10/2012    7 recensioni
«No, non ce l’avrei fatta! Il veleno mi sarebbe entrato in circolo ed io lentamente sarei morta agonizzata, con la vita appena a un filo…»
Genere: Horror, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi ritrovai in una stanza illuminata da una luce debole. Faceva freddo e c’era un rumore strano e insolito. Cercai di muovermi, di capire dove mi trovavo, mettendo a fuoco ciò che era di fronte a me. I miei polsi bloccati e attorno ad essi un congegno di metallo freddo, che affondava nella mia carne. Sentivo un dolore intenso alle braccia e le vene pulsare. Non vidi sangue.
Il respiro era frenetico e il cuore batteva all’impazzata, il sangue al cervello e il panico mi pervase.
Cercai di rimanere calma e riflettere anche se era completamente impossibile farlo. Mi guardai attorno  e l’unica cosa che intravidi era una piccola televisione di fronte a me.
Diedi brevi occhiate a destra e sinistra. Qualcosa mi bloccava, come se fossi stata attaccata a qualcosa: il filo della vita.
Iniziai ad agitarmi, dimenandomi con forza, ma nulla. Non potevo schiodarmi da quella sedia, non sapevo perché ci ero finita e non sapevo chi lo avesse fatto.
Passarono vari minuti, fino a che si accese la piccola televisione.
Aggrottai la fronte non capendo, perché ero talmente sconvolta che mi sarei strappata le braccia morsi.
Nello schermo comparse una marionetta pallida con occhi rossi e pupille nere. Rimasi per alcuni istanti senza fiato.

«Ciao, Debora», disse con voce profonda e penetrante, «ci conosciamo già o per meglio dire, io conosco te. Ti sei sempre divertita a giocare all’investigatore. Studiare i killer e trovare un senso alle loro azioni.
Voglio fare un gioco con te. Ai polsi hai un congegno con un timer, appena scatterà avrai solo un minuto per fermarlo prima che nel tuo sangue s’inetti del veleno di un serpente a sonagli e la tua morte sarà lenta e dolorosa.
Per liberarti occorre una chiave. La troverai in un’insenatura, ma sta attenta ci potresti lasciare una gamba
».
La televisione si spense improvvisamente ed io tra panico e paura, non capii più nulla.
Dovevo uscirne, uscire da qui o ci sarei finita secca.
Mi dimenai più volte. L’adrenalina alle stelle e la cosa peggiore… era che per quello psicopatico era  solo un gioco.

«Figlio di puttana, fammi uscire da qui!», urlai disperatamente, digrignando i denti dal dolore.
L’unica cosa che mi metteva seriamente paura era il morso di un serpente.
Scossi il capo più volte, dimenandomi ancora. Non avevo tempo per pensare e mi liberai. Sbarrai gli occhi, mentre sentii il timer partire.
Andai nel panico totale, mettendomi le mani nei capelli. Scrutai nervosamente la parete di fronte a me, osservandola più volte. La mia mente andò in completo tilt, dimenticando tutto e cercando di capire cosa dovevo fare.
I miei occhi caddero sulla fessura in questione. Corsi subito verso di essa e la guardai. La sua grandezza era troppo piccola perché il mio braccio ci passasse.
Il timer continuava a scorrere e il tempo era il mio vincolo. Il cuore accelerò vertiginosamente e il respiro che lo seguiva.
Sarei morta! Proprio così! Finita chissà dove e per mano di un pazzo psicopatico.
Non ce la facevo, non riuscivo a controllarmi. Tremavo sempre di più ad ogni ticchettio.

«Perché io!!!», urlai, sedendomi togliendomi la scarpa e cercando di fare attenzione. Infilai la gamba nella fessura. Percepii delle lame nella parte superiore. Il sudore mi bagnò schiena e il freddo si fece sentire, aumentando i miei brividi.
A occhi sbarrati, cercai di prendere la chiave potevo sentirla.
No, non ce l’avrei fatta! Il veleno mi sarebbe entrato in circolo ed io lentamente sarei morta agonizzata, con la vita appena a un filo…
La percepii, probabilmente appesa. Il tempo trascorreva e non mi rimaneva molto. Per disperazione, sfilai velocemente la gamba. Si lacerò e urlai di dolore. Un dolore atroce, che mi percorse tutto il corpo. Con mia grande sorpresa la chiave cadde a terra. Con le mani tremanti come se avessi avuto un elettroshock, la presi. Mi cadde più volte. Piansi per il dolore e la mia agitazione.
La infilai nei lucchetti e mi liberai.
Mi lasciai cadere a terra e continuai a piangere per il mio trauma e pregavo di essere portata via da quel luogo orribile. Portai la mano alla gamba sanguinante e sentii un cigolio assordante. Rivolsi una breve occhiata, era la marionetta. Scattai su.

«Tu! Tu! Sta lontano da me, hai capito! Bastardo figlio di puttana che non sei altro!», lo indicai con l’indice della mano destra ricoperta di sangue a quella vista mi venne quasi da vomitare.
Genericamente quando scrivevo scene di questo tipo, non provavo nulla, ma interesse per quello che provava la vittima e il killer. Era tutto maledettamente reale e quel pazzo era davanti ai miei occhi.
La marionetta avanzò di qualche metro nella mia direzione, provai disgusto per quella risata che proveniva da essa. Digrignai nuovamente i denti, la gamba bruciava e il sangue usciva formando una piccola pozza. Cercai di tirarmi su, ma era letteralmente impossibile. Non si doveva assolutamente avvicinare, ero pericolosa se venivo presa dall’agitazione e agivo solo d’istinto. Intravidi una porta e iniziai a trascinarmi verso di essa. Prima me ne andavo e meglio era.

«Hai superato il gioco e per questo ti lascio vivere», disse con voce calma e penetrante. Il mio peggiore incubo era proprio questo: un faccia a faccia con un vero e proprio serial killer. Avevo superato la prova, ma cosa ci avevo guadagnato? La sua fiducia? Cercai di non pensarci e uscii. Stranamente trovai un cellulare poco più in là e lo raggiunsi. Chiamai e sperai che i soccorsi mi sarebbero venuti a prendere.







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Salve a tutti!!
Inanzi tutto vi ringrazio di averlo letto, spero anche che vi sia piaciuto.
Premetto che è il primo scritto su l'Enigmista che ho fatto e ho cercato di farlo più simile al film, di far risaltare bene le sensazioni della vittima, che in questo caso è la sottoscritta. Era da un mesetto che ci pensavo e alla fine sono riuscita a stilarlo. 
Diciamo che questo pezzo più che altro è una sottospecie di metafora di un episodio che mi è accaduto qualche hanno fa, ho voluto risaltare le mie sensazionidi fronte al gioco dell'Enigmista. 



Debbie_93
   
 
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