Ringrazio anche solo chi legge.
Mr.
Son and Mr.
Briefs
Goku strinse le labbra e
aggrottò le sopracciglia.
< Non mi sembra il posto
migliore per uno come me-
rifletté. La coda gli strusciò contro i fianchi
sotto il pezzo di sopra della
tuta arancione. Gonfiò il petto e i bottoni della camicia
tremarono, dalle maniche abbottonate uscivano i bordi aranciati della
stoffa sottostante. Oltre i risvolti dei pantaloni di tela nera si
vedeva un
dito di stoffa arancione. Si slacciò la cravatta e si morse
un labbro. Si voltò
e osservò il figlio, sporto in avanti con entrambi i gomiti
sul tavolo. Abbassò
lo sguardo, la mano del giovane stringeva quella della fidanzata.
< Vegeta è
rimasto majin nell’anima, il mondo è stato
quasi distrutto e qui la gente ride e balla >. Si morse
l’interno della guancia
fino a sentire il sapore del sangue.
“La presenza di Mr. Satan questa sera mi onora molto, non avrei mai creduto di ricevere un premio simile…” squillò la voce di Bulma. Si sentì il fischio del microfono, il brusio di voci aumentò.
Goku si concentrò sulle note del tango. < Come vorrei che Chichi fosse potuta venire… > rifletté. Sentì lo stomaco gorgogliargli e socchiuse gli occhi. Spostò all’indietro la sedia, lo stridio del legno sul pavimento fece voltare le persone di tre tavoli adiacenti.
Son arrossì, si alzò in piedi, si voltò e si mise a correre. Attivò la velocità saiyan per evitare un cameriere ed uscì dalla grande porta principale. Rallentò il passo e si mise a camminare, sentendo lo stridio della ghiaia sotto i piedi. Udì degli altri passi sopra le note ovattate della musica del tango. Vide con la coda dell’occhio un bicchiere di champagne sistemato accanto al suo viso. Strinse le labbra e afferrò la coppa, sentendola fredda sotto le dita. Una mano dall’abbronzatura grigiastra, grande la metà della sua, lo costrinse a stringere la presa.
Il vetro andò in pezzi,
alcuni frammenti di
vetro si conficcarono nella pelle dell’eroe della Terra e
altre caddero in
terra.
Son gemette e alcune gocce
di sangue gli scesero
lungo la pelle.
“Kakaroth…
è ormai un anno che non ci si
vede…”. Son rabbrividì
sentendo la voce alle sue spalle e socchiuse gli occhi.
< … e
che tentiamo di ucciderci davvero > rifletté il
saiyan più giovane. Ghignò e sentì un
sapore acido in gola.
“Pensavo a cosa dirti, anche a come rinfacciarti che la tua gallina si è risposata… ma credo basti il fatto che in questo momento è con il suo amante nel vostro letto con la scusa ufficiale di essere malata” sibilò il principe dei saiyan.
Son deglutì
più volte.
“Scommetto che ti sei provato le frasi davanti allo specchio” bisbigliò. Strofinò la punta della scarpa nella ghiaia, graffiando e ingrigendo la nera pelle lucida della calzatura. Le pupille gli diventarono liquide e gli si annebbiò la vista. Sentì una fitta al petto.
Vegeta gli lasciò
andare la mano e il Son utilizzò quella sana per togliere le
schegge di vetro,
gettandole a terra. Il sangue gli sporcò la camicia e la
giacca nera. I capelli
gli diventarono dorati e i ciuffi si alzarono ispessendosi,
l’aura gli aumentò
e fu scosso da un brivido. Le iridi nere si tinsero di verde assumendo
delle
sfumature azzurre. Le vene si gonfiarono e sgranò gli occhi.
< Potrei diventare
dipendente da tutta questa
adrenalina … > pensò.
“Raggiungendo il dunque,
misera terza classe, credo
sia un ‘è stato bello bambola, grazie per avermi
scop**o’ quello che ti volevo
dire” sibilò l’ex-mercenario. Si
trasformò a sua volta, alcune piccole pietre
schizzarono in varie direzioni. Una colpì la statua della
fontana alla sua
sinistra, facendogli perdere un arto.
“Carina…”
sibilò il Son. Corrugò la fronte e una vena
gli pulsò sulla tempia.“Bulma sta ballando con
Yamcha… invece di sproloquiare
bugie su mia moglie, vai a vedere come tua moglie ti
cornifica” ringhiò. Deglutì
un paio di volte e s’inumidì le labbra secche.
< Urca, ho appena sprecato il
miracolo divino per cui non mi ha ancora ammazzato… >
rifletté. Attivò un’onda
di energia nella mano destra, la sentì pizzicare sulle dita
e nel palmo. Il
principe dei saiyan gliene puntò un’altra alla
gola, intravide la luce
rossastra e ne sentì il calore sulla pelle.
“Oggi è
l’anniversario di quando mi hai detto
piagnucolante che mi amavi… tre giorni prima di farti
ammazzare da Cell
piantandomi su questo miserabile sasso” sibilò il
principe dei saiyan. Gli
appoggiò l’altra mano sulla spalla e si
alzò sulle punte, soffiandogli
nell’orecchio. Son sentì
l’orecchio fischiare, arricciò il naso e sporse le
labbra
chiudendogli occhi. Mugolò di fastidio e riaprì
gli occhi. “… Non la trovi una
gradevole simmetria?” domandò il più
grande.
“Stai diventando
paranoico come Freezer” borbottò
Goku. Abbassò lo sguardo e si osservò la punta
delle scarpe.
“Pensavo a come risolvere
questa situazione. E’ un
problema insolito, io ti voglio uccidere per essere morto e tu hai
dimostrato
di tenere più alla tua cara patria di bugiardi che a me nel
nostro ultimo
scontro. O consideri sensato il fatto che mi volessi uccidere solo per
un
centinaio di omuncoli fatti saltare in aria?” gli
domandò Vegeta. Son ispirò
ed espirò.
“Urca che
novità il fatto che mi vuoi morto”
borbottò.
Inspirò nuovamente, i bottoni della camicia saltarono e
anche la chiusura della
cintura dei pantaloni. “Perché non troviamo un
posto senza innocenti e non ci
affrontiamo e basta?” domandò Son.
Sentì il braccio sinistro pizzicare e un
grumo alla gola.
“Balla con
me…” propose il Briefs. Son
sgranò gli
occhi e fece un passo avanti. Si voltò facendo sparire
l’onda, Vegeta allargò
le braccia per non cadere e fece sparire la sfera energetica a sua
volta. Ghignò
e osservò la bocca spalancata del Son.
< Se esistesse un premio per
le espressioni ebeti, l’avrebbe
vinto > pensò.
“Tu… non
puoi…” balbettò Goku, la voce gli
uscì
gracchiante.
“Paura che in questo io
ti possa sconfiggere?” domandò
il Briefs. Si sporse e gli strappò una manica della giacca,
lasciandola
ricadere a terra. Son se la tolse e si disfece anche della camicia. Si
strofinò gli occhi con entrambe le mani e deglutì.
“Sei serio?”
mormorò. Si tolse anche le scarpe e i
pantaloni, avvertì i sassolini pungergli le palme dei piedi
attraverso i
calzini grigi.
Il Briefs gli porse la mano e il
Son gliela afferrò.
“Non so dove vuoi arriv…” sibilò Goku.
Vegeta gli girò il polso e lo sentì gemere di dolore. Ghignò e con un’altra pressione fece tornare in assetto l’osso spezzato. Lo spinse facendolo girare oltre di lui e lo attirò a sé, stringendogli il fianco. Fece un paio di passi avanti, Son cercò di seguirlo e gli calpestò tre volte la punta dorata degli stivaletti bianchi.
Briefs si sporse e gli
sussurrò all’orecchio.
“Cosa ti aspetti da una
storia già finita? Il lieto
fine?” domandò.
“E’ ufficiale,
tu sei posseduto da quel maniaco di
Freezer” borbottò Goku. Sgranò gli
occhi quando il Briefs lo fece piegare all’indietro
e mugolò nel momento in cui gli permise di rizzarsi.
Arrossì e soffiò,
gonfiando le guance. Indietreggiarono di qualche passo, il Son lo
girò e lo
fece sbattere contro il muro dell’albergo. Alcuni calcinacci
si spaccarono, dei
frammenti di polvere bianca gli finirono tra i capelli biondi.
“Cosa vorresti? Che lasciassi la Terra e venisse con te su qualche sperduto pianeta? Io sono terrestre” si lamentò Goku.
Vegeta lo spinse, avanzò e lo ritrasse a sé. Socchiuse gli occhi e le iridi gli luccicarono. Mostrò i denti bianchi e lo fissò, i loro visi erano separati da tre dita di distanza. Si strinsero le mani a vicenda, fino a far scricchiolare parecchie ossa.
Vegeta strinse di più la presa sul fianco dell’eterno rivale, lasciandogli dei segni rossi sulla pelle. Vorticarono sul posto sempre più velocemente, fino a creare delle correnti d’aria. Si fermarono, Son socchiuse a sua volta gli occhi continuando a fissare le iridi dell’altro.
Vegeta abbassò la mano
fino al sedere del Son e lo premette.
“Soddisfatto?”
ringhiò Goku.
“Non lo sono da quasi undici anni” sibilò il Briefs. Unì il suo bacino a quello del Son che rabbrividì, sentendo un rigonfiamento duro strofinarsi contro di lui.
Vegeta ghignò e sollevò un paio di volte le sopracciglia. Goku deglutì e fece un passo indietro.
Vegeta gli rimise la mano sul fianco immobilizzandolo e strinse l’altra, sentendo le ossa del Son spezzarsi.
Son gli appoggiò il
mento nell’incavo del collo, chiuse gli occhi
e inspirò sentendo odore di salsedine.
“Secondo te
perché tra noi non ha funzionato? Dico,
veramente!” domandò. La punta delle orecchie gli
avvampò e ansimò, sentendo il
battito cardiaco accelerare.
“Credo siano state tutte le bugie a ucciderci e… il fatto che tu non prendi niente seriamente” sibilò il Briefs. Lo strattonò facendo aderire il proprio corpo a quello dell’altro saiyan. Saltò e fece aderire le sue gambe ai fianchi del più giovane, sistemandogli il mento a sua volta nell’incavo del collo.
Son gli strinse la schiena e
avanzò,
indietreggiò e si spostò a sinistra seguendo il
tempo della musica.
“Parla quello che pianifica persino quanti secondi deve dormire” lo provocò.
Vegeta chiuse gli occhi. Mosse a
scatto il capo a
sinistra e lo raddrizzò. Lo sporse all’indietro e
lo piegò in avanti seguendo
il ritmo delle note.
“E ho pianificato che
sì, tu verrai con me. Ucciderti
mi priverebbe del gusto di assillarti in eterno” disse.
Sciolse le gambe, saltò
all’indietro e atterrò in piedi, incrociando le
braccia.
“Solo se riuscirò a convincerti a smettere di uccidere, principe” ribatté Goku. Si sporse, piegò la schiena e allungò il collo in avanti. Gli mise le mani tra i capelli e lo trasse a sé, baciandolo.
Vegeta ricambiò al
braccio e Son gli cinse la vita con l’altro braccio.